AZIENDA ULSS n. 21 di LEGNAGO - VR | via C. Gianella, 1 - 37045 Legnago - Vr PIANO TRIENNALE di PREVENZIONE della CORRUZIONE 2014 - 2016 Adottato con deliberazione n. 25 del 31 gennaio 2014 1 INDICE Legenda delle abbreviazioni utilizzate ..................................................................................... 3 Principali normative richiamate ............................................................................................ 3 1. Premessa .......................................................................................................................... 4 2. Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione .................................................................. 5 4. Definizione di corruzione ..................................................................................................... 5 5. I soggetti della Prevenzione della Corruzione ........................................................................ 5 5.1. La Direzione Generale ......................................................................................................... 5 5.2. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione ............................................................ 6 5.3. I Referenti per la prevenzione della corruzione .................................................................... 7 5.4. I Dirigenti ............................................................................................................................. 8 5.5. L’Organismo Indipendente di Valutazione ........................................................................... 8 5.6. L’Ufficio Procedimenti Disciplinari ........................................................................................ 9 5.7. Il Responsabile Servizio Personale e Sviluppo Organizzativo.............................................. 9 5.8. I Dipendenti/collaboratori dell’amministrazione .................................................................... 9 6. Realizzazione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione ...................................... 10 6.1. Obiettivi strategici ............................................................................................................. 10 6.2. Valutazione del rischio ...................................................................................................... 11 6.4. Aggiornamento .................................................................................................................. 12 6.5. Contenuto .......................................................................................................................... 13 6.4.1 Trasparenza................................................................................................................. 13 6.4.2 Monitoraggio termini di conclusione dei procedimenti .................................................. 13 6.4.3 Rotazione del personale .............................................................................................. 14 6.4.4 Procedura di formazione e selezione del personale ..................................................... 14 6.4.5 Monitoraggio del rispetto delle norme di comportamento dei dipendenti ...................... 15 6.4.6 Tutela del dipendente pubblico che segnala gli illeciti (whistleblower) .......................... 16 6.4.7 Monitoraggio dei rapporti tra l’Azienda e i contraenti .................................................... 16 6.4.8 Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse .................................................. 17 6.4.9 Svolgimento di incarichi d’ufficio – attività ed incarichi extraistituzionali ....................... 17 6.4.10 Conferimento di incarichi dirigenziali in caso di particolari attività o incarichi precedenti (pantouflage – revolving doors) ................................................................. 17 6.4.11 Incompatibilitàspecifiche per posizioni dirigenziali ...................................................... 18 6.4.12 Attività successiva alla cessazione del rapporto di lavoro (pantouflage – revolving doors) .......................................................................................................... 18 6.4.13 Formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici e conferimento di incarichi in caso di condanna penale per delitti contro la P.A. ................................................... 18 6.4.14 Azioni di sensibilizzazione e rapporti con la società civile ........................................... 19 2 LEGENDA DELLE ABBREVIAZIONI UTILIZZATE A.N.AC. : Autorità Nazionale AntiCorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, già C.I.V.I.T. : Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l'Integrità delle Amministrazioni Pubbliche D.F.P. : Dipartimento della Funzione Pubblica O.I.V. : Organismo Indipendente di Valutazione P.N.A. : Piano Nazionale Anticorruzione P.P. : Piano della Performance P.T.P.C. : Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione P.T.T.I. : Programma Triennale di Trasparenza e Integrità R.P.C. : Responsabile Prevenzione della Corruzione U.P.D. : Ufficio Procedimenti Disciplinari PRINCIPALI NORMATIVE RICHIAMATE legge 7 agosto 1990, n. 241 “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi" decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 “Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.” decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”. legge 6 novembre 2012, n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’ illegalità nella pubblica amministrazione” decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione dell’informazione da parte delle pubbliche amministrazioni” intesa tra Governo, Regioni ed Enti Locali per l’attuazione dell’art. 1 comma 61 e 62 legge 190/12 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’ illegalità nella pubblica amministrazione” decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190.” decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’art. 54 del D.Lgs. 30\03\2001, n.165”. 