Ho letto con molta attenzione l’opinione del vescovo Binini in merito alla c.d. pillola del giorno dopo. Per prima cosa ho notato che da tutto l’articolo traspare, anche se accuratamente celata, la solita visione distorta della Democrazia, per cui sono democratici tutti i divieti che loro impongono, mentre sarebbe antidemocratica la nostra richiesta di strumenti legislativi che consentono ad alcuni senza imporre ad altri. Come scriveva Salvemini “Domandano le loro libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri, e negano le libertà altrui in nome dei principi loro” L’articolo però contiene anche alcune imprecisioni che è necessario sottolineare. In primo luogo il farmaco, contrariamente a quanto affermato, non è abortivo per la scienza. La contraccezione d’emergenza (la cosiddetta pillola del giorno dopo) è un vero e proprio contraccettivo, cioè non agisce impedendo l’impianto dell’ovulo fecondato, ma ritardando o impedendo l’ovulazione (tanto è vero che non interrompe una gravidanza già iniziata). Il Mifepristone (o RU486) al contrario è un metodo alternativo all’aborto chirurgico che induce l’interruzione farmacologica della gravidanza interagendo con i recettori al progesterone, e che va usata in associazione con le prostaglandine, che vanno assunte due giorni dopo la RU. Tutti i più recenti e autorevoli studi in materia indicano che l’effetto del farmaco consisterebbe in un blocco dell’ovulazione piuttosto che in una interferenza con l’annidamento di un ovulo già fecondato. In secondo non lo è per la Legge. “Il decreto che autorizza la commercializzazione del CE non contrasta con la legge n.194/1978, poiché il farmaco autorizzato agisce con effetti contraccettivi in un momento anteriore all’innesto dell’ovulo fecondato nell’utero materno”. sentenza del TAR del Lazio del 2001. Per ulteriore chiarezza, se anche fosse in errore la scienza e poco rilevante la Legge, si tratterebbe di un farmaco dall’effetto in tutto simile alla spirale ed i farmacisti obiettori sull’uno dovrebbero esserlo anche sull’altra. E veniamo proprio al punto relativo all’obiezione. Come radicale sostengo la nobiltà di una azione di “affermazione di coscienza”, ma ogni azione di questo tipo deve rispettare le regole. Se si vuole obiettare lo si deve fare autodenunciandosi ed accettando le conseguenze civili e penali del proprio gesto, fino al momento dell’approvazione di una legge che stabilisca modi e tempi per l’obiezione. Per questo ed attraverso questi metodi è nato, ad esempio, il servizio civile. L’obiezione non può configurarsi come una gratuita interruzione di pubblico servizio, senza conseguenza alcuna per chi la esercita e con conseguenze incalcolabili per chi la subisce. Questi obiettori dell’ultima ora chiedono invece che il loro atto sia a costo zero ed anzi pretendono benemerenze per questa omissione. E’ tutta una menzogna che nulla ha a che fare con ideali, fede e bene comune, ma riguarda solo il potere, “la roba”. In ogni caso sul sito http://www.lucacoscioni.it/soccorso_civile è possibile scaricare una modulistica per procedere anche con un esposto alla magistratura, nel caso ci si trovi di fronte ad un medico che si definisce obiettore. Veniamo al discorso sui presunti effetti collaterali. Per quanto riguarda i rischi derivanti dall’assunzione di questo farmaco, si fa semplicemente del terrorismo. In paesi quali la Francia, il Belgio e la Gran Bretagna il prodotto viene distribuito in farmacia come prodotto “over the counter”, né più né meno come uno spazzolino da denti o i pannolini, a riprova della sua assoluta innocuità. Certo in ogni azione umana ci sono dei rischi, ma queste informazioni distorte hanno già mostrato tutta la loro inconsistenza nel caso della RU486; si è detto che comporta qualche rischio in più rispetto all’aborto chirurgico, ma si è accuratamente evitato di dire che un parto comporta un rischio considerevolmente più elevato di un aborto sia esso farmacologico o chirurgico. Quando l’informazione è incompleta il più delle volte risulta falsa. Sul finire il vescovo si è addentrato in una riflessione sulle conseguenze di normative, tradizioni e costumi; pur senza dirlo esplicitamente, si riferiva al caro tema del “relativismo etico” al quale loro preferiscono di gran lunga un bell’assolutismo poco importa se più o meno etico. Tutto questo “guazzabuglio moderno” come disse mago Merlino al ritorno dal futuro, porterebbe dunque alla violenza. Infatti per secoli l’uomo è vissuto in pace in questa Europa oggi così relativista e violenta!! Per tutto questo comunque rimando alla visione del film “Hand of God”, scaricabile dal sito www.radicali.it, dove è descritta molto bene la violenza esercitata su minori da persone ben lontane dal relativismo etico e per questo così ben protette dai propri vescovi e cardinali. Purtroppo per noi sarà difficile liberarci da questo potere politico, ma purtroppo per loro, l’autorità morale è venuta meno e l’autoritarismo non basta più ad impedire a schiere di giovani di sentirsi liberi di amare, conoscere e gioire secondo regole maturate con l’esperienza e l’umanità di cui ogni persona è capace e non scritte da figure oscure migliaia di anni fa ed interpretate da persone avide e grigie oggi. A completare la bella pagina, c’era un articolo per i 30 anni del Movimento per la vita. Una riflessione merita anche questo. Sarà un caso se il movimento compie 30 anni? Come mai nessun movimento per la vita era nato prima, quando le donne morivano sul tavolo delle mammane? Solo da 30 anni la vita è diventata importante? E poi ditemi voi, come potrebbe chiedere aiuto ad un qualsivoglia centro, una donna che fosse ancora considerata fuorilegge? In realtà ogni bambino salvato dai C.A.V. è stato salvato prima di tutto dalla legge 194, che ha permesso alle donne di uscire allo scoperto e ha dato loro il diritto di chiedere aiuto. Forse non tutti hanno valutato fino in fondo questa cosa così determinante, così banale e al tempo stesso rivoluzionaria, certo così difficile da realizzare pienamente: il diritto di chiedere aiuto. Il diritto di chiederlo allo stato, alla scienza, alla società, al compagno e persino alla chiesa che ha iniziato a guardare con meno disprezzo le donne che ricorrono legalmente a questa pratica, mentre aveva guardato per secoli con indifferenza alle disgraziate che lo facevano clandestinamente e con ossequio alle Signore che lo facevano e basta. Infine anch’io lancio il mio appello: se vogliamo la libertà da ottusi proibizionismi, ed in particolare la libertà della ricerca scientifica, senza ricette salvifiche, ma con tutti i benefici che è capace di offrire, possiamo contribuire dando il nostro 5 per mille al 97283890586 (Associazione Luca Concioni).