Come gestire le vision associative in un sistema organico di rete AVIS - Milano 4 febbraio 2006 Abstract a cura di Carlo Mario Mozzanica (*) Premesse 1. Il “come” (gestire le vision) evoca anche il “perché” (supposto) e il “dove “ (ricomposto). Del “come” si vogliono offrire le “ragioni”, tratte dagli scenari, che propiziano/ostacolano il sistema organico (organo più che organizzazione) di rete 2. La vision si iscrive nello statuto: i paradigmi del dono (munifico, malefico, benefico, ipodono, pseudodono, iperdono, perdono…) e le 10 aggettivazioni: volontario, periodico, associato, non remunerato, anonimo, consapevole, solidale, civico, partecipato, partecipe/promozionale (dei diritti) gli approcci del dono: le differenziate forme di solidarietà (personale, familiare, sociale); la solidarietà del donatore (anonimo) e del donatario (anonimo) 3. Le vision associative riscrivono i tradizionali modelli di welfare: oltre il modello lib: dove il bene privato è identificato con il bene comune (rischio della mercificazione del donatore) lab: dove il bene pubblico è identificato con il bene comune (rischio di statalizzazione del donatore). Libertà e uguaglianza possono essere (e sono state) declinate solo individualisticamente. Soci e associazioni dicono “fraternità”, che nomina esplicitamente la sfera del legame sociale, promettendo una riforma dell’umana comunanza di origine e di destino (sangue=vita) che ha incominciato a deperire, nella misura di uno sviluppo autonomo (o contrapposto) delle prime due. 4. Le ragioni attengono 4 scenari, per la gestione di un sistema organico di rete: scenario socioculturale postmoderno scenario socioistituzionale scenario legislativo scenario organizzativo (modello di community care) I. Lo scenario socioculturale postmoderno, tra dono e donazione I paradigmi istitutivi e costitutivi del postmoderno Cultura nomade, frammentata e pensiero debole, unico, corto, abdicato L’inutilità del significato della metanarrazione Enfasi del “come”, disfasia del “dove”, afasia del “perché” La dialettica tra bisogno (di appagamento, di prestazione…) e desiderio (di riconoscimento, di relazione…) Dalla ipertrofia della malattia del senso all’atrofia del senso della malattia La salute tra cure e care Dall’antropologia nella cura all’antropologia della cura: soggettualizzazione e personalizzazione degli itinerari di salute II. Lo scenario socioistituzionale, tra welfare lib e lab I modelli di welfare: istituzione, costituzione, destituzione, restituzione I volti del welfare: iniziale, istituzionale, totale, devoluto, municipale, mix: welfare state, welfare society, welfare community Dal modello lib al modello lab: dall’enfasi di aut/aut all’insufficienza di et/et La soggettività della società civile Riscoperta della sussidiarietà relazionale (e non binaria), sostanziale (e non procedurale); istituzionale (non solo passiva, bensì attiva), sociale (non solo gestionale, bensì partecipativa ed espressiva) Associazione di associazioni e di soci: dalla solidarietà alla responsabilità; dalla donazione ai diritti attivi di cittadinanza sociale III. Lo scenario legislativo, con riferimento alle riforme costituzionali IV. Il diritto alla tutela della salute (art. 32 Cost.) Le tre (quasi quattro?) riforme del servizio sanitario nazionale La valorizzazione dei soggetti sociali in sanità (cf. D.Lgsl. 229/1999, art. 1, comma 18) I livelli essenziali ed uniformi di assistenza (DPCM 29.11.2001 e DPCM 28.11.2003) La riforma del Titolo V della Costituzione: competenza concorrente e costituzionalizzazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali (art. 117, 2° comma m)) Sussidiarietà istituzionale (art. 118, primo comma, Cost.); sussidiarietà sociale (art. 118, ultimo comma, Cost.) La nuova riforma costituzionale (in attesa di referendum confermativo): la duplice competenza esclusiva per la sanità Sanità dei mezzi o sanità dei fini? Da una sanità ideale ad un ideale di sanità Lo scenario organizzativo (leadership e community care) Verso la costruzione di un sistema organico di rete Quattro modelli organizzativi: burocratico, carismatico, progettuale, soggettuale (o di community care) Qualche itinerario per i responsabili/coordinatori: Imparare e insegnare le 10 A dei verbi ausiliari, per gestire vision associative (nell’ottica della community care): ascoltare, accogliere (l’innovazione, che nasce dai territori), ammirare (e stupirsi), accompagnare, animare, accorgersi, aspettare, assistere, aggregare, ammonire (da ad-moneo: cooperare e non competere) Assumere l’identità del responsabile/coordinatore, per gestire vision associative (nell’ottica della community care). Il responsabile/coordinatore, come terapeuta, formatore, maieuta, ermeneuta, carismatico, salvifico, prefigurante, trasgressore, direttivo, autoritario (autoritativo), distruttore: verso il responsabile/coordinatore eco ed eto-biografo Attraversare le 10 metafore della leadership del responsabile/coordinatore, per gestire vision associative (nell’ottica della community care): manutentore, accompagnatore, cantastorie, allenatore, valorizzatore, artigiano, notaio, un orecchio grande, un occhio discreto, un cuore attento (per accordare e concordare) Saper guardare al volto del responsabile/coordinatore, per gestire vision associative (nell’ottica della community care): Discernimento (deformata reformare) Progettazione (reformata conformare) Verifica (conformata confirmare) Interiorizzare i paradigmi per l’agire associativo: dare ascolto al proprio territorio, ai bisogni inauditi dare parola, voce al proprio territorio, ai bisogni inediti, dare cittadinanza al proprio territorio, per i bisogni rimossi e scomodi dare corpo a interventi di reciprocità a valenza comunitaria, di scambio nella reciprocità del dono e della donazione; dare un’anima alla cittadinanza di quei bisogni, non ancora tutelati dal diritto, come utopia di un quotidiano più vivibile per tutti. Itinerari che, soprattutto in un’ ottica preventiva, propiziano scelte innovative: o scegliere la strategia del positivo; o valorizzare l’esistente; o potenziare gli spazi dei mondi vitali; o privilegiare e incrementare gli effetti moltiplicatori; o dare voce e parola ai testimoni privilegiati; o consolidare la strategia delle connessioni (intenzionali, culturali, esperienziali); o declinare i diversi linguaggi in un’ottica di unitarietà: dell’identità, della famiglia, delle formazioni sociali o rischiare il futuro Conclusione “Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma fai nascere in loro la nostalgia del mare ampio e infinito” o, parafrasando Oscar Wilde: “Ah, quelle organizzazioni che sanno sempre il prezzo di tutto, ma il valore di niente!” ------------------------------------------------------------------------------------------------------(*) Docente di “Organizzazione dei servizi alla persona” all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano