I LIVELLI DELL`ETICA: - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

etica degli affari
I LIVELLI DELL’ETICA:
 METAETICA:
-Significato:quando giudizi o enunciati hanno significato morale?
 Prescrittività
 Universalizzabilità
 Soverchianza
Metodologia delle teorie morali: LE DOMANDE PRINCIPLAI
-che rapporto c’è tra fatti e valori (equilibro riflessivo) ?
- Sede/struttura del valore: azioni o conseguenze?
- Esperienza e punto di vista morale: relativa all’agente o neutrale?
- Natura del valore: oggettivo o soggettivo? Verità metafisiche?
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 ETICA NORMATIVA: teorie generali per esprimere giudizi sulle pratiche e le azioni (qualsiasi)
 ETICA APPLICATA: applicazione delle teorie etiche a particolari istituzioni e pratiche sociali
Di norma richiedono una disciplina scientifica che definisce la pratica e la descrive
ES:
- bioetica (medicina e biologia)
- etica degli affari (economia e management)
- computer ethics e Web ethics (informatica e applicazioni economiche)
- etica ambientale (scienza ambientale)
- etica internazionale (scienza politica e relazioni internazionali)
ETICA DEGLI AFFARI:
 Applicazione delle teorie etiche normative alle pratiche e alle istituzioni economiche.
 Livelli dell'etica degli affari:
- Macro: decisioni "costituzionali" (stato/mercato) la scelta delle istituzioni economiche
- Meso: scelta delle forme proprietarie e di governo delle organizzazioni, imprese,
associazioni
- Micro: decisioni (individuali) del manager nel ruolo professionale (personale, marketing,
contratti)
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 Quali teorie applicare?
Teorie etiche: contrattualismo, utilitarismo, teorie dei diritti, etica della virtù, etica kantiana ecc.
 Struttura comune delle varie teorie morali: stabilire un criterio per giudicare/decidere
secondo la seguente procedura:
A. individuate la caratteristica moralmente rilevante negli agenti/pazienti morali
B.
trattate imparzialmente tale caratteristica in ciascuno degli agenti/pazienti morali influenzati
dalla decisione (regola di aggregazione e di decisione)
Dall’incrocio delle due variabili emerge una data teoria cioè un modo coerente di generare
giudizi etici
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Caratteristica moralmente
rilevante
Trattamento imparziale (procedura etica di
scelta)
utilità personale
Media delle utilità personali (decisione in
condizioni di rischio)
libertà negativa
“Stato minimo” (processo a mano
invisibile)
autonomia
Accordo unanime (decisione dietro il
"velo"
di ignoranza)
scelta razionale basata
Accordo di contrattazione di mutuo
sulle preferenze
. vantaggio (soluzione efficiente e unanime
di un gioco cooperativo di contrattazione)
Teoria
Utilitarismo (Bentham,
Smith, Harsanyi
Libertarismo (Locke, von
Hayek, Nozick)
Contrattualismo ideale
(Kant, Rousseau, Rawls)
contrattualismo reale
(Hobbes, Buchanan,
Gauthier)
scelta razionale basata
sulle preferenze
Convenzione di coordinamento (equilibrio Convenzionalismo
di coordinazione in giochi ripetuti)
(Hume, Lewis, Sugden)
virtù del carattere,
definite dalle tradizioni
della comunità
Conformità al modello
interno alla pratica
Funzionamenti scelti e
realizzati
rendere massimo e uguale l’insieme di
capacità per ogni persona
di eccellenza
Neo-aristotelismo
(McIntyre)
teoria del well-being (Sen,
Nussbaum)
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etica degli affari
Caratteristica
moralmente
rilevante
utilità personale
Trattamento imparziale (procedura
etica di scelta)
Teoria
Media delle utilità personali (decisione
in
condizioni di rischio)
“Stato minimo” (processo a mano
invisibile)
Accordo di contrattazione di mutuo
vantaggio (soluzione efficiente e
unanime di un gioco cooperativo di
contrattazione)
Utilitarismo (Bentham, Mill,
Harsanyi)
Libertarismo (Locke, von
Hayek, Nozick)
contrattualismo reale (Hobbes,
Buchanan, Gauthier)
autonomia
(ragionevolezza e
autonomia nel darsi
una concezione dl
bene)
Accordo unanime (decisione dietro il
"velo"
di ignoranza)
Contrattualismo ideale (Kant,
Rousseau, Rawls)
scelta razionale
basata sulle
preferenze
Convenzione di coordinamento
(equilibrio di coordinazione in giochi
ripetuti) e sua selezione attraverso un
processo evolutivo
Convenzionalismo
(Hume, Lewis, Sugden)
libertà negativa
scelta razionale
basata sulle
preferenze
.
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etica degli affari
virtù del carattere,
definite dalle
tradizioni della
comunità
