A.S. 2005/06 - Appunti di filosofia - Alessandro Raffi I FISICI PLURALISTI I filosofi che la tradizione definisce pluralisti, e cioè Empedocle, Anassagora e Democrito, tentano di conciliare le posizioni contrapposte sostenute da Eraclito e da Parmenide, ovvero il divenire da una parte, e l'essere immutabile dall'altro. Essi cercarono anche di superare il monismo della scuola di Mileto, andando alla ricerca di una pluralità di principi che fosse in grado di spiegare sia la legalità del cosmo che la struttura del divenire. Dopo Parmenide, il divenire non poteva più essere concepito come un passaggio dall'essere al non essere e viceversa, ma come un passaggio da uno stadio dell'essere a un altro. Questa concezione si radicherà così profondamente in tutto il pensiero greco, da rendere impossibile pensare un Dio che crea 'dal nulla' così come proclama il monoteismo ebraico-cristiano. Per i fisici pluralisti, infine, si trattava di conciliare la verità del mutamento fenomenico, così come ci appare nelle realtà sensibili (e quindi l'affermazione del molteplice) con l'unità del cosmo inteso come ordine immutabile ed eterno, come originaria unità (e quindi l'unità dell'essere). Questa strategia era riassunta con lo slogan salvare i fenomeni, ovvero trovare una soluzione teorica adatta per spiegare la molteplicità e il divenire, due realtà che sono considerate evidenze inoppugnabili. Il motto dei pluralisti fu quello che sarà più tardi attribuito al chimico francese del Settecento Lavoisier: in natura nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. La materia che forma tutte le cose è da sempre presente nell'universo ed è indistruttibile, non può essere generata e nemmeno distrutta. La materia ha gli stessi attributi che gli eleati riferivano all'essere parmenideo. Inoltre, l'universo è un sistema chiuso, ovvero tutto ciò che l'universo contiene rimane costante, non cresce e non decresce in quantità. La materia però cambia aspetto, e quindi muta, perché i suoi elementi semplici e originari si uniscono e si disgregano ogni volta in combinazioni differenti (pensiero che si concilia con l'idea del divenire eracliteo). Tutto si trasforma, quindi, ma gli oggetti protagonisti di tale trasformazione sono i medesimi. Da notare che i fisici pluralisti teorizzarono per la prima volta quel modo di concepire la meccanica della materia oggi accettata dalla fisica moderna, ovvero una serie di elementi base che, combinati, formano tutte le altre sostanze (mentre la permanenza dell'essere è testimoniata dalla legge di conservazione dell'energia). EMPEDOCLE (492 - 432) Nativo di Agrigento, Empedocle è una figura enigmatica. La tradizione lo dipinge come scienziato, stregone, guru, uomo politico impegnato nella difesa della democrazia, scrittore di tragedie, sacerdote e negromante. Si dice anche che sia morto cadendo nell'Etna mentre vi si recava per certi suoi studi, o che si fosse suicidato intenzionalmente lanciandosi nel cratere. Per Empedocle, l'uomo è dotato di due facoltà egualmente importanti, i sensi e l'intelletto. I sensi sono come finestre sul mondo esterno. Non dobbiamo disprezzarli perché talvolta ci ingannano, anzi, dobbiamo imparare ad affinarli e a utilizzarli come fanno gli animali. L'uomo infatti sembra un essere che utilizza i sensi al di sotto delle loro reali possibilità conoscitive. Una volta raccolti i dati dei sensi si tratta di comporli in un quadro di insieme per ricavarne una teoria. E questo è compito dell'intelletto. Il principio che sta alla base della gnoseologia di Empedocle è: 'il simile conosce il simile'. La cosmologia di Empedocle è basata invece su una distinzione tra materia ed energia che sembra affacciarsi per la prima volta nella storia del pensiero occidentale. La materia è eterna, ingenerata e imperitura come l'essere parmenideo. L'apparenza della nascita e della morte va spiegata con l'unione e la separazione delle radici (rizomi) che compongono ogni cosa. Le radici 1 A.S. 2005/06 - Appunti di filosofia - Alessandro Raffi (più tardi chiamate da Platone elementi) sono il fuoco (associato a Zeus), l'aria (Era), l'acqua (Nesti) e la terra (Edoneo). Le differenze qualitative che distinguono ciascun elemento dagli altri, ci impediscono di pensare che possa esistere un elemento fondamentale della materia (l'archè) da cui tutti gli altri deriverebbero attraverso processi puramente quantitativi di rarefazione e condensazione, secondo la teoria avanzata dai filosofi di Mileto. Le differenze qualitative tra i quattro elementi sono quindi originarie e irriducibili. E tutto ciò che percepiamo con i sensi nasce dalla differente combinazione dei quattro rizomi originari. Il fatto che ogni elemento sia associato ad una divinità testimonia l'attitudine speculativa di un pensiero che non si è ancora del tutto separato dall'orizzonte mitico. L'energia, a sua volta, viene concepita da Empedocle attraverso l'opposizione dialettica di due forze cosmiche che pervadono ogni aspetto della materia: Amore e Odio. Questa concezione è chiamata anche pampsichismo: il cosmo è visto come un essere vivente su larga scala, vivificato dalle stesse forze psichiche elementari presenti nell'animo degli esseri umani. In un certo senso può essere considerata come una versione più raffinata dell'ilozoismo della scuola di Mileto. La forza che unisce le radici è l'Amore; quella che le divide, Odio o Contesa. (In questo modo Empedocle riesce a conciliare le due verità opposte proposte da Eraclito e Parmenide). La vita del cosmo può essere divisa in