3 1. PREMESSA In attuazione dell'art. 6 della convenzione dell'organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, ratificata con l. 116/2009, il nostro Paese, con la l. 190/2012, ha approvato le "Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione", con la quale è stato introdotto anche nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione della corruzione, il cui aspetto caratterizzante consiste nell’articolazione del processo di formulazione e attuazione delle strategie di prevenzione della corruzione su due livelli. Al primo livello, quello “nazionale”, le strategie di Prevenzione e contrasto alla corruzione derivano dall’azione sinergica di tre soggetti: il Comitato interministeriale, che ha il compito di fornire indirizzi attraverso l’elaborazione di linee guida, il Dipartimento della Funzione Pubblica, che opera come soggetto promotore delle strategie di prevenzione e contrasto alla corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, come coordinatore della loro attuazione, in particolare: promuove e definisce le norme metodologiche per la prevenzione della corruzione, definisce i modelli standard delle informazioni e dei dati occorrenti per l’attuazione degli obiettivi individuati dalla norma, predispone il P.N.A., riceve dalle pubbliche amministrazioni il P.T.P.C.; l’Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche A.N.AC., ex C.I.V.I.T. (Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni pubbliche), che, in qualità di Autorità Nazionale AntiCorruzione, svolge funzioni di raccordo con le altre autorità ed esercita poteri di vigilanza e controllo per la verifica dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate dalle amministrazioni nonché sul rispetto della normativa della trasparenza. Al secondo livello, quello “decentrato”, ogni amministrazione pubblica definisce un proprio P.T.P.C., che, sulla base delle indicazioni presenti nel P.N.A., effettua l’analisi e la valutazione dei rischi specifici di corruzione e conseguentemente indica gli interventi organizzativi volti a prevenirli. Con deliberazione n. 72 dell’11 settembre 20013, la CIVIT, ora A.N.AC., ha approvato il P.N.A. predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica. La funzione principale del P.N.A. è quella di assicurare l’attuazione coordinata delle strategie di prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione, elaborate a livello nazionale e internazionale. Il sistema deve garantire che le strategie nazionali si sviluppino e si modifichino a seconda delle esigenze e del feedback ricevuto dalle amministrazioni, in modo da mettere a punto degli strumenti di prevenzione mirati e sempre più incisivi. In questa logica, l’adozione del P.N.A. si configura come un processo ciclico in cui le strategie e gli strumenti vengono progressivamente affinati, modificati o sostituiti in relazione all’analisi e valutazione ottenuti dalla loro applicazione. Inoltre, l’adozione del P.N.A. tiene conto dell’esigenza di uno sviluppo graduale e progressivo del sistema di prevenzione, nella consapevolezza che il successo degli 4 interventi dipende in larga misura dal consenso sulle politiche di prevenzione, dalla loro accettazione e dalla concreta promozione delle stesse da parte di tutti gli attori coinvolti. 2. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Il presente documento rappresenta il momento di avvio per diffondere in maniera uniforme e condivisa il principio della prevenzione della corruzione. Con tale strumento l’amministrazione sistematizza e descrive un processo - articolato in più fasi tra loro collegate - per formulare una strategia di prevenzione del fenomeno della corruzione, delineando un programma di attività derivante da una preliminare fase di analisi che, in sintesi, consiste nell’esaminare l’organizzazione, le sue regole e le sue prassi di funzionamento in termini di possibile esposizione al fenomeno corruttivo. Tutto questo deve avvenire ricostruendo il sistema dei processi organizzativi, con particolare attenzione alla struttura dei controlli e alle aree sensibili nel cui ambito possono, anche solo in via teorica, verificarsi episodi di corruzione. Questo implica necessariamente una valutazione probabilistica di tale rischiosità e l’adozione di un sistema di gestione del rischio medesimo. 3. DEFINIZIONE DI CORRUZIONE Il P.T.P.C., così come il P.N.A., è uno strumento finalizzato alla prevenzione della corruzione, concetto comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa, si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie penalistica, che è disciplinata negli artt. 318, 319 e 319 ter, c.p., e sono tali da comprendere non solo l’intera gamma dei delitti contro la pubblica amministrazione disciplinati nel Titolo II, Capo I, del codice penale, ma anche le situazioni in cui – a prescindere dalla rilevanza penale - venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa dall’esterno, sia che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo. La diffusione e gli effetti del fenomeno corruttivo sono stati oggetto di studi anche relativi al nostro Paese. Gli approfondimenti, i dati e le statistiche in materia hanno messo in luce uno scostamento tra corruzione reale e corruzione percepita, che evidenzia il carattere sommerso del fenomeno, e i notevoli effetti che il fenomeno corruttivo produce sull’economia e sulla crescita. 4. SOGGETTI DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 4.1. La Direzione Generale La Direzione Generale è la prima artefice della prevenzione della corruzione, assicura il suo fondamentale sostegno all’azione del R.P.C. e: a) designa e supporta il R.P.C. (art. 1 c. 7 l. 190/12); b) designa e supporta il Responsabile della Trasparenza (art. 43 d.lgs. 33/13); c) adotta il P.T.P.C. e i suoi aggiornamenti e li comunica al Dipartimento della funzione pubblica e alla Regione; 5 d) adotta tutti gli atti di indirizzo di carattere generale, che siano direttamente o indirettamente finalizzati alla prevenzione della corruzione (ad es.: criteri generali per il conferimento e l’autorizzazione allo svolgimento degli incarichi da parte dei dipendenti ex art. 53 d.lgs. 165/2001, codice di condotta, etc.); e) garantisce il coordinamento degli atti adottati al presente piano, a partire da quelli organizzativi. 4.2. