attualita - Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza

Rassegna.it – 02/10/2007
La finanziaria 2008
Luci e ombre nella manovra
di Beniamino Lapadula
La Finanziaria 2008, licenziata venerdì scorso dal Consiglio dei
ministri, configura una manovra “leggera”, sia dal lato degli
investimenti che su quello dei consumi. Ammonta a 11 miliardi
(meno di un terzo di quella approvata nel 2006) e si articola in tre
provvedimenti: il disegno di legge finanziario, un decreto legge e un
collegato che dovrà recepire l’accordo sul welfare e verrà varato
dopo lo svolgimento del referendum sindacale. Le risorse
necessarie per finanziare la manovra sono reperite per 4.650
milioni con risparmi di spesa e con 6.350 milioni di maggiore gettito.
Il pacchetto fiscale per le famiglie prevede nuove detrazioni Ici sulla
prima casa per i redditi fino a 50.000 euro e detrazioni Irpef per chi
vive in affitto. E proroga lo sconto per le ristrutturazioni edilizie e la
riqualificazione energetica. Per le imprese sono previste, accanto a
significative semplificazioni, riduzioni delle aliquote dell’Ires e
dell’Irap compensate dalla rimodulazione della base imponibile. Per
le imprese, il prelievo complessivo passerà così dal 37,25 per cento
al 31,40 per cento. Rilevanti sono gli aiuti per i ceti più deboli con la
previsione di un bonus di 150 euro a componente per i nuclei
familiari dei cosiddetti “incapienti”, cioè di quei soggetti il cui reddito
è così basso da non essere assoggettato a imposta e che, per
questo motivo, fino a oggi non beneficiavano di alcuna detrazione.
Resta però inevasa la richiesta delle confederazioni di riduzioni
fiscali a favore dei redditi medio-bassi da lavoro dipendente. Tanto
che Cgil Cisl e Uil hanno deciso un’iniziativa per metà novembre e
pensano a una vertenza con il governo proprio sul fisco. E la
Finanziaria non prevede nemmeno le risorse per rinnovare i
contratti pubblici: le categorie stanno decidendo uno sciopero per la
fine di ottobre.
Il 60 per cento degli 11 miliardi della manovra deriveranno dall’extra
gettito fiscale previsto anche per il prossimo anno. L’“effetto” Visco,
dunque, continua e conferma la regola che la tax compliance, cioè
l’adempimento spontaneo del dovere fiscale, dipende strettamente
dal clima politico creato dal governo con credibili misure di
contrasto all’evasione. Per il sindacato, la continuazione e
l’intensificazione di questo “effetto” sono di fondamentale
importanza. Senza una drastica riduzione dell’area dell’evasione
non si aprono, infatti, spazi rilevanti per ridurre il prelievo e
migliorare il reddito disponibile dei lavoratori dipendenti. E
nemmeno per evitare tagli di spesa, su settori delicati come la
scuola, che il sindacato non può non contrastare.
Non mancano limiti insomma, in un complesso di misure che hanno
una portata complessivamente positiva, sia per le famiglie che per
le imprese, e che rappresentano un compromesso quasi obbligato
tra le diverse esigenze della maggioranza. Ciò dovrebbe rendere
più agevole l’iter parlamentare della manovra e questo sarebbe un
segnale positivo in controtendenza rispetto al pesante clima politico
in cui vive il paese. Purtroppo le forti tensioni politiche all’interno
della maggioranza, dopo una brevissima tregua, sono riesplose
prepotentemente. La materia del contendere, ancora una volta, è
rappresentata dal protocollo sul welfare.
LINK
Ministero
dell'Economia
Viene in questo modo meno quel segnale di stabilità e di coesione,
oggi più che mai indispensabile, per permettere all’economia
italiana di fronteggiare i venti di crisi internazionale che soffiano
sull’economia mondiale. Al momento, il carattere finanziario che
contraddistingue tale crisi non modifica in modo rilevante la cornice
macroeconomica della Finanziaria, anche se, rispetto allo scorso
mese di luglio, a causa della crisi dei mutui sub prime americani, le
previsioni di crescita vengono ridimensionate. L’andamento del Pil
infatti, viene rivisto al ribasso di quattro decimi di punto per il 2008
e in modo più lieve per il 2009 e 2010. Per tonificare la crescita
economica sarebbero stati opportuni interventi più incisivi per
favorire l’espansione dei consumi delle famiglie, ma, purtroppo,
ancor una volta ciò non è stato possibile a causa delle condizioni in
cui versa la finanza pubblica del nostro paese.
Malgrado il ripiegamento del sentiero di crescita della nostra
economia, infatti, la manovra mantiene invariati gli obiettivi del
rapporto deficit-Pil e il percorso di rientro dal debito pubblico. Ciò è
positivo, sia ai fini della credibilità internazionale del nostro paese,
che per assicurare un quadro di certezze più solide a famiglie e
imprese. Resta il fatto che, malgrado un quindicennio di
manovre di risanamento, l’Italia, per rispettare i parametri
europei, ha ancora innanzi a se un lungo periodo di austerità
obbligatoria nella gestione della finanza pubblica. Ancora per
molti anni, infatti, quote rilevantissime delle entrate fiscali
dovrebbero essere impiegate per pagare il servizio del debito
pubblico. Si dovrebbe, cioè, mantenere un’elevata pressione fiscale
senza poter effettuare gli investimenti in infrastrutture materiali e
immateriali indispensabili per innalzare il Pil potenziale del paese. È
giunto il tempo di affrontare questo tema completando l’opera di
contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica e
mettendo a punto interventi sul lato del patrimonio (con
miglioramenti gestionali e dismissioni) capaci di abbattere lo stock
del debito e reperire così risorse per nuovi e non più procrastinabili
investimenti pubblici.