quattro cicli. Quando l'Amore prevale nella sua lotta contro la forza opposta, tutta la materia si comprime in uno Sfero (reminiscenza di Parmenide). In questa fase il mondo non esisteva perché tutto era identico e indistinto (Empedocle afferma: "[lo sfero] era una divinità che gode della propria completa solitudine"). In seguito l'Odio divise lo Sfero e diede origine al mondo così come lo conosciamo. Il mondo è quindi un insieme di Amore e Odio, né uno né l'altro, ma entrambi "miscelati" ed equilibrati (senza l'intervento dell'Odio nulla si sarebbe mosso...). Ma alla fine anche Amore è destinato a soccombere, e quando l'Odio prevale tutta la materia si polverizza in una nube cosmica caotica. Il caos pertanto non è lo stato originario della materia da cui è nato il cosmo, ma una fase intermedia, destinata a ritornare ogni volta che Odio prevale su Amore. Questa concezione ciclica del tempo si salda con l'idea dell'eternità della materia, e ne costituisce una sorta di corollario. ANASSAGORA (500 - 427) Secondo la tradizione Anassagora, nato a Clazomene, nella Ionia, attorno al 500 a.C., fu discepolo di Anassimene. Si trasferì ad Atene all'età di circa trent'anni, dove vi introdusse la filosofia. Ad Atene diventò maestro e amico di Pericle, e per questo motivo attirò su di sé l'ostilità dei molti notabili della polis che erano contrari alla politica del suo protettore. Il pretesto per screditarlo, con l'intento di colpire indirettamente il suo protettore politico, fu escogitato nel 432. Siccome Anassagora aveva affermato che il Sole e la Luna non sono divinità, bensì corpi inerti costituiti di fuoco e pietra, fu accusato di empietà, processato ed esiliato a Lampsaco sull'Ellesponto. Quello di Anassagora è il primo processo della storia intentato contro un filosofo con l'accusa di empietà e vilipendio alla religione. Ricollegandosi alla riflessione degli eleati, come Empedocle, Anassagora afferma che "la totalità delle cose è sempre eguale a se stessa". Egli esclude quindi il divenire nei due momenti del nascere e perire, se con questi termini si intende il passaggio dal nulla all'essere o dall'essere al nulla. Come ha insegnato Parmenide soltanto l'essere è, e il non essere non è. Applicando l'ontologia eleatica alla materia, Anassagora ritiene che la materia presente nel cosmo permanga in quantità costante, senza aumentare o diminuire. Ma, diversamente da Empedocle, non ritiene che l'origine di tutti gli elementi sia da ricercare in soli quattro elementi tradizionali, bensì in una molteplicità infinita di particelle corrispondente a ogni materiale presente in natura. I principi 2 A.S. 2005/06 - Appunti di filosofia - Alessandro Raffi della materia, che Empedocle aveva chiamato 'rizomi', nel linguaggio di Anassagora diventano i 'semi'. Esistono semi della carne, della roccia, del legno. Semi della linfa che scorre nelle piante, semi della pelle, e poi anche della terra, del fuoco e di tutte le altre sostanze. Sulla base del principio 'tutto è in tutto', Anassagora arriva a teorizzare la divisibilità all'infinito della materia. I semi sarebbero grandezze infinitesimali di materia diversa per qualità e caratteristiche, e in ogni più piccola particella di materia sarebbero presenti i semi di tutte le sostanze presenti nel cosmo. Ciò che differenzia i legno dalla roccia dal fuoco e così via è dovuto alla presenza maggioritaria del seme di quella sostanza rispetto agli altri. E quindi, la roccia è roccia perché in essa vi sono presenti in percentuale maggiore i semi della roccia rispetto ai semi delle altre sostanze presenti nel cosmo. I semi saranno chiamati più tardi da Aristotele omeomerie (parti simili). Quello che noi chiamiamo 'nascere' diventa così una riunione di omeomerie, mentre il processo che chiamiamo 'morire' è costituito dalla separazione delle particelle che prima stavano insieme in un unico organismo o corpo fisico. Ma qual è la causa motrice che permette ai semi di aggregarsi nelle cose in parti diverse e dare così origine alla diversità delle cose? Se Empedocle poneva due forze cosmiche, Amore e Odio, Anassagora propone una concezione monistica affermando che esiste una sola forza che muove l'universo dandogli una struttura ordinata. Questa forza è chiamata nous, termine che in greco significa Mente, Intelletto. Il nous è a sua volta costituito di semi, e non è un'entità immateriale o puramente spirituale. Ma a differenza dei semi di cui sono fatti gli oggetti del cosmo, i semi del nous hanno la proprietà di non mescolarsi con gli altri semi. Il nous pertanto è la forza cosmica che muove ogni cosa permeando tutta la materia dell'universo e imprimendolo un movimento ordinato. Dal miscuglio originario (il 'migma') in cui tutte i semi erano mischiati disordinatamente nel cosmo, il nous diede origine al cosmo imprimendo una spinta. In questo modo le particelle degli elementi leggeri si separarono da quelle degli elementi pesanti, in primo luogo l'etere igneo e l'aria. Gli elementi pesanti come acqua roccia terra e legno si ammassarono al centro dando origine al nostro pianeta. E fu così che dal caos primordiale nacque il cosmo come noi lo vediamo. Il complesso costituito dal nous e dai semi costituisce un sistema di cause meccaniche che sembra escludere il concetto di una provvidenza o di uno scopo in vista del quale i processi si verificano. Questa almeno è l'accusa che venne rivolta alla filosofia di Anassagora da parte di Platone e Aristotele, che restarono delusi da tale atteggiamento meccanicistico e materialistico. 3