Dopo Natale A sdp

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SETE di PAROLA
dal 5 all’ 11 gennaio 2014
VANGELO del GIORNO - COMMENTO
PREGHIERA - IMPEGNO
PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALL’ ANGELUS DI S. STEFANO
Nel clima gioioso del Natale, questa commemorazione potrebbe sembrare fuori luogo.
Il Natale infatti è la festa della vita e ci infonde sentimenti di serenità e di pace; perché
turbarne l’incanto col ricordo di una violenza così atroce? In realtà, nell’ottica della
fede, la festa di santo Stefano è in piena sintonia col significato profondo del Natale.
Nel martirio, infatti, la violenza è vinta dall’amore, la morte dalla vita. La Chiesa vede
nel sacrificio dei martiri la loro “nascita al cielo”. Celebriamo dunque oggi il
“natale” di Stefano, che in profondità scaturisce dal Natale di Cristo. Gesù trasforma
la morte di quanti lo amano in aurora di vita nuova!Nel martirio di Stefano si
riproduce lo stesso confronto tra il bene e il male, tra l’odio e il perdono, tra la mitezza
e la violenza, che ha avuto il suo culmine nella Croce di Cristo. La memoria del primo
martire viene così, immediatamente, a dissolvere una falsa immagine del Natale:
l’immagine fiabesca e sdolcinata, che nel Vangelo non esiste! La liturgia ci riporta al
senso autentico dell’Incarnazione, collegando Betlemme al Calvario e ricordandoci
che la salvezza divina implica la lotta al peccato, passa attraverso la porta stretta della
Croce. Questa è la strada che Gesù ha indicato chiaramente ai suoi discepoli, come
attesta il Vangelo di oggi: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà
perseverato fino alla fine sarà salvato».Perciò oggi preghiamo in modo particolare per
i cristiani che subiscono discriminazioni a causa della testimonianza resa a Cristo e al
Vangelo. Siamo vicini a questi fratelli e sorelle che, come santo Stefano, vengono
accusati ingiustamente e fatti oggetto di violenze di vario tipo. Questo accade
specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o non è pienamente
realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che sulla carta tutelano la libertà e i
diritti umani, ma dove di fatto i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano
limitazioni e discriminazioni. Io vorrei chiedervi di pregare per questi fratelli e sorelle.
E li affidiamo alla Madonna. Per il cristiano questo non fa meraviglia, perché Gesù lo
ha preannunciato come occasione propizia per rendere testimonianza. Tuttavia, sul
piano civile, l’ingiustizia va denunciata ed eliminata. Maria Regina dei Martiri ci aiuti
a vivere il Natale con quell’ardore di fede e di amore che rifulge in santo Stefano e in
tutti i martiri della Chiesa.
Domenica, 5 gennaio 2014
Liturgia della Parola
Sir 24,1-2.3-4; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in
principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è
stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la
luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo
mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la
luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per
mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi
non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di
diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue
né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo
contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui
che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di
me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la
Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di
Gesú Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel
seno del Padre, è lui che lo ha rivelato».
…È MEDITATA
Nel periodo natalizio ricorre spesso
il Vangelo del Prologo di Giovanni.
È la Chiesa che contempla il
mistero del Verbo fatto carne e
della nostra partecipazione alla vita
del Figlio di Dio fatto uomo. C’è un
mistero di rifiuto: “Venne nella sua
casa e i suoi non l’hanno accolto”. Il
Natale per tanti, è una festa senza
il festeggiato. Anche oggi tanti non
accolgono Gesù, pur dicendo di
festeggiare il Natale. C’è chi
accoglie Gesù: “A quanti l’hanno
accolto ha dato il potere di
diventare figli di Dio”. Accogliere
Gesù significa ricevere il dono
proprio che Gesù ci ha portato: la
figliolanza con Dio, la vita in grazia.
Natale è la festa dello scambio: noi
diamo a Gesù la nostra fragile
natura umana. Gesù da a noi la vita
divina che ci fa figli di Dio.
