ETICA : IL PROBLEMA DELLA SCELTA La necessità di principi di riferimento La crisi delle certezze che caratterizza il mondo contemporaneo, e di cui ciascuno di noi fa esperienza ogni volta che si trova a dover decidere se è giusto o no sostenere una certa legge, acconsentire o meno una pratica medica…rende quanto mai importante e urgente riflettere sul significato delle nostre azioni e sulle ragioni dell’attuale crisi delle certezze, visto che, nella società contemporanea, vi è l’impressione diffusa che non esistano più valori forti, che tutto sia possibile e tutto sia permesso. Chiunque può però intuitivamente comprendere che non è possibile vivere senza una qualche idea di cosa è bene fare e di cosa è opportuno evitare. Occorre quindi trovare e dare ordine, attraverso l’individuazione di norme e valori, a un mondo in cui sembrano regnare disordine e provvisorietà. Per questo si è sviluppata la ricerca di regole universali. Ma: che cosa significa parlare di valori? Chi e che cosa li definisce? Prima di tutto bisogna cercare di comprendere le cause della crisi delle certezze. I grandi sistemi ideologici e le utopie del passato, con la loro fiducia nel progresso storico, hanno ceduto il passo all’individualismo: non sono più gli interessi e i valori della collettività che guidano l’agire, ma quelli dell’individuo… L’uomo si ripiega su se stesso, si concentra su valori tesi solo alla soddisfazione di piaceri momentanei e permissivi, alla ricerca di una felicità a buon mercato. L’etica per individuare valori e norme A rendere più drammatico il “vuoto di valori” è stato lo sviluppo tecnologico e scientifico. Infatti le nuove tecnologie hanno determinato una crescita smisurata dei poteri dell’uomo, consentendogli di compiere interventi al limite della liceità: per la prima volta nella storia dell’umanità le azioni dell’uomo appaiono irreversibili (sfruttamento delle risorse naturali, possibilità di modificare il patrimonio genetico di vegetali e animali), e per la prima volta l’uomo non è più solo il soggetto, ma anche l’oggetto del suo operare (vedi clonazione, interventi sul DNA…). Tutto ciò impone da un lato il valutare la convenienza di certe azioni, dall’altro il riflettere sulla legittimità di pratiche che mettono in pericolo la vita stessa dell’uomo. Compito dell’etica dunque è quello di individuare valori e norme: che orientino l’uomo ad agire per il bene comune (nel suo stesso interesse) e gli consentano di affrontare i problemi sollevati dai grandi cambiamenti storici, culturali e scientifici che caratterizzano la nostra epoca. Chiariamo che: i valori, o principi, sono le definizioni generale e assolute di male, bene, giusto, ingiusto, rispetto, libertà, responsabilità…Sono anche modelli che consentono di esprimere i 2 giudizi morali, cioè di valutare se un’azione o una situazione sono giuste o ingiuste rispetto a questi principi. Le norme di riferiscono all’applicazione pratica dei principi. Sono le regole che una comunità si dà, ispirandosi ai principi, per orientare la vita e individuale e sociale alla realizzazione di quei principi. Ogni uomo per orientarsi nella vita ha dunque bisogno di valori e norme: senza principi e senza regole non sono possibili né l’esistenza singola, né la convivenza civile. Qual è allora l’origine dei sistemi etici (cioè l’insieme di valori e norme)? Nell’interrogarsi sul significato della propria esistenza l’uomo individua delle risposte, intorno alle quali si strutturano le diverse concezioni della vita e del mondo. Dunque all’origine dei sistemi etici c’è una particolare visione dell’esistenza(per questo sono esistiti ed esistono modelli etici diverse nelle diverse epoche storiche). Differenza allora tra: Leggi giuridiche che sono stabilite sulla base di una convenzione sociale e Leggi morali che indicano quali comportamenti sono giusti o sbagliati sulla base di un’idea generale di bene e male. Infrangere una legge morale non significa incorrere in una punizione, ma semmai fare i conti con la propria coscienza. ETICA E MORALE L’analisi etimologica rivela una parentela stretta tra le due parole: ETICA = dal greco ethos (costumi, abitudini); MORALE = dal latino mores (consuetudini, usanze) Tuttavia l’ etica ha una dimensione più teorica della morale: l’etica indaga e stabilisce i principi sulla base dei quali la morale costruisce l’insieme delle norme che regolano l’agire pratico. L’etica definisce una dottrina che si pone al di sopra e al di là delle singole culture, esprimendo quei valori universali che ispirano le norme particolari. L’etica è la base su cui si costruisce la morale. 