Anassagora e il principio "intelligente" : Il barattolo delle idee : http

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APRILE 15, 2017 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT
Anassagora: riassunto. Il principio
“intelligente”
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Anassagora cenni bibliografici
Il secondo, ma non per importanza tra i filosofi pluralisti è Anassagora. Come
Empedocle si preoccupò di spiegare il divenire, mantenendo il principio eleatico
della permanenza dell’essere:
Ma il nascere e il morire non considerano correttamente i Greci:
nessuna cosa infatti nasce e muore, ma a partire dalle cose che
sono si produce un processo di composizione e divisione; così
dunque dovrebbero correttamente chiamare il nascere comporsi e il
morire dividersi.
Anassagora nacque a Clazomene, intorno al 500 a. C. circa. Fu forse il primo
filosofo che portò la filosofia ad Atene. Fu uomo straordinariamente dotto e
amante del conoscere. Anche lui scrisse un opera intitolata Della Natura, di cui
sono pervenuti solo frammenti.
Le omeomerie
Anche per Anassagora le cose sono il risultato di un’aggregazione e
scomposizione di elementi. Questi tuttavia non sono quattro, ma infiniti per
quantità e numero. Questi “semi” sono qualità originarie di ogni genere,
pensate con le caratteristiche dell’essere eleatico. Per Anassagora i molti
possono esistere solo se in permangono immutati, così come sempre identico
permane l’essere. I molti, in altre parole, possono esistere soltanto se riflettono
in piccolo le caratteristiche che l’Essere riflette in grande. La molteplicità non è
dunque quelle dell’essere che ci appare, ma quella dei molti semi che lo
compongono. Semi che sono diversi per “forme, colore e gusto”. La molteplicità
oltre che quantitativa è dunque anche qualitativa.
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I semi non hanno limiti rispetto alla loro grandezza. Sono come
detto inesauribili. Non hanno tuttavia limiti neanche rispetto alla piccolezza.
Sono infatti divisibili all’infinito. Il termine omeomeria, in greco, indica
esattamente questa peculiarità dei semi: le parti sono sempre identiche al tutto
per quante volte vengano divise.
Come si originano le cose
All’inizio queste omeomerie erano raccolte tutte insieme in una mescolanza
che le rendeva indistinguibili le une dalle altre. Dal caos si staccano la
molteplicità delle cose. Dunque per Anassagora si parte dalla totale
mescolanza dei semi. Questa mescolanza è definita migma (dal verbo
“µιγνυµι”, mescolo = mescolanza totale).
Ogni cosa conserva in sé l’infinità dei semi di cui è composto l’essere, anche
se in proporzioni diverse. Il prevalere dell’uno o dell’altro elemento determina
la diversità delle cose. “Tutto è in tutto” dirà più al proposito Anassagora.
Il filosofo si deve essere posto questa domanda: “Come è possibile che il pane
che noi mangiamo diventi sangue , muscoli , ossa”. La risposta che dà a questa
domanda è che appunto “tutto sta in tutto”: nel pane ci sono semi di tutte le
cose, di sangue, di ossa, di carne, di muscoli. Quindi quando mangiamo il pane
i semi di muscoli vanno ad alimentare i muscoli, quelli di ossa vanno ad
alimentare le ossa e così via. Ma come mai noi vediamo solo il pane e non tutti
gli altri semi? Così come nel caso del quaderno noi vediamo il verde, perché
c’è una prevalenza di semi verdi, così nel caso del pane noi vediamo il pane
perché i semi di pane sono in maggioranza. Partendo dal visibile (il pane),
arriviamo a capire l’esistenza dell’invisibile.
La causa efficiente
Empedocle aveva avuto la necessità di introdurre Amore e Odio come cause
rispettivamente dell’aggregazione della disgregazione. Aveva anche introdotto
il principio che il simile cerca il simile. Anassagora ricorre piuttosto al concetto
di Nous, intelligenza. Il principio è una realtà infinita, la più fine e la più pura
dice il filosofo. E’ intelligente e in quanto tale ordina e muove tutte le cose.
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Anassagora introduce dunque un intelletto cosmico, come agente dell’impulso
originario di questo movimento. Ciò che più emerge è il fatto che questo
intelletto cosmico è un potere assoluto, separato da tutto, condizionato da nulla
e quindi capace di sottoporre tutto al suo dominio. Tutto è in tutto tranne il Nous
dunque, che però tutto forma e crea. L’intelletto cosmico ha un’intelligenza
totalmente differente rispetto a quella umana: il nous ha un potere
incomparabile. Questo è per Anassagora dovuto al fatto che si tratta dell’unica
realtà data che non risulta da una mescolanza di semi.
La principale differenza rispetto ad Empedocle è che non ci sono le due forze
che aggregano e disgregano, ma un unico principio. Va poi detto che non è una
visione ciclica e pendolare (come era quella di Empedocle ), ma è
unidirezionale. Non si tornerà più alla situazione di partenza.
