Regione Lazio Dipartimento Materno Infantile UOC Procreazione

Regione Lazio
Dipartimento Materno Infantile
UOC Procreazione Cosciente
Tutela Materno Infantile
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“gli studenti diventano tutor”
dott.sa M. Ciucci Responsabile Progetto Adolescenza ASL RMB
e
Responsabile del Sub-Progetto:
Gli studenti diventano Tutor
Il termine inglese 'Peer Education' (‘Educazione fra pari') è ben noto a livello internazionale
nell'ambito dell'educazione ed indica comunicazione fra coetaneo e coetaneo, educazione tra pari o tra
persone, che appartengono al medesimo gruppo; questo termine venne coniato circa cento anni fa in Gran
Bretagna per designare l’appartenenza ad uno dei cinque gradi di nobiltà.
Nel suo moderno utilizzo, secondo il dizionario Webster (1998), sta ad indicare ‘one that is of equal
standing with another; one belonging to the same societal group especially based on age, grade or status ’
(persona dello stesso rango; persona della medesima estrazione sociale, in particolare coetanei, dello stesso
livello o status sociale). Questo metodo educativo fu utilizzato sistematicamente già nei primi anni del 1800
grazie al ‘monitor system’ inglese, che addestrava gli alunni delle scuole a tenere lezioni al cospetto di altre
scolaresche su argomenti che avevano già appreso. Nel XX secolo, a partire dagli anni ’60, il ‘tutoraggio’ e
l’insegnamento fra coetanei sono stati frequentemente utilizzati negli USA con l’intento di far aiutare gli
studenti da compagni di età leggermente superiore con notevoli vantaggi psicologici sia per i peer educator
sia per gli allievi.
Gli psicologi che progettarono tali interventi si basarono, principalmente, sulla teoria di Piaget, e
sostenevano che le interazioni tra pari durante l’apprendimento fossero utili nei processi di ricostruzione
intellettiva grazie alla comunanza di linguaggio, all’immediatezza di comunicazione, al desiderio di amicizia.
La peer education si basa anche sulla teoria di Vygotsky: l’individuo apprende attraverso la socializzazione
del linguaggio, la comunicazione tra pari permette d’interiorizzare i processi cognitivi impliciti nelle
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interazioni e fornisce nuovi pattern cognitivi che influenzano il pensiero individuale e noi crediamo anche gli
atteggiamenti; ancora la Sullivan ritiene il “peer tutoring” (attività tutoriali fra pari) un metodo fondamentale
per consentire ai soggetti di acquisire informazioni e sviluppare strategie efficaci tramite un processo di
condivisione di pensieri, di assunzione di impegni reciproci, di negoziazione e di apertura nei confronti di
nuove idee. infine dall’università di Lund (Svezia) sono stati condotti numerosi studi scientifici in ambito
scolastico (1998,1999) che confermano i benefici insiti nel peer tutoring, che risulta più efficace se sono
coinvolti anche gli insegnanti il cui sostegno è ritenuto indispensabile.
Il metodo della peer education si basa sul processo d'identificazione attraverso cui i giovani si
riconoscono nei coetanei e individua il gruppo come ambiente privilegiato di esperienze e di i appartenenza.
Diventa insieme ad altri, strumento per prevenire e combattere il disagio scolastico, per sostituire
all'estraneità il senso di appartenenza, per evitare la frustrazione e la disistima che sono tra le più frequenti
cause di auto-emarginazione e di drop-out.
Dall’inizio degli anni ’90, la peer education si è diffusa in tutto il mondo, soprattutto in America e nell’
Unione Europea ed essa è attualmente considerata una delle metodologie più efficaci sia dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità sia dalla Comunità Europea, per affrontare vari aspetti, un approccio nuovo che mette
in discussione il ruolo dell’ “esperto” tradizionale e rivendica il diritto dei giovani ad avere libero accesso alle
informazioni; d’altra parte le precedenti modalità di intervento, basate su modelli di comunicazione ad unica
via “dall’alto al basso”, generici e centrati sul ricorso all’esperto, si sono dimostrati poco efficaci nel
modificare sia l’atteggiamento che il comportamento. Si sono allora ipotizzati percorsi più complessi che
tenessero conto della peculiarità del gruppo target, soprattutto dei processi di comunicazione e di
identificazione tra i membri di uno stesso gruppo. In particolare, ciò che va sviluppato è l'empowerment, cioè
una forma di potere interno alla persona, inteso come capacità di mobilitare le proprie risorse per governare
attivamente la situazione in cui si trova ad agire e quindi le proprie competenze. Inoltre il tutoragggio tra
pari non attiva dipendenza e fa perno su un codice linguistico condiviso: proprio questi sembrerebbero i
fattori maggiormente responsabili dell’attivazione di un processo di apprendimento attivo e indipendente che
favorisce l’acquisizione non solo di abilità specifiche ma anche delle capacità di interiorizzare ed estendere le
conoscenze apprese a nuovi contesti.
