Acli Regionali del Lazio Ridisegniamo insieme la nostra Regione

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Acli Regionali del Lazio
Ridisegniamo insieme la nostra Regione:
per non lasciare indietro nessuno
Priorità programmatiche delle Acli Lazio in vista delle Elezioni
Regionali del 27-28 marzo 2010
«È fondamentale che quanti hanno ricevuto dalla fiducia dei cittadini
l'alta responsabilità di governare le istituzioni
avvertano come prioritaria l'esigenza di
perseguire costantemente il bene comune,
che “non è un bene ricercato per se stesso,
ma per le persone che fanno parte della comunità sociale
e che solo in essa possono realmente e più efficacemente
conseguire il loro bene” ».
(Benedetto XVI, discorso agli amministratori locali del Lazio, 14 gennaio 2010)
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Indice:
-Premessa
1. La politica delle Acli: autonomamente schierati per il bene comune
1.2 Ascolto, partecipazione, centralità del territorio: le cifre della buona
politica
1.3 Le proposte delle Acli
pp. 4-6
2. Per un welfare promotore di sviluppo
2.1 Le proposte delle Acli
pp. 6-9
3. Politiche per la famiglia
3.1 Le proposte delle ACLI
pp. 9-12
4. L’Integrazione degli immigrati
4.1 Le proposte delle ACLI
pp. 12-14
5. Sicurezza del lavoro-sicurezza sul lavoro
5.1 Le proposte delle ACLI
pp. 14-17
6. L’educazione paradigma di riferimento di istruzione e formazione
6.1 Le proposte delle ACLI
pp. 17-19
7. Altre temi “su cui guardar lontano”
p. 19
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Premessa
Le ACLI sono una “associazione di promozione sociale” che contribuisce da più
di 60 anni a tessere legami sociali, favorendo forme di partecipazione e di
democrazia attraverso una radicata rete di circoli, servizi, imprese, progetti ed
associazioni specifiche.
Ispirandosi a 4 fedeltà, ai Lavoratori, alla Democrazia, alla Chiesa e al Futuro, le
ACLI hanno dato vita nel corso degli anni a importanti servizi e iniziative
sociali e politiche al fine di rispondere ai bisogni dei cittadini ponendo l’accento
sulla solidarietà e sulla coesione sociale e sviluppando interlocuzioni con
Istituzioni, Società Civile, Chiesa. Per tali ragioni, le Acli del Lazio ritengono
che la centralità della persona umana deve costituire l’obiettivo finale al
quale orientare ogni intervento politico, normativo, finanziario,
organizzativo, professionale.
Quindi, le elezioni regionali devono rappresentare un’occasione per tutti i
cittadini e per le realtà della società civile organizzata per far sentire la propria
voce per contribuire a ridisegnare una Regione capace di guardare lontano,
che rimanga vicino a tutti e che non lasci indietro nessuno.
Crediamo infatti, che le consultazioni regionali siano un’occasione per avanzare
proposte che possono migliorare la qualità della vita nella Regione Lazio.
Per sottolineare l’importanza di questa tornata elettorale basta richiamare
l’attenzione alla modifica del titolo V della parte seconda della Costituzione che
rafforza il ruolo delle regioni Istituzioni, a cui afferiscono competenze esclusive
e concorrenti su diversi ambiti per noi prioritari: politiche sociali, politiche della
formazione e dell’istruzione, politiche familiari ed altro ancora. Va sottolineato
che il ruolo delle regioni è destinato a diventare ancora più significativo con
l’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale del 2009 di cui si
aspettano i decreti delegati.
Oggi, le Acli del Lazio raccordano, con un indirizzo strategico comune,
l’impegno delle 5 province, nel rispetto dell’autonomia e delle peculiarità di
ciascuna di esse, a partire da Roma Capitale, coordinano 2 importanti servizi:
Enaip (Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale), Patronato Acli,
promuovono 5 associazioni specifiche FAP (Federazione Anziani Pensionati),
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ACLI Terra, Unione Sportiva Acli, Centro Turistico Acli; Acli Colf, contando
circa 750 strutture di base, più di 76.000 soci e più di 100.000 utenti di sistema,
dati che registrano un trend in crescita.
La proposta di metodo che facciamo è essenzialmente, quella di favorire l’
ascolto del territorio: ogni territorio conosce da vicino e più dettagliatamente
ogni problema che lo permea e, molto spesso, ha soluzioni precise su come far
fronte a tali questioni. Occorre interfacciarsi con il territorio con un approccio
dal basso, che porti gli Enti Locali, Regione in primis, a confrontarsi sulle varie
questioni economiche, sociali e quant’altro, coinvolgendo tutti gli attori e
stakeholders locali.
