Roma, 28 ottobre 2003

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ASSOCIAZIONISMO SALESIANO E CITTADINANZA ATTIVA IN EUROPA
CONGRESSO EUROPEO DEGLI EX-ALLIEVI DI DON BOSCO
AI PARTECIPANTI ALL’ EUROBOSCO 2003
Carissimi Exallievi, Amici di Don Bosco:
Il mio saluto comincia con una parola di benvenuto, perché avete deciso di
organizzare il vostro Congresso degli Exallievi di Don Bosco alla casa
generalizia dei salesiani, alla casa del successore di Don Bosco. Così come il
nostro amato padre si avrebbe sentito ricolmo di gioia di vedere i suoi cari
exallievi recarsi alla sua casa, che era la loro casa, io vi dico che anch’io mi
sento molto felice di vedervi arrivare da tutti i paesi dell’Europa dove ci
troviamo presenti. Vi auguro innanzitutto che vi sentiate a casa vostra e, al
tempo stesso, che possiate raggiungere gli obiettivi che vi avete prefissato.
Il vostro Eurobosco è molto importante non solo perché, insieme agli incontri
continentali degli Exallievi, serva a preparare il Congresso Mondiale che avrete
il prossimo anno, ma anche perché coincide con un momento storico
dell’Europa.
Ebbene, la situazione attuale che sta vivendo il vecchio continente viene
descritta da Giovani Paolo II, nella Lettera post-sinodale Ecclesia in Europa,
come «segnata da gravi incertezze a livello culturale, antropologico, etico e
spirituale»1, ma nel contempo sorretta da «un accresciuto bisogno di speranza,
così da poter dare senso alla vita e alla storia e camminare insieme»2. A questa
sfida ed a questo bisogno la Chiesa vuole rispondere «a partire dal mistero di
Cristo e dal mistero trinitario. Il Sinodo ha voluto riproporre la figura di Gesù
vivente nella sua Chiesa, rivelatore del Dio Amore che è comunione delle tre
Persone divine»3.
Non è infondato riconoscere con Giovanni Paolo II la presenza di questo
«smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane, accompagnato da una sorta
di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso, per cui molti europei
danno l’impressione di vivere senza retroterra spirituale e come degli eredi che
1
2
3
Giovanni Paolo II, Lettera Postsinodale Ecclesia in Europa, n. 3.
Ivi, n. 4.
Ivi, n. 4.
2
hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia»4; questa
situazione, però, non è l’espressione della maturazione della storia, come se
fosse entrata in un’epoca nuova, ma è frutto del «tentativo di far prevalere
un’antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a
considerare l’uomo come «il centro assoluto della realtà, facendogli così
artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che
fa Dio ma Dio che fa l’uomo. L’aver dimenticato Dio ha portato ad abbandonare
l’uomo”, per cui «non c’è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un
vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del
relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e finanche
dell’edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana. La cultura
europea dà l’impressione di vivere in mezzo ad una ‘apostasia silenziosa’ da
parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse»5.
Ecco, cari Exallievi di Don Bosco, il mondo cui siete inviati, per aiutarlo a
ritrovare speranza e futuro. Alla ricerca della sua identità, ha scritto di recente
il Papa, «la vecchia Europa, dall’ Ovest all’ Est …non può dimenticare quali
siano le sue radici. L’ Europa deve ricordarsi che la linfa vitale dalla quale per
due millenni essa ha tratto le ispirazioni più nobili dello spirito è stato il
cristianesimo»6. Forse qualcuno si domanderà: che c’entra in questa vicenda
l’Associazione degli Exallievi di Don Bosco? E come risposta io chiederei che
senso ha un’associazione cattolica salesiana, se non si mantiene in dialogo con
la realtà, se non è aperta alle domande che questa le pone e se non ha risposte
da offrire come contributo. Precisamente perché il problema è culturale, vale a
dire perché si è impiantata una nuova cultura, la soluzione si troverà nella
creazione di una cultura nuova, che risponda ai bisogni più profondi della
persona umana. E voi sapete che la cultura è l’ambito proprio dei salesiani!
Crediamo col Papa che ci sono in atto «segni incoraggianti di ‘una nuova
primavera cristiana’ (RM 86), che si profilano anche all’ orizzonte delle vostre
Chiese». Con lui riaffermiamo che «la sua piena fioritura, però, dipenderà
dall’irrinunciabile apporto dei fedeli laici, chiamati a rendere presente la Chiesa
di Cristo nel mondo, annunciando e servendo il Vangelo della speranza»7.
Forse leggendo la Lettera post-sinodale ci possiamo sentire un po’ a disagio, o
perché la visione ivi presentata ci sembra eccessivamente pessimista, o perché
il filo conduttore assunto per contemplare e affrontare la realtà pare troppo
esagerato, alquanto apocalittico, o perché avvertiamo il grande squilibrio
esistente tra sfide così grandi e soluzioni così piccole.
Non mi azzarderei a dire che la realtà potrebbe essere presentata con più luci e
meno ombre. Il problema non è, ad ogni modo, la percezione generalizzata, ma
piuttosto la ‘tirannia della verità’ in cui crediamo. Come dice il Papa: «al di là di
Ivi, n. 7.
Ivi, n. 9.
6
Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti al Congresso di Kyiv. Traduzione italiana,
L’ Osservatore Romano, Lunedì-Martedì 13-14 Ottobre 2003, p. 6.
7
Ivi, p. 6.
4
5
3
ogni apparenza, e anche se non se ne vedono ancora gli effetti, la vittoria del
Cristo è già avvenuta ed è definitiva. Ne segue l’orientamento a porsi di fronte
alle vicende umane con un atteggiamento di fondamentale fiducia, che sgorga
dalla fede nel Risorto, presente ed operante nella storia»8.