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione, nominato dal Direttore Generale, ha i seguenti compiti: elaborazione della proposta di piano della prevenzione della corruzione, che deve essere adottato dalla Direzione aziendale entro il 31 gennaio di ogni anno (art. 1 c. 8 l. 190/2012), nei contenuti, che caratterizzano anche l’oggetto dell’attività del Responsabile, che sono indicati nell’art. 1 c. 9 l. 190/2012: a) individuare le attività, tra le quali quelle di cui al comma 16, nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, anche raccogliendo le proposte dei dirigenti, elaborate nell'esercizio delle competenze previste dall'art. 16, c. 1, lettera a-bis), del d.lgs. 165/2001; b) prevedere, per le attività individuate ai sensi della lettera a), meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione; c) prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi della lettera a), obblighi d’informazione nei confronti del responsabile, individuato ai sensi del comma 7, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del piano; d) monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; f) monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione; g) individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge; definire le modalità e i tempi del raccordo con gli altri organi competenti nell’ambito del P.T.P.C., in collaborazione con il Responsabile della Trasparenza; h) definire le modalità e i tempi del raccordo con gli altri organi competenti nell’ambito del P.T.P.C.. definizione di appropriate procedure per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione (art. 1 c. 8 l. 190/2012); verifica dell’attuazione del piano, nonché la proposta di modifica dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione o nella attività dell’Amministrazione (art. 1 c. 10 lett. a l. 190/2012); 6 verifica, d’intesa con il dirigente competente, dell’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione (art. 1 c. 10 lett. b l. 190/2012); e della legalità (art. 1 c. 10 lett. c, l. 190/2012); Ai sensi dell’art. 1 c. 14 della l. 190/2012, il R.P.C. entro il 15 dicembre di ogni anno, redige una relazione che rendiconta sull’efficacia delle misure di prevenzione definite dai P.T.P.C., che va pubblicata sul sito web dell’Azienda e trasmesso al D.F.P. in allegato al P.T.P.C. dell’anno successivo. Tale documento dovrà contenere un nucleo minimo di indicatori sull’efficacia delle politiche di prevenzione con riguardo ai seguenti ambiti: Gestione dei rischi Formazione in tema di anticorruzione Codice di comportamento Altre iniziative Sanzioni Nel caso in cui, nello svolgimento delle proprie funzioni, il R.P.C. riscontri dei fatti che possono presentare: - rilevanza disciplinare: ne dà tempestiva comunicazione al Dirigente preposto all’ufficio interessato ovvero al Dirigente sovraordinato e all’Ufficio Procedimenti Disciplinari per i necessari provvedimenti, - responsabilità contabile: ne informa la Direzione Generale che presenta tempestiva denuncia alla procura della Corte dei conti, - ipotesi di notizia di reato: ne informa la Direzione Generale che ne dà tempestiva denuncia alla Procura della Repubblica. Il R.P.C. si avvale, nell’esercizio delle funzioni, del supporto e della collaborazione dei Referenti dei Servizi/Uffici, più avanti individuati, e dell’apporto di tutti i Dirigenti delle strutture aziendali che concorrono, nell’ambito di un’azione sinergica, a determinare misure preventive attraverso una verifica periodica della valutazione connessa ai rischi dei propri Servizi/Uffici. Con deliberazione n. 183 dell’11.04.2013, il Direttore Generale ha nominato R.P.C. e della Trasparenza il dott. Franco Margonari, dirigente amministrativo dipendente a tempo indeterminato, direttore della UOC “Servizio Affari Amministrativi e Generali”. Il citato dirigente, pertanto, ha anche i compiti affidati al Responsabile della Trasparenza, di cui al P.T.T.I. in vigore, così come specificati nella vigente normativa. 4.3. I Referenti per la prevenzione della corruzione Con il presente Piano, sono individuati come Referenti i Responsabili dei seguenti Servizi/Uffici: Dipartimento Distretto; Sue articolazioni Dipartimento di Prevenzione; Sue articolazioni Direzione Medica Ospedaliera; Servizio Tecnico; 7 Servizio Provveditorato Economato; Servizio Affari Amministrativi e Generali; Servizio Controllo Interno e Programmazione; Servizio Personale e Sviluppo Organizzativo; Servizi Economico Finanziario e Fiscale; Ufficio Informatico; Servizio Infermieristico; Servizio Prevenzione e Protezione. Tali Referenti, secondo quanto previsto dalla circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 1 del 2013, svolgono in via prioritaria i seguenti compiti: a) attività informativa nei confronti del R.P.C., affinché questi abbia elementi e riscontri sull’intera organizzazione ed attività dell’amministrazione, e di costante monitoraggio sull’attività svolta dai dirigenti, anche con riferimento agli obblighi di rotazione del personale; b) partecipano al processo di gestione del rischio; c) osservano le misure contenute nel P.T.P.C. (art. 1 c. 14 l. 190/2012); d) collaborano con il R.P.C. alla programmazione ed attuazione dei piani di controllo a campione; e) rimettono annualmente entro il 1° novembre una relazione al R.P.C., indicando le criticità riscontrate, gli eventuali casi di corruzione/violazione del codice di comportamento per gli aspetti di competenza dello stesso, i bisogni formativi e le azioni di miglioramento individuate e gli eventuali suggerimenti, al fine di aggiornare e migliorare il P.T.P.C.. Sono previsti specifici incontri periodici con i Referenti, al fine di condividere le problematiche e le strategie in materia di anticorruzione. 4.4. I Dirigenti. Tutti i dirigenti per l’area di rispettiva competenza: a) svolgono attività informativa nei confronti del Responsabile, dei Referenti e dell’autorità giudiziaria e contabile nonché dell’U.P.D. (art. 16 d.lgs. 165/2001; art. 20 d.P.R. 3/1957; art.1 c. 3, l. 20/1994; art. 331 c.p.p.); b) partecipano al processo di gestione del rischio; c) propongono le misure di prevenzione (art. 16 d.lgs. 165/2001); d) assicurano l’osservanza del Codice di comportamento e verificano le ipotesi di violazione; e) adottano le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del personale (artt. 16 e 55 bis d.lgs. 165/2001); f) osservano le misure contenute nel P.T.P.C. (art. 1 c. 14 l. 190/2012); g) garantiscono il tempestivo e regolare flusso delle informazioni da pubblicare e la loro pubblicazione ai fini del rispetto dei termini stabiliti dal d.lgs. 33/2013. 