1. La politica delle Acli: autonomamente schierati per il bene
comune
Le ACLI considerano definitivamente archiviata l’etichetta di organizzazione
prepolitica, mettendo al centro la sfida di essere una associazione politica
autonomamente schierata; dove autonomia non significa scegliere di stare in
panchina, rifugiarsi nel disimpegno, ma vuole dire fare politica non partitica,
ma non per questo meno politica, nell’appassionarsi più ai contenuti e molto
meno ai contenitori.
Le Acli del Lazio guardano con fiducia ad una politica amica della gente, ad
una politica che poggi le basi su valori di equità, giustizia sociale, solidarietà,
una politica che sappia parlare a tutti, riconoscendo il primato del bene
comune.
Perseguire il bene comune, quale bene indivisibile che essendo di tutti e di
ciascuno è e rimane comune, fine ultimo e principio primo dell’agire politico,
significa prendersi cura della Polis e mettere al centro la persona e la sua
famiglia che riconosciamo essere perno della sussidiarietà orizzontale e
soggetto di diritto.
In questo senso vogliamo indicare alcuni orientamenti e proposte concrete
relative a welfare, immigrazione, famiglia, lavoro, educazione quale paradigma
di riferimento di formazione e istruzione, ambiti questi in cui, a parere nostro, si
misura il senso di responsabilità della politica.
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Si tratta di proposte su ambiti di impegno cui le Acli operano quotidianamente
e che oggi, con rinnovata determinazione, propongono alle candidate a
Presidente della Regione Lazio. Le tornate elettorali sono un’occasione
particolarmente importante per chi opera quotidianamente nel sociale in quanto
rappresentano un’opportunità per dare voce alla società civile al fine di
tradurre in impegni programmatici il pensiero e i valori che animano chi
democraticamente si associa ed esprime esperienza e competenza in specifici
ambiti.
La consultazione elettorale è un’occasione per discutere tra cittadini e candidati
sui cambiamenti che possono migliorare la qualità della vita della Regione. Le
Acli intendono affrontare questo appuntamento valorizzando la propria
autonomia di forza sociale ed esercitando pienamente la propria
responsabilità, radicata nella storia e nell’essere un movimento di lavoratori
cristiani.
1.2 Ascolto, partecipazione, centralità del territorio: le cifre della
buona politica
Le Acli del Lazio considerano prioritario l’impegno nel contrastare la pericolosa
deriva di una politica lontana dal territorio, dalla gente e dai veri bisogni della
nostra Regione; una politica che rischia di essere ridotta a mero processo
burocratico istituzionale incrementando il divario tra le persone e le istituzioni,
che porta spesso ad abbandonarsi a derive disfattiste e astensionistiche.
I temi di fondo che rappresentano per noi la cifra della buona politica si
ritrovano nel mettere il territorio al centro, nell’ascolto, nella partecipazione
attiva per il perseguimento del bene comune che devono rappresentare il
minimo comune denominatore a tutti gli ambiti di impegno tanto nelle
Istituzioni, quanto nei Partiti e nella Società Civile.
Favorire l’ASCOLTO contribuisce ad individuare i bisogni reali e le vere
priorità delle persone e delle famiglie, concorrendo a colmare il divario tra la
politica dei palazzi e delle caste e i bisogni della gente comune;
Contestualmente l’ascolto favorisce anche la partecipazione:
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la partecipazione soggettiva che sostiene la persona a promuovere il bene
comune nel proprio territorio, rispettando le leggi giuste e facendosi carico
degli ambiti di cui ha responsabilità, quali la cura della propria famiglia e
l’impegno nel proprio lavoro; la partecipazione attiva che concretizzi la
sussidiarietà favorendo interlocuzioni efficaci tra Istituzioni e Società Civile a
partire dai luoghi di rappresentanza che essa si è data (Forum del Terzo Settore
e Forum delle Associazioni Familiari su cui tanto stiamo investendo).
Riconoscere la centralità del territorio significa riaffermare il valore del
territorio della nostra regione come importante risorsa.
1.3 Le proposte delle Acli:
-Promuovere la cittadinanza attiva per contribuire a ricostituire tra i cittadini il
senso di comunità al fine di arginare la diffusione di un individualismo
radicale;
-Sostenere, valorizzare le associazioni e le loro reti, riconoscendone la funzione
fondamentale di dare voce ai cittadini e tesserne i legami non in lobby
autoreferenziali, ma per renderli realmente partecipi della vita sociale;
-Riconoscere la centralità del territorio valorizzando differenze e peculiarità dei
diversi contesti territoriali, alimentando la responsabilizzazione dei cittadini,
la partecipazione, la sussidiarietà, consapevoli che un governo veramente
efficace debba essere costruito dal basso, dai mondi vitali, dalla comunità locali.
