Skip to primary navigation Skip to content Skip to footer IL BARATTOLO DELLE IDEE LA FILOSOFIA PER TUTTI header-right Main navigation o o o o o o Filosofia Gli spilli Filosofia Pre-socratica Filosofia antica Filosofia medievale Filosofia moderna Filosofia post hegeliana Appunti traduzioni Claudia Rademacher Arte In cucina Ai fornelli il lievito Il pane pizza Poesie Rime e congiuntivi A corpo libero Dall’amore All’amore Rabbia e colpa Ricomporsi Disegni A Francoforte Primi disegni Ritorno A colori I parte A colori II parte A colori III parte Il bianco Il nero o o o o o Maxi Ultimi lavori Il diario Relazione Riflessioni Vecchi post Social plus+ Forum plus Libri, Film, Opere D’Arte Relazioni Pensieri Presentati Login Chi sono OTTOBRE 19, 2016 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT Locke: saggio sull’intelletto umano Tweet Fondatore dell’empirismo inglese, componente di fondo della corrente illuministica. Per l’illuminismo la ragione è un insieme di poteri limitati dall’esperienza. La quale è intesa come 1) fonte e origine del processo conoscitivo, 2) e come criterio di verità (per Cartesio il criterio era il metodo, per Aristotele l’essere, per i cristiani Dio). Il primo aspetto collega l’empirismo alla tradizione anti-innatistica della filosofia occidentale. Il fatto che il criterio di verità sia costituito dall’esperienza, impedisce di considerare valide tutte quelle conoscenza che hanno come oggetto entità sovra-empiriche (Io, Dio, etc. etc.) questo fa dell’empirismo una corrente anti-metafisica. La filosofia è dunque intesa come analisi del mondo umano nei suoi vari campi (per Aristotele scienza dell’essere). RAGIONE ED ESPERIENZA: Per Locke la ragione non possiede nessuno di quei caratteri che Cartesio le aveva attribuito (res cogitas). Non è unica e uguale in tutti gli uomini perché essi ne partecipano in misura diversa. Non infallibile, perché spesso le idee di cui dispone sono di un numero troppo limitato o sono oscure o non concatenabili in ragionamenti. La ragione NON PUO’ RICAVARE DA SÈ IDEE E PRINCIPI: deve ricavarli dall’esperienza che ha sempre limiti e condizioni. Con Locke nasce la prima indagine critica della filosofia moderna (critica perché è la ragione che riflette su se stessa e scopre i propri limiti. Il saggio sull’intelletto umano è a sua volta un prodotto dell’intelletto), ovvero la prima indagine diretta a stabilire l’effettive possibilità umane con il riconoscimento dei limiti che sono propri dell’uomo. La ragione prende coscienza dei suoi stessi limiti ed è chiamata a dire quali sono. Questi limiti sono connaturati alla ragione stessa, in quanto finita e in quanto legata all’esperienza. È l’esperienza infatti che fornisce alla ragione il materiale che essa adopera. IDEE SEMPLICI E LA PASSIVITA’ DELLA MENTE: Locke distingue infatti tra idee semplici e idee complesse. Le idee semplici sono gli elementi di ogni sapere umano (gli attributi oggettivi della cosa, senza la cosa). La ragione, partendo dalle idee semplici, può bensì combinarle nei ragionamenti ottenendo idee complesse, ma anche in questa sua attività deve essere controllata dall’esperienza. La ragione controllata dall’esperienza impedisce all’uomo di avventurarsi in problemi che oltrepassano l’esperienza e con essa le sue reali capacità. – Le idee derivano esclusivamente dall’esperienza: non sono il frutto di una attività della mente, ma risultato di una ricezione passiva della realtà. Esiste una realtà esterna dalla quale origineranno le idee di sensazione, e una realtà interna dalla quale originano le idee di riflessione. Idee di sensazione sono le qualità delle cose (rosso, alto etc. etc.), idee di riflessione sono tutte le attività dello spirito. – L’idea per Locke non corrisponde alla sostanza delle cose (vedi Platone), ma è il semplice oggetto del pensiero, essa esiste solo in quanto viene pensata, non in quanto esiste nella