4.5. L’Organismo Indipendente di Valutazione. L’Organismo Indipendente di Valutazione, nell’ambito della prevenzione della corruzione, svolge i seguenti compiti: a) partecipa al processo di gestione del rischio; 8 b) considera i rischi e le azioni inerenti la prevenzione della corruzione nello svolgimento dei compiti ad essi attribuiti; c) svolge compiti propri connessi all’attività anticorruzione nel settore della trasparenza amministrativa (artt. 43 e 44 d.lgs. 33/2013); d) esprime parere obbligatorio sul Codice di condotta dell’Azienda (art. 54, c. 5, d.lgs. 165/2001); e) propone annualmente modifiche e miglioramenti del P.T.P.C.. 4.6. L’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari L’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari ha i seguenti compiti: a) svolge i procedimenti disciplinari nell’ambito della propria competenza (art. 55 bis d.lgs. 165/ 2001); b) propone l’aggiornamento del Codice di condotta; c) provvede alle comunicazioni obbligatorie nei confronti dell’autorità giudiziaria (art. 20 d.P.R. 3/1957; art.1 c. 3, l. 20/1994; art. 331 c.p.p.); 4.7. Il Responsabile del Servizio Personale e Sviluppo Organizzativo. Data la particolare attenzione che il P.N.A. pone sulla formazione del personale, in particolare per quello operante nelle aree a maggior rischio, si ritiene opportuno sottolineare l’importanza della collaborazione di questa figura con il R.P.C., per individuare, in tema di anticorruzione: il collegamento tra la formazione specifica e il programma annuale della formazione; i criteri per scegliere i soggetti che erogano la formazione; i contenuti della formazione; i canali e gli strumenti di erogazione della formazione. 4.8. I Dipendenti/collaboratori dell’amministrazione La prevenzione della corruzione deve diventare un’azione sinergica di tutti coloro che prestano la loro opera a qualsiasi titolo nell’organizzazione dell’Azienda, indipendentemente dal ruolo ricoperto. La maggioranza degli operatori lavora a contatto con il pubblico e contribuisce (in positivo o in negativo) alla costruzione dell’immagine dell’Azienda. La diffusione fra tutti gli operatori di questa consapevolezza e di valori etici condivisi e principi di comportamento eticamente e giuridicamente adeguati rivestono un’estrema importanza. Ogni dipendente/collaboratore deve: a) partecipare al processo di gestione del rischio; b) osservare le misure contenute nel P.T.P.C.; c) segnalare le situazioni di condotta illecita di cui è venuto a conoscenza, in ragione del rapporto di lavoro, al proprio dirigente o al R.P.C o all’U.P.D. (art.54 bis d.lgs 165/2001); d) segnalare casi di personale conflitto di interessi (art. 6 bis l. 241/1990; artt. 6 e 7 Codice di comportamento nazionale e Codice di Condotta aziendale); 9 e) segnalare al proprio dirigente/superiore gerarchico o al R.P.C. l’apertura di eventuali procedimenti penali e procedimenti contabili per reati contro la pubblica amministrazione, che si sono conclusi con la richiesta del rinvio a giudizio, entro quindici giorni dalla ricezione formale del provvedimento; f) tenere un comportamento eticamente e giuridicamente adeguato. 6. REALIZZAZIONE DEL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 6.1. Obiettivi strategici Il P.T.P.C. è un atto formale che attesta e dichiara la politica di prevenzione del rischio corruttivo che l’Azienda intende perseguire al fine di garantire il corretto e trasparente funzionamento. L’Aulss 21 intende dare attuazione alla l. 190/2012 attraverso: a) la chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità del proprio personale; b) l’individuazione delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione; c) lo sviluppo e il monitoraggio di meccanismi di supporto, attuazione e controllo delle decisioni per rafforzare la cultura dell’integrità e, nelle aree di cui alla lettera b), l’effettuazione di percorsi formativi secondo un approccio che sia al contempo normativo specialistico e valoriale, in modo da accrescere le competenze e rinforzare il senso etico; d) la creazione di uno stretto collegamento tra comportamento etico e attività lavorativa; e) il coinvolgimento dei dirigenti e tutto il personale addetto alle aree a più elevato rischio nell’attività di analisi e valutazione, di proposta e definizione delle misure di monitoraggio per l’implementazione del P.T.P.C.; f) il monitoraggio del rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; g) il monitoraggio dei rapporti tra amministrazione e soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere; h) l’adozione delle misure in materia di trasparenza come disciplinate dal d.lgs. 33/2013. Le indicazioni provenienti dalle organizzazioni sovranazionali evidenziano l’esigenza di perseguire i tre seguenti obiettivi principali nell’ambito delle strategie di prevenzione: ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione; aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione; creare un contesto sfavorevole alla corruzione. Il progetto del P.T.P.C. aziendale, sulla base delle indicazioni del P.N.A., si sviluppa secondo le seguenti direttrici: mappatura dei processi; individuazione delle aree a rischio; individuazione per ciascuna area degli interventi per ridurre i rischi con indicazione degli obiettivi, della tempistica, dei responsabili, degli indicatori e delle modalità di verifica dell’attuazione; programmazione delle iniziative di formazione; individuazione dei referenti e dei soggetti tenuti a relazionare al R.P.C; individuazione delle misure di trasparenza, anche ulteriori rispetto a quelle contenute nel P.T.T.I.; 10 definizione delle misure per l’aggiornamento ed il monitoraggio del P.T.P.C.; rotazione degli incarichi nelle aeree a rischio; integrazione del codice di comportamento del personale; definizione dei criteri di inconferibilità degli incarichi; definizione dei criteri di incompatibilità degli incarichi, anche rispetto a processi specifici; definizione di un sistema di verifica del rispetto delle procedure e criteri stabiliti. Il P.T.P.C. è un documento dinamico e la normativa stessa prevede il suo aggiornamento con cadenza almeno annuale, fatte salve eventuali integrazioni, e/o a seguito di cambiamenti normativi, organizzativi e sul riscontro di importanti anomalie, che ne richiedano l’immediata attualizzazione. È un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e dei rischi specifici, delle misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi specifici, dei responsabili per l’applicazione di ciascuna misura e dei tempi. Per “rischio” si intende l’effetto dell’incertezza sul corretto perseguimento dell’interesse pubblico e, quindi, sull’obiettivo istituzionale dell’Ente, dovuto alla possibilità che si verifichi un dato evento. Per “evento” si intende il verificarsi o il modificarsi di un insieme di circostanze che si frappongono o si oppongono al perseguimento dell’obiettivo istituzionale dell’Ente. Il P.T.P.C. individua per ogni misura da implementare il responsabile dell’implementazione e il termine per la stessa. L’efficacia dipende dalla collaborazione fattiva di tutti i componenti dell’organizzazione e, pertanto, è necessario che il suo contenuto sia coordinato rispetto a quello di tutti gli altri strumenti di programmazione presenti nell’amministrazione. La gestione del rischio di corruzione è lo strumento da utilizzare per la riduzione delle probabilità che il rischio si verifichi. La pianificazione, mediante l’adozione del P.T.P.C. è il mezzo per attuare la gestione del rischio. Il P.T.P.C. non è un’ attività compiuta con un termine di completamento finale, ma un insieme di strumenti finalizzati alla prevenzione che vengono affinati, modificati o sostituiti in relazione al feedback ottenuto dalla loro applicazione. L’obiettivo finale a cui si vuole gradualmente giungere è un sistema di controllo preventivo rappresentato da un sistema di prevenzione tale da non poter essere aggirato se non fraudolentemente al fine di creare un ambiente di diffusa percezione della necessità del rispetto delle regole. L’adozione del P.T.P.C. ed i suoi aggiornamenti sono adeguatamente pubblicizzati dall’amministrazione sul sito internet ed intranet, nonché mediante segnalazione via mail personale a ciascun dipendente e collaboratore. 6.2. Valutazione del rischio. Ai fini della predisposizione della prima stesura del presente P.T.P.C., nella fase di avvio della valutazione del rischio, da implementare nel primo semestre 2014 come di seguito indicato, avute presenti le aree di rischio di cui all’art. 1 c. 16 della l. 190/2012, si è considerato il metodo adottato dalla Regione in materia di rischio amministrativo contabile, strategia volta alla messa in sicurezza dei sistemi amministrativo-contabili delle Aziende, anche mediante la strutturazione di moderni sistemi di controllo in senso lato, che, nella nostra Azienda, ha visto coinvolti i seguenti processi: 11 - Acquisizione dei contributi (FSR vincolato e indistinto, extra FSR e da privati esclusa la ricerca); - Gestione e trattamento giuridico ed economico del personale dipendente; - Gestione del contenzioso; - Gestione del contratto di beni e servizi; - Acquisto di servizi sanitari per medicina di base (assistenza MMG e PLS). Detto metodo, che ha visto il diretto coinvolgimento del personale dell’Azienda con l’applicazione di una metodica di rilevazione denominata “Sistema di controllo interno e di gestione dei rischi”, condotta dalla Regione Veneto con la supervisione della funzione di Controllo Interno aziendale, ha consentito di rilevare i processi per valutarne il rischio. Pertanto, nella fase di predisposizione del presente Piano, e in prima applicazione della normativa in materia di anticorruzione, si sono utilizzate le risultanze già emerse in fase di elaborazione della predetta progettualità. Contestualmente, si prevede che, entro il primo semestre 2014, sia per le aree di rischio obbligatorie che per quelle che emergeranno nel corso dell’attività, dovrà essere conclusa la mappatura dei processi, con individuazione, per ciascuna delle aree suddette, degli interventi per ridurre i rischi con indicazione degli obiettivi, della tempistica, dei responsabili, degli indicatori e delle modalità di verifica dell’attuazione. Conseguentemente, entro il mese di luglio 2014 sarà adottata la prima revisione del presente Piano, con l’inserimento delle risultanze della predetta attività. In ogni caso, per l’aggiornamento del Piano da effettuarsi entro il 31 gennaio 2015, si prevede che saranno incluse nel medesimo tutte le aree di rischio non obbligatorie relative alla propria attività che scaturiranno dal processo di valutazione del rischio. 6.3. Aggiornamento. In quanto atto dinamico, e fatto salvo quanto più sopra specificato per il 2014, il P.T.P.C. è soggetto ad aggiornamento con cadenza annuale e/o a seguito di cambiamenti normativi, organizzativi e sul riscontro di importanti anomalie, che ne richiedano l’immediata attualizzazione. L’aggiornamento annuale del Piano tiene conto dei seguenti fattori: normative sopravvenute che impongono ulteriori adempimenti o che modificano le finalità istituzionali dell’amministrazione (es.: acquisizione di nuove competenze); nuovi indirizzi o direttive contenuti nel P.N.A.; emersione di rischi non considerati adeguatamente in fase di predisposizione del P.T.P.C.; feedback delle attività di verifica e controllo svolte; suggerimenti degli organi istituzionali, di altri soggetti sia interni che esterni all’azienda. Inoltre, essendosi posta questa Amministrazione l’obiettivo di completare, nel corso del 2014, la politica aziendale in materia di prevenzione della corruzione, in modo da rendere del tutto coerente il contenuto del Piano e l’azione dell’amministrazione medesima con le previsioni del P.N.A., con l’invio del presente Piano ai Responsabili, che avverrà entro il mese di febbraio 2014, saranno chieste ai medesimi le seguenti informazioni: mappatura di tutti i processi svolti, individuazione di ulteriori aree di rischio oltre quelle segnalate nel P.N.A. e nel presente P.T.P.C., 12 eventuali procedure messe in atto o da adottare per la prevenzione dei fenomeni di corruzione, suggerimenti per rendere più trasparenti possibile i procedimenti gestiti e dar modo alla cittadinanza di offrire il proprio contributo al loro miglioramento e per segnalare eventuali non conformità nei processi. Tale richiesta dovrà fare riferimento sia ai processi già indicati dal P.N.A. e dal presente Piano, sia alle macroattività che saranno ritenute rilevanti da parte dei Responsabili medesimi. Tale attività, come già detto, dovrà concludersi entro il mese di giugno 2014, per poter procedere, entro il successivo mese di luglio, alla revisione del Piano. Ciò consentirà una maggiore aderenza degli interventi da programmare rispetto alle esigenze rilevate. 6.4 Contenuto. Di seguito si indicano le azioni di miglioramento relative alle misure di prevenzione, con a fianco la data entro la quale deve essere effettuata l’azione e il Responsabile dell’attuazione. 