SETE di PAROLA dal 5 all’ 11 gennaio 2014 VANGELO del GIORNO - COMMENTO PREGHIERA - IMPEGNO PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALL’ ANGELUS DI S. STEFANO Nel clima gioioso del Natale, questa commemorazione potrebbe sembrare fuori luogo. Il Natale infatti è la festa della vita e ci infonde sentimenti di serenità e di pace; perché turbarne l’incanto col ricordo di una violenza così atroce? In realtà, nell’ottica della fede, la festa di santo Stefano è in piena sintonia col significato profondo del Natale. Nel martirio, infatti, la violenza è vinta dall’amore, la morte dalla vita. La Chiesa vede nel sacrificio dei martiri la loro “nascita al cielo”. Celebriamo dunque oggi il “natale” di Stefano, che in profondità scaturisce dal Natale di Cristo. Gesù trasforma la morte di quanti lo amano in aurora di vita nuova!Nel martirio di Stefano si riproduce lo stesso confronto tra il bene e il male, tra l’odio e il perdono, tra la mitezza e la violenza, che ha avuto il suo culmine nella Croce di Cristo. La memoria del primo martire viene così, immediatamente, a dissolvere una falsa immagine del Natale: l’immagine fiabesca e sdolcinata, che nel Vangelo non esiste! La liturgia ci riporta al senso autentico dell’Incarnazione, collegando Betlemme al Calvario e ricordandoci che la salvezza divina implica la lotta al peccato, passa attraverso la porta stretta della Croce. Questa è la strada che Gesù ha indicato chiaramente ai suoi discepoli, come attesta il Vangelo di oggi: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».Perciò oggi preghiamo in modo particolare per i cristiani che subiscono discriminazioni a causa della testimonianza resa a Cristo e al Vangelo. Siamo vicini a questi fratelli e sorelle che, come santo Stefano, vengono accusati ingiustamente e fatti oggetto di violenze di vario tipo. Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o non è pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove di fatto i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni. Io vorrei chiedervi di pregare per questi fratelli e sorelle. E li affidiamo alla Madonna. Per il cristiano questo non fa meraviglia, perché Gesù lo ha preannunciato come occasione propizia per rendere testimonianza. Tuttavia, sul piano civile, l’ingiustizia va denunciata ed eliminata. Maria Regina dei Martiri ci aiuti a vivere il Natale con quell’ardore di fede e di amore che rifulge in santo Stefano e in tutti i martiri della Chiesa. Domenica, 5 gennaio 2014 Liturgia della Parola Sir 24,1-2.3-4; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesú Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». …È MEDITATA Nel periodo natalizio ricorre spesso il Vangelo del Prologo di Giovanni. È la Chiesa che contempla il mistero del Verbo fatto carne e della nostra partecipazione alla vita del Figlio di Dio fatto uomo. C’è un mistero di rifiuto: “Venne nella sua casa e i suoi non l’hanno accolto”. Il Natale per tanti, è una festa senza il festeggiato. Anche oggi tanti non accolgono Gesù, pur dicendo di festeggiare il Natale. C’è chi accoglie Gesù: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Accogliere Gesù significa ricevere il dono proprio che Gesù ci ha portato: la figliolanza con Dio, la vita in grazia. Natale è la festa dello scambio: noi diamo a Gesù la nostra fragile natura umana. Gesù da a noi la vita divina che ci fa figli di Dio. --------------------------------------------- Riconosci, o cristiano, la tua dignità e una volta reso partecipe della natura divina, non voler ritornare alla condizione di prima con una condotta degenere. Leone Magno 2 …È PREGATA Grazie, Signore Gesù, perché con la tua incarnazione hai posto la tua dimora in mezzo a noi e ci hai comunicato la vita divina. Facci vivere sempre la pienezza della vita divina, dell’amore che salva. Fa’ che, attraverso gesti concreti d’amore, manifestiamo la tua presenza che salva. Amen. …MI IMPEGNA Voglio fare il proposito di tutti i santi: vivrò sempre in grazia. Mi accosterò spesso alla confessione per accrescere il dono della grazia. Epifania del Signore Lunedì, 6 gennaio 2014 Solennità Liturgia della Parola Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA Nato Gesú a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. …È MEDITATA Questa festa dell’Epifania è una festa molto antica, che ha la sua origine nell’Oriente cristiano e mette in risalto il mistero della manifestazione di Gesù Cristo a tutte le genti, rappresentate dai 3 sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te”. E’ così, come dice il Profeta: il mondo, con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino. Lo riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura. --------------------------------------------Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù? Cari amici, questa è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore. Magi che vennero ad adorare il Re dei Giudei appena nato a Betlemme. Quella “luce nuova” che si è accesa nella notte di Natale oggi incomincia a risplendere sul mondo, come suggerisce l’immagine della stella, un segno celeste che attirò l’attenzione dei Magi e li guidò nel loro viaggio verso la Giudea. Tutto il periodo del Natale e dell’Epifania è caratterizzato dal tema della luce, legato anche al fatto che, nell’emisfero nord, dopo il solstizio d’inverno il giorno riprende ad allungarsi rispetto alla notte. Ma, al di là della loro posizione geografica, per tutti i popoli vale la parola di Cristo: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Gesù è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi. L’annuncio di questo mistero di salvezza è stato affidato da Cristo alla sua Chiesa. L’invito che il profeta Isaia rivolgeva alla città santa Gerusalemme, si può applicare alla Chiesa: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla BENEDETTO XVI …È PREGATA Dio, tu sei la sorpresa senza fine, e imprevedibili sono le forme sotto cui ti celi: che nessuno si stanchi di cercarti, Signore! Il segno che ti abbiamo trovato è il fatto che ti cerchiamo ancora, che ti cerchiamo sempre, o Signore; e nessuno mai osi dire: ecco io so tutto di Dio. David Maria Turoldo 4 …MI IMPEGNA "Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". Una volta incontrato Cristo, non si può più tornare indietro per la stessa strada. Cambiando la vita, cambia la via. L'incontro con Cristo deve determinare una svolta, un cambiamento di abitudini : -Il Signore si attende che noi siamo "epifania" di Lui: chi ci incontra possa vedere Lui e sentire il suo cuore. Come fare? - "Lo adorarono". Quando partecipo all'Eucaristia oppure passo o mi fermo davanti al tabernacolo, adoro veramente il Signore? Per farlo bene, come dovrei essere dentro e nella posizione esteriore? - "Gli offrirono in dono". Qual è il dono che Gesù gradisce di più da te? Prova a chiederglielo. Martedì, 7 gennaio 2014 Liturgia della Parola 1Gv 3,22 – 4,6; Sal 2; Mt 4,12-17.23-25 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA Quando Gesú seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesú cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesú percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. …È MEDITATA Si realizza, l'epifania, da subito. Gli steccati sono abbattuti, la Parola corre a consolare e a convertire i lontani, gli abbandonati, gli impuri... Il Battista è arrestato e Gesù, invece di scappare intimorito, inizia la sua missione! Da un evento molto negativo il Signore ricava lo stimolo per andare 5 oltre, per dare inizio a una nuova vita... Fossimo capaci anche noi di osare, di superare le nostre paure! E la sua predicazione comincia a Nord, nell'Alta Galilea, in quei territori che per primi caddero sotto la dominazione assira. Un luogo di meticci, di contaminazione, anche religiosa, guardato con disprezzo dai puri di Gerusalemme. All'epoca di Gesù dare del galileo ad una persona era un insulto! Dio vuole sporcarsi le mani, stare con chi ha bisogno non con chi pensa di meritarsi l'amore di Dio! E a queste persone, indurite dal giudizio altrui, Gesù propone una visione radicalmente nuova, destabilizzante: è Dio che si fa vicino, è lui che compie il primo passo, non abbiamo bisogno di cambiare luogo, ma, solo, di accorgerci della sua presenza. Anche noi, suoi discepoli, sua Chiesa, suo sogno, siamo chiamati ad imitarlo. -----------------------------------------"Il Regno ti si è avvicinato, accorgitene". La buona notizia della sua predicazione è tutta qui: Dio si fa vicino, Dio desidera stare con te, con te condividere, con te costruire, non importa ciò che sei, ciò che fai, non importa il tuo passato, né le tue fragilità. Tu, accorgitene. Sappi che il Signore ti ama e sei prezioso ai suoi occhi, con questa serena certezza inizia questa giornata nella <<regione>> in cui ti vieni a trovare e anche tu, come il Maestro, dì a chi ti sta accanto: Dio ti è vicino …È PREGATA Signore Gesù, con te Dio vuole stabilire la sua presenza definitiva in mezzo a noi. Convertici alle esigenze del Regno, converti le terre pagane del mio cuore dove ancora giudizi, valutazioni e decisioni non sono in linea col tuo progetto e fa’ che in docilità di cuore mi sottometta alla volontà del Padre tuo. Amen. …MI IMPEGNA Farò un serio esame di coscienza per