Mattia Frigeri – 138930 – lezione del 20\12\2001 – ore 16:00\18:00 INTRODUZIONE La fluidodinamica è quel ramo della fisica meccanica che si occupa dello studio della dinamica dei fluidi; un fluido è una sostanza le cui molecole, possedendo pochissima coesione, sono libere di scorrere le une sulle altre. Un fluido offre resistenza quasi nulla alle deformazioni, e mentre la sua forma dipende dal recipiente o contenitore in cui è inserito, una data quantità di fluido possiede un volume ben definito. I fluidi che interessano il nostro studio sono quelli in movimento, e quindi un sistema congeniale potrà essere un condotto o una tubatura, un serbatoio collegato ad un tubo, un canale, etc. All’interno e con l’esterno di questi sistemi avviene sempre uno scambio di energia, che potrà assumere varie forme, ma si rifarà comunque ed in ogni caso al principio di conservazione, valido per ogni sistema esistente. Fu Bernoulli a dimostrare che l’energia si conserva anche nel caso del moto di un fluido all’interno di un condotto, e lo descrisse nella seguente equazione, chiamata appunto equazione di Bernoulli: w22 p w2 p gz2 2 1 gz1 1 l R 2 2 dove W1 ,W2 rappresentano le velocità, g è la costante di gravitazione universale, p1 , p2 sono i due valori della pressione, è la densità, l è il lavoro, R la resistenza e z1 , z 2 le quote piezometriche. LE PERDITE DI CARICO Lo studio degli scambi di energia nel sistema e tra il sistema e l’esterno riguarda le perdite di carico. Esso consiste nel calcolare l’intensità e quale tipo di energia viene dispersa a causa della viscosità del fluido, nonché alla presenza, lungo il percorso, di potenziali “ostacoli” come ad esempio curvature all’interno del tubo, valvole o rubinetti. Tali perdite vengono divise in due gruppi principali: - Perdite di carico distribuite (variano in base all’introduzione nel sistema di varie accidentalità) - Perdite di carico concentrate (dipendenti dalla viscosità del fluido ed alla lunghezza del tubo preso in considerazione) Più in generale: Rtot Rdistr . Rdistr . -1- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico Densità Sezione 1 TUBO IDEALE: non presenta valvole, rubinetti, cruvature, etc. Sezione 2 p1 p2 Rubinetto semichiuso Sezione 1 TUBO NON IDEALE p1 Densità Sezione 2 p2 L’ equazione di Bernoulli è inoltre in grado di fornirci il valore del calo di pressione e il valore della resistenza, dipendenti dall’attrito del fluido con le pareti tra le due sezioni del condotto, grazie alla seguente formula: R p1 p 2 PERDITE DISTRIBUITE Il calcolo delle perdite distribuite è molto complesso ed il suo risultato non è mai assoluto (necessita di molteplici esperimenti). Dall’equazione si nota infatti che R dipende da vari parametri: R f , D, Re dove D rappresenta il diametro del tubo, Re è il numero di Reynolds (definisce le condizioni del fluido: turbolenza, moto laminare) e la scabrezza della superficie lungo le pareti del tubo, come mostrato in figura: -- 2 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico La scabrezza rappresenta l'altezza tra "gola" e "punta" della superficie scabra TUBO QUALSIASI Superficie scabra Parete del tubo Attraverso vari esperimenti, in seguito, è stato dimostrato che per arrivare a conoscere la stima delle perdite distribuite è sufficiente utilizzare la seguente formula: W2 L R 2 D dove è il coefficiente di attrito, L la lunghezza del tubo e W2 l’energia cinetica. 2 Tramite questa importante equazione gli studiosi sono stati in grado di tracciare il diagramma conosciuto come abaco di Moody, le cui coordinate, in scala logaritmica (10, 100, 1000) sono il coefficiente d’attrito ( ) e il numero di Reynolds ( Re ). Moto laminare Moto turbolento Re Zona di transizione (valore critico di Re) -- 3 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico Il diagramma di Moody viene convenzionalmente diviso in tre zone principali: - Parte laminare: nel moto laminare ciascuna molecola del fluido procede secondo una traiettoria regolare e definita. Situata all’immediata sinistra del diagramma, la parte laminare è la meno comune e compare solitamente in presenza di fluidi ad alta viscosità o tubi che posseggono pareti minimamente scabre. Il valore del coefficiente di attrito è costante e vale sempre 64 Re - Parte di transizione: è la situazione più difficile da studiare, nella quale il comportamento del fluido è piuttosto ambiguo. Dato che è inoltre una zona ristretta si tende ad accettare valori intermedi tra gli altri due casi. - Parte turbolenta: E’ il caso più comune, dato che la maggior parte della superficie