6.4.1 Trasparenza A regime, le misure sono previste di regola nel P.T.T.I., che costituisce sezione del presente P.T.P.C. Il primo aggiornamento del P.T.T.I. deve essere effettuato entro il 31 gennaio 2014. Gli adempimenti di trasparenza tengono conto delle prescrizioni contenute nel d.lgs. 33/2013, nella l. 190/2012 e nelle altre fonti normative vigenti. La programmazione degli adempimenti tiene conto dei termini di entrata in vigore delle norme, attraverso la previsione di progressive fasi di implementazione. Gli adempimenti di trasparenza si conformano alle Linee guida della C.I.V.I.T. riportate nella delibera n. 50/2013 e alle indicazioni dell’A.V.C.P con riferimento solo ai dati sui contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. 6.4.2 Monitoraggio rispetto dei termini del procedimento. Attraverso il monitoraggio emergono eventuali omissioni o ritardi che possono essere sintomo di fenomeni corruttivi. Si prevedono le seguenti azioni di miglioramento: Ogni Referente del R.P.C. invia a questi entro i mesi di luglio e gennaio, con riferimento al semestre precedente, i seguenti dati – su modello del R.P.C. - sui procedimenti amministrativi: - n. complessivo procedimenti conclusi nel periodo considerato, con indicazione separata del numero di quello conclusi nei termini e oltre i termini; - per quelli conclusi oltre i termini, indicazione dei motivi e delle soluzioni adottate, anche al fine eventuale di rivedere i termini dei predetti procedimenti. Con cadenza semestrale entro i mesi di luglio e gennaio. I dati rilevati vanno pubblicati sul sito web d.lgs. 33/2013) Tutti i Referenti per l’area di rispettiva competenza. 13 6.4.3 Rotazione del personale. L’Azienda adotta di norma il principio della rotazione del personale alla naturale scadenza dell’incarico dirigenziale o di responsabilità conferito, (posizioni organizzative e coordinamenti), operante nelle aree a più elevato rischio di corruzione, nel rispetto delle norme contrattuali e degli accordi sindacali. L’Azienda individuerà modalità operative e procedure per la rotazione. A tal fine, adotterà criteri generali oggettivi, previa partecipazione sindacale. L’attuazione della misura dovrà avvenire, compatibilmente con le risorse umane disponibili, in modo da tener conto delle specificità professionali in riferimento alle funzioni, in modo da salvaguardare la continuità della gestione amministrativa e nel rispetto dei CCNL. L’amministrazione, in ragione di ciò, curerà la formazione del personale prediligendo l’affiancamento e l’utilizzo di professionalità interne. In ogni caso, fermi restando i casi di revoca dell’incarico già disciplinati e le ipotesi di applicazione di misure cautelari, la rotazione potrà avvenire solo al termine dell’incarico, la cui durata è regolamentata dai CCNL. Ove le condizioni organizzative non consentano l’attuazione della misura, l’Azienda ne darà conto con adeguata motivazione, in quanto la specificità delle Aziende sanitarie spesso non consente reali alternative se non a grave discapito della qualità dei servizi resi ai cittadini e/o un notevole aggravio dei costi. Parimenti il numero esiguo dei Dirigenti dell’Area Tecnico, Professionali ed Amministrativa, la notevole differenza delle professionalità previste richiedono frequentemente specifici percorsi formativi e portano a maturare esperienze lavorative molto distanti e difficilmente intercambiabili, se non rischiando la paralisi amministrativa. In ogni caso, in caso di rotazione, dovranno essere previsti periodi di compresenza e/o percorsi formativi specifici. L’introduzione della misura è in ogni caso accompagnata da strumenti ed accorgimenti che assicurino continuità all’azione amministrativa. Si prevede la seguente azione di miglioramento: Definizione dei criteri di rotazione del personale previa Entro marzo 2015 Responsabile SPSO partecipazione sindacale 6.4.4 Procedura di formazione e selezione del personale. Il personale afferente alle aree a rischio sarà destinatario di specifici percorsi formativi secondo un approccio che sia al contempo normativo e specialistico e valoriale, in modo da accrescere le competenze e rinforzare il senso etico. Il personale sarà formato secondo le modalità concordate con il Responsabile del Servizio Personale e Sviluppo Organizzativo. La mancata partecipazione del personale convocato alle iniziative formative programmate, senza giustificato motivo, sarà valutata in termini di compatibilità con l’ufficio rivestito e, più in generale, rispetto alle norme contenute nel Codice di comportamento e di condotta dei dipendenti pubblici. Entro il 2014, il R.P.C. verifica l’attuazione del Piano Formativo Aziendale destinato al personale afferente alle aree a rischio. La formazione dovrà avere gli obiettivi minimi indicati dal P.N.A. Si prevede la seguente azione di miglioramento: 14 Il Responsabile SPSO acquisirà dai Referenti dei Servizi/Uffici l’indicazione del personale afferente ai medesimi da inserire nei programmi di formazione in materia di anticorruzione, sia di carattere tecnico-specialistica, che valoriale. Tale fabbisogno formativo dovrà essere inserito nel Piano della Formazione. Destinatari della formazione dovranno essere: R.P.C. e Responsabile della Trasparenza; Referenti per la Prevenzione della Corruzione; Dirigenti e Posizioni organizzative ed Operatori da questi individuati delle aree a maggior rischio. Misura da inserire entro settembre 2014 nel Piano della formazione Responsabil e SPSO in collaborazio ne con RPC 6.4.5 Monitoraggio del rispetto delle norme di comportamento dei dipendenti. I dipendenti dell’Azienda conformano i propri comportamenti alle previsioni di cui al DPR 16.4.2013, n. 62 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’articolo 54 del Decreto Legislativo 30.03.2001, n. 165”, e del codice di condotta aziendale, nonché alle prescrizioni contenute nel presente Piano. In caso di violazione dei doveri di comportamento, ivi incluso il dovere di conformare il proprio operato ai contenuti del presente Piano, troveranno applicazione le disposizioni vigenti in materia di responsabilità civile, amministrativa-contabile, penale, disciplinare e dirigenziale. Ai fini dell’attuazione delle disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi di cui all’art. 1, c. 49 e 50, della l. 190/2012 ed ai capi V e VI del d.lgs. 39/2013, visto l’art. 29-ter del d.l. 21.6.2013 n. 69 coordinato con la legge di conversione 9.8.2013, n. 98, all’atto del conferimento dell’incarico l’interessato presenterà una dichiarazione sulla insussistenza delle cause di