3 La morale ha invece una dimensione pratica poiché procede costruendo le norme di comportamento sulla base di principi espressi dall’etica, norme che consentono all’uomo di orientarsi nella vita; questa azione è buona, questo comportamento è giusto…. Ricapitolando……VOCABOLARIO DELL’ETICA ETICA: riflessione filosofica sui principi morali. MORALE: le norme di comportamento proprie di un individuo e di una società. Con una definizione più completa si potrebbe dire “L’insieme delle norme di condotta pubblica e privata che, secondo la propria volontà, una persona o un gruppo di persone scelgono e seguono nella vita. Si basa sul principio: tutto può essere fatto, ma non tutto deve essere fatto”. MORALE LAICA: norme di comportamento ispirate ai diritti dell’uomo, o comunque a principi e filosofie che non presuppongono una fede in Dio o in un qualcosa di trascendente e superiore all’uomo. MORALE RELIGIOSA: norme di comportamento ispirate a una visione religiosa della vita. Per esempio, nel cristianesimo Dio è Padre di tutti e quindi gli uomini sono fratelli. Per questo non ci possono essere caste o distinzioni sociali, e “farsi prossimo” è il comandamento principale. DIRITTO: l’insieme delle leggi che una società si dà, in vista del bene comune. Il diritto fissa, di volta in volta, attraverso il fluire della civiltà, una serie di regole-quadro per rendere la convivenza umana la più vivibile possibile. Il diritto si esercita attraverso la legge, che si serve anche della forza pubblica per questo pactum societatis. Etica e diritto però non sempre coincidono. Un’azione può essere “legale” ma non “morale”. PROBLEMI FONDAMENTALI DELL’ETICA Il problema della libertà Il problema della libertà è fondamentale nell’etica perché se un’azione non è libera, chi la compie non è responsabile di ciò che fa e, in assenza di responsabilità non si danno azioni morali, ma solo esecuzioni di ordini o adeguamento ad uno stato di necessità (faccio così perché non posso fare altrimenti). Allora il concetto di responsabilità discende immediatamente dal concetto di volontà. Essere moralmente responsabili significa infatti scegliere volontariamente di fare una certa cosa e, di conseguenza, farla consapevolmente, cioè avendo ben chiare le motivazioni e le conseguenze delle proprie azioni. Se quindi da una parte la libertà è necessaria perché si verifichino le condizioni che rendono possibile il comportamento morale, dall’altra parte il suo esercizio solleva il problema del limite. 4 Porre dei limiti alla libertà individuale significa fondamentalmente stabilire che ognuno è libero di fare ciò che crede, purchè questo non comprometta la libertà degli altri. Per evitare però che si cada nell’anarchia del “pur nel rispetto reciproco, ciascuno faccia ciò che gli pare” è necessario un ulteriore correttivo nell’esercizio della libertà. La tradizione filosofica ha formulato due grandi teorie relative alla libertà: Teoria n.1: libertà come adeguamento a un ordine e Teoria n.2: libertà come libero arbitrio Teoria n.1: libertà come adeguamento a un ordine Questa affermazione significa che io sono libero se e quando accetto consapevolmente di adeguarmi a un ordine a me superiore. Affermava Seneca (stoicismo – I sec. D.C.) che è libero solo chi fa consapevolmente e volentieri ciò che comunque non potrebbe non fare. Si tratta di un concetto spirituale di libertà, perché intesa in questo modo, consiste nel conoscere la legge delle cose e nell’accettarla. Teoria n.2: la libertà come libero arbitrio In questo caso libertà significa avere la possibilità di esercitare le proprie scelte, compiere un’azione piuttosto che un’altra, solo sulla base del proprio volere individuale, senza alcun riferimento ad un ordine superiore. In generale il libero arbitrio è ciò che intendiamo noi moderni quando parliamo di libertà. Ci sentiamo liberi quando possiamo esercitare la nostra facoltà di scelta tra opzioni diverse, senza subire condizionamenti o restrizioni. Il problema del male La questione riguarda principalmente la definizione di male. Due sono le concezioni principali: La concezione di chi considera il male in relazione al bene La concezione di chi lo