Cari amici e colleghi,
Credo che oggi sia un giorno importante per il nostro Dipartimento e per la nostra Università
perché, dedicandogli quest’aula, a distanza di ormai quindici anni dalla sua scomparsa,
sciogliamo un debito nei riguardi di Eduardo Caianiello che oltre 50 anni fa aprì un capitolo
nuovo nello sviluppo della Fisica a Napoli. A partire da oggi, infatti, il suo nome rimarrà
associato a questo Dipartimento, a permanente ricordo del ruolo da lui svolto.
Il titolo di questo mio intervento è evidentemente piuttosto pretenzioso, in quanto non è
certamente possibile parlare dei vari aspetti della personalità di Eduardo Caianiello in un quarto
d’ora. Cercherò allora di darne un breve quadro, procedendo soprattutto per episodi che
riflettono, naturalmente, il rapporto personale avuto per lunghi anni con Eduardo.
Comincio con il Maestro. Questa parola, una volta così comune nel linguaggio Universitario e
della Cultura in generale, sta ormai scomparendo da questi contesti e resta riservata ai Direttori
d’Orchestra o ai grandi Artisti. In un mondo della ricerca globalizzato, dove l’apparire conta
quanto o più dell’essere, forse non c’è più posto per questa figura.
Come già detto da Bruno, Eduardo Caianiello fu chiamato a ricoprire la cattedra di Fsica
Teorica a Napoli nel 1956. Io seguii il suo corso di Spettroscopia nell’a.a. 1957-58. Eravamo in
tutto 6-7 studenti di varia estrazione. In particolare, io ero iscritto al corso di laurea di indirizzo
chimico-fisico, per il quale il corso di Spettroscopia era un corso complementare consigliato.
Scoprimmo abbastanza presto che il corso tenuto da Euardo non aveva molto a che fare con la
Spettroscopia atomica in senso stretto. Si trattava in realtà di un corso di Meccanica quantistica
molto avanzato basato sull’uso di gruppi e matrici. Credo che Eduardo avesse come libro di
riferimento il famoso trattato di Hermann Weyl “The theory of groups and quantum nechanics”.
Eduardo non era un grande didatta nel senso comune della parola, e talvolta faceva
chiaramente lezione a braccio. Noi riuscivamo a seguire molto parzialmente le sue lezioni ed
eravamo troppo ignoranti per fare domande significative. Un giorno Eduardo, vedendoci
particolarmente perplessi, disse: “Non vi preoccupate, se riuscite a capire il 5% della lezione
siete quasi dei geni!” Inutile dire che questa frase fu per noi di grande incoraggiamento e ci rese
sempre più attraente la figura del giovane Professore che parlava un linguaggio così diverso da
quello a cui eravamo abituati in quegli anni in cui l’Università appariva spesso come una
struttura piuttosto oppressiva ed il rapporto fra studenti e professori era rigidamente gerarchico.
In altre parole, fummo tutti letteralmente affascinati dalla personalità e dalle parole di
Eduardo, che ci facevano intravedere orizzonti completamente nuovi. Credo che l’appellativo
Maestro per Eduardo Caianiello trovi la sua migliore giustificazione nella frase di Francesco De
Sanctis : “Vero Maestro non è colui che insegna molte cose, ma colui che fa nascere il desiderio
di apprendere molte cose.”
Nei nostri tempi, in cui troppo spesso la Scienza viene vista come oggetto di mercato e si
cerca di valutarne i prodotti facendo uso di “impact factors”, indici h, ed altre alchimie, vale la
pena di ricordare come per Eduardo essa fu, durante l’intero corso della sua vita, un vero e
proprio oggetto di culto, di cui parlava sempre con un entusiasmo che riusciva a trasmettere
subito agli interlocutori.
L’incontro con Eduardo fu decisivo per il mio futuro. Alla fine del corso, gli dissi che, una
volta conseguita la laurea in chimica-fisica, pensavo di conseguire anche quella in Fisica. La
risposta di Eduado fu: “Non perda tempo, venga a frequentare la Scuola di Perfezionamento in
Fisica Teorica e Nucleare”. Non ebbi dubbi, ottenuta la laurea nel dicembre del 1958, lasciai gli
edifici un po’ tetri di Via Mezzocannone e, come vincitore di una borsa di studio di 30.000 lire,
mi trasferii al Padiglione 19 della Mostra d’Oltremare, dove Caianiello aveva insediato l’Istituto
di Fisica Teorica e la Scuola di Perfezionamento.
Gli anni che seguirono furono gli “anni dell’Istituto di Fisica Teorica”, che credo
appartengano ancora ai più bei ricordi di alcuni dei presenti
Della attività iniziale di Eduardo a Napoli ha già parlato Bruno. Io voglio soltanto ricordare
alcuni aspetti della sua personalità di innovatore capace di anticipare i tempi. Da questo punto di
vista, credo che la miglior definizione di Eduardo sia quella anglosassone di “man of vision”, che
non ha un diretto equivalente in Italiano. Rientrato a Napoli dagli Stati Uniti, gli erano state
assegnate alcune stanze nell’Istituto di Fisica Sperimentale di Via Tari, di cui era Direttore
Antonio Carrelli. Eduardo si rese immediatamente conto che in quella sede non vi erano reali
possibilità di sviluppo per i progetti che aveva in mente di realizzare. Ebbe allora l’intuizione di
cercare una soluzione al di fuori del vecchio centro storico e riuscì a trovarla nell’oasi di verde
della Mostra d’Oltremare, ottenendo in fitto il Pad. 19. Avviò quindi rapidamente la Scuola di
perfezionamento in Fisica teorica e nucleare e dette vita ad una serie di iniziative scientifiche, al
centro delle quali era sempre la chiara visione del carattere internazionale della ricerca. Invitò a
Napoli scienziati di grande livello, quali, ad esempio Hiroomi Umezawa, Susumo Okubo e
Norbert Wiener, fondatore della Cibernetica definita come “Control and communication in the
animal and the Machine”. Maria Marinaro ha parlato degli inizi della ricerca in Fisica teorica a
Napoli e Luigi Maria parlerà delle prime iniziative di Caianiello nel campo della Cibernetica.
Non è difficile immaginare come fu importante per noi giovani l’essere immersi in
un’atmosfera così stimolante ed avere l’opportunità di frequentare scienziati di fama
internazionale e stabilire con essi rapporti anche sul piano umano. A questo riguardo, non
dimenticherò mai i colloqui che avevamo frequentemente con Norbert Wiener che veniva in
Istituto a piedi dal Vomero e, masticando il suo immancabile sigaro, ci chiedeva quasi
quotidianamente, in un Italiano piuttosto stentato, “Parlo bene Italiano?”
Nella sua opera di innovatore, Caianiello fu pienamente consapevole dell’importanza della
pluralità degli interessi scientifici. Dette così avvio alle attività sperimentali chiamando a Napoli
Giulio Cortini. Insieme a quest’ultimo si operò poi per il trasferimento a Napoli da Torino di
Renato Ricci. Nel giro di pochi anni Renato formò un gruppo sperimentale di spettroscopia
nucleare e dette anche vita ad un piccolo gruppo teorico costituito da Nanni Sartoris, Giuseppe
Varcaccio e me stesso. C’è da notare che in quegli anni non c’era in nessuna altra sede italiana
un’attività di ricerca in questo campo.
A questo punto, si può naturalmente osservare che, anche senza Caianiello, si sarebbe
necessariamente avuto, nel corso degli anni, uno sviluppo della Fisica moderna a Napoli. Ciò
che è certo, però, è che esso sarebbe avvenuto in tempi molto più lunghi ed in modo
completamente diverso. In altre parole, la fisionomia del nostro Dipartimento oggi ha le sue
radici profonde nel lavoro pioneristico di Eduardo Caianiello. A questo proposito, che la Facoltà
di Scienze abbia trovato la sua collocazione qui a Monte S. Angelo è senz’altro frutto della
intuizione di Caianiello di costruire l’Istituto di Fisica Teorica nella Mostra d’Oltremare. Come
alcuni di voi ricordano, il ruolo dei fisici all’interno della Facoltà di Scienze è stato essenziale
per riuscire a vincere le molte opposizioni esistenti anche a livello dei partiti politici. In sintesi,
fatemi dire che, senza Eduardo Caianiello, con ogni probabilità la Facoltà di Scienze avrebbe
oggi la sua sede, chissà in quali condizioni, nell’Ospizio dei poveri di Piazza Carlo III.