2. Per un welfare promotore di sviluppo
Le Acli del Lazio ravvisano la necessità di mettere al centro dell’azione politica
le politiche sociali scevre dalla logica dell’assistenzialismo, sviluppando un
modello di welfare promotore di sviluppo, che sia partecipato e partecipativo,
capace di interpretare i bisogni delle persone in una strategia lungimirante e
programmata.
In questa ottica, il Welfare diventa un reale strumento per la promozione della
qualità della vita delle persone e della comunità locale, lontano dalle logiche
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dell’emergenza, dell’assistenzialismo e degli interventi finanziari a pioggia,
bensì lungimirante e attento al benessere della comunità.
Un modello di welfare che ponga la persona al centro, che abbia come meta il
benessere di tutte le persone, in particolare di coloro che sono a rischio di
esclusione sociale o perché coinvolte in situazioni di povertà, di
disoccupazione, malattia, invalidità, vecchiaia o perché soggette a forme di
carenze dei legami familiari, sociali, dei sistemi abitativi, di formazione.
Un modello di Welfare incentrato su politiche integrate e interdipendenti, al
fine di costruire attorno alla persona e alla famiglia una rete di protezione
sociale a tutto tondo.
Un welfare che accompagni la persona in tutte le fasi della sua vita, specie le
più critiche, trasformando le tradizionali risposte alle numerose forme di
disagio in risposte capaci di promuovere un miglioramento della qualità della
vita della persona, della famiglia e quindi della comunità.
Un modello di Welfare fondato sulla complementarietà tra pubblico e privato
sociale capace di riconoscere il valore del vasto universo delle forme
organizzate della socialità e della solidarietà della società civile organizzata; in
una parola, di tutti gli attori di democrazia associativa, di terzo settore e di
volontariato che operano su un dato territorio. Le reti create dal volontariato e
dall’associazionismo sono infatti vicine ai bisogni della persona, hanno un forte
radicamento territoriale e hanno una maggiore flessibilità organizzativa.
Tale riconoscimento porterà a ridefinire lo stato sociale a partire dalla comunità,
ovvero dalla possibilità e dalla capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Un modello di welfare che con l’educazione, il lavoro e l’innovazione deve
rappresentare uno dei quattro pilastri dello sviluppo del Lazio.
A tal proposito le Acli del Lazio chiedono l’urgente approvazione del nuovo
Sistema Socio-sanitario Regionale al fine di effettuare una riorganizzazione
dei servizi e degli interventi socio assistenziali e socio sanitari in un’ottica di
integrazione e di rete affinché la gestione delle risposte istituzionali, del privato
e del privato sociale in materia di Welfare siano organizzate secondo la logica di
un’effettiva e programmata integrazione, e non più spot, slegate, nonché
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condizionate dalla necessità e dall’emergenza e con il fine ultimo di garantire il
benessere della persona e la presa in carico dei suoi bisogni.
L’approvazione del Sistema socio sanitario non è differibile perché il vecchio
sistema socio assistenziale è inadeguato a dare risposte ai tradizionali e ai nuovi
bisogni acuiti dalla crisi dalla precarietà del lavoro, dall’invecchiamento della
popolazione dai cambiamenti nei rapporti di genere e intergenerazionali.
Siamo in piena crisi economica e chi ne sta pagando ancora le conseguenze
sono i più deboli.
A tal proposito le Acli del Lazio, al fine di non ripartire sempre da zero
raccomandano di capitalizzare il lavoro fatto con la precedente proposta di
legge non approvata per motivi tecnici che ha avuto un lungo iter coinvolgendo
numerosi rappresentanti del mondo del terzo settore, delle istituzioni politiche,
delle ASL e dei distretti sanitari, dei sindacati e di professionisti che operano nel
sociale, e licenziata dalla commissione politiche sociali regionale all’unanimità.
2.1 Le proposte delle Acli:
-Assumere l’importanza dell’interdipendenza dei sistemi e favorire una reale
integrazione delle politiche, che attualmente fanno capo ad una pluralità di
soggetti e sono strutturate in compartimenti separati (politiche sociali, sanitarie,
per l’istruzione, per il lavoro, per la formazione etc.) al fine di garantire una rete di
protezione sociale a 360° attorno alla persona;
-Riconoscere, valorizzare e sistematizzare il ruolo del terzo settore in materia di
welfare, rendendo centrale la sussidiarietà orizzontale e verticale, ossia la
capacità di riconoscere e valorizzare il “poter fare” degli altri livelli di governo
(Comuni e Province) e dei cittadini nelle loro aggregazioni;
-Legittimare le organizzazioni del Terzo settore ad intervenire da una parte
nella veste di Soggetto politico, che grazie alla sua presenza sul territorio può
contribuire ad avanzare proposte e progetti di intervento sulla base di una
conoscenza diretta dei bisogni; dall’altra parte come Soggetto dell’economia
sociale, autorizzato a gestire i servizi alla persona, improntando la sua azione
più al principio della qualità sociale della prestazione, anziché a quello
economico di profitto.