dei tubi esistenti è più o meno scabra. In queste circostanze è molto semplice calcolare il valore d’attrito e delle perdite semplicemente conoscendo la scabrezza relativa ed il numero di Reynolds. In caso di moto altamente turbolento le curve D considerate diventano quasi parallele. Se Re è dunque possibile calcolare direttamente conoscendo la scabrezza relativa. DIAMETRO EQUIVALENTE Non sempre i tubi a cui bisogna riferirsi presentano una sezione circolare e di conseguenza un diametro di circonferenza a cui fare testo. Ma anche in questi casi la sostanza non cambia, è sufficiente introdurre il concetto di diametro equivalente. De 4A 2 pbagnato Ecco alcuni esempi: TUBO A SEZIONE QUADRATA De L -- 4 -- 4 L2 L 4L Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico TUBO A SEZIONE DI TRIANGOLO EQUILATERO 31 4 L L 2 2 L 3 De 3L 3 L SEZIONE DI TUBO A "CANALETTA" L1 A L3 L2 2 pbagnato L1 L2 L3 De 4A L1 L2 L3 PERDITE CONCENTRATE In generale lo studio delle perdite concentrate risulta molto più semplice di quello per le perdite distribuite, dato che: Rconc. W2 2 per cui f geometria , ovvero dipende dalla particolare geometria del tubo. -- 5 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico Alcuni casi generali: CURVATURA (90 ) 90 = 2,0 CURVATURA (45 ) = 0,6 IMBOCCO (collegamento tra un serbatoio ed un tubo) = 0,5 -- 6 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico VALVOLA A SARACINESCA APERTA (i serramenti sono sempre causa di un minimo attrito) Saracinesca = 0,4 VALVOLA A SARACINESCA CHIUSA (impedisce per intero il passaggoi dell'acqua) Saracinesca Come afferma la legge della lunghezza equivalente, posso pensare al concetto di discontinuità (curve, saracinesche, imbocchi), come ad un tubo ideale tanto più lungo quanto maggiore è il livello di attrito provocato dalla mia discontinuità, riportandomi quindi al concetto delle perdite distribuite. p Leq W 2 W2 2 D 2 p differenza di pressione Esperimenti di laboratorio sono stati in grado di fornirci il seguente diagramma, il quale permette di ricavare la lunghezza equivalente in base al diametro e ad un numero ideale al quale corrisponde uno specifico caso di studio -- 7 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico Leq n dello studio Diametro 1000 2 10 3 7.5 5 14 2.5 100 1 0.1 18 ESEMPIO DI ESERCIZIO SVOLTO Determinare la velocità di uscita e la portata di un tubo collegato ad un serbatoio, sapendo che: H = 2m L = 4m D = 2 cm H p1 H2 O = 0.5 90 PERDITE CONCENTRATE p2 W2 =2 -- 8 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico Sfruttando il teorema di Bernoulli so che W1 0 : p p1 1 2 W2 0 2 gH 0 R 2 (1) inoltre p2 p1 0 dato che siamo sotto la comune pressione atmosferica! L’unica incognita che mi rimane è dunque W2 , una volta imposto che: W2 L W 2 R Rconc. Rdistr . 2 D 2 Sostituisco quindi nella (1) ed ottengo allora la seguente identità, la quale è molto importante dato che ci aiuta a risolvere i problemi in cui è sempre presente un serbatoio ed uno sbocco: W2 2 gH 1 L D Tuttavia a questo punto non si è a conoscenza del valore di , il quale non è fisso ma dipende dal numero di Reinolds (il quale a sua volta varia in funzione della velocità). Se conosco i valore di controllo l’abaco di Moody e scelgo la retta che soddisfa le mie condizioni. In caso contrario sono costretto a proseguire per iterazione: PROCESSO PER ITERAZIONE Prendo in considerazione la zona di alta turbolenza, nella quale essendovi rette quasi parallele, non varia con il variare del numero di Reinolds (inoltre non avrebbe 64 alcun senso procedere all’interno della parte laminare, dove so già che . Re Il calcolo della velocità nel processo per iterazione va conseguito in seguito a molteplici tentativi e prevede l’utilizzo di una tabella e del diagramma di Moody. Consiste nel dare a caso un valore di , trovare la rispettiva velocità calcolata e riportare tale valore sotto la colonna delle velocità tentate a capo. Utilizzando quest’ultimo passaggio è necessario calcolare i valori di Re, , Wcalc . sino a che Wtent . Wcalc. (Per comodità il percorso è stato numerato). -- 9 -- Lezione del 20/12/2001, ore 16:00 – 18:00: Perdite di carico Tentativi a b c 2,20 m/s 2,156 m/s Re Wtent . 3 7 44000 43000 0,023 0,0247 0,025 4 8 1 5 9 Wcalc . 2,20 m/s 2,156 m/s 2,15 m/s 2 6 10 (b): Wtent . Wcalc. procedo di nuovo (c): Wtent . Wcalc. approssimazione sufficiente Moto laminare Moto turbolento 0,025 43000 Re Ora conoscendo W = 0,15 m/s sono in grado di calcolare la portata, come richiesto dal problema. Si ricorda che: 3 W D2 3 m PortataQ W A 0,675 10 s 4 -- 10 --