1 Modulo 6: Derivazione della domanda di mercato 6.1. La curva di domanda individuale Al principio di questa Lezione 2, abbiamo appreso come poter rappresentare e classificare le preferenze di un consumatore attraverso criteri di ordinamento piuttosto rigorosi. In seguito abbiamo affrontato una serie di elementi di carattere tecnico che influenzano in maniera determinante lo spettro delle possibilità di scelta dell’individuo a cui abbiamo attribuito l’ingrato compito di svolgere il ruolo di consumatore tipo. Ingrato perché, come abbiamo più volte sottolineato, da egli pretendiamo un comportamento che derivi dal pensare come un economista, ovvero che possa essere definito razionale. Proprio per rispettare questo paradigma, fondendo ciò che abbiamo imparato nel Modulo 4 e nel Modulo 5, abbiamo visto come la scelta razionale del consumatore consiste nel conciliare in maniera ottimale ciò che preferisce fare con ciò che può fare. Questo risultato rappresenta il fondamento necessario per la comprensione del concetto di domanda di mercato, e di come questa dipenda da alcune variabili fondamentali, come il prezzo di un bene, il prezzo degli altri beni e dal reddito. Un approccio largamente seguito consiste nell’osservare la formazione della domanda del singolo consumatore per poi derivare la domanda di mercato attraverso l’aggregazione di singole “domande”. Riconsideriamo la struttura analitica che ci permette di individuare l’equilibrio del consumatore. Osservando il grafico posto in alto nella Figura 6.1, ipotizziamo che il paniere con il quale Alex massimizza la sua utilità, posto il vincolo di bilancio e i prezzi dei beni, sia composto da 12 porzioni di pane e 4 porzioni di birra (c2,v2). Utilizzando un ulteriore riferimento cartesiano, possiamo soffermare l’attenzione sul legame che intercorre tra prezzi (posti in ordinata) e quantità (in ascissa) del pane, ad esempio, (quindi p1 e q1) ogni volta che si configura una situazione di ottimo. Abbiamo già approfondito, sviluppando il discorso sul vincolo di bilancio, le conseguenze di una variazione del prezzo dei beni. Ipotizziamo ora che ciò avvenga e che il prezzo di 1 unità di pane raddoppi, passando da 1€ a 2€. Come detto, il vincolo di bilancio subirà uno spostamento per via dell’aumento del prezzo relativo del pane, assumendo una posizione caratterizzata da una diversa inclinazione. A questo punto anche la scelta di Alex subirà necessariamente una variazione: l’aumento del prezzo, riducendo il suo potere d’acquisto, riduce il livello di utilità massimo raggiungibile. In particolare il paniere che massimizza l’utilità sarà ora individuato attraverso l’incontro tra il vincolo di bilancio v1 e la curva di indifferenza c1 la quale è collocata su un livello inferiore rispetto a c2. Il paniere in questione è composto da 4 porzioni di pane e 6 porzioni di birra. A seguito di questa variazione, possiamo riportare sul grafico sottostante, che ad un prezzo del pane pari a 2€, Alex domanda una quantità di pane pari a 4 unità. Contrariamente al caso appena descritto cosa accade se il prezzo di 1 unità di pane cade a 0,5€? Anche per questa 2 fattispecie avevamo derivato interessanti conclusioni. In questo caso il prezzo relativo del pane si riduce e il potere d’acquisto del consumatore aumenta, aumentando conseguentemente il livello di utilità raggiungibile. L’allocazione ottima sarà caratterizzata ora da una curva di indifferenza più elevata e sarà composta da 20 dosi di pane e 5 dosi di birra. Analogamente riportiamo anche questi dati di prezzo e quantità nel grafico della domanda. Figura 6.1: Scelta ottima del consumatore e domanda di mercato q2 6 5 4 c1 c2 v2 v1 4 c3 v3 12 20 q1 p1 2€ A B 1€ C 0,5€ 4 12 20 q1 Se cerchiamo di estendere il ragionamento, possiamo immaginare che, ad ogni livello di prezzo del pane, avremo una combinazione ottimale di pane e birra. La regola di fondo in questo “luogo geometrico