scoprire cosa è più urgente cambiare nella mia vita. Mercoledì, 8 gennaio 2014 Liturgia della Parola 1Gv 4,7-10; Sal 71; Mc 6,34-44 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA 6 In quel tempo, Gesú vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. …È MEDITATA Gesù guarda la folla e si commuove per loro perché erano come pecore senza pastore. È significativa questa commozione: quella gente è affamata di verità, vuole e cerca un pastore, una guida sicura. La fame che attanaglia lo spirito è quella che crea maggiore sofferenza quando non è soddisfatta. Per questo il Signore si mise ad insegnare loro molte cose. Egli sa bene che la sazietà dell’anima è più importante di quella del corpo e a questa provvede per primo. Quando poi si tratta di sfamare l’appetito di tutta quella gente Gesù dà un mandato ai suoi: <<Voi stessi date loro da mangiare>>: egli detta così una qualifica missione per la sua chiesa. La vuole operosa nella carità, attenta a tutti i bisogni dell’uomo, sempre pronta a soccorrere in tutti i modi possibili. La chiesa per conto suo non smette di mostrarsi madre e maestra anche nel settore della carità e della giustizia, nella ferma convinzione di vedere sotto le spoglie del povero e dell’indigente la persona stessa del Cristo. C’è poi una sfida aperta per i suoi ministri prediletti, i successori degli apostoli. Gesù prima di diventare egli stesso pane spezzato sollecita i suoi a diventarlo. Dice loro: voi, dovete diventare pane per gli affamati. Dovrete dare voi stessi da mangiare! --------------------------------------Davanti alla folla affamata Gesù chiede loro di mettere a disposizione il poco che hanno, invece di aspettarsi una soluzione ai problemi. Dio vuole salvare il mondo attraverso di noi, con le nostre fragili mani, riempiendo i nostri fragili cuori della sua consolazione, affinché possiamo consolare coloro che ci stanno vicini con la consolazione che ci proviene da Dio, come direbbe san Paolo. Invece di passare il tempo a lamentarci delle cose che non funzionano, delle ingiustizie che quotidianamente si consumano, delle solitudini che ci 7 sfiorano, rimbocchiamoci le maniche, mettiamo a disposizione del Signore quel poco che siamo! …È PREGATA Signore Gesù, tu sei il volto della misericordia di Dio venuta sulla terra. Tu hai compassione di noi uomini e ci vuoi salvare integralmente, anima e corpo. Fa’ che la tua Chiesa e i tuoi discepoli condividano la tua stessa passione d’amore per l’uomo e si impegnino a dare risposte alle attese di giustizia e di amore. …MI IMPEGNA Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata. Giovedì, 9 gennaio 2014 Liturgia della Parola 1Gv 4,11-18; Sal 71; Mc 6,45-52 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA Dopo che furono saziati i cinquemila uomini, Gesú costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. …È MEDITATA "Coraggio, sono io, non abbiate paura!" Anche a noi, nella vita, accade di restare in mezzo al lago in tempesta. Sì, ci siamo affidati, abbiamo dato del nostro, abbiamo accolto la buona notizia e ci siamo convertiti. Ma non basta, non è sufficiente per rendere semplice e lineare la nostra vita. Accade, semplicemente, di faticare, di tribolare, di non farcela, di remare controcorrente. Al cristiano, lo sapete bene amici, non è risparmiata la fatica di vivere, né la paura nell'attraversare il mare della vita, né sono evitate le prove. Dio non è un assicuratore sulla vita, non ci garantisce una vita avvolta nella bambagia. Al cristiano, però, è data la gioia straordinaria di 8 vedersi raggiungere, in mezzo alle difficoltà, proprio dal Signore. Il rischio è di non riconoscerlo, di scambiarlo per un fantasma, tanta è la paura che ci impedisce di vivere. Animo, amici: sulla barca viene il Signore, anzi ci vuole oltrepassare, andare oltre. Il nostro cuore non sia indurito dalla vita, non lasciamoci affondare dal dolore. Se, come gli apostoli ieri, abbiamo capito il gesto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il valore e la gioia del dono di sé, distogliamo lo sguardo dai nostri problemi per accorgerci della fame del vicino. Apriamo i nostri cuori rigidi e induriti e mettiamo da parte la paura, ogni tipo di paura per accogliere sulla barca della vita il nostro Maestro. In mezzo alla tempesta, qualunque tempesta, nel cuore della notte, di ogni notte, il Signore ci raggiunge e ci dice: "Non avere paura!". ----------------------------------------------Non è un’illusione: “il fatto dei pani” cioè l’amore di Dio che ci è donato e del quale viviamo, è la forza che è presente nel mondo e lo trasforma. L'Eucaristia non è una semplice condivisione