Transumanza L’ultima stella tramonta, poi, ecco il sole sorge; e s’innalza il saluto dei galli e il canto lieve dei piccoli agnelli. Ma ancor prima di loro zia Motasham all’alba si è svegliata. Accende piano il forno e s’alza il fumo; mani lente ed esperte. L’aria si riempie dell’odor di pane. Scodinzolando un cane tende il muso, ma la zia l’allontana. Anche Zio Nariman sorge dal letto, il cappello di lana in testa pone e lo scialle si arrotola alla vita, e, guardando la zia, Motasham!, grida, sbrigati a svegliare i ragazzi! È il giorno giusto, oggi, per transumare o il caldo uccide l’erba e le bestie si ammalano. Bisogna andare. E la tribù lo sa, non può tardare ancora. O il caldo uccide l’erba e le bestie si ammalano. *** E cagliano il latte belle ragazze con i capelli lunghi. Le nuove spose il burro, invece, con amore preparano. Burro, latte, formaggio sono in tavola. dalla teiera si spande vapore. La tribù si riunisce per mangiare nel profumo di tè. Hanno raccolto tutto nei kilim colorati, e i cammelli, così addobbati e carichi sono pronti. Pronte per la partenza anche le donne, con i vestiti di mille colori. Ecco, i nomadi sono partiti verso le terre verdi mentre il silenzio frantuma le valli. Gli uomini, in cammino, profumano: Sanno di primavera; E cantano: “Urd ieri!” *** Montagna, terra verde della libertà, lo sai quante cose per te sola fronteggeranno i nomadi? Briganti, predatori, avvoltoi sempre pronti ad attaccare, lampi e tuoni che urlano e che rombano, pioggia che non dà tregua. Ma non hanno paura che la schiena si spezzi sotto il peso o che i loro cari perdano. Nel cuore che batte solo per te Solo da te vengono, ricordando Il verde dei tuoi prati e i colori delle valli in fiore. Questo accarezza gli occhi dei nomadi. La terra materna li abbraccia, fonti di chiara e pura acqua portano via la stanchezza, e le donne lavano via dalle chiome la polvere. Ma che sia questa, la felicità? Montagna verde, so che non è eterno tutto questo, e che presto le soavi tue bellezze svaniscono. E allora i nomadi fanno i bagagli e sui cammelli di nuovo li caricano e poi una mattina, all’alba, ripartono -o il caldo uccide l’erba e le bestie s’ammalanoa te lasciando solo la cenere dei fuochi. Poi una mattina all’alba ripartono per nuove terre e nuovi incontri, i nomadi. Questa è la loro vita. Questa è allora la felicità: è muoversi, spostarsi, verso nuove terre in primavera. I Qashqai Il sogno di Sufi è un mondo, dove si condensa la realtà. Nel suo sogno cattiveria e bontà bello e orrore del mondo sono chiari. Ho visto il cuore di tutte le cose, e ho imparato parola per parola; ma da tempo la regola e i precetti di Qashqa son sconvolti. Qualcuno era fermo; ora è in movimento; chi si muoveva, adesso si è fermato. I pozzi appartengono a chi è povero. Ai nomadi si impone di fermarsi. Svegliati dal sogno, mi hanno detto. I Qashqai sono stati maledetti! Ma la grandezza è cosa eterna; ed ecco la stella della sorte che ritorna. Ringrazia Mazogh di cuore il creatore, scaccia il pensiero, scaccia la paura: i Qashqai veri sono come il mare che vive delle onde. Dov’è? Nevicherà? Le nuvole si scontrano E il vento soffia intenso: le strade chiuderanno per la neve? A primavera i nomadi Qashqai si riuniranno ancora. A primavera troverò l’amata. Lo so, vieta l’amore chi non ama. Me l’ ha detto il Maestro. L’amore è nel mio animo, nel mio cuore, nel corpo, per l’amata. Montagne, regalatemi le cime, le terre, e quelle rocce che io amo. Come un uccello sulle vostre vette voglio spiegare in volo le mie ali, voglio andare a cercare la mia amata.