definisce come una realtà a se stante Il male come assenza di bene In questo caso la definizione di male dipende dalla definizione che diamo al bene. Questa interpretazione del male è quella che per lungo tempo ha dominato la ricerca filosofica: fino al cristianesimo medioevale il amle viene definito come assenza o diminuzione di bene, il male è allontanamento da Dio che è il bene. 5 Questa impostazione ha il merito di dare un’idea chiara del male, ma ha il limite di far dipendere il male dal bene, per cui invocare il bene per spiegare il male significa ammettere che se non esistesse il bene, non esisterebbe il male. Oppure basta dire che il bene è relativo per affermare che il male lo è. Ma in questo caso si arriverebbe a sostenere che ciò che è male in un contesto, non lo è più in un altro. Il male come realtà indipendente Soprattutto grazie alla riflessione cristiana moderna e contemporanea ha preso forma una diversa concezione che considera il male come una realtà autonoma e operante in modo indipendente. In questo senso il male esiste autonomamente e, conferisce ad esso una realtà e una potenza specifiche. Questa prospettiva può avere, sul piano etico, conseguenze molto diverse: da un lato l’azione del bene e del male viene spiegata attraverso il dualismo morale: esistono due principi indipendenti e in eterna lotta tra loro che operano nel mondo, indipendentemente dalla volontà umana. L’unica possibilità dell’uomo è decidere da che parte stare; dall’altro il bene e il male vengono fatti dipendere dalla volontà umana, intessa come libero arbitrio. In questo caso il bene e il male non operano più autonomamente e indipendentemente dalla volontà umana. E’ grazie alla libera volontà umana e individuale che è consentito loro di agire. Il problema dell’interiorità e dell’esteriorità Interiorità di un’azione significa che ciò che conta nell’agire morale non è tanto l’agire in se stesso, quanto piuttosto l’intenzione. Non contano i risultati dell’azione, ma le intenzioni con cui si è compiuta. Se voglio aiutare un amico ma nel farlo finisco per danneggiarlo, sono moralmente innocente. Questa dimensione dell’etica è profondamente radicata in noi ed è quella che noi esprimiamo, per esempio, quando ci scusiamo dicendo “non l’ho fatto apposta”, “non era nelle mie intenzioni”. All’interiorità dell’etica appartengono fenomeni come il volere, l’intenzione, il desiderio di fare il bene o di fare il male. Parlare di esteriorità dell’etica significa invece spostare l’accento sull’azione in se stessa valutata per le sue conseguenze oggettive: ciò che conta è il risultato di un’azione indipendentemente dai motivi per cui viene compiuta. Se decido di danneggiare un amico, ma finisce che al di là delle mie intenzioni lo aiuto e lo favorisco, sono moralmente innocente. PRINCIPALI MODELLI CONTEMPORANEO ETICI NEL MONDO Etica soggettivistica-libertaria Questo modello pone al centro dell’attenzione il valore dell’ autonomia individuale: ogni individuo ha il diritto di determinarsi da sé nella più assoluta libertà, facendo riferimento solo a se stesso nel compiere una scelta. 6 La libertà personale incontra ovviamente dei limiti nella libertà delle altre persone: l’esercizio della propria libertà non può recare danno alla libertà altrui. La critica che si può muovere a questa teoria è che considera prioritario l’esercizio dell’autonomia individuale, privando del carattere di universalità i valori morali. Senza valori assoluti è difficile uscire dalla visuale del proprio egoismo e adottare una condotta morale. Etica utilitaristica Secondo questo pensiero non esistono azioni di per sé buone o cattive. La valutazione dipende dalle loro conseguenze: se le conseguenze sono buone, l’atto morale sarà buono e viceversa. Per essere buone le conseguenze devono essere utili alla realizzazione del bene (principio dell’utilità) e il bene può essere definito come la realizzazione del benessere e della felicità personali. Quindi un’azione è tanto più buona più realizza il bene del maggior numero possibile di esseri viventi. Etica tecnico-scientifica Semplificando un po’, si può dire che è basata su una visione ottimistica dell’uomo e del mondo. “La ricerca ha portato enormi vantaggi all’umanità e si deve sempre farla progredire”. Ciò che è tecnicamente possibile diventa così anche eticamente giusto, con le gravi conseguenze che questo principio