e fraternità, ma è il Signore che si dona totalmente a noi nel suo amore. Mangiare l'Eucaristia significa nutrirsi di Cristo e porsi reciprocamente al servizio dei fratelli. I discepoli sulla barca sono in difficoltà perché non hanno capito questo. L'Eucaristia è la forza del cammino della Chiesa nella misura in cui la comunità cristiana riconosce in essa il suo Signore morto e risorto. …È PREGATA Signore Gesù, tu sei il vero pane disceso dal cielo che cammini con noi e sali sulla barca della nostra vita per portare la bonaccia. Cammina con noi e con la forza del tuo pane, guidaci all’approdo della salvezza. Amen. …MI IMPEGNA Volesse il cielo che nelle nostre tempeste personali, familiari, comunitarie ci rifugiassimo nel Signore Gesù, lo accogliessimo nella barca della nostra povera vita! Venerdì, 10 gennaio 2014 Liturgia della Parola 1Gv 4,19 – 5,4; Sal 71; Lc 4,14-22a A AROLA DEL SIGNORE L P …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesú ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di 9 me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». …È MEDITATA Gesù si presenta nella sinagoga di Nazareth. Non era certo la prima volta che vi entrava; Luca sottolinea che era solito andarci. Ma fu la prima volta che si esprimeva in quel modo. Dopo la lettura del brano di Isaia nel quale si annunciava l'avvento del Messia con la narrazione delle opere di liberazione che avrebbe compiuto, Gesù si alzò e disse: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura". La reazione dei presenti fu inizialmente di meraviglia e di stupore. Ma poi si mostrarono decisamente ostili, tanto da tentare di ucciderlo. Cosa era accaduto? I nazareni non vollero accettare che uno di loro, che conoscevano da ragazzo e che avevano visto crescere, potesse parlare con autorità sulla loro vita. Gesù proclamava un "anno di grazia", ossia la fine di ogni oppressione; e ognuno doveva convertire il proprio cuore su quella via. I nazareni rifiutarono che il Vangelo avesse autorità sulla loro vita. Accade così anche a noi ogni volta che rifiutiamo di ascoltarlo. ---------------------------------------------Il Signore ci invita ad imitarlo nel suo annuncio, a fare come lui, che ha consacrato la sua vita ad annunciare la lieta notizia del vero volto di Dio. E lo fa nella sinagoga del suo paese, interpretando le Scritture. Anche noi siamo chiamati ad annunciare il vangelo là dove viviamo: Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per attrazione» …È PREGATA In te, Signore Gesù, dimora lo Spirito Santo e con la sua potenza inauguri nell’oggi della storia nuova l’anno di grazia del Signore in cui i poveri ricevano l’annuncio di salvezza, i prigionieri sono liberati, i ciechi riacquistano la vista. Fa’ che possa riconoscere nel tempo della mia esistenza personale il tempo della grazia per vivere la novità del tuo regno. Amen. …MI IMPEGNA 10 Mi sforzerò di vivere oggi alla presenza del Signore. Dopo aver letto il Vangelo del giorno, scelgo una parola e cerco di richiamarla alla mente durante la giornata in modo che, pian piano, diventi "luce nel mio cammino". Sabato, 11 gennaio 2014 Liturgia della Parola 1Gv 5,5-13; Sal 147; Lc 5,12-16 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, mentre Gesú si trovava in una città, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Gesú tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare. …È MEDITATA Gesù guarisce un uomo coperto di lebbra. Lo guarisce con gentilezza e garbo, lo tocca, cosa vietatissima per questioni sanitarie e religiose, stabilisce un contatto. Egli, provocato dal malato, vuole, desidera che quest'uomo ritorni alla sua vita di relazione. Gli chiede, poi, in gesto di obbedienza alla Legge, di andare dai sacerdoti che attestino l'avvenuta guarigione. Gesù non è un anarchico, non è venuto per distruggere le norme dei padri, ma per portare a compimento, e così agisce anche in questo caso. Gesù, però, fugge la folla di ammalati che lo cerca per guarire. Gesù non ama i miracoli, se può li evita, Egli sa che il miracolo è sempre ambiguo, crea una sproporzione tra chi chiede e chi potrebbe esaudire, Gesù non vuole essere considerato un guaritore o un guru, fugge la notorietà derivante dal gesto prodigioso. Dio vuole essere amato per ciò che è, non per ciò che fa. Il miracolo è un segno, un gesto, una profezia, la conferma della validità delle parole, il segno inequivocabile che il Regno di Dio è giunto in mezzo a noi. E noi, cercatori di prodigi, assetati di miracoli, quando capiremo che il miracolo è la sconfitta della fede? Che quando Dio deve intervenire con un segno eclatante e prodigioso