---------------------------------------------
Riconosci, o cristiano, la tua
dignità e una volta reso partecipe
della natura divina, non voler
ritornare alla condizione di prima
con una condotta degenere.
Leone Magno
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…È PREGATA
Grazie, Signore Gesù, perché con la tua incarnazione hai posto la tua dimora in
mezzo a noi e ci hai comunicato la vita divina. Facci vivere sempre la pienezza
della vita divina, dell’amore che salva. Fa’ che, attraverso gesti concreti
d’amore, manifestiamo la tua presenza che salva. Amen.
…MI IMPEGNA
Voglio fare il proposito di tutti i santi: vivrò sempre in grazia. Mi
accosterò spesso alla confessione per accrescere il dono della grazia.
Epifania del Signore
Lunedì, 6 gennaio 2014
Solennità
Liturgia della Parola
Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
Nato Gesú a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi
vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re
dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti
tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in
cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così
è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero
l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il
pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si
fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a
Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li
precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il
bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i
loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non
tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
…È MEDITATA
Questa festa dell’Epifania è una
festa molto antica, che ha la sua
origine nell’Oriente cristiano e
mette in risalto il mistero della
manifestazione di Gesù Cristo a
tutte le genti, rappresentate dai
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sopra di te. Poiché, ecco, la
tenebra ricopre la terra, nebbia fitta
avvolge i popoli; ma su di te
risplende il Signore, la sua gloria
appare su di te”. E’ così, come dice
il Profeta: il mondo, con tutte le sue
risorse, non è in grado di dare
all’umanità la luce per orientare il
suo cammino. Lo riscontriamo
anche ai nostri giorni: la civiltà
occidentale sembra avere smarrito
l’orientamento, naviga a vista. Ma
la Chiesa, grazie alla Parola di Dio,
vede attraverso queste nebbie. Non
possiede soluzioni tecniche, ma
tiene lo sguardo rivolto alla meta, e
offre la luce del Vangelo a tutti gli
uomini di buona volontà, di
qualunque nazione e cultura.
--------------------------------------------Da allora cominciò a propagarsi la
domanda che accompagnerà tutta la
vita di Cristo, e che in vari modi
attraversa i secoli: chi è questo Gesù?
Cari amici, questa è la domanda che
la Chiesa vuole suscitare nel cuore di
tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è
l’ansia spirituale che spinge la
missione della Chiesa: far conoscere
Gesù, il suo Vangelo, perché ogni
uomo possa scoprire sul suo volto
umano il volto di Dio, e venire
illuminato dal suo mistero d’amore.
Magi che vennero ad adorare il Re
dei Giudei appena nato a
Betlemme. Quella “luce nuova” che
si è accesa nella notte di Natale
oggi incomincia a risplendere sul
mondo,
come
suggerisce
l’immagine della stella, un segno
celeste che attirò l’attenzione dei
Magi e li guidò nel loro viaggio
verso la Giudea. Tutto il periodo del
Natale
e
dell’Epifania
è
caratterizzato dal tema della luce,
legato anche al fatto che,
nell’emisfero nord, dopo il solstizio
d’inverno il giorno riprende ad
allungarsi rispetto alla notte. Ma, al
di
là
della
loro
posizione
geografica, per tutti i popoli vale la
parola di Cristo: “Io sono la luce del
mondo; chi segue me, non
cammina nelle tenebre, ma avrà la
luce della vita”. Gesù è il sole
apparso all’orizzonte dell’umanità
per illuminare l’esistenza personale
di ognuno di noi e per guidarci tutti
insieme verso la meta del nostro
pellegrinaggio, verso la terra della
libertà e della pace, in cui vivremo
per sempre in piena comunione
con Dio e tra di noi. L’annuncio di
questo mistero di salvezza è stato
affidato da Cristo alla sua Chiesa.