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A tal proposito si ravvisa l’opportunità di sottoscrivere un “Patto per qualità
dello sviluppo, la competitività e la coesione sociale” nel quale si delineano
strategie e obiettivi comuni, in una logica di “programmazione negoziata”. La
programmazione negoziata consente di agire in modo integrato rispetto alle
politiche, ai processi amministrativi e alla attivazione di risorse pubbliche e
private.
-Istituire un tavolo permanente di consultazione tra terzo settore e Istituzione
regionale al fine di contribuire alla definizione di proposte condivise in termini
di progettazione delle politiche welfare;
-Istituire servizi socio-sanitari di iniziativa, ossia una rete capillare di operatori
capaci di intercettare situazioni problematiche di disagio e relativa
personalizzazione degli interventi;
-Realizzare percorsi di cittadinanza sociale al fine di favorire la costruzione
delle risposte rendendo protagonisti gli stessi cittadini con i quali sviluppare il
sistema dei servizi sociali insieme ai cittadini stessi, sia con l’informazione sui
servizi che con l’ascolto dei loro bisogni e la partecipazione attiva;
-Sviluppare un sistema informativo capillare circa i servizi attivati perché le
persone e le famiglie possano agire la loro capacità di scelta.
3. Politiche per la famiglia
Le Acli del Lazio riconoscono la famiglia cellula della società e prima società
naturale.
La famiglia infatti rappresenta un nucleo di persone che si forma a prescindere
dall’esistenza di uno Stato. Per questo può essere definita un “laboratorio
sociale”, in cui le persone, imparando, sin dalla nascita, a stabilire legami e ad
avere relazioni con soggetti diversi per età e per carattere, acquisiscono la giusta
consapevolezza e maturità per diventare cittadini responsabili.
Tale peculiarità di legami fa sì che la famiglia non rappresenti una mera
sommatoria di individui che co-abitano, né un luogo in cui viene
semplicemente rispettato un patto economico.
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La famiglia, in quanto società naturale, ha una sua propria insostituibile
soggettività ed è importante riconoscerne diritti la cittadinanza familiare; che
comporta, da un lato, la presa di coscienza collettiva, volta a considerare la
famiglia un’istituzione titolare di diritti sociali, politici ed economici specifici;
dall’altro una presa di coscienza da parte delle famiglie delle loro responsabilità
e della necessità di un maggiore coinvolgimento nella vita sociale e politica. Se
opportunamente sostenuta e promossa essa è una vera e propria “risorsa
sociale”, perno della sussidiarietà orizzontale.
Più che mai in questo momento necessita di un sostegno particolare per
affrontare gli effetti che la crisi ha abbattuto su di essa acuendo povertà
materiale e relazionale delle famiglie.
Va infatti sottolineato che il Lazio ha l’indice Gini (un parametro utilizzato
dall’OCSE per misurare le disuguaglianze sociali) più alto di tutto il Paese,
cresce la precarietà occupazionale, e il caro casa che è quasi una vera e propria
emergenza sociale frena in maniera significativa i progetti di tanti giovani di
“fare famiglia”.
Le Acli del Lazio, in quanto “sentinelle del territorio”, evidenziano la necessità
di proporre soluzioni strutturali e sistematiche e non interventi emergenziali.
In questa direzione le Acli del Lazio sono impegnate in prima linea attraverso il
proprio Osservatorio regionale sui bisogni e sulle risorse per e con le famiglie
e la rete dei Punto Famiglia Acli, forme innovative di aggregazione e di servizio
per le famiglie e con le famiglie che rappresentano i sensori privilegiati per
intercettare i fabbisogni delle famiglie di realtà specifiche a fare emergere le
difficoltà in cui versano le famiglie laziali, dando loro voce, mediante la
valorizzazione del protagonismo familiare, della cittadinanza attiva, del mutuo
aiuto e della solidarietà inter e intra familiare, prestando particolare attenzione
alla valorizzazione delle reti in un’ottica di sussidiarietà orizzontale e verticale.