di punti” è che la quantità di pane che compone queste combinazioni aumenta quando il prezzo del pane si riduce e viceversa. Questo regola è nota come legge della domanda. Mentre è chiaro quanto avviene per il pane, si noti che, osservando il grafico in Figura 6.1 nella parte alta non è altrettanto chiaro quanto avviene per la birra a seguito di variazioni nel prezzo del pane? Sembra non sussistere una regola ben precisa perché nei casi che abbiamo evidenziato può scendere o salire. Certamente se si verifica una riduzione del prezzo del pane, aumenta, come detto, il potere d’acquisto del consumatore, dunque tanto il pane quanto la birra possono essere consumati in quantità maggiore. 3 Il grafico in Figura 6.1 in basso prende il nome di curva di domanda individuale e mette in relazione la quantità che il consumatore acquisterà per ogni dato livello di prezzo. Per costruzione, questa ha due proprietà fondamentali: Muovendosi lungo la curva il livello di utilità che può essere ottenuto varia. Come abbiamo visto, minore è il prezzo del bene maggiore è il livello della curva di indifferenza che può essere raggiunto per selezionare la scelta ottima, maggiore, quindi, il livello di utilità ottenuto; Ogni punto sulla curva di domanda rappresenta un punto di ottimo. Per ogni dato livello di prezzo la quantità domandata corrisponde a quella quantità che massimizza l’utilità, ovvero per cui il TMS tra i due beni eguaglia il prezzo relativo. Se il prezzo del pane diminuisce, anche il prezzo relativo diminuisce e così anche il TMS deve essere inferiore per rispettare la condizione di eguaglianza che definisce il paniere ottimale di consumo. Riprendendo gli esempi precedenti, il prezzo relativo assume inizialmente il valore 1 nel punto A (2€/2€=1), per poi scendere a 1/2 in corrispondenza del punto B (1€/2€=1/2), e scendere ulteriormente a 1/4 nel punto C (0,5€/2€=1/4). Dato che il consumatore tende a massimizzare la sua utilità, il TMS tra il pane e la birra seguirà il medesimo andamento. Questa caratteristica, ricordando l’espressione del TMS, non solo possiamo evidenziarla come ulteriore conferma del principio della utilità marginale decrescente dei beni,1 ma fornisce anche informazioni rispetto a come il consumatore “valuta” il consumo di beni e servizi. Ipotizziamo infatti di chiedere ad Alex quanto sarebbe disposto a spendere per una dose in più di pane quando ne sta già consumando 4 dose. La risposta è proprio contenuta nella sua curva di domanda, esattamente nel punto A ed è 2€. Il perché è presto detto. Dato che in quel punto il prezzo relativo è 1 per rappresentare quel punto una soluzione ottima anche il TMS deve essere pari a 1. Ma un tasso marginale di sostituzione pari a 1 significa, per definizione, che una unità aggiuntiva di pane “vale” una medesima unità marginale di birra. Ma il prezzo di 1 unità di birra è 2€ che rappresenta dunque il valore che Alex attribuisce all’unità aggiuntiva di pane. Quindi, muovendosi lungo la curva, il TMS diminuisce e il “valore” che Alex attribuisce ad unità aggiuntive di pane scende anch’esso, passando da 2€, a 1€ a 0,5€. 6.2 Variazioni del reddito Nel precedente paragrafo abbiamo potuto osservare cosa accade al consumo di pane e birra, quando cambia il prezzo del pane. Ci soffermiamo ora sulle conseguenze di una variazione nel reddito disponibile. A questo scopo si osservino i grafici che compongono la Figura 6.2. 1 Si ricordi il significato dell’espressione analitica del TMS. Cfr. Modulo 4; pag. 8. 4 Figura 6.2: Variazione della domanda a seguita di una variazione del reddito q2 C 7 5 B A 3 c3 c2 c1 v1 4 10 16 v2 v3 q1 p1 1€ D1 4 10 16 D2 D3 q1 Sappiamo dal Modulo 4 come viene raffigurato, tramite la retta di bilancio, un aumento del reddito disponibile, ma non abbiamo approfondito gli effetti sulla scelta ottima. A questo scopo ipotizziamo che il reddito disponibile di Alex sia 10€ e che l’allocazione ottima del consumatore sia in corrispondenza del punto A, con prezzi del pane e della birra pari a 1€ e 2€. Le quantità contenute nel paniere sono 4 unità di pane e 3 unità di birra. La soluzione adottata è rappresentata in Figura 6.2/basso sulla curva di domanda. Sappiamo che la variazione del reddito disponibile è rappresentata da spostamenti paralleli della retta di bilancio. Questa curva di domanda è quella che descrivere le quantità scelte se il reddito rimanesse 10€ e variasse il prezzo del pane (D1). Cosa accade tuttavia se aumenta il reddito, ad esempio, a 20€? La retta di bilancio si sposta parallelamente verso destra, permettendo di raggiungere la curva di indifferenza di livello più elevato (c2). La scelta ottima di consumo è ora identificata dal punto B, in cui Alex acquista 10 unità di pane e 5 unità di birra. Anche in questo caso la soluzione è riportata sul grafico 6.2/basso. Come specificato in precedenza, la curva di domanda è la curva di domanda di Alex se il suo reddito fosse fisso a 20€ e il prezzo del bene variasse (D2). È ora facile intuire cosa accade se il reddito cresce ulteriormente a 30€. Alex sceglierà C, a cui corrispondono 16 unità di pane e 7 unità di birra. 5 Osserviamo ora dal grafico che mette in relazioni prezzi e quantità che, a parità di prezzo, la quantità di pane domandata cresce all’aumentare del reddito disponibile. Questo dunque si traduce in uno spostamento verso destra della curva di domanda del pane. È opportuno sottolineare che, la circostanza per cui all’aumentare del reddito aumenta la quantità domandata di un bene è ritenuta una “situazione normale”. In effetti, quando ciò avviene siamo in presenza di beni definiti appunto normali. Esistono tuttavia delle eccezioni, rappresentate dai cosiddetti beni inferiori, la cui domanda scende all’aumentare del reddito. Il termine beni inferiori non è una caratteristica intrinseca, bensì dipende dalle situazioni. Ad esempio, per molte persone gli hamburger sono beni inferiori, semplicemente perché all’aumentare del reddito ne riducono il consumo in favore di altri tipi di carne. 6.3 Beni complementari e beni sostituti Abbiamo visto come la curva di domanda descriva la relazione (decrescente) che lega prezzi e quantità domandata di un bene, ipotizzando che rimangano costanti il reddito e il prezzo di altri beni (e le preferenze del consumatore, aggiungiamo, del cambiamento delle quali non si è parlato fin qui per comodità ma è pur comunque una condizione da cui non si può prescindere). Abbiamo visto già dal Modulo 1, come per molti beni, essendo in qualche modo collegati nel consumo, la quantità domanda dipende anche dal consumo e dal prezzo di altri beni. Tali beni sono detti beni complementari e la loro caratteristica è appunto quella di essere soggetti ad un aumento del consumo se aumenta il consumo di beni a cui sono collegati. Ne sono un esempio i palloni e gli scarpini da calcio, il ketchup e gli hamburger, il carbone e le caldaie e così via. Per altri beni, al contrario, il consumo diminuisce quando aumenta la quantità consumata di altri beni. In questo caso siamo in presenza di beni sostituti. Ne sono un esempio i biglietti del cinema e i DVD-Home video, il vino e la birra, la legna e il carbone e così via. Le due fattispecie possono essere lette dal punto di vista della domanda: Definizione 6.1: Due beni si dicono complementari se all’aumento (riduzione) del prezzo di uno corrisponde una riduzione (aumento) della quantità domandata dell’altro; Due beni si chiamano dunque beni sostituti (o succedanei) se all’aumento (riduzione) del prezzo di uno corrisponde l’aumento (riduzione) della quantità domandata dell’altro. Per completezza, due beni si dicono indipendenti se tanto l’aumento quanto la riduzione del prezzo di un bene non ha effetti sulla quantità domanda dell’altro bene. Tornando all’esempio 6 proposto in Figura 6.1 in alto, a questo punto possiamo osservare come in un caso la birra si comporti sia come bene sostituto, dato che aumenta il consumo all’aumentare del prezzo del pane, precisamente nella soluzione (c1,v1) e in un altro caso come bene complementare, aumentando la quantità consumata in corrispondenza della riduzione del prezzo del pane, precisamente nella soluzione (c3,v3). Il fatto che i beni possano essere complementari o sostituti suggerisce che nel momento in cui si studiano gli effetti del cambiamento dei prezzi in un mercato, può essere importante valutare le conseguenze nei mercati collegati. 