L’invito che il profeta Isaia rivolgeva
alla città santa Gerusalemme, si
può applicare alla Chiesa: “Alzati,
rivestiti di luce, perché viene la tua
luce, la gloria del Signore brilla
BENEDETTO XVI
…È PREGATA
Dio, tu sei la sorpresa senza fine, e imprevedibili sono le forme sotto cui ti celi:
che nessuno si stanchi di cercarti, Signore! Il segno che ti abbiamo trovato è il
fatto che ti cerchiamo ancora, che ti cerchiamo sempre, o Signore; e nessuno mai
osi dire: ecco io so tutto di Dio.
David Maria Turoldo
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…MI IMPEGNA
"Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al
loro paese". Una volta incontrato Cristo, non si può più tornare indietro per la
stessa strada. Cambiando la vita, cambia la via. L'incontro con Cristo deve
determinare una svolta, un cambiamento di abitudini :
-Il Signore si attende che noi siamo "epifania" di Lui: chi ci incontra possa vedere Lui e
sentire il suo cuore. Come fare?
- "Lo adorarono". Quando partecipo all'Eucaristia oppure passo o mi fermo davanti al
tabernacolo, adoro veramente il Signore? Per farlo bene, come dovrei essere dentro e
nella posizione esteriore?
- "Gli offrirono in dono". Qual è il dono che Gesù gradisce di più da te? Prova a
chiederglielo.
Martedì, 7 gennaio 2014
Liturgia della Parola
1Gv 3,22 – 4,6; Sal 2; Mt 4,12-17.23-25
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
Quando Gesú seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di
Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il
Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una
grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è
sorta. Da allora Gesú cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il
regno dei cieli è vicino». Gesú percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro
sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie
e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano
a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e
paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea,
dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
…È MEDITATA
Si realizza, l'epifania, da subito.
Gli steccati sono abbattuti, la
Parola corre a consolare e a
convertire
i
lontani,
gli
abbandonati, gli impuri... Il
Battista è arrestato e Gesù,
invece di scappare intimorito,
inizia la sua missione! Da un
evento molto negativo il Signore
ricava lo stimolo per andare
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oltre, per dare inizio a una
nuova vita... Fossimo capaci
anche noi di osare, di superare
le nostre paure! E la sua
predicazione comincia a Nord,
nell'Alta Galilea, in quei territori
che per primi caddero sotto la
dominazione assira. Un luogo di
meticci, di contaminazione,
anche religiosa, guardato con
disprezzo
dai
puri
di
Gerusalemme.
All'epoca
di
Gesù dare del galileo ad una
persona era un insulto! Dio
vuole sporcarsi le mani, stare
con chi ha bisogno non con chi
pensa di meritarsi l'amore di
Dio! E a queste persone,
indurite dal giudizio altrui, Gesù
propone
una
visione
radicalmente
nuova,
destabilizzante: è Dio che si fa
vicino, è lui che compie il primo
passo, non abbiamo bisogno di
cambiare luogo, ma, solo, di
accorgerci della sua presenza.
Anche noi, suoi discepoli, sua
Chiesa, suo sogno, siamo
chiamati ad imitarlo.
-----------------------------------------"Il Regno ti si è avvicinato,
accorgitene". La buona notizia della
sua predicazione è tutta qui: Dio si fa
vicino, Dio desidera stare con te, con
te condividere, con te costruire, non
importa ciò che sei, ciò che fai, non
importa il tuo passato, né le tue
fragilità. Tu, accorgitene. Sappi che il
Signore ti ama e sei prezioso ai suoi
occhi, con questa serena certezza
inizia
questa
giornata
nella
<<regione>> in cui ti vieni a trovare e
anche tu, come il Maestro, dì a chi ti
sta accanto: Dio ti è vicino
…È PREGATA
Signore Gesù, con te Dio vuole stabilire la sua presenza definitiva in mezzo a
noi. Convertici alle esigenze del Regno, converti le terre pagane del mio cuore
dove ancora giudizi, valutazioni e decisioni non sono in linea col tuo progetto e
fa’ che in docilità di cuore mi sottometta alla volontà del Padre tuo. Amen.
