Assemblea diocesana Omelia all’ Eucaristia (Basilica di San Marco, 10 aprile 2005) Venerato e caro Patriarca, e voi tutti, fratelli e sorelle carissimi, 1. siamo qui, raccolti nel nostro San Marco: in cuore portiamo il ricordo struggente dei giorni della passione, morte e sepoltura del nostro amato Papa Giovanni Paolo II e dei giorni della sua glorificazione. Siamo consapevoli d’aver vissuto una stagione di grazia e ne benediciamo il Signore: eterna è la sua misericordia. Ora siamo uniti alla Chiesa universale che, sostenuta da Maria, la Madre di Gesù, persevera unanime nell’invocazione dello Spirito Santo perché mostri al Collegio dei Cardinali quello che Lui ha eletto per assumere il ministero di successore di Pietro. Ci sostiene la certezza che il Signore Gesù, il Risorto, ama la sua Chiesa, l’accompagna e l’assiste, come fa lo sposo con la sua sposa. In questo contesto, grave e solenne, noi stiamo vivendo un “evento mirabile”, cioè un intervento divino di salvezza, anche nella vita della nostra Chiesa. L’assemblea diocesana intorno all’Eucaristia, presieduta dal Vescovo, col quale concelebrano i presbiteri, è l’espressione più alta del mistero della Chiesa. In mezzo a noi è presente il Signore Risorto che ci dona il suo Spirito. Questa fede ci riempie il cuore di gioia e di speranza operosa. La grazia più grande di questo momento è la nostra comunione con il Signore, col nostro Patriarca e fra di noi: una grazia da vivere e da testimoniare, qui, oggi, e poi nella vita di tutti i giorni, traducendola nell’impegno, personale e comunitario, di irradiare le energie della risurrezione, che sono in noi; energie capaci di trasformare la storia, facendo fiorire i segni del Regno annunziato da Gesù. 2. L’esperienza che stiamo vivendo ci rinvia al cuore della Chiesa: il nostro Patriarca, successore degli Apostoli, ci ha convocati e ci ha parlato. Egli ha attualizzato per noi la parola del Signore e ci ha tracciato le strade della nostra fedeltà al Vangelo nel mondo di oggi. Noi l’abbiamo ascoltato con fede. Ora, nell’Eucaristia, rendiamo grazie a Dio Padre per quanto ha compiuto in mezzo a noi con la potenza dello Spirito. E poi dilateremo la grazia di oggi alla vita di tutti i giorni, aprendo così la strada al dono che il Signore ci sta preparando con la Visita pastorale. 3.La parola di Dio che abbiamo ascoltato illumina la nostra assemblea. L’Apostolo Pietro (At 2,14.22-32), sul quale era appena sceso lo Spirito Santo nella Pentecoste, proclama il cuore della fede cristiana: la risurrezione di Gesù di Nazaret. Egli, accreditato da Dio che operava per mezzo di lui miracoli, prodigi e segni, è stato per mano di empi inchiodato sulla croce e ucciso. “Ma il Padre lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere”. E Gesù, risorto, non muore più. Questo è il fondamento della nostra fede; da qui trae forza il nostro impegno a testimoniare che il Signore risorto chiama a speranza tutta la storia dell’uomo: il suo lavoro, la ricerca scientifica, i sui affetti, le sue fatiche… L’evangelista Luca, nel suo Vangelo, narrandoci del Risorto, ci svela il mistero della Chiesa e, quindi, svela anche il nostro mistero. Egli racconta di due discepoli del Signore che, proprio il primo giorno della settimana, abbandonano Gerusalemme, delusi e amareggiati per quanto vi era accaduto. Ed ecco che il Risorto li affianca (essi però non lo riconobbero) e chiede loro: “Che discorsi state facendo fra voi?”. Si fermarono col volto triste: “Tu solo sei così forestiero a Gerusalemme da non sapere ciò che vi accaduto in questi giorni?”. “Che cosa?”, domandò. “Tutto ciò che riguarda Gesù di Nazaret, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo. I sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e l’hanno crocifisso. Noi speravamo …ormai però sono passati tre giorni…”. Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alle parole dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella gloria?”. E, svolgendo loro le Scritture, spiegò che quanto era accaduto a Gesù “doveva accadere”: perché così era scritto e tale era il piano di salvezza voluto dal Padre. Così discorrendo, arrivarono al villaggio a cui erano diretti, mentre ormai calava la sera. E siccome lo sconosciuto accennava ad andare oltre, gli dicono: “Rimani con noi, perché si fa sera…”. Ed ecco, mentre cenava con loro, “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzo e lo diede loro”. A quel gesto evidentemente “eucaristico” si aprirono i loro occhi e riconobbero che era il Risorto. Ma egli si sottrasse dalla loro vista. Allora si dissero: “Non c’era come un fuoco che bruciava in noi mentre egli parlava?”