6.4. Effetto reddito ed effetto sostituzione I motivi per cui un consumatore varia la quantità che domanda di un bene sono due. Primo; la variazione del reddito (disponibile). Se aumenta, la condizione generale del consumatore migliora poiché può acquistare più beni. Viceversa se il reddito diminuisce. Secondo, varia il prezzo relativo del bene. Se diminuisce il consumatore tenderà a consumarne di più. Viceversa se il prezzo relativo aumenta. Figura 6.3: Effetto reddito ed effetto sostituzione Beni normali Beni inferiori q2 q2 v1 a2 v2 v2 v1 A A C d2 C B a1 c2 B c1 O C b1 d1 c2 c1 q1 q1 Beni di Giffen q2 Effetto sostituzione C Effetto reddito v1 c2 A B v2 c1 q1 Tuttavia se consideriamo che variazione del reddito e dei prezzi possono essere interpretati come due facce della stessa medaglia, possiamo ipotizzare che qualora ci troviamo di fronte 7 ad una variazione della quantità domandata, questa sia stata causata da entrambi le motivazioni. Ovvero, i due effetti sulla domanda si verificano congiuntamente, tuttavia è utile distinguerli. Gli aspetti salienti sono riportati in Figura 6.3/alto-sinistra. La retta di bilancio di partenza è la v1, i beni in considerazione sono quelli noti. Il consumatore massimizza la sua utilità in A, ottenendo il livello di utilità della curva di indifferenza c1. Vediamo ora cosa accade a seguito di una caduta del prezzo del pane, il quale causa, come sappiamo, uno spostamento della retta di bilancio. La nuova scelta del consumatore sarà identificata dal punto C, sulla curva di indifferenza c2. La variazione totale del pane acquistato è quantificata dal segmento a1,d1. Cosa accade al consumo di birra? Questo scende da O,a2 a O,d2, una riduzione quantificata nel complesso dal segmento a2,d2. Questo perché, come accennato, il pane è relativamente meno costoso. Definizione 6.2: Effetto sostituzione. È la variazione nel consumo di un bene dovuto ad una variazione del suo prezzo, tenendo costante il livello di utilità. Esso cattura la variazione nella quantità domandata dovuta al fatto che il bene è relativamente più/meno conveniente dell’altro. Questa variazione è colta attraverso un movimento “lungo la curva di indifferenza” Osservando la Figura 6.3/alto-sinistra, l’effetto sostituzione può essere ottenuto tracciando una nuova retta di bilancio (in blu) parallela alla vecchia retta di bilancio (v2) ma che è tangente alla curva di indifferenza iniziale (nel punto B). Questo sta ad indicare una retta di bilancio che riflette il cambiamento di prezzo (perché ha una inclinazione, appunto, pari alla v2) ma si combina con la curva di indifferenza originaria, mantenendo, come detto, il livello di utilità. L’effetto sostituzione è misurato dal segmento a1,b1. Definizione 6.3: Effetto reddito. È la variazione nel consumo di un bene causato dalla variazione del potere d’acquisto, lasciando costante il prezzo del bene. Il consumatore sceglie il paniere C poiché si trova su una curva di indifferenza più elevata. Se abbiamo a che fare con beni normali, l’incremento dovuto all’effetto reddito è positivo (come abbiamo accennato in precedenza). L’incremento di consumo motivato dall’effetto reddito è quantificato dal segmento b1,d1. Misurando lo spostamento da una curva di indifferenza all’altra, l’effetto reddito misura la variazione nel potere d’acquisto del consumatore. Contrariamente a