…MI IMPEGNA
Farò un serio esame di coscienza per scoprire cosa è più urgente
cambiare nella mia vita.
Mercoledì, 8 gennaio 2014
Liturgia della Parola
1Gv 4,7-10; Sal 71; Mc 6,34-44
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
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In quel tempo, Gesú vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché
erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte
cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il
luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le
campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli
rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo
andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli
disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero:
«Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba
verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due
pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai
suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti
mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e
quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila
uomini.
…È MEDITATA
Gesù guarda la folla e si
commuove per loro perché erano
come pecore senza pastore. È
significativa questa commozione:
quella gente è affamata di verità,
vuole e cerca un pastore, una
guida sicura. La fame che
attanaglia lo spirito è quella che
crea maggiore sofferenza quando
non è soddisfatta. Per questo il
Signore si mise ad insegnare loro
molte cose. Egli sa bene che la
sazietà dell’anima è più importante
di quella del corpo e a questa
provvede per primo. Quando poi si
tratta di sfamare l’appetito di tutta
quella gente Gesù dà un mandato
ai suoi: <<Voi stessi date loro da
mangiare>>: egli detta così una
qualifica missione per la sua
chiesa. La vuole operosa nella
carità, attenta a tutti i bisogni
dell’uomo,
sempre
pronta
a
soccorrere in tutti i modi possibili.
La chiesa per conto suo non smette
di mostrarsi madre e maestra
anche nel settore della carità e
della
giustizia,
nella
ferma
convinzione di vedere sotto le
spoglie del povero e dell’indigente
la persona stessa del Cristo. C’è
poi una sfida aperta per i suoi
ministri prediletti, i successori degli
apostoli. Gesù prima di diventare
egli stesso pane spezzato sollecita
i suoi a diventarlo. Dice loro: voi,
dovete diventare pane per gli
affamati. Dovrete dare voi stessi da
mangiare!
--------------------------------------Davanti alla folla affamata Gesù
chiede loro di mettere a disposizione
il poco che hanno, invece di aspettarsi
una soluzione ai problemi. Dio vuole
salvare il mondo attraverso di noi,
con le nostre fragili mani, riempiendo
i nostri fragili cuori della sua
consolazione,
affinché
possiamo
consolare coloro che ci stanno vicini
con la consolazione che ci proviene da
Dio, come direbbe san Paolo. Invece di
passare il tempo a lamentarci delle
cose che non funzionano, delle
ingiustizie che quotidianamente si
consumano, delle solitudini che ci
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sfiorano, rimbocchiamoci le maniche,
mettiamo a disposizione del Signore
quel poco che siamo!
…È PREGATA
Signore Gesù, tu sei il volto della misericordia di Dio venuta sulla terra. Tu hai
compassione di noi uomini e ci vuoi salvare integralmente, anima e corpo. Fa’
che la tua Chiesa e i tuoi discepoli condividano la tua stessa passione d’amore
per l’uomo e si impegnino a dare risposte alle attese di giustizia e di amore.
…MI IMPEGNA
Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia
raddoppiata.
Giovedì, 9 gennaio 2014
Liturgia della Parola
1Gv 4,11-18; Sal 71; Mc 6,45-52
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
Dopo che furono saziati i cinquemila uomini, Gesú costrinse i suoi discepoli a
salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse
congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra.
Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul
finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva
oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un
fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano
rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non
abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé
erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il
loro cuore era indurito.