Vengo ora all’ultima, e certamente più personale, parte del mio intervento, cioè il ricordo di
Eduardo come amico. Nei primi anni della mia permanenza nell’Istituto di Fisica Teorica, mi
rivolgevo naturalmente ad Eduardo chiamandolo Professore e dandogli del lei. Nel luglio del
1961 avevo ottenuto una posizione di ricercatore INFN di grado R6. All’epoca, la carriera INFN
si articolava in vari gradi, che andavano da quello inziale, appunto R6, fino a R2 ed R1. La
posizione di ricercatore di grado R6, tuttavia, non era una posizione permanente, che si poteva
invece ottenere conseguendo la promozione al grado R5 attraverso un concorso molto selettivo,
che consisteva nella preparazione di un elaborato riguardante la propria attività di ricerca, di una
prova scritta della durata di un intero giorno, e di una prova orale. L’INFN attribuiva molta
importanza a questa selezione, per cui i commissari erano in generale fisici di alto livello. A
titolo di esempio, posso ricordare che della Commissione alla quale Bruno ed io ci presentammo
nel 1963 facevano parte Giorgio Salvini e Sergio Fubini. Bruno ed io superammo il concorso ed
ottenemmo la promozione al grado R5. Eduardo fu molto contento e orgoglioso di questo
risultato e, appena ci incontrammo, mi disse: “In questo Istituto non c’è nessun R5 che mi dia del
lei”, e da quel momento il tu rese il nostro rapporto meno formale.
Nel 1972 Eduardo passò a ricoprire la Cattedra di Fisica Teorica presso l’Università di
Salerno dove, con lo stesso spirito pioneristico e lo stesso entusiasmo dei primi anni napoletani,
ebbe un ruolo determinante nello sviluppo delle attività di ricerca sia nel campo della Fisica
Teorica che in quello della Fisica Sperimentale. Queste attività e quelle sviluppatesi in tempi più
recenti confluiscono oggi nel Dipartimento di Fisica che porta il suo nome.
Negli anni che seguirono , ma soprattutto negli anni 80’, Eduardo veniva abbastanza spesso
al Padiglione 19 il venerdì pomeriggio per lavorare in Biblioteca. Non ricordo come, ma nel
tempo si stabilì la consuetudine di trascorrere insieme un po’ di tempo nel mio, per la verità non
troppo accogliente, studio. Discutevamo di vari argomenti e, talvolta, Eduardo mi parlava anche
di Fisica. Ricordo, ad esempio, che mi parlò del problema dell’accelerazione massima, che è
stato un suo importante tema di ricerca, a partire dal lavoro “Is there a maximal acceleration?” da
lui pubblicato su Lettere al Nuovo Cimento nel 1981. In, particolare avevano attratto la sua
attenzione alcuni lavori di un Fisico israeliano, Moshe Carmeli, nei quali si faceva riferimento
alla dinamica dei nuclei ruotanti con elevate frequenze angolari. Nel 1985 Carmeli pubblicò
sulla rivista “Foundations of Physics” un lavoro dal titolo “The dynamics of rapidly rotating
bodies”, nel quale riportava le massime frequenze rotazionali osservate nei nuclei confrontandole
con le frequenze rotazionali critiche previste dalla teoria. Forse, mi rimane il rimpianto di non
aver colto l’occasione di portare avanti un discorso che poteva diventare una collaborazione
scientifica con Eduardo.
Attraverso questi incontri nel Pad. 19, si era andato creando un rapporto di sincera amicizia,
basato, credo, sulla consapevolezza di entrambi di aver vissuto insieme in quel padiglione, sia
pure con ruoli diversi e di ben diversa responsabilità, degli anni irripetibili.
Permettetemi di chiudere questo intervento con una nota strettamente personale. Io credo che,
con il passare degli anni, ciascuno di noi veda più chiaramente quali sono state le persone che
hanno avuto una influenza determinante sulla propria vita. Per quanto mi riguarda, a distanza di
50 anni considero ancora una mia grande fortuna l’aver incontrato Eduardo Caianiello ed un mio
grande privilegio esserne stato uno dei primi allievi.
Aldo Covello, 27 novembre 2008