realtà. Contro l’idea che vi siano idee innate Locke argomenta che se così fosse esse dovrebbero esistere anche nei bambini e nei selvaggi. Ma poiché da queste persone non sono pensate esse non esistono in loro e quindi non possono essere considerate innate. – Se tutte la conoscenza risulta da idee e le idee, in quanto non ve ne sono di innate, derivano dall’esperienza. L’analisi della capacità conoscitiva dovrà innanzitutto fornire una classificazione di tutte le idee che l’esperienza ci fornisce. L’esperienza fornisce solo idee semplici, quelle complesse sono un prodotto del nostro spirito. L’intelletto non può creare ne distruggere un idee semplice. Questo è il lImite dell’intelletto umano: NON POTERE ANDARE OLTRE L’ESPERIENZA. VeDI CATALOGO. L’ATTIVITA’ DELLA MENTE E LE IDEE: Nel ricevere le idee semplici lo spirito è passivo, diventa attivo nel servirsi delle idee semplici, come materiale per costruire le idee complesse, ovvero nel riunire e organizzare in vario modo le idee semplici, nelle idee complesse o generali. Le idee complesse si dividono in tre categorie: 1) I modi, 2) le sostanze, 3) le relazioni. I modi sono le idee non sussistenti di per sé, ma solo come manifestazioni della sostanza. Le sostanze sono idee complesse (frutto della attività della mente) che vengono considerate esistenti di per se stesse. La relazione è il confronto di un idea con un’altra. La sua analisi è fondamentale per capire l’idea di sostanza. LA SOSTANZA: Considerando che le varie idee semplici sono costantemente unite fra loro, la nostra mente è portata a considerarla come un’unica idea semplice e poi poiché non immagina come una idea semplice possa esistere di per sé si abitua a supporre che esista sotto di esse un sostrato che ne costituisca la base. Questo sostrato costituisce la sostanza (ovvero un invenzione della mente) e supera la testimonianza e dunque il limite dell’esperienza: su di essa non è possibile indagare. Ciò vale sia per la res extensa che per la res cogitas. Il primo è il sostrato sconosciuto delle qualità sensibili, la seconda il sostrato delle operazioni dello spirito. L’IO: l’attività dello spirito è anche quella del porre o riconoscere le relazioni. Nascono così le relazioni e i nomi relativi con cui si indicano le cose che sono poste in relazione. Le relazioni fondamentali sono quelle di causa ed effetto i di identintà e diversità. Egli scorge l’identità nella coscienza che accompagna gli stati interni (se penso all’oggetto, penso anche a me che penso all’oggetto, non percepisce soltanto, ma percepisce di percepire). A tutte le sensazioni o percezioni si accompagna la coscienza che è il suo Io a sentire o percepire (il cogito di Cartesio). LE IDEE GENERALI infine non indicano nessuna realtà. I nomi generali sono segni di idee generali e le idee generali segni di un gruppo di cose particolari. Alle idee generali non corrisponde realtà alcuna, ma sono piuttosto un certo rapporto di somiglianza tra le cose particolari, che sono le cose esistenti. LA CONOSCENZA E LE SUE FORME: L’esperienza fornisce il materiale della conoscenza, ma non è la conoscenza stessa. Essa ha a che fare con le idee, ma consiste nella percezione di un accordo o un disaccordo tra di loro. La conoscenza può essere o intuitiva o dimostrativa. 1) intuitiva quando l’accordo è visto immediatamente, 2) dimostrativa quando l’accordo viene reso evidente, mediante l’uso di idee intermedie dette prove. La dimostrazione è dunque una catena di conoscenze intuitive. La certezza della dimostrazione si fonda su quella dell’intuizione, e dato che nei passaggi dimostrativi è possibile l’errore, la conoscenza dimostrativa è assai più insicura di quella intuitiva. 