si trascina con sé. Etica ecologista Si basa sul rispetto dell’ambiente e sulla ricerca di un equilibrio armonico tra uomo e natura. Ha molti meriti, ma può favorire anche dubbi ed equivoci del tipo: tra i vari mondi (minerale, vegetale, animale) c’è distinzione o sono tutti sullo stesso piano? Esiste una scala di valori? Etica della responsabilità Distingue tra ciò che è possibile da ciò che è giusto; non pone al centro l’io ma il noi (società); si interroga sulle conseguenze delle proprie scelte. In materia di bioetica afferma: “Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche giusto; non tutto ciò che possiamo fare, dobbiamo per forza farlo”. Etica personalistica Il cardine di questo orientamento è la difesa della dignità e del valore della persona umana. Alla base dell’etica personalistica c’è la persona umana, che non deve mai essere trattata come uno strumento, ma sempre e solo come fine. La scienza, l’economia, il diritto…devono operare nel rispetto della vita umana che va difesa come un valore assoluto. Afferma: “Non si può fare tutto ciò che è tecnicamente possibile oppure che ci risulta utile”. Etica religiosa Si richiama ai principi direttamente rivelati da Dio (come nei monoteismi), oppure codificati da una lunga tradizione, fissati e stabiliti nel tempo, a cui i fedeli devono attenersi. In questo senso l’etica religiosa è più “forte” di quella laica perché ha radici profonde nel tempo e non è puramente soggettiva, dovendo rispondere a Dio, o un “Qualcuno” o “qualcosa” di superiore all’uomo stesso.C’è un principio che accomuna i principi etici delle diverse religioni, ed è una visione sacrale della vita: “L’uomo non è padrone di tutto “. 7 Per riflettere…… Un’etica vale l’altra? Come abbiamo visto le proposte etiche sono tante. Questo però non significa che tutte le etiche (o regole comportamentali) siano ugualmente valide. Il discorso è certamente complesso, ma non possiamo nasconderci dietro il principio che “un’etica vale l’altra”: tutti noi constatiamo nella vita (e anche in classe?) come i principi morali siano fondamentali nel nostro rapporto con gli altri. L’etica si preoccupa di come sia possibile vivere insieme “umanamente”, ma la difficoltà sta proprio in questo avverbio; afferma infatti il cardinale Esilio Tonini “…Non è facile. L’etica è anzitutto la molla a prendersi cura di sé, non egoisticamente, a fare di sé un bene grande per poi inserirsi e comunicare agli altri il meglio che si è conquistato. Dopo di che l’etica si rivela come arte finissima, come dominio di sé per amore”. Non dobbiamo dimenticare cge dietro le varie filosofie, religioni ed etiche ci sono differenze radicali nella concezione della persona e dei diritti umani. Non tutte le culture hanno lo stesso rispetto dell’uomo e dei suoi diritti, e non tutte le etiche pongono l’uomo al centro. ETICHE APPLICATE L’esistenza di problemi morali urgenti come aborto, disobbedienza civile, industrie occidentali che spostano le produzioni in Paesi dove la mano d’opera costa poco, rifiuti tossici smaltiti in Pesi poveri… ha spostato l’attenzione della riflessione teorica all’analisi di questioni morali particolari. L’etica applicata presuppone l’etica “teorica”, anzi opera cercando di applicare i principi generali a casi particolari difficili e complessi. Per questo motivo ci sono diverse etiche applicate tra le quali: Bioetica Il potere conferito all’uomo dal progresso scientifico e tecnologico, le cui applicazioni sono particolarmente problematiche in campo medico, ha imposto la necessità di una riflessione sui limiti da porre all’agire umano, sulla base dei principi di responsabilità e di rispetto ella vita umana. Etica ambientale Il degrado ambientale e le conseguenze gravi di cui tutti cominciano ad accorgersi, hanno sollevato la questione dei diritti della natura: l’uomo non ha il diritto di trattare la natura come mezzo da sfruttare a proprio piacimento. La natura ha dei diritti, primo fra tutti quello di essere rispettata. Etica economica L’economia del profitto ad ogni costo si è costruita sull’inganno nei confronti dei consumatori e sullo sfruttamento di risorse materiali e umane. L’economia globale non ha fatto che accrescere i fenomeni di ingiustizia ai danni soprattutto dei Paesi più poveri. Occorre subordinare l’utile e i guadagni al rispetto, alla giustizia e all’onestà, avendo come scopo non il proprio benessere, ma quello dell’umanità intera. Etica politica Il crescente discredito che colpisce la politica suggerisce la necessità di riscoprire dei principi etici come la giustizia, la libertà, il rispetto dei diritti, l’impegno, in grado di ispirare sia che riveste una carica pubblica, sia i cittadini che partecipano alla vita democratica. (Vedi poi etica familiare, etica sessuale…..). 