Teoria della conoscenza
Anassagora traccia una sequenza cronologica delle acquisizioni: 1)
esperienza 2) sophìa (sapienza) 3) tèchne (tecnica). Al contrario di quanto
sosteneva Empedocle per Anassagora la sensazione avviene per contrari. Non
è dunque vero per lui che il simile cerca il simile. E’ piuttosto una differenza tra
l’organo percettivo e il percepito che innesca lo stimolo sensorio. Le mie mani
percepiranno il freddo o il caldo quando l’oggetto è più freddo o più caldo della
mia temperatura corporea. Il caldo può essere avvertito mediante il freddo
dunque e viceversa. Il simile riconosce il dissimile dunque!
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Dalla sensazione e dall’osservazione ripetuta si passa alla conservazione di
questa nella memoria. Anche per Anassagora, come per Empedocle,
l’esperienza è la vera fonte di conoscenza per l’uomo. Su questa base diventa
possibile, infatti, il costruirsi di un sapere. E’ interessante che come ultimo
momento Anassagora indichi la tecnica: è essa che propriamente permette agli
uomini di servirsi degli stessi animali e quindi di collocarsi al di sopra di essi. La
superiorità dell’uomo sugli altri animali riposa sul fatto che solo l’uomo sa
costruire oggetti a lui utili, ossia sa sfruttare al meglio il proprio sapere.
La critica di Aristotele e Platone
L’importanza di Anassagora è riconosciuta dai pensatori immediatamente
successivi. Furono proprio Platone e Aristotele a testimoniare il valore della
sua scoperta circa l’intelletto. Pur chiamando questo motore originario Nous,
tuttavia, Anassagora non gli attribuì la funzione di progettare secondo un fine
e precisamente in vista del meglio. Questa è la ragione per la quale sia Platone
(Fedone) che Aristotele (Fisica) gli muovono in definitiva critiche molto simili.
Per Platone Anassagora aveva promesso di spiegare con il Nous l’origine di
tutte le cose, venendo meno nei fatti a questa promessa. Continuò infatti a
spiegare la creazione delle cose in termini fisici come i suo i predecessori. Per
Aristotele invece il nostro usa il principio come un deus ex-macchina. Un quid
da chiamare in causa ogni volta che lo stesso non sa dare una spiegazione
precisa delle cose.
Occorre considerare che probabilmente Anassagora non intese mai con
l’espressione Nous indicare una superiore intelligenza nel senso cui pensarono
i suoi successori. La parola stava piuttosto ad indicare una più generica
anima o forza vitale.
Conclusioni
A distanza di secoli la contemporanea teoria del caos pare dare ragione più
ad Anassagora che a Platone ed Aristotele. Ancorché sia implausibile pensare
che lo sviluppo delle cose sia completamente irrazionale, è chiaramente
impossibile pensare che esse si sviluppino secondo un progetto intelligente o
“disegno divino”. Gli odierni studi sul caos hanno fatto emergere, piuttosto, la
possibilità di movimenti che per quanto non abbiano una predeterminabilità
non sono affatto né casuali, né arbitrai. I movimenti caotici hanno infatti una
loro regolarità interna, che però non da luogo ad una prevedibilità nel senso
della fisica tradizionale. Il movimento delle nubi non è certamente casuale
(segue delle leggi), ma ciononostante prevederne lo spostamento è cosa molto
più complicato.
In una partita a scacchi, per fare un’altro esempio, è relativamente facile
prevedere tutte le possibili combinazioni a partire da una prima mossa. Man
mano che ci spostiamo alle ipotetiche mosse successive, tuttavia, il compito
diventa via via più difficile, fino al punto in cui è completamente impossibile.
D’altronde solo un veggente potrebbe prevedere con esattezza come finirà una
partita, prima che venga giocata (o che tempo farà tra un anno). Questo
nonostante nel caso degli scacchi si parli di non più che di una ventina di mosse
possibili per ogni turno di gioco. La partita a scacchi è il risultato di un
movimento “intelligente”, non è certo il caso che muove le
pedine. Ciononostante il fine non è predeterminabile. Questa è grosso modo
la concezione di Anassagora del Nous.
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Per approfondire
Gli argomenti appena citati sono sufficientemente complessi e meritano
certamente un approfondimento diverso. A me serviva soltanto citarli nell’ottica
di sottolineare l’importanza dell’intuizione di Anassagora, tutt’altro che
banale. Per chi tuttavia volesse approfondire il tema può leggere il bellissimo
libro di Fritjof Capra “La rete della vita“, che inquadra questi argomenti in un
ottima cornice filosofica e molto fruible. Tra i testi scientifici, ma che conservano
ancora con un carattere divulgativo, consiglio invece Caos la nascita di una
nuova scienza di James Gleick.
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FILED UNDER: FILOSOFIA PRE-SOCRATICA TAGGED WITH: ANASSAGORA, CLAZOMENE, DIVENIRE,
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