PROGETTO PER GLI ALUNNI NOMADI E STRANIERI
CIRCOLO DIDATTICO MARTINENGO – MILANO
PREMESSA
I processi migratori e la conseguente necessità di trovare nuove forme di convivenza,
destinate tra l’altro ad accrescersi perché legate a profondi sommovimenti che
attraversano, scompongono e ricompongono popoli, culture e stati, rivelano
concretamente lo spessore dei problemi attuali e le gravi ingiustizie di cui sono
spesso espressione; essi sollecitano intelligenza ed equilibrio per una loro risoluzione
coerente con la sempre più diffusa dottrina dei diritti umani.
La scuola è chiamata in causa sia come ambiente direttamente investito di questi
problemi sia come fattore strategico capace di affrontarli e di concorrere a risolverli
in termini di consapevolezza critica e di formazione delle coscienze.
La valorizzazione di culture diverse va intesa non come giustapposizione estrinseca
di elementi delle culture d’origine a quelle dei paesi di accoglienza, ma come
compresenza, reciprocità, come dialogo e scambio in vista di un comune
arricchimento e di un’evoluzione culturale i cui esiti possono essere astrattamente
prefigurati ma non imposti.
Il fenomeno relativamente più recente, certamente più impegnativo e urgente, è
quello della presenza nelle scuole di alunni provenienti da paesi extracomunitari.
Il rapporto con le famiglie e le comunità nazionali eventualmente esistenti deve
essere oggetto di specifica cura e produrre il massimo coinvolgimento possibile per la
significatività che esso ha sia nel campo formativo che in quello dell’istruzione.
Per facilitare l’inserimento e per avviare un intervento il più possibile mirato, si
ritiene opportuno effettuare una ricerca finalizzata ad una più precisa identificazione
delle condizioni generali, sia culturali, sia socioeconomiche dell’utenza presa in
esame.
Ciò implica una reale conoscenza analitica dell’alunno, dei livelli di partenza nella
duplice dimensione cognitiva (conoscenza-abilità) ed affettiva (disponibilità
all’apprendimento).
A questo scopo viene fatta la seguente proposta operativa:
-raccolta informazioni da
genitori
associazioni di comunità
Provveditorato
USL
legislazione
assistenza sociale
Si ritiene opportuno, inoltre, coinvolgere altri genitori, conosciuti, del Circolo che
possano rendersi disponibili per traduzioni e informazioni.
Si ritiene utile, per approfondire questi aspetti e per permettere agli alunni stessi di
seguire con minori difficoltà le attività all’interno della classe che, per un certo
periodo, (da verificare a seconda delle competenze e dell’apprendimento caso per
caso) siano seguiti per almeno due ore al giorno dall’insegnante facilitatore in una
classe di accoglienza che fornisca loro gli elementi minimi di competenza della
comprensione e produzione scritta.
DEFINIZIONE DI SVANTAGGIO
I fattori che impediscono o rallentano l’apprendimento possono essere fisici, psichici,
sociali, culturali, possono nascere dagli atteggiamenti negativi acquisiti durante
l’evoluzione (ansia, sfiducia) per cui l’alunno ha una percezione di inadeguatezza nei
confronti dei compiti che la scuola richiede; è incapace di svolgere certe attività, e
arriva ad una demotivazione ad apprendere.
Possono ritenersi socio-culturalmente svantaggiati:
 gli alunni che presentano difficoltà di
assumono atteggiamenti di rifiuto
scolastica e sociale
 gli alunni nomadi
 gli alunni stranieri (bambini nati
bambini nati in Italia da genitori che
l’italiano)
relazione ed
della realtà
all’estero o
non parlano
FINALITA’
L’obiettivo fondamentale è rappresentato dall’assunzione da parte degli allievi delle
strumentalità di base o relative all’apprendimento della lingua italiana per rendere
possibile una loro piena autonomia nei rapporti sociali.
Questo obiettivo sarà perseguito attraverso:
a) la classe di accoglienza
b) la formazione di un ambiente scolastico in grado di assumere la diversità come
valore
c) l’eterogeneità come arricchimento dell’azione didattica.
In tale organizzazione l’impegno degli educatori è quello di stabilire con ciascun
alunno un rapporto di accettazione, di simpatia, di cortesia, di solidarietà.
A tale scopo sono utili:
 le conversazioni quotidiane
 le discussioni
 i giochi
 i lavori manuali
 le ricerche
 i calcoli
 le letture
 le attività artistiche e sportive.
Educare inoltre significa anche dare regole comportamentali relative, per esempio:
 alla cura di se stessi
 alla pulizia quotidiana
 al rispetto delle opinioni altrui
 all’utilizzo di oggetti e di spazi messi a disposizione dalla comunità.
Educare significa infine, sensibilizzare la comunità scolastica in modo positivo
perché si possa affermare che la scuola vede gli alunni nomadi, stranieri e quelli con
difficoltà, come scolari con il proprio bagaglio di esperienza e cultura da valorizzare,
stimolare, sollecitare.
METODOLOGIA E STRUMENTI
Gli insegnanti, nella loro opera, debbono tener presente la teoria del rinforzo che
consiste:
a) nel rendersi conto del risultato raggiunto
b) nell’incoraggiamento verbale e nello stabilire un’atmosfera ottimistica
c) nella partecipazione attiva del soggetto.
Il momento educativo richiede l’osservazione finalizzata alla conoscenza del
bambino nella sua totalità (corpo, linguaggio, espressioni intellettive, creative,
grafiche, disposizioni affettive e comportamenti sociali) e la registrazione delle
osservazioni.
Dalla fase conoscitiva emergono precise esigenze e quindi indicazioni per la
progettazione, l’impostazione organizzativa e conduzione di interventi didattici
personalizzati.
Una fase importante sarà l’impostazione e organizzazione di una classe di
accoglienza e introduzione alla lingua italiana in ogni plesso. Questo spazio
accoglierà una decina di alunni al massimo e permetterà di instaurare un’atmosfera
favorevole al dialogo e alla confidenza affinchè i bambini riescano a comunicare e ad
esprimersi oralmente e per iscritto con maggior facilità e correttezza su tutto ciò che
riguarda la loro vita e le loro esperienze di immigrati.
L’insegnante facilitatore coinvolgerà gruppi di alunni o classi al completo
nell’organizzazione di feste, drammatizzazioni, costruzioni di oggetti, ascolto di
musiche e movimenti sulla musica utilizzando materiali e tecniche delle culture di
provenienza.
Stabilirà, inoltre, per la sua attività di laboratorio e per ciascun alunno da lui seguito
gli obiettivi minimi comuni ed individualizzati da raggiungere.
VERIFICA
La verifica avrà il duplice aspetto di valutazione e riprogrammazione
dell’apprendimento conseguito dagli allievi e valutazione del progetto in se stesso.
Deve tener conto del punto di partenza e del programma educativo svolto e
precisamente ci permette di:
a) rilevare i risultati conseguiti
b) confrontarli con le esigenze educative iniziali
c) confrontarli con il lavoro effettivamente svolto
d) analizzare i successi o i fallimenti in funzione dei motivi per i quali sono avvenuti
e) valutare la necessità di competenze e conoscenze specifiche
f) valutare la necessità di chiedere la collaborazione di esperti.
ORGANIZZAZIONE DELL’ORARIO
L’orario settimanale delle 22 più 2 verrà organizzato in modo che si abbiano, in un
primo tempo, delle ore di lavoro individualizzato in classe.
Successivamente, con le insegnanti di classe, sarà indicata la scansione settimanale
adeguata.