8 PER UN’ETICA MONDIALE Dopo le nostre riflessioni possiamo concludere che probabilmente c’è bisogno di un nuovo impegno nella definizione di valori capaci di guidare la nostra pratica (morale). Principi di un’etica mondiale Ora possiamo aggiungere che questi principi, per essere efficaci, devono essere condivisi dal maggior numero di persone possibile. Ma se, come abbiamo visto, i principi etici sono molti, e numerosi sono anche gli orientamenti etici a cui danno origine, è possibile individuare un’etica comune a tutti gli uomini? Se consideriamo che ormai viviamo in un mondo globale, dove il contatto tra razze e culture differenti si fa sempre più frequente e massiccio, e l’incontro rischia di trasformarsi quotidianamente in uno scontro; dove la globalizzazione dell’economia, della tecnologia, della comunicazione comporta anche la globalizzazione dei problemi, non solo è auspicabile, ma è necessario gare appello a un consenso sociale, un richiamo alla condivisione di valori, atteggiamenti di fondo e criteri. Si tratta di fondare un elementare consenso su alcuni valori universali, criteri irrevocabili e vincolanti e atteggiamenti di fondo che sono comuni a tutte le tradizioni etiche e religiose dell’umanità. Nel discorso tenuto il 27 aprile 2001 alla Pontificia Accademia delle scienze sociali papa Giovanni Paolo II affermava: “L’umanità nell’intraprendere il processo di globalizzazione non può più fare a meno di un codice etico comune. Con ciò non si intende un unico sistema socio-economico dominante o un’unica cultura che imporrebbero i propri valori e criteri dell’etica. E’ nell’uomo in sé, nell’umanità universale scaturita dalla mano di Dio, che bisogna cercare le norme della vita sociale. Questa ricerca è indispensabile affinché la globalizzazione non sia solo un altro nome della relativizzazione assoluta dei valori e dell’omogeneizzazione degli stili di vita e delle culture. In tutte le varie forme culturali esistono valori umani universali che devono essere espressi e sottolineati quale forza d’orientamento dello sviluppo del progresso”. Proviamo a vedere quali sono questi valori universali che consentirebbero ala formulazione di un’etica definita “mondiale”. La reciprocità La base per un’etica condivisa da tutti gli uomini, è il principio dell’umanità, per cui si può dire che ogni uomo, maschio o femmina, giovane o vecchio, bianco o nero, deve essere trattato umanamente. Questo concetto è espresso chiaramente nella regola d’oro della reciprocità: “Quello che non vuoi che sia fatto a te, non farlo ad altri”. La cura La capacità di prendersi cura appartiene all’essenza dell’essere umano e si esprime in una relazione di attenzione e di partecipazione verso l’altro. Quello di aver cura è un atteggiamento etico fondamentale, capace di salvaguardare la Terra, proteggere la vita, garantire i diritti degli esseri 9 umani e di tutte le creature, la convivenza nella solidarietà, nella comprensione, nella tolleranza e nel rispetto. La responsabilità L’uomo è responsabile delle conseguenze del suo operare sul destino dell’umanità e del mondo. La sua responsabilità riguarda le azioni passate di cui deve farsi carico, le conseguenze immediatamente prevedibili del suo agire nel mondo circostante e la sopravvivenza dell’umanità futura che dipende dalla sua capacità di preservare il mondo. La solidarietà La solidarietà è un concetto che prende forza dalla percezione dell’ interdipendenza di tutti gli esseri viventi, e dalla consapevolezza che ci sono un’origine e un destino comuni, che patiamo le stesse sofferenze e che coltiviamo speranze comuni. Tutto ciò esprime che c’è una condizione connaturata a tutti gli esseri viventi, quella di una sorte comune; di qui l’esigenza di un impegno attivo e personale di condivisione e di cura reciproche, per garantire parità e pari opportunità. Il dialogo e la giustizia Le norme, sia morali che giuridiche, devono nascere all’interno del dialogo, della comunicazione, unica condizione in cui esse possono