inconferibilità ed incompatibilità ivi previste. Nel corso dell’incarico analoghe dichiarazioni saranno presentate annualmente dall’interessato medesimo. Per la verifica dell’attuazione delle disposizioni di legge in materia di autorizzazione di incarichi esterni, così come disciplinate dall’art. 53 del d.lgs. 165\2001 e modificate dall’art. 1, c. 42, della l. 190\2012, l’Azienda procede in conformità al vigente regolamento. Il Servizio Personale e Sviluppo Organizzativo invierà al R.P.C. annualmente (entro il mese di dicembre) i dati riepilogativi e gli esiti delle verifiche condotte in materia di inconferibilità e incompatibilità. Sono predisposti o modificati gli schemi tipo di incarico, contratto, bando, inserendo la condizione dell’osservanza dei Codici di comportamento per i collaboratori esterni a qualsiasi titolo, per i titolari di organo, per il personale impiegato negli uffici di diretta collaborazione dell’autorità politica, per i collaboratori delle ditte fornitrici di beni o servizi od opere a favore dell’amministrazione, nonché prevedendo la risoluzione o la decadenza dal rapporto in caso di violazione degli obblighi derivanti dai Codici. Si prevedono le seguenti azioni di miglioramento: Adeguamento degli atti di incarico, contratti e bandi di nuova Entro dicembre 2014 stipula al Codice di condotta Adeguamento degli atti di incarico, contratti e bandi esistenti Entro dicembre 2015 al Codice di condotta Referenti per le attività di competenza Referenti per le attività di competenza 15 6.4.6 Tutela del dipendente pubblico che segnala gli illeciti (whistleblower). Tutti i dipendenti che sono venuti a conoscenza di condotte illecite in ragione del rapporto di lavoro, devono denunciare il fatto al proprio superiore gerarchico ovvero all’U.P.D o al R.P.C., che devono garantire le adeguate misure di tutela e riservatezza nel rispetto di quanto previsto dall’art. 54 bis d.lgs. 165/2001. L’Azienda assicura che questi non possa essere in alcun modo sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia, parimenti il Dipendente responsabile di calunnia o diffamazione sarà segnalato all’U.P.D.. Il dipendente che ritiene di aver subito una discriminazione per il fatto di aver effettuato una segnalazione di illecito deve dare notizia circostanziata dell’avvenuta discriminazione al R.P.C.; il responsabile valuta la sussistenza degli elementi per effettuare la segnalazione di quanto accaduto. Nell'ambito del procedimento disciplinare, l'identità del segnalante non può essere rivelata, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell'addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l'identità può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato. La denuncia è sottratta all'accesso previsto dagli articoli 22 e seguenti della l. 241/1990, e successive modificazioni. Si prevedono le seguenti azioni di miglioramento: Predisposizione modulo per ricevere le informazioni ritenute utili per individuare gli autori della condotta illecita e le circostanze del fatto e garantire la necessaria riservatezza. Creazione di una casella di posta elettronica che cripta automaticamente l’identità del mittente, che viene decriptata solo nei casi necessari indicati sopra, a cura del R.P.C. e da un Operatore designato dal Responsabile Ufficio Informatico, che sono tenuti alla massima riservatezza, pena le sanzioni sopra riportate . Entro dicemb re 2014 Entro dicemb re 2014 RPC in collaborazione con Responsabile Uff. Informatico RPC In collaborazione con Responsabile Uff. Informatico 6.4.7 Monitoraggio dei rapporti tra l'Azienda e i contraenti. Il R.P.C. verifica a campione, anche avvalendosi dell’attività dei Referenti come più sopra individuati, che nella documentazione contrattuale e nei siti internet dell’Amministrazione siano indicati con chiarezza i riferimenti ai provvedimenti in materia di etica e di anticorruzione e le relative conseguenze (c.d. Clausole etiche e di legalità, cfr. art. 1, c. 17 l. 190\2012). Il R.P.C. verifica la presenza nel sito web istituzionale di almeno un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) cui il cittadino possa rivolgersi per trasmettere istanze, ai sensi dell'articolo 38 del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa di cui al D.P.R. 445\2000, e ricevere informazioni circa i provvedimenti e i procedimenti amministrativi che lo riguardano. Il R.P.C., anche avvalendosi dell’attività dei Referenti individuati come più sopra indicato, verifica il regolare funzionamento del servizio mediante il coinvolgimento dell’Ufficio Informatico, a scadenze predeterminate. Si prevedono le seguenti azioni di miglioramento: 16 Ogni dirigente predispone un sistema di monitoraggio dei rapporti tra gli operatori coinvolti nel processo decisionale ed i soggetti con i quali sono stati stipulati contratti, o sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici e non o sottoposti a controlli ai fini della verifica di eventuali relazioni di parentela o affinità o di interesse economico, la priorità è data dal livello di rischio riscontrato, e lo invia al R.P.C. per eventuali osservazioni. Predisposizione testo di patto di integrità da inserire nei bandi, avvisi, lettere invito e contratti Decorrenza immediata, dall’adozione del P.T.C.P. da concludere entro dicembre 2015 Entro dicembre 2014 Tutti i Referenti per l’area di rispettiva competenza in collaborazione con il RPC Responsabili Servizio Tecnico e Provveditorato Economato inserimento negli avvisi, nei bandi di gara e nelle lettere di invito del patto Entro gennaio Responsabili Servizio di integrità predisposto 2014 Tecnico e Provveditorato Economato 6.4.8 Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse. L'Azienda intraprende adeguate iniziative per dare conoscenza al personale dell’obbligo di astensione, delle conseguenze scaturenti dalla sua violazione e dei comportamenti da seguire in caso di conflitto di interesse. L’attività informativa è prevista nell’ambito delle iniziative di formazione. 6.4.9 Svolgimento di incarichi d’ufficio - attività ed incarichi extra-istituzionali. L'Azienda adotta un regolamento per l’attuazione di quanto previsto dall’art. 53, comma 3 bis, del d.lgs. 165/2001 e dell’art. 1, comma 58 bis, della l. 662/1996 (incarichi ed attività non consentiti ai pubblici dipendenti). Il regolamento contiene i criteri oggettivi e predeterminati per il conferimento o l’autorizzazione allo svolgimento di incarichi di cui all’art. 53, comma 5, del d.lgs. 165/2001. 