Conformità al modello
interno alla pratica
di eccellenza
Neo-aristotelismo
(Aristotele, McIntyre.
Solomon)
Desideri e credenze
“utili” all’interno di
ciascuna cultura
storicamente e
localmente situata
Funzionamenti scelti
e realizzati
Capacità
Tolleranza (dialogo) e accordo
(intersoggettività)
Pragmatismo (Dewey, Rorty)
rendere massimo e uguale l’insieme di
capacità per ogni persona
teoria pluralista del well-being
(Sen, Nussbaum)
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 Per l'utilitarismo caratteristica moralmente rilevante di una pratica P in relazione
all'individuo X è l'utilità di P per X;
allora il trattamento imparziale di questa caratteristica di P in relazione ad ogni
individuo è dato dalla combinazione lineare con ugual peso dell'utilità di P per ogni
individuo (massima utilità media). [Hare, 1989, Harsanyi 1985].
 Nel caso del contrattualismo reale la caratteristica moralmente rilevante di una
pratica è l'essere tale pratica oggetto di scelta razionale dell'individuo, cioè una scelta
coerente in vista del suo proprio vantaggio personale, definita in un contesto di
interazione strategica con altri simmetricamente razionali che possono arrecarsi vantaggi
o danni reciproci.
Allora, il criterio di ordinamento morale delle pratiche è il grado maggiore/minore al
quale ogni data pratica è oggetto di accordo unanime (equilibrio di contrattazione), cioè
è reciprocamente vantaggiosa.
Se l'accordo è unanime, ciascun individuo accetta razionalmente la pratica in vista del
proprio vantaggio, di modo che chiunque potrebbe riconoscere la razionalità della pratica
ponendosi successivamente dal punto di vista di ciascuno [Gauthier 1986].
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 Per il contrattualista kantiano le variabili base sono ancora la scelta razionale
individuale e il consenso unanime, imparzialmente rispettoso della scelta di tutti, ma ne
cambia l'interpretazione:
la scelta è razionale in questo caso non se è rivolta coerentemente al proprio vantaggio
personale ma se è autonoma, cioè conforme alle regole universali e necessarie della
ragione, indipendentemente da ogni fine particolare.
Così l'accordo unanime non è finalizzato al reciproco vantaggio, ma al solo fine che la
volontà totalmente autonoma può avere, cioè l'intesa tra individui ugualmente
razionali [Scanlon 1985].
 Per il convenzionalismo humiano la caratteristica di valore delle pratiche è ancora
l'essere tali pratiche scelte coerentemente in vista delle preferenze del soggetto
morale, in un contesto di interazione potenzialmente vantaggiosa o dannosa in senso
reciproco.
In questo caso il rispetto imparziale della scelta razionale si realizza mediante la
convenzione, cioè un equilibrio di coordinazione mutuamente vantaggioso
(convenzione o norma sociale), data la reciproca aspettativa e aspettativa comune che
anche gli altri facciano lo stesso [Lewis 1969, Sugden 1986]. In un tale equilibrio tutti
esercitano contemporaneamente la loro scelta razionale, essendo l'azione di ciascuno un
risposta ottima all'azione ipotizzata degli altri.
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 Nel caso della teoria libertaria dei diritti ciò che rileva moralmente in una pratica è il
rispetto della sfera di libertà negativa che circonda l'individuo [Nozick 1981].
Una pratica o istituzione deve allora rispettare imparzialmente questa caratteristica
rispetto a ogni individuo.
Ciò accade se non viola un sistema di uguali diritti di proprietà, cioè di pretese
negative, uguali per tutti gli individui, acchè la data pratica non interferisca, senza il loro
consenso, con la sfera entro la quale si deve poter esercitare il loro libero controllo (stato
minimo).
 Nel comunitarismo neoaristotelico [McIntyre 1988] ciò che caratterizza una pratica o
istituzione è il grado al quale promuove la virtù e il carattere dell'individuo.
In effetti, soggetto morale qui è non il singolo ma la comunità, intesa come qualcosa di
preesistente ai singoli, e che ha un proprio finalismo oggettivo espresso da un ideale di
"vita buona".
Operativamente, questo finalismo può essere rintracciato nell'insieme dei modelli di
eccellenza che la tradizione ha sviluppato all'interno di ciascuna pratica.
Così ciascuno è trattato imparzialmente se la pratica è organizzata in modo da favorire
la virtù di ciascuno (uguale conformità al modello di eccellenza)
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 Un analogo punto di vista comunitario è posseduto dalla posizione pragmatista (Rorty 1991),