…È MEDITATA
"Coraggio, sono io, non abbiate
paura!" Anche a noi, nella vita,
accade di restare in mezzo al lago
in tempesta. Sì, ci siamo affidati,
abbiamo dato del nostro, abbiamo
accolto la buona notizia e ci siamo
convertiti. Ma non basta, non è
sufficiente per rendere semplice e
lineare la nostra vita. Accade,
semplicemente, di faticare, di
tribolare, di non farcela, di remare
controcorrente. Al cristiano, lo
sapete bene amici, non è
risparmiata la fatica di vivere, né la
paura nell'attraversare il mare della
vita, né sono evitate le prove. Dio
non è un assicuratore sulla vita,
non ci garantisce una vita avvolta
nella bambagia. Al cristiano, però,
è data la gioia straordinaria di
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vedersi raggiungere, in mezzo alle
difficoltà, proprio dal Signore. Il
rischio è di non riconoscerlo, di
scambiarlo per un fantasma, tanta
è la paura che ci impedisce di
vivere. Animo, amici: sulla barca
viene il Signore, anzi ci vuole
oltrepassare, andare oltre. Il nostro
cuore non sia indurito dalla vita,
non lasciamoci affondare dal
dolore. Se, come gli apostoli ieri,
abbiamo capito il gesto della
moltiplicazione dei pani e dei pesci,
il valore e la gioia del dono di sé,
distogliamo lo sguardo dai nostri
problemi per accorgerci della fame
del vicino. Apriamo i nostri cuori
rigidi e induriti e mettiamo da parte
la paura, ogni tipo di paura per
accogliere sulla barca della vita il
nostro Maestro. In mezzo alla
tempesta, qualunque tempesta, nel
cuore della notte, di ogni notte, il
Signore ci raggiunge e ci dice: "Non
avere paura!".
----------------------------------------------Non è un’illusione: “il fatto dei pani”
cioè l’amore di Dio che ci è donato e
del quale viviamo, è la forza che è
presente nel mondo e lo trasforma.
L'Eucaristia non è una semplice
condivisione e fraternità, ma è il
Signore che si dona totalmente a noi
nel suo amore. Mangiare l'Eucaristia
significa nutrirsi di Cristo e porsi
reciprocamente al servizio dei fratelli.
I discepoli sulla barca sono in
difficoltà perché non hanno capito
questo.
L'Eucaristia è la forza del cammino
della Chiesa nella misura in cui la
comunità cristiana riconosce in essa il
suo Signore morto e risorto.
…È PREGATA
Signore Gesù, tu sei il vero pane disceso dal cielo che cammini con noi e sali
sulla barca della nostra vita per portare la bonaccia. Cammina con noi e con la
forza del tuo pane, guidaci all’approdo della salvezza. Amen.
…MI IMPEGNA
Volesse il cielo che nelle nostre tempeste personali, familiari, comunitarie ci
rifugiassimo nel Signore Gesù, lo accogliessimo nella barca della nostra povera
vita!
Venerdì, 10 gennaio 2014
Liturgia della Parola 1Gv 4,19 – 5,4; Sal 71; Lc 4,14-22a
A
AROLA
DEL SIGNORE
L P
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesú ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama
si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano
lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato,
entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;
aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di
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me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai
poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la
vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del
Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella
sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi
si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano
testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla
sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
…È MEDITATA
Gesù si presenta nella sinagoga di
Nazareth. Non era certo la prima
volta che vi entrava; Luca
sottolinea che era solito andarci.
Ma fu la prima volta che si
esprimeva in quel modo. Dopo la
lettura del brano di Isaia nel quale
si annunciava l'avvento del Messia
con la narrazione delle opere di
liberazione che avrebbe compiuto,
Gesù si alzò e disse: "Oggi si è
adempiuta questa Scrittura". La
reazione
dei
presenti
fu
inizialmente di meraviglia e di
stupore. Ma poi si mostrarono
decisamente ostili, tanto da tentare
di ucciderlo. Cosa era accaduto? I
nazareni non vollero accettare che
uno di loro, che conoscevano da
ragazzo e che avevano visto
crescere, potesse parlare con
autorità sulla loro vita. Gesù
proclamava un "anno di grazia",
ossia la fine di ogni oppressione; e
ognuno doveva convertire il proprio
cuore su quella via. I nazareni
rifiutarono che il Vangelo avesse
autorità sulla loro vita. Accade così
anche a noi ogni volta che
rifiutiamo di ascoltarlo.