quanto detto, quando siamo in presenza di un bene inferiore, l’effetto reddito è negativo. Tralasciando alcuni particolari, per rendere il grafico più intellegibile, l’effetto sostituzione e l’effetto reddito per un bene inferiore sono riportati in Figura 6.3/altodestra. Si noti che l’effetto sostituzione è comunque maggiore dell’effetto reddito. In effetti, è 8 generalmente raro che l’effetto reddito (negativo) più che compensi l’effetto sostituzione (positivo). Dunque, seppur sia vero che all’aumentare del reddito la domanda di un bene inferiore diminuisce, tuttavia la legge della domanda non è comunque violata: cioè, anche in presenza di un bene inferiore, se il prezzo si riduce la domanda aumenta. Raro ma non impossibile! Una eccezione, a tutto quanto è stato esposto, è rappresentato dai cosiddetti beni di Giffen. In questo caso, infatti, l’effetto reddito negativo sovrasta l’effetto sostituzione, causando una contrazione della quantità domandata nonostante si sia verificata una riduzione del prezzo. La riduzione del prezzo del bene di Giffen innesca una meccanismo per cui la disponibilità dell’aumentato potere di acquisto viene impiegata per aumentare la domanda dell’altro bene, mentre la domanda del bene di Giffen si riduce (Figura 6.3/bassodestra). 6.5. La domanda di mercato Fino ad ora abbiamo discusso della curva di domanda del singolo consumatore (avevamo detto Alex, nel suo eterno dilemma pane/birra). È giunto il momento di affrontare, il tema della domanda di mercato. Tra breve vedremo, come avevamo accennato in principio, come questa possa essere derivata da una serie di singole domande individuali. Definizione 6.3: La domanda di mercato indica la quantità totale domandata dai consumatori in un particolare mercato, tenendo costanti tutti gli altri fattori che influenzano le scelte. Si ottiene sommando le quantità domandate da tutti i consumatori per ogni livello del prezzo. In altri termini, la funzione di domanda di mercato è ottenuta dalla somma delle singole funzioni di domanda individuali espresse dai singoli consumatori. Analogamente, la curva di domanda di mercato sarà data dalla somma delle singole curve di domanda individuali. Il procedimento attraverso il quale questa circostanza può essere rappresentata può essere sviluppato attraverso la Tabella 6.1 e il grafico in Figura 6.4. Tabella 6.1: Prezzi e quantità domandate di birra Prezzo 1€ 2€ 3€ 4€ 5€ Quantità domandata Individuo 1 Individuo 2 Individuo 3 6 4 2 0 0 10 8 6 4 2 16 13 10 7 4 Totale 32 25 18 11 6 9 Ipotizziamo di trovarci nel mercato della birra e che questo mercato sia caratterizzato solo da tre consumatori. Per ciascun livello di prezzo sappiamo quanti litri sono domandati da 3 individui. Sommando per riga, otteniamo il totale dei litri di birra domandati per ciascun livello di prezzo (ultima colonna). In Figura 6.4 sono riportate le stesse informazioni della Tabella 6.1. Ciascuna curva di domanda individuale è contrassegnata con il rispettivo numero. La curva di domanda di mercato si ottiene praticando la cosiddetta somma orizzontale di ogni curva di domanda individuale. Come è possibile verificare, essa riporta la quantità domandata nel mercato della birra per ogni livello di prezzo. Dunque, quando il prezzo è pari a 3€, la quantità domandata è 18 unità, mentre con un prezzo pari a 4€, scende a 11 unità. Dato che ogni singola curva di domanda è inclinata negativamente, lo sarà anche la curva di domanda del mercato. Tuttavia la forma non è necessariamente rappresentata da una retta. Si noti infatti come, nell’esempio in Figura 6.4, la curva sia schiacciata in corrispondenza di un prezzo pari a 4€. Questo perché, come evidente, a quel prezzo, il consumatore “Individuo 1” non acquista birra, ovvero, usando un termine appropriato, è fuori dal mercato. In conclusione, si ponga attenzione ad alcuni punti salienti. Innanzitutto è facile comprendere come, all’aumentare