ottenere un consenso condiviso e dare origine ad azioni concrete volte alla realizzazione del bene comune. Di qui la conseguenza che tutti devono poter partecipare alla comunicazione, poter parlare ed essere ascoltati. FONTI DELL’ETICA MONDIALE La creazione di un’etica mondiale dovrebbe essere ispirata dal patrimonio culturale, dalla memoria storica e dagli orientamenti spirituali delle persone. Nonostante le differenze culturali ci sono delle costanti in tutte le tradizioni che, come abbiamo detto, possono diventare le basi per un’etica mondiale. Abbiamo citato all’inizio la “regola d’oro”, patrimonio comune a tutte le tradizioni religiose; questo è già un principio sul quale sono concordi molte religioni differenti, ma anche molti laici, e che sarebbe uno dei principi fondamentali per un’etica mondiale. Questo esempio ci consente anche di sottolineare l’importanza di utilizzare gli incomparabili patrimoni delle religioni nella costruzione di un’etica globale. Infatti nel corso dei millenni le religioni hanno dimostrato la loro efficacia nell’orientare l’esistenza personale e sociale (pper esempio Gesù, Buddha, Francesco d’Assisi, Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta….sono stati capaci di mobilitare la gente con la pratica coerente della virtù). CONVERGENZE FRA VALORI LAICI E VALORI RELIGIOSI In una prospettiva religiosa i valori etici hanno un’origine divina. Gli uomini riconoscono che un’azione è giusta o ingiusta sulla base di ciò che Dio ha detto. L’etica laica, invece, individua l’origine dei valori nella razionalità umana; gli uomini scoprono dentro di sé i principi che permettono loro di distinguere il bene dal male e di avere una condotta morale. Nonostante i punti di partenza così diversi, bisogna rilevare che molti valori fondamentali delle etiche religiose sono gli stessi espressi dall’etica laica. Cerchiamo allora, nel rispetto reciproco, di sottolineare queste convergenze, fondamentali nella costruzione di un sistema etico mondiale. 10 CONVERGENZE FRA LE RELIGIONI Nonostante i diversi patrimoni spirituali e le differenze dottrinali, le religioni concordano su alcuni punti che risultano decisivi per una costruzione di un’etica mondiale. Il valore della vita Tutte le religioni riconoscono la vita (tutte le forme di vita) come un bene assoluto che va rispettato e difeso. Il valore della morale Tutte le religioni riconoscono degli imperativi etici elementari: non uccidere, non mentire,, non rubare, non commettere violenza, rispetta i genitori, ama i figli. Qesti principi favoriscono una cultura del rispetto e della pace. La giusta misura Tutte le religioni individuano una via di mezzo, fra l’ascesi e l’edonismo, la realizzazione di una vita buona. L’amore Tutte le religioni predicano l’assolutezza dell’amore, e fanno dell’ amore verso il prossimo il comandamento per eccellenza (vedi la regola d’oro). Definizione del senso della vita Tutte le religioni cercano di spiegare il senso dell’universo e dell’esistenza umana. La vita ha sempre la meglio sulla morte, e il destino dell’umanità è una vita eterna e felice. LA FORZA DELL’ETICA RELIGIOSA Tutti questi principi profondamente umani sono stati elaborati all’interno delle religioni e delle tradizioni spirituali. Sono innanzitutto norme etiche pratiche, che promuovono il diritto alla vita, alla libertà, all’uguaglianza per tutti gli esseri viventi, nel rispetto e nella solidarietà reciproci, e come tali sono condivisibili anche da un’etica laica. Nello stesso tempo sono norme che traggono la loro forza dal fatto che la loro base non è solo razionale ma anche spirituale. La ragione svolge un ruolo fondamentale nella vita morale; è certo fondamentale conoscere il principio che sta alla base della norma, ma anche il suo effettivo valore. E’ importante che io non uccida un uomo, non perché è un divieto, ma perché conosco e considero il valore della vita. Vi è quindi la necessità di un fondamento spirituale, che porti a una comprensione più profonda di quella razionale, in grado di motivare e giustificare l’impegno morale. Questa piccola dispensa sull’etica e le norme morali è stata liberamente tratta dai testi: Adelmo Bibiani – Maria Paola Cocchi, Per il mondo che vogliamo, percorsi per l’IRC, SEI, Torino, 2007; Sergio Bocchini, 105 schede tematiche per l’insegnamento della religione nella scuola superiore,triennio, EDB, Bologna, 2007 11