significa che la nostra fede è ormai spenta? Cerchiamo oggi, piuttosto, di vedere i tanti miracoli quotidiani che riempiono la nostra vita e chiediamo al Signore di guarirci dalla lebbra dell'ingratitudine! ----------------------------------------------11 Spesso, nella vita, ci capita di trovarci accanto a persone ammalate e di chiederci cosa possiamo fare per loro. Il comportamento di Gesù ci rivela che il malato ha bisogno soprattutto di compassione, di considerazione, di riconoscimento: forse non possiamo fare molto per donargli la guarigione fisica, ma, attraverso i nostri gesti, il nostro sguardo, potremmo farlo sentire amato, apprezzato, testimoniargli l'interesse che Dio ha per lui. …È PREGATA Signore, tu non ti sei schifato della mia lebbra, ma ti sei fatto vicino per usarmi misericordia e guarirmi. Tu mi hai inserito nella tua Chiesa, comunità d’amore, che deve continuare a mostrare la tua misericordia verso gli emarginati del nostro tempo. Donami un cuore tenero che non si tiri indietro di fronte alle miserie dei fratelli, ma le curi con l’olio della consolazione e il vino della speranza. Amen. …MI IMPEGNA In questi giorni, cercherò di far visita ad una persona malata, o di far sentire la mia vicinanza a chi si sente messo ai margini della vita per far sentire a lui la tenerezza del cuore di Cristo. ******************************************************** 12 FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH PAPA FRANCESCO ANGELUS Piazza San Pietro Domenica, 29 dicembre 2013 In questa prima domenica dopo Natale, la Liturgia ci invita a celebrare la festa della Santa Famiglia di Nazareth. In effetti, ogni presepio ci mostra Gesù insieme con la Madonna e san Giuseppe, nella grotta di Betlemme. Dio ha voluto nascere in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre, come noi. E oggi il Vangelo ci presenta la santa Famiglia sulla via dolorosa dell’esilio, in cerca di rifugio in Egitto. Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi (cfr Mt 2,1315.19-23). Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà. Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie. In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili. Perciò, mentre fissiamo lo sguardo sulla santa Famiglia di Nazareth nel momento in cui è costretta a farsi profuga, pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, che sono vittime della tratta delle persone e del lavoro schiavo. Ma pensiamo anche agli altri “esiliati”: io li 13 chiamerei “esiliati nascosti”, quegli esiliati che possono esserci all’interno delle famiglie stesse: gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti. Molte volte penso che un segno per sapere come va una famiglia è vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani. Gesù ha voluto appartenere ad una famiglia che ha sperimentato queste difficoltà, perché nessuno si senta escluso dalla vicinanza amorosa di Dio. La fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode ci mostra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono; ma Dio è anche là dove l’uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari. Quest’oggi il nostro sguardo sulla santa Famiglia si lascia attirare anche dalla semplicità della vita che essa conduce a Nazareth. E’ un esempio che fa tanto bene alle nostre famiglie, le aiuta a diventare sempre più comunità di amore e di riconciliazione, in cui si sperimenta la tenerezza, l’aiuto vicendevole, il perdono reciproco. Ricordiamo le tre parole-chiave per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia. Ricordiamo queste tre parole. Ma possiamo ripeterle tutti insieme: permesso, grazie, scusa. Vorrei anche incoraggiare le famiglie a prendere coscienza dell’importanza che hanno nella Chiesa e nella società. L’annuncio del Vangelo, infatti, passa anzitutto attraverso le famiglie, per poi raggiungere i diversi ambiti della vita quotidiana. Invochiamo con fervore Maria Santissima, la Madre di Gesù e Madre nostra, e san Giuseppe, suo sposo. Chiediamo a loro di illuminare, di confortare, di guidare ogni famiglia del mondo, perché possa compiere con dignità e serenità la missione che Dio le ha affidato. Cari fratelli e sorelle, il prossimo Concistoro e il prossimo Sinodo dei Vescovi affronteranno il tema della famiglia, e la fase preparatoria è già iniziata da tempo. Per questo oggi, 14 festa della Santa Famiglia, desidero affidare a Gesù, Maria e Giuseppe questo lavoro sinodale, pregando per le famiglie di tutto il mondo. 15 Preghiera alla Santa Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. 16 Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen. PAPA FRANCESCO 17