---------------------------------------------Il Signore ci invita ad imitarlo nel suo
annuncio, a fare come lui, che ha
consacrato la sua vita ad annunciare
la lieta notizia del vero volto di Dio. E
lo fa nella sinagoga del suo paese,
interpretando le Scritture. Anche noi
siamo chiamati ad annunciare il
vangelo là dove viviamo: Tutti hanno
il diritto di ricevere il Vangelo. I
cristiani hanno il dovere di
annunciarlo senza escludere nessuno,
non come chi impone un nuovo
obbligo, bensì come chi condivide una
gioia, segnala un orizzonte bello, offre
un banchetto desiderabile. La Chiesa
non cresce per proselitismo ma «per
attrazione»
…È PREGATA
In te, Signore Gesù, dimora lo Spirito Santo e con la sua potenza inauguri
nell’oggi della storia nuova l’anno di grazia del Signore in cui i poveri ricevano
l’annuncio di salvezza, i prigionieri sono liberati, i ciechi riacquistano la vista.
Fa’ che possa riconoscere nel tempo della mia esistenza personale il tempo della
grazia per vivere la novità del tuo regno. Amen.
…MI IMPEGNA
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Mi sforzerò di vivere oggi alla presenza del Signore. Dopo aver letto il Vangelo
del giorno, scelgo una parola e cerco di richiamarla alla mente durante la
giornata in modo che, pian piano, diventi "luce nel mio cammino".
Sabato, 11 gennaio 2014
Liturgia della Parola
1Gv 5,5-13; Sal 147; Lc 5,12-16
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, mentre Gesú si trovava in una città, un uomo coperto di lebbra
lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Gesú tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E
immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno:
«Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come
Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Di lui si parlava sempre di più, e
folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma
egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.
…È MEDITATA
Gesù guarisce un uomo coperto di
lebbra. Lo guarisce con gentilezza
e garbo, lo tocca, cosa vietatissima
per questioni sanitarie e religiose,
stabilisce
un
contatto.
Egli,
provocato dal malato, vuole,
desidera che quest'uomo ritorni alla
sua vita di relazione. Gli chiede,
poi, in gesto di obbedienza alla
Legge, di andare dai sacerdoti che
attestino l'avvenuta guarigione.
Gesù non è un anarchico, non è
venuto per distruggere le norme dei
padri,
ma
per
portare
a
compimento, e così agisce anche
in questo caso. Gesù, però, fugge
la folla di ammalati che lo cerca per
guarire. Gesù non ama i miracoli,
se può li evita, Egli sa che il
miracolo è sempre ambiguo, crea
una sproporzione tra chi chiede e
chi potrebbe esaudire, Gesù non
vuole essere considerato un
guaritore o un guru, fugge la
notorietà derivante dal gesto
prodigioso. Dio vuole essere amato
per ciò che è, non per ciò che fa. Il
miracolo è un segno, un gesto, una
profezia, la conferma della validità
delle parole, il segno inequivocabile
che il Regno di Dio è giunto in
mezzo a noi. E noi, cercatori di
prodigi, assetati di miracoli, quando
capiremo che il miracolo è la
sconfitta della fede? Che quando
Dio deve intervenire con un segno
eclatante e prodigioso significa che
la nostra fede è ormai spenta?
Cerchiamo oggi, piuttosto, di
vedere i tanti miracoli quotidiani
che riempiono la nostra vita e
chiediamo al Signore di guarirci
dalla lebbra dell'ingratitudine!
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Spesso, nella vita, ci capita di trovarci
accanto a persone ammalate e di
chiederci cosa possiamo fare per loro.
Il comportamento di Gesù ci rivela che
il malato ha bisogno soprattutto di
compassione, di considerazione, di
riconoscimento: forse non possiamo
fare molto per donargli la guarigione
fisica, ma, attraverso i nostri gesti, il
nostro sguardo, potremmo farlo
sentire
amato,
apprezzato,
testimoniargli l'interesse che Dio ha
per
lui.