. E senza indugio, ritornarono a Gerusalemme, per dire agli Undici e ai discepoli, ivi riuniti, che il Signore era risorto ed era stato con loro per tutta la strada che avevano fatto. 4. Questa pagina evangelica, mentre narra un evento del Risorto, ci svela il mistero della Chiesa e, quindi, anche di questa nostra assemblea. Quante volte anche noi siamo tentati di abbandonare “Gerusalemme”, cioè le nostre situazioni concrete di vita perché non comprendiamo più il Signore: ma perché Gesù non scende dalla croce e perché, lui che lo può, non prende in mano l’andamento delle cose? Ci pare tanto assurdo che a “perdere” sia Dio; Dio non può, non deve perdere…Quante volte ci viene da dire: “Signore, dove sei?. Non t’importa che la tua Chiesa sia inascoltata e che noi periamo?”. Noi facciamo fatica a capire e ad accettare la legge del chicco di grano che deve morire nel terreno per portare frutto. Gesù però non ha cercato se stesso e non è vissuto per se stesso, ma si donato. Nel dono di sé ha realizzato la qualità propria della vita divina: Dio è amore, Dio è dono. Per questo Gesù ha detto:“c’è più gioia nel donare che nel ricevere”. “Seguire Gesù” sulla strada della fede e del dono di sé - portando la sua croce, cioè la fedeltà al Vangelo - è il codice per comprendere la vita del discepolo di Gesù. Ed è la più grande sfida offerta alla nostra libertà! 2 Nella luce della Pasqua, la croce di Gesù non è più scandalo, ma rivelazione suprema dell’amore di Dio Padre che ci ha donato il Figlio: e ce l’ha donato mentre noi eravamo peccatori!. Così è scritto. 5. In tal modo Gesù ci insegna a leggere le Scritture per comprenderne il senso profondo: tutte le Scritture parlano di Gesù, di lui crocifisso e glorificato, e tutte conducono a Lui. 6. La pagina di Luca ci insegna ancora che, dopo la sua glorificazione, il Risorto non lo si vede più con gli occhi del corpo, ma con “gli occhi di Dio”, cioè con la fede. E lo si incontra soprattutto nell’Eucaristia: essa raduna la comunità, la fonde nell’unità e la manda nel mondo, per attestare a tutti che noi non siamo fatti per la morte, ma per la vita. Noi, come Tommaso, vorremmo “vedere e toccare”. Ma “beati coloro che crederanno senza aver visto”. Ripeto: nell’Assemblea eucaristica che celebra i misteri di Gesù, nel fratello che ha bisogno di noi, nella Chiesa che ci legge le Scritture e, nella grazia dello Spirito Santo, ce le dissigilla… lì noi incontriamo realmente il Risorto; lì egli ci svela il suo volto. 7. Però dall’assemblea eucaristica, fatta l’esperienza dell’incontro con il Signore Risorto, noi dobbiamo partire senza indugio per tornare “nella città”, cioè nelle situazioni di vita che ci attendono il lunedì, il martedì… L’Eucaristia ci manda nella storia: “Mi sarete testimoni fino agli ultimi confini della terra”. Ricordandoci delle parole del Signore: “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli se vi amerete gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Che è come dire: “Farete le stesse cose che facevo io e ne farete di più grandi”. Che vuol dire: amare i fratelli, specialmente i più bisognosi ed emarginati, come faceva Gesù, amare il mondo con le sue fatiche e le sue speranze, amare l’impegno sociale e politico per umanizzare il mondo, promuovere la solidarietà, la condivisione l’accoglienza del forestiero e la sua integrazione. E tutto questo anche quando sarete soli a pensare in questo modo e, magari, sarete irrisi… “Mi sarete testimoni”.E così porteremo a compimento nella nostra vita il mistero di Gesù, e aggiungeremo al libro del Vangelo la pagina della nostra vita, come gli Atti degli Apostoli portano a compimento il mistero di Gesù narrato da Luca nel suo vangelo: perché noi siamo il corpo di Gesù. Quel Gesù che “oggi” agisce col nostro volto, il nostro cuore e le nostre mani: noi, nutriti di Vangelo e di Eucaristia, inchiodati sulla croce della storia degli uomini, nostri fratelli. Per essere come Lui testimoni dell’Amore del Padre. 3