3.2 Le proposte delle ACLI:
- Promuovere la cittadinanza familiare e il protagonismo delle famiglie per far
fronte alla povertà relazionale e cognitiva che sempre di più colpiscono le
famiglie residenti nella nostra regione e che porti al riconoscimento dei propri
diritti specifici.
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- Introdurre il Family mainstreaming, ovvero, una strategia politico-sociale in
grado di considerare in tutti i settori (sociali, di welfare, sanitarie, fiscali,
abitative, formative, del lavoro, ecc.) e a tutti i livelli, i bisogni, le risorse e le
potenzialità della famiglia, ponendola al centro dei programmi e delle strategie
politiche, amministrative ed economiche. Il family mainstreaming consente di
valutare l’impatto di tutte le politiche sul soggetto famiglia, solo così si potrà
superare l’equazione politiche familiari uguale a politiche meramente
assistenziali.
-Istituire una Agenzia Regionale della Famiglia: non si tratta di un assessorato,
ma di una struttura più “leggera” più idonea a rispondere alla “trasversalità”
del soggetto famiglia che impatta più ambiti della politica. Una Agenzia
Regionale che in un’ottica di sussidiarietà e in collaborazione con gli enti locali,
con la società civile organizzata e con gli enti ecclesiali, funga da organismo di
raccordo per elaborare politiche integrate a sostegno delle famiglie in difficoltà e
di quelle che vivono la normalità problematica. In un’ottica di family
mainstreaming, collaborare con tutti gli assessorati, valorizzando il più possibile
la soggettività, la cittadinanza e il protagonismo della famiglia.
-Riconoscere la soggettività fiscale delle famiglie e garantire l’equità
orizzontale (quoziente familiare).
-Costituire un tavolo permanente di co-progettazione con le Istituzioni sulle
tematiche riguardanti la famiglia e favorire forme di partecipazione delle
famiglie alla programmazione territoriale dei Piani di zona con particolare
attenzione ai provvedimenti in tema di servizi socio-sanitari integrati;
-Valorizzare e riconoscere nella riforma socio sanitaria il ruolo della famiglia
tanto come primo ammortizzatore sociale, quanto come soggetto di diritto.
-Integrare e dare effettiva attuazione alla legge regionale sugli Interventi a
sostegno della famiglia, n.32 del 2001 a partire dalla riattivazione
dell’Osservatorio regionale permanente sulle famiglie quale strumento di
monitoraggio dei bisogni e delle necessità in cui versano le famiglie.
-Contrastare la povertà delle famiglie, in particolar modo quelle più esposte a
rischio di povertà ed esclusione sociale potenziando il “reddito di garanzia” e
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declinandolo a misura di famiglia; nonché potenziando e mirando interventi di
microcredito per sostenere la famiglia anche nella quotidianità problematica.
-Sostenere il formarsi di nuove famiglie, promuovendo politiche abitative e
lavorative che accompagnino i giovani nel loro progetto familiare attraverso la
riduzione del costo dei mutui, aumentando i servizi materno-infantili anche
valorizzando le competenze maturate nel privato sociale;
-Potenziare e sistematizzare misure che favoriscano la conciliazione del tempo
lavorativo con quello familiare.
4. L’Integrazione degli immigrati
L’immigrazione è il fenomeno che caratterizza forse più di ogni altro il
mutamento sociale in atto in questo primo decennio del XXI secolo, sempre in
costante e rapido aumento.
La regione Lazio ne è investita in modo particolare, così da raggiungere quote
considerevoli in tutte le province laziali.
Al 1° gennaio 2008, i cittadini stranieri residenti nel Lazio erano il 7% della
popolazione totale.
Di fronte a flussi di tale portata, che in pochi anni hanno cambiato in modo
impensabile il nostro tessuto sociale, è indispensabile una politica di
integrazione che si muova per il riconoscimento della centralità e dignità della
persona a prescindere dalla razza o dalla religione, una politica per gli
immigrati che, fatto salvo il doveroso spirito di accoglienza nei casi di bisogno e
di emergenza, miri al coinvolgimento di cittadini italiani e residenti immigrati
su un livello paritario.
La dinamica dello scambio, che passa attraverso il sostegno ai residenti
immigrati nella prospettiva di una loro responsabilizzazione all’interno della
società, può delineare un modello di integrazione originale per la nostra
regione, solidale, ma anche cooperativo.
In questo senso l’impegno delle Acli è rivolto alla promozione di quelle
politiche mirate a favorire l’integrazione socio-lavorativa nelle comunità locali,
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abbattendo in questo modo la barriera della diffidenza della paura del diverso e
favorendo il pieno riconoscimento della centralità e della dignità della persona.
Le ACLI, con il Patronato e con ACLI Colf, attraverso la propria rete di sportelli
immigrazione radicati in tutta la Regione hanno sviluppato le linee-guida per
un’azione coordinata e integrata ai fini della costruzione di una relazione con
gli immigrati che li trasformi da meri utenti di servizi a protagonisti.
Anche in questo caso è in corso una vera e propria migrazione culturale dai
vecchi schemi del passato: passare cioè dal lavorare per i migranti - lapidale
espressione di logica assistenzialista - al lavorare con i migranti esempio di
dinamica partecipativa.
4.1 Le proposte delle Acli
Attuare un sistema integrato di interventi e servizi per la piena integrazione
degli immigrati orientato a:
-Acquisire una conoscenza strutturata dei flussi migratori che interessano il
territorio regionale da Stati non appartenenti all'Unione europea e dai Paesi
anche al fine del reinserimento nel mercato del lavoro e volte a conservare i
legami degli immigrati con le culture d'origine;
-Accrescere l'informazione, la conoscenza e la sensibilizzazione sul fenomeno
dell'immigrazione nei cittadini e nelle istituzioni pubbliche e private, mediante
la diffusione e lo scambio di buone pratiche e mediante iniziative volte ad
individuare e contrastare forme di razzismo o di discriminazione a causa
della provenienza geografica, delle convinzioni politiche, della fede religiosa;
-Promuovere la conoscenza della cultura italiana, a partire dall’apprendimento
linguistico, e delle culture di provenienza dei cittadini immigrati, per attuare
pienamente forme di reciproca integrazione culturale, comprendendo a tal fine
attività di mediazione interculturale;
-Individuare e rimuovere gli ostacoli di ordine legislativo e istituzionale,
economico, sociale e culturale, nonché le eventuali condizioni di marginalità
sociale, allo scopo di garantire agli immigrati pari opportunità di accesso
all'abitazione, al lavoro, all'istruzione ed alla formazione professionale, al
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credito bancario, alla conoscenza delle opportunità connesse all'avvio di attività
autonome ed imprenditoriali, alle prestazioni sanitarie e socioassistenziali;
-Garantire, mediante servizi dedicati agli immigrati, adeguate forme di
conoscenza e tutela dei diritti e dei doveri previsti dalle Convenzioni
internazionali e dall'ordinamento europeo ed italiano in materia di diritti
dell'uomo;
-Contrastare i fenomeni criminosi, lo sfruttamento lavorativo e sessuale, le
forme di economia sommersa che comportano per i cittadini stranieri situazioni
di violenza o di grave sfruttamento;
-Promuovere la partecipazione degli immigrati alla vita pubblica locale
nell'ambito delle istituzioni del proprio territorio;
-Promuovere la convivenza civile e l'integrazione degli immigrati, con
particolare attenzione ai processi di inserimento sociale rivolti a donne e
minori;
-Garantire condizioni favorevoli allo sviluppo dell'associazionismo promosso
dai cittadini stranieri, quale elemento attivo nei processi di integrazione sociale
degli immigrati, nonché allo sviluppo dell’associazionismo promosso da
cittadini italiani e stranieri in favore dei cittadini immigrati e dei richiedenti
asilo, dei rifugiati e degli apolidi;
-Garantire, nell'ambito delle proprie competenze, percorsi di assistenza e tutela
rivolti a minori stranieri non accompagnati, nonché di reinserimento di minori
dimessi da istituti penali minorili;
5. Sicurezza del lavoro-sicurezza sul lavoro
Il lavoro è un diritto irrinunciabile per il cittadino e per la sua piena
realizzazione quale strumento per la crescita integrale della persona e da
sempre rappresenta il cuore della mission delle Acli.
Oggi le Acli sono impegnate a livello nazionale e territoriale a rimettere al
centro questa priorità impegnandosi a elaborare uno “Statuto dei Lavori” al
fine di rendere esigibili alcuni diritti, quali quelli dei c.d. lavoratori flessibili.
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In questa direzione si colloca l’attività di studio, sensibilizzazione e
mobilitazione promossa in questi anni e che andrà sviluppata in futuro,
orientata verso un coinvolgimento delle istituzioni locali, dei corpi intermedi
e soprattutto dei cittadini per promuovere partecipazione e ascolto e prendere
coscienza che i problemi sociali e del lavoro sono interesse dell’intera
comunità e non solo dei singoli.
La flessibilità che in un primo momento per molti giovani e donne ha
rappresentato la via di uscita dalla disoccupazione, si è poi rivelata, purtroppo,
sempre più sinonimo di precarietà e nuove disuguaglianze sociali.
Come evidenziato nel “Rapporto Società ed Economia del Lazio 2008” (fra il
2006 e il 2007 il tasso di occupazione ha visto un incremento dello 0,4%,
passando dal 59,3% del 2006 al 59,7% del 2007).
Questa crescita non è però rappresentata da una “buona occupazione”, capace
di offrire certezze e stabilità ai lavoratori. Se si osserva la struttura
occupazionale per tipologia contrattuale, emerge che nel Lazio la quota di
lavoratori con contratti flessibili, dipendenti a tempo determinato o
parasubordinato - è ben maggiore (25%) della media italiana (18%).
Tale condizione colpisce in modo sensibile i giovani: nel Lazio, rispettivamente
il 70,3% ed il 66% degli occupati con tale tipologia di contratto ha meno di 40
anni, a fronte di un dato nazionale pari rispettivamente al 67,3% e al 57,6%.
Un dato allarmante lo si registra sul versante cassa integrazione infatti nel
bimestre gennaio-febbraio 2009, si rileva un incremento, nel Lazio1.
Anche la sicurezza nel lavoro, sta diventando una vera e propria priorità
sociale sia per i tanti fatti eclatanti a tutti noti, sia per i quotidiani infortuni
invalidanti e le morti bianche.
Quando parliamo di sicurezza nel lavoro ci riferiamo sia tanto ai lavoratori
italiani quanto più agli immigrati: questi ultimi vittime due volte della mancata
sicurezza sul lavoro sia per le condizioni di precarietà che le inidonee tutele
Tale incremento raggiunge il valore di + 153% delle ore totali di cassa integrazione contro un + 132%
di media nazionale. Dati Centro Studi Confindustria Lazio, febbraio 2009.
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della salute e della vita -gli immigrati infatti si infortunano il 50% in più degli altri
lavoratori.
Le Acli attraverso il proprio Patronato offrono una qualificata assistenza a chi
ha subito infortuni o è patologicamente afflitto da una malattia professionale.
In sintesi: valorizzare la centralità della persona significa riconoscere che il
lavoro umano, in tutte le implicazioni vecchie e nuove con cui questo si
presenta deve essere un riferimento obbligato per promuovere valori di libertà
e eguaglianza e per costruire istituzioni della comunità sui principi cardine
della sussidiarietà e della solidarietà.
Va, dunque, recuperato il senso e il significato del lavoro quale strumento per
la realizzazione e lo sviluppo integrale della persona, che non può essere
relegato a semplice mezzo di sussistenza; ribadendo con chiarezza il primato
dell’uomo sul lavoro “Il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro” (Giovanni
Paolo II) e riscattando il lavoro da 5 pericoli: logica del profitto sfrenato, mancanza
di solidarietà, frenesia del guadagno, frenesia dell'accumulo, frenesia del consumo.
5.1 Le proposte delle Acli
-Sviluppare un sistema integrato non solo tra lavoro-formazione, istruzione,
ma anche con politiche sociali e attività produttive;
-per favorire le sinergie è opportuno istituire un unico Assessorato
competente a lavoro, formazione e istruzione.
-Attivare un Osservatorio Regionale sul Lavoro atipico, per indagare il
variegato mondo del lavoro flessibile - andando oltre gli sterili numeri evidenziando i reali bisogni formativi e sociali di questi lavoratori e
proponendo risposte adeguate.
-Implementare “azioni formative e di Welfare” di accompagnamento, al fine
di sostenere l’inserimento nel mercato del lavoro delle categorie più
svantaggiate quali: donne, immigrati, diversamente abili, detenuti ed ex
detenuti (ciò consentirebbe da un lato di sostenere le emergenze con interventi mirati a
salvaguardare nei limiti del possibile l’occupazione ed il reddito delle lavoratrici e dei
lavoratori, dall’altro di operare in un’ottica di investimento per rafforzare
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significativamente i saperi e le competenze dei cittadini, così da creare le condizioni per
una ripresa economica duratura i cui vantaggi competitivi si fondino sul bene della
conoscenza).
-Sviluppare percorsi di formazione mirati al fine di adeguare le competenze
professionali alle esigenze del mercato, e certificando da un lato le competenze
acquisite nei percorsi formativi realizzati all’interno delle imprese e dall’altro la
possibilità ai lavoratori di frequentare attività formative certificate anche
all’esterno.
-Sul versante della sicurezza sul lavoro favorire azioni a tutti i livelli in chiave
preventiva e non riparatoria.