3) conoscenza delle cose esistenti al di fuori delle idee (le sostanze in sé e per sé). Se lo spirito nei suoi ragionamenti non ha a che fare se non con idee e se la conoscenza è l’accordo o il disaccordo tra le idee (il come), come è possibile conoscere le cose in sé al di là della mia percezione (il che cosa?). La conoscenza basandosi sull’esperienza, per Locke è vera solo se c’è conformità tra idee e cose reali, ma se le cose reali non sono oggetto di conoscenza, come sarà possibile la verifica? Ci Sono tre realtà L’io, Dio e le cose e tre modi diversi per giungere alla certezza di questa realtà. IO: abbiamo la conoscenza dell’esistenza del nostro io attraverso l’intuizione. Locke si avvale del procedimento Cartesiano. Penso dunque sono. DIO: attraverso al dimostrazione. Locke rielabora la prova causale della tradizione: Il nulla non può produrre nulla, se c’è qualcosa questa è stata prodotta da qualcosa e non potendosi risalire all’infinito si deve ammettere l’esistenza di una Causa prima che ha prodotto ogni cosa. COSE: attraverso la sensazione. Per quanto riguarda l’esistenza delle cose, l’uomo non ha altro mezzo per conoscerle se non la sensazione attuale. Non c’è nessun rapporto necessario tra l’idea e la cosa cui essa si riferisce. L’idea potrebbe esserci anche se non ci fosse la cosa. Il fatto che riceviamo una sensazione dall’esterno da cui origina l’idea ci dimostra che qualcosa esiste fuori di noi. Questa certezza basta a garantire la realtà della cosa esterna. Non è ammissibile che le nostre facoltà ci ingannino a tal punto (principio d’evidenza). La certezza che la sensazione attuale ci dà dell’esistenza delle cose esterne pur non essendo assoluta è sufficiente per tutti gli scopi umani. Ci sono però ragioni supplementari che dimostrano che le idee dipendono dalle cose: Le idee ci mancano quando ci manca il relativo l’organo sensorio. Le idee sono prodotte nel nostro spirito senza che le possiamo evitare (da una causa esterna). Le idee sono accompagnate da piacere e dolore, quando sono ricordate non sono accompagnate da piacere o dolore. I sensi si fanno testimonianza reciproca (tatto e vista confermano l’esistenza di una stessa cosa e ne rafforzano la certezza dell’esistenza). La certezza dell’esistenza si ha solo nell’atto del percepire, mentre è solo ragionevole supporre che esistano anche quando noi non le percepiamo. – La conoscenza probabile è la più estesa ed è la conoscenza per la quale la verità si afferma per la sua conformità all’esperienza, o alla testimonianza di altri uomini. Conoscenza certa e probabile determinano lo spazio della ragione, da cui và distinta la fede che è fondata soltanto sulla rivelazione. La ragione rimane tuttavia il criterio della fede perché solo essa può decidere sull’attendibilità e sul valore della rivelazione. La fede non può né turbare, né negare la ragione, ma solo condurla laddove lei non può arrivare da sola. Se essa prescindesse dalla ragione tutte stravaganze e i fanatismi sarebbero inconfutabili (es. i fattucchieri, cartomanti ecc.). More from my site Schelling: riassunto. L’identità di Spirito e Natura Spinoza Kant: critica della ragion pura Hegel: La logica Hume Leibiniz Condividi: Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Fai clic qui per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) FILED UNDER: FILOSOFIA MODERNA Previous Post Next Post I liked a @YouTube video https://t.co/udppbepvKA farina: come sceglierla | impastiamo | CasaSuperStar Yesterday at 1:17 pm Footer Filosofia Appunti Gli spilli o Filosofia antica o Filosofia medievale o Filosofia moderna o Filosofia post hegeliana Percorsi Traduzioni o Claudia Rademacher Più letti Feuerbach: Riassunto. 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Ma veramente buon… https://t.co/RWmFzUMAG7 giugno 1, 2017 8:20 pm Posts MALATO TERMINALE IO ROM AL PROFESSORE CHANGE GITANI LA FORMA DELL'ACQUA ARTICOLO 32 IL DUBBIO FELICITA' E DOVERE GLI SPILLI I CAVALIERI DELLO ZODIACO Copyright © 2017 Il barattolo delle idee Il barattolo delle idee WordPress.org o Documentazione o Forum di supporto o Riscontro LoginRegistrati