6.4.10 Conferimento di incarichi dirigenziali in caso di particolari attività o incarichi precedenti (pantouflage – revolving doors) L'Azienda verifica la sussistenza di eventuali condizioni ostative in capo ai dipendenti e/o soggetti cui la Direzione Generale intende conferire l’incarico all’atto del conferimento degli incarichi dirigenziali e degli altri incarichi previsti dai Capi III e IV del d.lgs. 39/2013. Le condizioni ostative sono quelle previste nei suddetti Capi, salva la valutazione di ulteriori situazioni di conflitto di interesse o cause impeditive. L’accertamento avviene mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art. 46 del d.P.R. 445/2000 pubblicata sul sito dell’amministrazione (art. 20 d.lgs. 39/2013). Se all’esito della verifica dovesse risultare la sussistenza di una o più condizioni ostative, l'azienda si astiene dal conferire l’incarico e provvede a conferire l’incarico nei confronti di altro soggetto. In caso di violazione delle previsioni di inconferibilità, secondo l’art. 17 del d.lgs. 39/2013, l’incarico è nullo e si applicano le sanzioni di cui all’art. 18 del medesimo decreto. Negli interpelli per l’attribuzione degli incarichi sono inserite espressamente le condizioni ostative al conferimento. 17 6.4.11 Incompatibilità specifiche per posizioni dirigenziali. L'Azienda verifica la sussistenza di eventuali situazioni di incompatibilità nei confronti dei titolari di incarichi previsti nei Capi V e VI del d.lgs. 39/2013 per le situazioni contemplate nei medesimi Capi. Il controllo deve essere effettuato all’atto del conferimento dell’incarico, nonchè annualmente e su richiesta nel corso del rapporto. Se la situazione di incompatibilità emerge al momento del conferimento dell’incarico, la stessa deve essere rimossa prima del conferimento. Se la situazione di incompatibilità emerge nel corso del rapporto, il R.P.C. contesta la circostanza all’interessato ai sensi degli artt. 15 e 19 del d.lgs. 39/2013 e vigila affinchè siano prese le misure conseguenti. Negli interpelli per l’attribuzione degli incarichi sono inserite espressamente le cause di incompatibilità. 6.4.12 Attività successiva alla cessazione del rapporto di lavoro (pantouflage – revolving doors) Ai fini dell’applicazione dell’art. 53, c. 16 ter, del d.lgs. 165/2001, nei contratti di assunzione del personale è inserita la clausola che prevede il divieto di prestare attività lavorativa (a titolo di lavoro subordinato o di lavoro autonomo) per i tre anni successivi alla cessazione del rapporto nei confronti dei destinatari di provvedimenti adottati o di contratti conclusi con l’apporto decisionale del dipendente. Nei bandi di gara o negli atti prodromici agli affidamenti, anche mediante procedura negoziata, è inserita la condizione soggettiva di non aver concluso contratti di lavoro subordinato o autonomo e comunque di non aver attribuito incarichi ad ex dipendenti che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni nei loro confronti per il triennio successivo alla cessazione del rapporto. E' disposta l’esclusione dalle procedure di affidamento nei confronti dei soggetti per i quali sia emersa la situazione di cui al punto precedente. Si agisce in giudizio per ottenere il risarcimento del danno nei confronti degli ex dipendenti per i quali sia emersa la violazione dei divieti contenuti nell’art. 53, comma 16 ter, d.lgs. n. 165 del 2001. 6.4.13 Formazione di commissioni, assegnazioni agli uffici e conferimento di incarichi in caso di condanna penale per delitti contro la pubblica amministrazione Ai fini dell’applicazione degli artt. 35 bis del d.lgs. 165/2001 e dell’art. 3 del d.lgs. 39/2013, l'Azienda verifica la sussistenza di eventuali precedenti penali a carico dei dipendenti e/o dei soggetti cui intende conferire incarichi nelle seguenti circostanze: - all’atto della formazione delle commissioni per l’affidamento di commesse o di commissioni di concorso; - all’atto del conferimento degli incarichi dirigenziali e degli altri incarichi previsti dall’art. 3 del d.lgs. 39/2013; - all’atto dell’assegnazione di dipendenti dell’area direttiva agli uffici che presentano le caratteristiche indicate dall’art. 35 bis del d.lgs. 165/2001; - all’entrata in vigore dei citati artt. 3 e 35 bis con riferimento agli incarichi già conferiti e al personale già assegnato. 18 L’accertamento sui precedenti penali avviene mediante acquisizione d’ufficio ovvero mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato nei termini e alle condizioni dell’art. 46 del d.P.R. 445/2000 (art. 20 d.lgs. 39/2013). Se all’esito della verifica risultano a carico del personale interessato dei precedenti penali per delitti contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione: - si astiene dal conferire l’incarico o dall’effettuare l’assegnazione, - applica le misure previste dall’art. 3 del d.lgs. 39/2013, - provvede a conferire l’incarico o a disporre l’assegnazione nei confronti di altro soggetto. In caso di violazione delle previsioni di inconferibilità, secondo l’art. 17 del d.lgs. 39/2013, l’incarico è nullo e si applicano le sanzioni di cui all’art. 18 del medesimo decreto. Negli interpelli per l’attribuzione degli incarichi sono inserite espressamente le condizioni ostative al conferimento, e i regolamenti sulla formazione delle commissioni per l’affidamento di commesse o di concorso sono adeguati a quanto previsto nel presente paragrafo. 6.4.14 Azioni di sensibilizzazione e rapporto con la società civile. Sono pianificate adeguate misure di sensibilizzazione della cittadinanza finalizzate alla promozione della cultura della legalità. A questo fine, una prima azione consiste nel dare efficace comunicazione e diffusione alla strategia di prevenzione dei fenomeni corruttivi impostata e attuata mediante il P.T.P.C. e alle connesse misure. Atteso che l'azione di prevenzione e contrasto della corruzione richiede un’apertura di credito e di fiducia nella relazione con i cittadini, che possa nutrirsi anche di rapporto continuo, alimentato dal funzionamento di stabili canali di comunicazione, l'Azienda adotta soluzioni organizzative e tempi per l'attivazione di canali dedicati alle segnalazioni da parte dei cittadini, anche attraverso gli uffici per la relazione con il pubblico (U.R.P.), quale rete organizzativa che opera come interfaccia comunicativa interno/esterno. === ° === 19 20