6. L’educazione paradigma di riferimento di istruzione e
formazione
L’educazione che conduce alle radici dell’uomo, alla sua coscienza, è un
processo emotivo e sociale, che promuove considerazioni relative alla società
complessa e frammentata in cui interagiamo, nella quale è difficile: per i ragazzi
e i giovani ricomporre le diverse istanze e tensioni compresenti in loro; per gli
adulti assumere la loro funzione educativa, le loro responsabilità; per le
istituzioni e i soggetti sociali collaborare nel compito educativo.
Le Acli del Lazio, a partire dal proprio Ente di formazione, l’Enaip Lazio, sono
consapevoli dell’importanza strategica di investire nello sviluppo della
Comunità Educante che si fonda sul raccordo tra scuola, famiglia, soggetti
sociali del territorio, istituzioni e Chiesa per sostenere attraverso un progetto
educativo condiviso, azioni di prevenzione del disagio e sviluppo di esperienza
educativa nuova, capace di connettere sapere e conoscenza, professionalità ed
esperienza, socialità e coscienza civica.
Valorizzare e promuovere un modello di formazione inserito in un progetto
educativo ampio che afferisce alla crescita integrale della persona è la sfida
che abbiamo davanti consapevoli che dove manca una tensione pedagogica,
in favore di un anacronistico tecnicismo, vengono meno i reali presupposti
per la crescita dell’individuo e l’affermarsi di una coscienza critica capace di
diventare motore creativo all’interno della società.
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Nell’attuale contesto, in cui la flessibilità dei rapporti di lavoro ed i continui
mutamenti degli assetti produttivi richiedono un tasso maggiore di mobilità
sociale, si rende necessario un sistema formativo flessibile, che stimoli la
capacità continua e costante di apprendere, orientato verso la cultura del saper
fare, ma anche del sapere ricercare.
L’investimento nelle competenze delle persone rappresenta la leva
fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo, innovazione e
crescita del territorio. Investire sul sapere e sulla qualificazione del lavoro serve
a dare fondamento e prospettive alla società della conoscenza, coniugando la
qualità dell’occupazione e la valorizzazione delle risorse umane con lo sviluppo
economico e con la coesione sociale, per sostenere la crescita economica.
Da qui la necessità di dare seguito ad una sequenza coerente che sviluppi tutti i
segmenti formativi: dalla formazione di base, alla formazione professionale e
tecnica, all’alta formazione, fino alla formazione continua dei lavoratori, alla
formazione collegata con la ricerca applicata delle Università e dei Centri di
ricerca e, non ultimo, allo spin-off accademico, in coerenza con i fabbisogni del
sistema produttivo.
6.1 Le proposte delle Acli
-Consolidare in raccordo con i Servizi preposti azioni di orientamento long life
learning in grado di accompagnare il soggetto nelle differenti fasi della vita e di
contribuire alla definizione di strumenti per la gestione della complessità
culturale, professionale e sociale.
-Valorizzare l’apporto metodologico della formazione professionale, al fine di
sviluppare un effettivo modello di rilevazione, riconoscimento e “costruzione “
delle competenze personali e professionali efficace e rispondente alle esigenze
occupazionali e produttive.
-Potenziare i modelli di rete che prevedano l’apporto di soggetti operanti in
ambito educativo, formativo e professionale, per l’ideazione, la sperimentazione
e realizzazione di interventi integrati a supporto dello sviluppo di
professionalità innovative e aderenti al mercato del lavoro, come ad esempio
l’esperienza dei Poli Formativi per i percorsi di specializzazione tecnica.
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-Investire una quota crescente dei contributi sociali nella formazione ed
educazione continua quale effettivo ammortizzatore sociale e motore sociale
del futuro, su cui si può attuare un patto generazionale fra i giovani esclusi e
lavoratori adulti espulsi dal ciclo produttivo.
-Incrementare e stabilizzare azioni di inclusione sociale, partecipate e condivise
con gli attori locali, attraverso interventi formativi e di accompagnamento
all’inserimento professionale di soggetti in situazione di svantaggio con
particolare attenzione per le persone diversamente abili.
In breve sviluppare un sistema di educazione permanente, intesa come
attitudine all’apprendimento continuo e alla gestione del cambiamento,
organizzato intorno al valore centrale della persona e dei suoi bisogni.
7. Altre temi “su cui guardar lontano”
Le Acli del Lazio in questo documento hanno individuato alcune priorità legate
al proprio ambito di impegno sociale e alla propria azione quotidiana,
consapevoli che queste priorità non sono esaustive per ridisegnare insieme una
Regione che non lasci indietro nessuno.
Si raccomanda di prestare una particolare attenzione nel predisporre i
programmi ad alcuni temi trasversali quali il rispetto della legalità e della
trasparenza, la salvaguardia del creato, l’innovazione.
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