Secondo il pragmatista ciò che ha valore è una caratteristica non universale e necessaria, ma
sempre relativa e contingente, ovvero i desideri e le credenze degli individui in quanto
appartenenti a comunità e culture storicamente e geograficamente situate, le quali
intendono in un certo dato modo desideri e le credenze - ovvero credenze “utili” al fine di
soddisfare i desideri umani anch’essi continenti rispetto alla cultura.
Quanto ai valori quindi la posizione pragmatista è etnocentrica (ciascuna cultura ha i suoi
valori che sono definiti dai significati che essa attribuisce a ciò che è desiderabile e a ciò che
è utile per risolvere i problemi della comunità stessa, secondo come essa li intende).
Ma essendo radicalmente contraria sia a ogni nozione di natura umana oggettiva sia all’idea
di punto di vista oggettivo e neutrale (cioè un punto di vista esterno rispetto a ciascuno
cultura), ma al contempo affermando la natura contingente dei valori (sono valori le
credenze utili ai bisogni riconosciuti in una data cultura) e quindi l’inevitabile pluralità delle
culture e dei criteri di valutazione, il pragmatismo propone come trattamento morale di ciò
che ha valore l’apertura e la tolleranza delle differenze culturali e il criterio della ricerca
dell’accordo intersoggettivo (che è d’altra parte il criterio di accettabilità che sostituisce la
nozione di verità a proposito delle credenze).
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etica degli affari
Una nozione di uguaglianza di trattamento (tra le culture) è quindi presente anche nel
pragmatismo (tute le culture devono essere ugualmente degne di considerazione e
rispetto se possono entrare nel dialogo ed essere parte dell’accordo intersoggettivo) ,
anche se si ritiene inevitabile che ciascuno operi dall’interno del sistema di valori e della
propria per cercare di trovare , via traduzioni incomplete e parziali, l’accordo intersoggettivo
sui valori.
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 Nella teoria dello “star bene” (well-being) di Amartya Sen (1985, 1997) e Marta Nussbaum
(Nussbaum e Sen 1993) (che, nonostante una teoria aristotelica del benessere, va distinta dal
comunitarismo neoaristotelico poiché considera primitive le scelte di benessere
dell’individuo rispetto ai valori della comunità) , ciò che conta è la realizzazione di modi di
funzionare appropriati secondo la loro logica e finalità interna in diversi campi (dalle
funzioni elementari, quali essere appropriatamente nutriti, dissetati, vestiti e dotati di un tetto,
essere appropriatamente istruiti nelle competenze e abilità di base ai funzionamenti superiori
quali, realizzare con eccellenza una professione, avere relazioni umane ricche ecc.).
Lo “star bene” equivale al raggiungimento dell’eccellenza o dell’approriatezza in ciascun
funzionamento, secondo il suo ideale interno, e non la mera sensazione psicologica di
piacere associata a quel funzionamento.
Tali funzionamenti acquisiti hanno tanto più valore quanto più la loro realizzazione è scelta
entro un insieme ampio, detto capacità (libertà positive di essere e fare).
Il trattamento imparziale di ciò che ha valore (o fa stare bene) è perciò la massimizzazione
e uguagliamento degli insiemi di capacità tra gli individui, almeno per ciò che attiene ai
funzionamenti fondamentali (massima uguale capacità)
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COME SI COSTRUISCE UNA TEORIA ETICA APPLICATA?
 Metodo dell'equilibrio riflessivo:
le teorie morali "rovesciano" le intuizioni fino a quando giudizi intuitivi ponderati non
offrono "resistenza" insormontabile, allora la teoria deve cambiare per abbracciare il giudizio
ponderato
 Ogni teoria etica è in equilibrio con una classe di intuizioni di decisori esperti
 perciò grazie alle teorie etiche possiamo dare coerenza e trovare la base per molteplici giudizi
che esprimiamo costantemente come decisori in vari ambiti professionali
 Come si elabora un codice etico aziendale:
equilibrio riflessivo tra le teorie morali e le intuizioni morali di decisori esperti (il management)
 Perciò: il codice etico non è solo espressione della cultura aziendale, ma un punto di
equilibrio tra la riflessione razionale in etica (elaborata da "chiunque") e le intuizioni morali
(equilibrio riflessivo) ponderate dei managers.
-interviste
-dialogo e formazione durante la formulazione.
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I GIUDIZI ETICI IN UN DIALOGO MANAGERIALE:
CASO:

La multinazionale X introduce un programma di informatizzazione per la gestione e di
utilizzo di internet per la fornitura di componenti e di servizi di lavoro in modo da ridurre i costi
e consentire forniture di beni strumentali e di servizi di lavoro a livello internazionale
 Di conseguenza la consociata italiana Y di X si trova di fronte alla necessità di ridurre i siti
produttivi (solo uno è richiesto data la fornitura esterna via internet di alcuni beni e servizi)

Alternativa tra chiudere lo stabilimento A o B
- Stabilimento A: zona depressa, assenza di alternative di impiego, i fornitori sono
"prigionieri", "indotto" legato alla presenza dello stabilimento
-
Stabilimento B: zona sviluppata, alternative di lavoro, non prigionia dei fornitori
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PROBLEMA:
dato che:
- occorre chiudere uno stabilimento;
-
gli azionisti preferiscono chiudere A
(ma il management ha un margine di discrezione);
-
A è poco meno efficiente di B
(principalmente per l’efficienza delle infrastrutture circostanti);
"E' GIUSTO CHIUDERE A?"
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DIALOGO:
Signor :
“No perché per render massimo il benessere bisogna tener conto degli interessi più urgenti”
Signor :
“Si al contrario, perché così si massimizza il benessere sociale: è la massima efficienza
aziendale anche la regola per il massimo benessere sociale”
Signor :
“Il benessere non conta, ciò che conta è ciò che vogliono gli azionisti, essi hanno il diritto di
decidere”
Signor 
“Obiezione: anche i dipendenti avranno diritto di decidere l'occupazione dello stabilimento.
Quale diritto deve prevalere?”
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Signor :
“Ogni stabilimento è fondato su un impegno con la società circostante
“Come c’è stato un accordo unanime quando ci siamo installati così ci dovrebbe essere ora
che ne usciamo. E quello che più conta è che siano d’accordo coloro che stanno peggio.
“Se abbandoniamo B nessuno dissentirà tanto intensamente, ma se abbandoniamo A sarà
proprio contro il volere di chi sta peggio”
Signor :
“Dite quel che vi pare, noi dello stabilimento B non accetteremo che ci chiudiate!”
Signor 
“Obiezione: questo non è un giudizio imparziale. Non è ammesso in un dialogo morale”.
Signor :
“Non sono d’accordo. Può essere un giudizio morale ammesso che  sia pronto ad accettare
che tutti ragionino così”
Signor : “Comunque se devono essere tutti d’accordo, chi sta peggio non può avere diritto di
veto”
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Signor :
“Lasciatemi tirare qualche conclusione:
“Costruendo lo stabilimento A abbiamo fatto un patto. I nostri successi, fino a ieri, sono
dovuti alla cooperazione di tutti quanti hanno collaborato con noi, dentro e intorno allo
stabilimento A.
“Ma l'accordo deve essere mutuamente vantaggioso.
“Chiuderemo A, perché è meno efficiente, ma con una parte dei vantaggi risarciremo quanti
ne subiscono un danno in modo che l’esito sia anche per loro accettabile (outplacing, sostegno
alla creazione di un’azienda auto-gestita dai manager locali ecc.)”.
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CHI SONO I NOSTRI PERSONAGGI?

utilitarista dell’atto

utilitarista della regola

libertario

contrattualismo ideale

egoista morale

contrattuali sta reale
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