RAFFREDDORE E INFLUENZA: INSIDIE DELL'INVERNO
Dott. Roberto Reginelli
Si parla comunemente di "Malattie da raffreddamento",
riferendosi con tale termine a quelle malattie che sono solite
comparire o, comunque, diffondersi largamente nelle stagioni fredde.
In effetti, anche se nessuno studio controllato è stato in grado di
dimostrare un legame tra freddo e certe patologie, è osservazione
comune che è più facile ammalarsi, ad esempio, di rinite e bronchite,
quando la temperatura ambientale si abbassa bruscamente.
Ogni mamma ripete al proprio figlio: "Non prendere freddo,
altrimenti ti ammali!", ma, ovviamente, non si chiede se il freddo
favorisca la malattia riducendo le difese locali delle mucose o,
piuttosto, penalizzando il sistema immunitario di tutto l'organismo!
In realtà, se il freddo è una "concausa" delle malattie che stiamo
trattando, la loro causa è sempre un agente infettivo: in particolare,
per il raffreddore e l'influenza, si tratta di virus.
Questo agente infettivo trova, nei periodi autunnali e invernali,
le condizioni migliori per la sua moltiplicazione e la sua diffusione da
persona a persona, trasferendosi da un malato a un sano spesso
mediante l'inalazione di microgocce di secrezioni (aerosol) emesse
con sternuti e tosse, altre volte con il contatto di oggetti comuni
toccati con le mani contaminate (questo vale in particolare per i
bambini). Il soggiorno prolungato in luoghi chiusi e magari
sovraffollati, lo scarso ricambio di aria degli ambienti stessi, il
frequentare le comunità pediatriche (asili, scuole), sono tutti elementi
che moltiplicano le possibilità di contagio in queste stagioni.
1. Regole per prevenire l'influenza.
L'ideale sarebbe evitare di venire a contatto con chi è portatore
del virus, ma questo, nella pratica, è impossibile, a meno che non ci si
voglia isolare completamente. Ad ogno modo, si può aver cura di non
frequentare luoghi eccessivamente affollati, soprattutto in corso di
epidemie, di favorire periodici ricambi dell'aria degli ambienti
domestici e di lavoro, di alimentarsi in modo sano e, per i soggetti a
maggior rischio di contagio e di complicanze, di vaccinarsi. Utile si è
dimostrato anche un farmaco, l'Amantadina, che ha una azione
antivirale (in particolare contro il virus dell'Influenza di ceppo A).
2. Vaccini influenzali: quando farli e dove trovarli?
Se il vaccino e i virus in circolazione sono correlati (non è
sempre così, purtroppo, per le continue mutazioni virali!), si ha una
protezione che va dal 50 all' 80 % (quindi non è una protezione
assoluta!).
La vaccinazione è raccomandata negli individui che possono
presentare un aumentato rischio di complicanze dell'influenza (quali,
per esempio, gravi polmoniti e broncopolmoniti con sovrapposizione
di infezione batterica, aggravamento di patologie preesistenti): quindi
cardiopatici cronici, broncopneumopatici cronici, asmatici, anziani,
specie se residenti in istituti per malati cronici; inoltre: diabetici,
nefropatici,
pazienti
con
particolari
malattie
del
sangue
e
immunodepressi in genere. E' bene che si vaccinino anche coloro che
stanno a contatto con soggetti a rischio di complicanze.
La vaccinazione anti-influenzale va fatta all'inizio dell'autunno,
comunque prima dell'arrivo dell'ondata epidemica e deve essere
somministrata con cadenza annuale, per mantenere l'immunità.
La
somministrazione
di
vaccino
antiinfluenzale
è
controindicata nelle rare persone allergiche all'uovo, a meno che esse
non intraprendano prima un programma desensibilizzante.