dei partecipanti al mercato, la curva di domanda si sposterà verso destra, e viceversa. In effetti, aggiungendo la quantità domandata di altri soggetti, per ogni livello di prezzo; la quantità complessivamente aumenterà, e la somma orizzontale darà luogo ad una nuova curva, maggiormente spostata verso destra rispetto alla precedente. Inoltre, gli stessi fattori che influenzano le singole domande individuali, influenzano anche la domanda di mercato. Come abbiamo visto, l’aumento del reddito comporta uno spostamento verso destra della domanda individuale. Se molti consumatori nel medesimo mercato condivideranno questo andamento, anche la domanda di mercato sarà soggetta ad uno spostamento verso destra. Figura 6.4: Derivazione, tramite somma orizzontale, della domanda di mercato p 5 4 3 2 1 d2 d1 5 ss 10 d3 dM 15 … 30 q 10 6.6. Il surplus del consumatore Chiudiamo questa Lezione 2 introducendo strettamente connesso con la conoscenza della curva di domanda. Come abbiamo visto le singole domande sono frutto di scelte allocative che possiamo definire personali. “Molto personali”, dato che originano da una conciliazione tra il vincolo imposto dal bilancio e le proprie preferenze. Dato che, dunque, ciascun consumatore valuta a proprio modo il consumo di beni, sarà diverso anche l’ammontare massimo che ognuno sarà disposto a pagare per quei beni. Definizione 6.4: Si definisce surplus del consumatore la differenza tra quanto un consumatore è disposto a pagare per un certo bene, e quanto poi effettivamente paga.2 Si supponga ad esempio che un tifoso di calcio sia disposto a pagare fino a 50€ per assistere ad una partita della sua squadra del cuore, ma che poi paghi effettivamente 45€. Il surplus che ne ricava è quantificabile in: 50€ – 45€ = 5€ Anche in questo caso, se sommiamo il surplus che ogni singolo consumatore riceve, in base a quanto era disposto a spendere, otteniamo una misura del surplus aggregato. Come accennato, e come può già risultare chiaro da questa introduzione, il surplus del consumatore può essere facilmente valutato se si conosce la curva di domanda, proprio perché rivela l’ammontare massimo che il consumatore è disposto a pagare per ottenere una unità aggiuntiva di bene. Nel caso dei biglietti delle partite, la situazione è rappresentata in Figura 6.5. Per il primo biglietto, il tifoso è disposto a sborsare 50€, 49€ per il secondo, 48€ per il terzo e così via.3 Proseguendo, possiamo vedere che il surplus del tifoso è positivo fino al sesto biglietto; vale la pena dunque acquistarli. Nel complesso, il surplus del tifoso è ottenuto sommando il surplus ottenuto per ogni singola unità acquistata: sc = (50€ – 45€)+(49€ – 45€)+(48€ – 45€)+…+(45€ – 45€) sc = 5€+4€+3€+2€+1€+0€ sc = 15€ 2 Trattasi in questo caso del prezzo di mercato, grandezza di cui si parlerà in seguito, in riferimento soprattutto ai meccanismi di formazioni. 3 Si ragioni attentamente sulla particolare forma assunta sulla curva di domanda in Figura 6.5/sinistra. questa è dovuta al fatto che il tifoso non può consumare “frazioni” del bene inferiori all’unità; Es. 3,4 biglietti, bensì 3 o 4. 11 Figura 6.5 : Rappresentazione grafica del surplus del consumatore p p 50 49 48 47 46 45 pM 1 2 3 4 5 6 7 8 ss q pM q Dal punto di vista geometrico, il surplus del consumatore può essere agevolmente calcolato misurando l’area sottesa alla curva di domanda al di sopra del prezzo di mercato (pM). Questo procedimento è valido tanto nell’esempio che è stato fornito che considerando curve di domanda rappresentate da retta inclinata negativamente (Figura 6.5/destra), ovvero relative a beni dei quali può essere acquistata qualsiasi frazione. La spesa effettiva sostenuta dal consumatore sarà poi data dal prodotto tra la quantità acquistata e il prezzo, che geometricamente è rappresentata dall’area del rettangolo al di sotto della linea rappresentata dal prezzo di mercato e dell’asse delle quantità.