…È PREGATA
Signore, tu non ti sei schifato della mia lebbra, ma ti sei fatto vicino per usarmi
misericordia e guarirmi. Tu mi hai inserito nella tua Chiesa, comunità d’amore,
che deve continuare a mostrare la tua misericordia verso gli emarginati del
nostro tempo. Donami un cuore tenero che non si tiri indietro di fronte alle
miserie dei fratelli, ma le curi con l’olio della consolazione e il vino della
speranza. Amen.
…MI IMPEGNA
In questi giorni, cercherò di far visita ad una persona malata, o di far sentire la
mia vicinanza a chi si sente messo ai margini della vita per far sentire a lui la
tenerezza del cuore di Cristo.
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FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH
PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 29 dicembre 2013
In questa prima domenica dopo Natale, la Liturgia ci invita a celebrare la festa
della Santa Famiglia di Nazareth. In effetti, ogni presepio ci mostra Gesù
insieme con la Madonna e san Giuseppe, nella grotta di Betlemme. Dio ha
voluto nascere in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre,
come noi.
E oggi il Vangelo ci presenta la santa Famiglia sulla via dolorosa dell’esilio, in
cerca di rifugio in Egitto. Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione
drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi (cfr Mt 2,1315.19-23). Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi
in questa triste realtà. Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno
notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi,
alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie.
In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre i profughi e gli
immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di
cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni
complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili. Perciò, mentre
fissiamo lo sguardo sulla santa Famiglia di Nazareth nel momento in cui è
costretta a farsi profuga, pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che
sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, che sono vittime della tratta delle
persone e del lavoro schiavo. Ma pensiamo anche agli altri “esiliati”: io li
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chiamerei “esiliati nascosti”, quegli esiliati che possono esserci all’interno delle
famiglie stesse: gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come
presenze ingombranti. Molte volte penso che un segno per sapere come va
una famiglia è vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani.
Gesù ha voluto appartenere ad una famiglia che ha sperimentato queste
difficoltà, perché nessuno si senta escluso dalla vicinanza amorosa di Dio. La
fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode ci mostra che Dio è là dove
l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il
rifiuto e l’abbandono; ma Dio è anche là dove l’uomo sogna, spera di tornare
in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi
familiari.
Quest’oggi il nostro sguardo sulla santa Famiglia si lascia attirare anche dalla
semplicità della vita che essa conduce a Nazareth. E’ un esempio che fa tanto
bene alle nostre famiglie, le aiuta a diventare sempre più comunità di amore e
di riconciliazione, in cui si sperimenta la tenerezza, l’aiuto vicendevole, il
perdono reciproco. Ricordiamo le tre parole-chiave per vivere in pace e gioia in
famiglia: permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e
si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire
“grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta
e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia. Ricordiamo queste
tre parole. Ma possiamo ripeterle tutti insieme: permesso, grazie, scusa.
Vorrei anche incoraggiare le famiglie a prendere coscienza dell’importanza che
hanno nella Chiesa e nella società. L’annuncio del Vangelo, infatti, passa
anzitutto attraverso le famiglie, per poi raggiungere i diversi ambiti della vita
quotidiana.
Invochiamo con fervore Maria Santissima, la Madre di Gesù e Madre nostra, e
san Giuseppe, suo sposo. Chiediamo a loro di illuminare, di confortare, di
guidare ogni famiglia del mondo, perché possa compiere con dignità e serenità
la missione che Dio le ha affidato.
Cari fratelli e sorelle,
il prossimo Concistoro e il prossimo Sinodo dei Vescovi affronteranno il tema
della famiglia, e la fase preparatoria è già iniziata da tempo. Per questo oggi,
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festa della Santa Famiglia, desidero affidare a Gesù, Maria e Giuseppe questo
lavoro sinodale, pregando per le famiglie di tutto il mondo.
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Preghiera alla Santa Famiglia
Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
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Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
PAPA FRANCESCO
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