«Questo è», cari Exallievi di Don Bosco, e ve lo dico con parole di Giovanni
Paolo II, «il tempo della speranza e dell’audacia!. La Chiesa ha bisogno di voi e
sa di potervi affidare grandi responsabilità… Non scoraggiatevi dinanzi alle
sfide del nostro tempo!… Fate delle vostre famiglie delle vere Chiese domestiche
e delle vostre parrocchie autentiche scuole di preghiera e di vita cristiana…
Custodite le vostre ricche tradizione cristiane, resistete alla tentazione insidiosa
di escludere Dio dalla vostra vita o di ridurre la fede a gesti ed episodi sporadici
e superficiali. Voi siete uomini e donne ‘nuovi’»9.
Ecco, cari Exallievi, il compito della vostra Associazione in Europa, chiamata
ad offrire il proprio contributo in questo momento della storia del Continente,
anzitutto vivendo ed attuando la educazione che avete ricevuto. L’educazione
salesiana è un’educazione che aiuta a divenire seme nel mondo e che fa
imparare ad impostare gli affari del mondo sotto la luce del Vangelo.
Se tutta l’educazione salesiana è orientata a formare onesti cittadini e buoni
cristiani, questo vuol dire che in questo binomio si trova l’identità e l’impegno
degli exallievi di Don Bosco.
Come cristiani siete chiamati a essere «sale della terra e luce del mondo, e lievito
che fermenta la massa». Queste sono le immagini adoperate da Gesù per
definire la natura e la missione dei discepoli. L’identità più profonda dell’
Exallievo non è diversa. Semplicemente bisogna «essere» per avere significato e
rilevanza. Dalla presenza di veri credenti dipende la manifestazione di Dio e del
suo amore nel mondo: «essere testimoni di Cristo oggi esprime bene il
significato di questa missione, che nessun battezzato può delegare o eludere»10.
Ma se il sale perde il suo sapore, o se si mette la luce sotto il moggio, o se il
lievito non ha forza per fermentare, non servono a nulla. Hanno perso la
ragione del loro essere e hanno privato l’umanità dei segni di Dio. Questa
identità ci viene data quindi dalla nostra fede in Gesù e dal suo Vangelo, che ci
rendono anzitutto testimoni attendibili. «La vostra vocazione e missione porterà
frutto a condizione che, nel vostro agire, sappiate sempre ritornare a Cristo,
ripartire da Cristo, mantenere fisso lo sguardo sul volto di Cristo».11
Come cittadini siete chiamati a essere veri cittadini del proprio mondo per
collaborare alla sua umanizzazione. Voi sapete bene quante persone di buona
volontà, anche non credenti, sono impegnati fino in fondo nella difesa degli
ecosistemi, dei diritti umani, nella lotta contro la malattia, la povertà, ecc.
L’impegno dell’Exallievo è quello di partecipare da cristiani e cittadini alle
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9
10
11
EiE n. 5.
Ivi, p. 7.
Ivi, p. 6.
Ivi, p. 6.
4
attività pubbliche portando una rinnovata esigenza di giustizia sociale, di
solidarietà, di sviluppo, di pace. Ma anche quello di essere solidali con tutti
coloro che, nel mondo, sono impegnati nella lotta per la riduzione della povertà,
creando con loro reti di bene. Più in particolare, come Exallievi di Don Bosco c’è
un contributo specifico da dare: credere alla gioventù, alla educazione, al
Sistema Preventivo, convinti che la scelta di Don Bosco per affrontare i
problemi sociali è non solo la giusta, ma anche la più efficace.
Cari Exallievi, viviamo tempi esaltanti e sfidanti. Non è questo un tempo per la
nostalgia o da perdere “lavando le reti”, scoraggiati dall’insuccesso dei nostri
sforzi. Abbiamo davanti un mare aperto: la propria famiglia, il campo di lavoro
e della comunicazione, le attività sociali e politiche, la gioventù, la stessa
Famiglia Salesiana, il mondo. Voi siete responsabili di portare nella società i
valori cristiani ed educativi salesiani. «Gli Exallievi sono, di per sé,
particolarmente preparati, appunto per l’educazione ricevuta, ad assumere una
responsabilità di collaborazione secondo le finalità proprie del progetto
salesiano»12. Sappiamo quanto don Bosco amasse i suoi allievi, ma diceva agli
exallievi «vi amo ancora di più, perché mi fate vedere che il vostro cuore è sempre
per don Bosco… /… voi sarete luce che risplende in mezzo al mondo, e col vostro
esempio insegnerete agli altri come si debba fare il bene e detestare e fuggire il
male. Sono certo che voi continuerete ad essere la consolazione di don Bosco»13.
La nostra presenza salesiana, nelle sue variate forme, è chiamata, in quest’ora
storica, a far capire e far trionfare la “priorità dello spirito sulla materia; la
priorità delle persone sulle cose; la priorità dell'etica sulla tecnica; la priorità
del lavoro sul capitale; la priorità del destino universale dei beni sulla proprietà
privata; la priorità del perdono sulla giustizia; la priorità del bene comune sugli
interessi personali».
Cari amici, vi ringrazio di quello che siete e di quello che rappresentate. La
vostra responsabile appartenenza alla Famiglia Salesiana e la vostra vita sono
il migliore monumento al sistema educativo di don Bosco. Grazie e coraggio! La
società e la Chiesa in Europa hanno bisogno di voi come «onesti cittadini e
buoni cristiani».
Maria Ausiliatrice e don Bosco vi benedicano e vi rendano instancabili
missionari dei giovani, animati dalla passione del «Da Mihi Animas…»
Pascual Chávez V.
Roma, 28 ottobre 2003
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Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, pag. 115
MB XVII, 173-174
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