Il vaccino viene somministrato gratuitamente negli ambulatori
dei Distretti Sanitari, presso i quali ci si può recare con la richiesta del
Medico Curante, che abbia accertato la condizione di rischio. Gli
individui ultra-sessantacinquenni, considerati - per legge - tutti a
rischio, possono presentarsi direttamente ai Distretti, senza richiesta
del Medico. I preparati vaccinici si possono anche acquistare presso le
Farmacie.
3.Come superare una brutta influenza?
Normalmente l'influenza si manifesta bruscamente con febbre
alta, mal di testa, malessere, dolori muscolari, starnuti, tosse secca e
stizzosa e mal di gola, talora sintomi intestinali. In genere si guarisce
"spontaneamente" in una settimana circa. Qualche volta i sintomi
sono più lievi, poco più di un semplice raffreddore (in questi casi
bisogna dubitare che si tratti di vera influenza: spesso è in gioco un
altro virus "più benigno"), altre volte essi sono particolarmente
marcati, magari con accentuazione dei disturbi respiratori e imponente
prostrazione. E' evidente che tali forme, soprattutto se colpiscono un
anziano o un malato cronico, possono determinare condizioni di
rischio, sia per le complicanze infettive, quali le broncopolmoniti
(primitive o da sovrapposizione batterica), sia per l'aggravarsi di
patologie croniche concomitanti, come una cardiopatia o una
bronchite cronica.
In tutti i casi si raccomandano il riposo a letto, una adeguata
idratazione (soprattutto se c'è febbre elevata), l'uso sintomatico di
antipiretici (ad esempio paracetamolo); raramente sono necessari
sedativi della tosse.
In caso di complicanze o di aggravamento di malattie
preesistenti, è necessario un costante controllo del medico, che, di
volta in volta, può stabilire la necessità o meno di ulteriori presidi
terapeutici (ad esempio antibiotici nel sospetto di sovrapposizione di
agenti infettivi batterici).
E' pure necessaria una adeguata convalescenza, con ritorno
graduale alle comuni attività, soprattutto se la forma è stata
"impegnativa".
4.Quando è il caso di preoccuparsi per la febbre alta?
In generale, la febbre alta (sopra i 38°C) deve sempre
preoccupare: del resto, anche per una febbricola, va sempre ricercata
una causa.
La febbre può essere l'espressione di innumerevoli malattie,
qualche volta infettive, altre volte non infettive. Se non c'è
compromissione di funzioni vitali e l'unico sintomo è la febbre, è
lecito (e in alcuni casi doveroso, anche per il medico) attendere,
perché la situazione si chiarisca. In altri casi è bene agire subito per
evitare l'aggravarsi della patologia.
Nel caso della febbre da sindrome influenzale, è consigliabile
un trattamento sintomatico con antiinfiammatori (paracetamolo in
particolare), che alleviano anche la cefalea. Particolare attenzione si
deve prestare ai bambini piccoli, che, con la febbre, possono
disidratarsi facilmente e, in rari casi, andare incontro a episodi
convulsivi.
5.Quali rimedi "della nonna" sono ancora utili?
Alcuni dei rimedi che l'uso popolare ha tramandato (borsa del
ghiaccio, bevande idratanti, dieta leggera), sono frutto del buon senso
e possono senz'altro essere messi in opera per avere un poco di
sollievo.
6.Quali
sostanze
è
preferibile
assumere
per
favorire
la
convalescenza?
Direi che una dieta leggera, una buona idratazione (con
attenzione nei cardiopatici e nei nefropatici), un eventuale apporto di
vitamina C (che, a dosi "farmacologiche", sembra avere un effetto
positivo) possono bastare. Il Medico e il Farmacista potranno poi,
caso per caso, consigliare prodotti per la tosse.
7.Consigli per i più piccini e per la donna in stato interessante.
I consigli che si possono dare sono quelli generali sopra
esposti. A proposito di bambini, aggiungo che, in essi, spesso, la
forma clinica dell'influenza è più benigna che nell'adulto, ma le
eventuali sue complicanze (laringee, polmonari e neurologiche
soprattutto) possono essere molto più gravi.
Per le donne gravide ricordo che la vaccinazione con virus
ucciso è praticabile e consigliabile, soprattutto nei primi mesi di
gestazione; esse, in generale, devono evitare l'assunzione di farmaci, a
meno che questi non siano stati prescritti dal Ginecologo.
8.Che fare quando subentrano le convulsioni?
Le cosiddette "convulsioni febbrili" possono manifestarsi sia
quando la febbre sale, sia quando essa scende; vanno trattate
somministrando Diazepam (per via endo-rettale o per altra via
parenterale, in opportuni dosaggi, secondo il peso del piccolo
paziente) e controllando che il bambino non abbia problemi
respiratori. Qualche volta possono essere necessari altri presidi. In
ogni caso il bambino, che ha avuto convulsioni in corso di malattia
febbrile, va sottoposto all'esame del Pediatra.
9.Quando è necessario il ricovero in Ospedale?
Il ricovero in Ospedale può rendersi necessario (ma questo lo
deve stabilire il Medico Curante di volta in volta) quando, in corso di
influenza, si manifestano complicanze gravi o peggioramento critico
di patologie preesistenti, quando, cioè, sono indispensabili una
continua osservazione del malato, un costante controllo delle sue
funzioni vitali, la messa in atto di provvedimenti terapeutici che a
domicilio sarebbe difficile apprestare, o lo si potrebbe fare con
lentezza e ritardo.
Ma, ripeto, bisogna affidarsi al consiglio e alla decisione del Medico
Curante.
10.Cosa assumere nel caso di un forte raffreddore?
Il raffreddore è estremamente frequente, si manifesta con
congestione nasale, rinorrea (il muco viene prodotto in gran quantità),
sternuti, talora mal di gola. In genere, guarisce spontaneamente in
pochi giorni. Qualche volta, specie nei più piccoli, può dare delle
complicazioni, quali infiammazione delle vie respiratorie più "basse"
(bronchiti,
bronchioliti,
talora
polmoniti
da
sovrapposizione
batterica), sinusiti, otiti. In certi casi, esso aggrava la situazione dei
bronchitici cronici e degli asmatici.
Per alleviare i sintomi del raffreddore si può ricorrere all'uso di
decongestionanti nasali (vasocostrittori, da usarsi con estrema
parsimonia, per evitare effetti collaterali e alterazioni della mucosa
nasale; in ogni caso sono da evitare nei bambini), oppure ai vecchi
suffumigi, ovvero alle inalazioni di vapore acqueo, magari con
l'aggiunta
di
antiinfiammatori.
sostanze
balsamiche.
Talora
sono
utili
gli
11.Come è possibile prevenire il raffreddore?
Valgono le stesse norme dettate per l'influenza. Si può
sottolineare come, nella trasmissione del raffreddore, svolga un ruolo
importante il contagio tramite le mani contaminate da secrezioni e il
successivo toccarsi le mucose (nasale, congiuntivale) con le dita
sporche. Ne consegue la raccomandazione di lavarsi spesso le mani
(ciò vale soprattutto per i bambini!).
12.Come evitare il contagio a scuola o nell'ambiente di lavoro?
Riassumo alcune regole per lo più già dette: evitare di stare a
stretto contatto con chi è ammalato e emette germi con tosse, starnuti,
o può contaminare oggetti con le proprie secrezioni; evitare i luoghi
troppo affollati e chiusi; aerare i locali più volte al giorno; lavarsi
spesso le mani; non toccarsi il naso e gli occhi con le mani sporche;
usare fazzoletti da naso monouso, da riporre in appositi contenitori
chiusi.
A proposito di ambiente di lavoro, colgo l'occasione per
ricordare la necessità di mantenere ben puliti gli impianti di
condizionamento dell'aria: in questi impianti, soprattutto durante le
pause d'uso, quando essi non sono in funzione, si possono
moltiplicare diversi germi, i quali poi, con la ripresa del flusso
dell'aria,
vengono
a
disseminarsi
negli
concentrazioni tali da ammalare più persone.
ambienti,
talora in