“BEATI VOI, POVERI. GUAI A VOI, RICCHI”
Domenica VI del tempo Ordinario
Luca 6, 17-26
La liturgia di oggi è dominata da una pagina evangelica celebre, quella delle beatitudini,
secondo la versione di Luca che a “beati voi” aggiunge “guai a voi”. Una pagina famosissima
considerata da sempre la magna charta del cristianesimo: è quindi la sintesi della fisionomia
morale del discepolo: è un appello sintetico a coloro che hanno già fatto la scelta di Gesù e per il
suo Regno e ora devono impostare la loro esistenza di creature nuove.
“Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva…”. Prima cosa da sottolineare è che queste
parole, beati voi e guai a voi, Gesù le rivolge ai suoi discepoli e quindi il discorso è diretto ad
ognuno di noi. Non è da pensare , come qualcuno ha scritto, che quando Gesù dice” beati” parla ai
discepoli e quando dice “guai” parla alla gente. Non mi convince. Anche perché nelle prime
comunità cristiane c’erano grossi scandali di favoritismi per i ricchi e di negligenza per i poveri (cf.
1Cor11,17; Gc2). E poi perché Luca avrebbe parlato così duramente contro la ricchezza se la sua
comunità fosse stata tutta di veri poveri, di gente senza soldi? Prendiamoci, dunque, le beatitudini e
i guai: le une e le altre sono per noi.
“Beati voi, poveri, guai a voi ricchi” Gesù, volgendo il suo sguardo amabile e insieme severo
verso ognuno di noi ripete queste parole, questo evangelo. Cosa significa? Significa che Gesù
ribalta brutalmente le posizioni . Gesù guardando come va il mondo non è neutrale, ma pronuncia
un giudizio tagliente e discriminante: i poveri da una parte e i ricchi dall’altra. Lui, Cristo, va con i
primi, gli altri, finchè sono ricchi ,sono fuori. Più a fondo, quello che Gesù vuole dirci è questo:
Egli annuncia salvezza e positività dove noi vediamo vuoto e negatività e denuncia invece la felicità
fasulla di situazioni che noi riteniamo ottime e appetibili. Da una parte ci invita a tenere duro nella
fame, nel pianto, nell’esclusione insolente. Gesù ci ha preceduto in questo e Gesù è con noi, ci
dichiara “beati” e ci accoglie tra i suoi. Dall’altra parte ci fa vedere con lucidità il pericolo che si
nasconde nella ricchezza, nel ridere, nel successo, nella sazietà che ci chiude agli altri e a Dio. La
povertà scava il vuoto in noi e attorno a noi per creare spazio a Dio e agli altri.
“Beati voi che piangete…guai a voi che ridete” Così, tendere al benessere è desiderio legittimo,
ma l’affanno per accumulare ricchezze acceca, è un guaio, e per Gesù il ricco che allarga i granai
per stiparvi il raccolto abbondante è stolto e pazzo (cf. Lc 12, 16-21). Ridere è bello e desiderabile,
ma la gioia di cui parla Gesù è quella che nasce nel cuore di chi crede di essere oggetto dell’amore
di Dio e rimane semplice e accogliente. Qui invece è condannato il ridere sciocco e beffardo di chi
si sente padrone del mondo, e degli altri, solo perché ha tanti soldi e sfoggia pellicce o gira in
cilindrate super per fare vedere che lui è più in alto di tutti: questo per Gesù è un disastro.
Ognuno di noi può continuare a riascoltare queste beatitudini, ad una ad una insieme con i
corrispondenti “guai” e pregandoci sopra,chiedere a Gesù dove è che passa la linea della nostra
conversione, oggi.
Due osservazioni importanti. Bisogna stare attenti anzitutto a non usare queste beatitudini come
dei cerotti da offrire con faciloneria a chi soffre povertà e fame. Queste parole stanno bene sulla
bocca di Gesù che le ha vissute e i poveri che lo sentivano parlare sapevano che lui era dalla loro
parte. Che la povertà sia un evangelo lo si capisce solo se si capisce Gesù se si crede alla
risurrezione, e comunque non vuole dire che sia bene rimanere inerti e morire di fame. Si deve
annunciare questo evangelo e insieme ricordare che è evangelo anche che i poveri siano saziati
quando il regno di Dio viene. E questo ci guida alla seconda osservazione: il Regno di Dio è già qui,
ora e il suo spazio sono le comunità cristiane. E quindi la Chiesa deve essere una comunità che
sazia i poveri egli affamati, che consola gli afflitti e accoglie i perseguitati e gli emarginati : che
denuncia con le parole e con i fatti la vanità e il pericolo della ricchezza.
Camilla Vitali