La letteratura esistente sull’argomento riguarda il tutoring nell’apprendimento scolastico oppure nella
trasmissione di informazioni per la prevenzione di malattie sessualmente trasmesse (Inghilterra).
Gli elementi caratterizzanti il progetto sono fondamentalmente tre:
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1. La progettazione partecipata tra i vari partners e destinatari dell’intervento: Scuola, A.S.L. e
territorio.
2. La restituzione del “protagonismo” ai ragazzi della scuola. Ciò parte dall’ipotesi che il
coinvolgimento e la responsabilizzazione dei ragazzi nella gestione del progetto educativo e di
crescita, siano elementi fondamentali nell’accrescere il livello di autostima e la percezione della
scuola come risorsa.
3. La realizzazione “a cascata” che implica l’acquisizione graduale e permanente da parte della
Scuola di strumenti e metodologie atte a migliorare il livello di benessere degli alunni potenziando
così il patrimonio aggiuntivo delle risorse della scuola stessa.
2.1. Introduzione
In forza dell'art. 21 della legge n. 59 del 15 marzo 1997 e successive articolazioni, le scuole
diventano la sede in cui si opera la sintesi tra gli indirizzi formativi ed educativi espressi a livello nazionale e
le esigenze proprie delle realtà locali: l'autonomia mette a disposizione delle istituzioni scolastiche inediti
strumenti di flessibilità didattica ed organizzativa che possono consentire, attraverso una collaborazione
attiva ed efficace con altre istituzioni, enti ed associazioni presenti sul territorio, di rispondere ai bisogni
formativi di ciascun studente, mettendolo in condizione di sviluppare al meglio talenti, interessi e attitudini
sia dentro la scuola che fuori di essa, anche attraverso azioni di recupero e di potenziamento.
Questo progetto si inserisce nel fermento culturale che sta attraversando la Scuola, la quale, nel
confrontarsi con i cambiamenti introdotti da questa riforma, riflette su se stessa e s’interroga sulle funzioni
del proprio mandato.
Le Circolari Ministeriali degli ultimi dieci anni rilanciano la soggettività della persona dell’alunno verso
il quale la scuola si propone di avviare dei processi ponendo al centro dell’azione educativa non più solo
l’acquisizione dei contenuti delle singole discipline ma anche e soprattutto la capacità di apprendere ad
apprendere nel senso batesoniano del termine.
Con questo progetto vogliamo dare un contributo concreto in questa direzione attraverso
l’attivazione di alcuni studenti delle medie superiori ad assumere la funzione di tutor verso i cosiddetti
“Primini” con lo scopo di rendere i ragazzi protagonisti del proprio processo di crescita.
Tale finalità trova una singolare convergenza con l’indicazione dei Provveditori agli Studi tra cui
quello di Roma che, nel documento programmatico sui C.I.C. del 27/2/98, invita le scuole a “predisporre e
attuare iniziative che consentano l’espressione della soggettività e progettualità dei giovani”. Particolarmente
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in linea con l’istituzione dei tutor è il seguente passo contenuto nel documento citato: “I giovani vanno
coinvolti in attività qualificanti con più impegnative attività di gruppo che abbiano chiare le finalità, che diano
loro un senso di utilità, che siano orientati verso obiettivi alti di tipo culturale, sociale, umano; i giovani
vanno coinvolti in una progettazione della vita della scuola che sia gratificante e costruttiva, in modo che
sentano che se la scuola è luogo serio di crescita e di confronto, il merito è anche loro, così come il demerito
se questo non avviene”.
La scuola è chiamata ad assumere un ruolo sempre più importante svolgendo una funzione educativa
determinante per il successo formativo di ogni studente: se vuole essere efficace dovrà sviluppare
metodologie adeguate che tengano conto della situazione reale degli studenti. Il Gruppo-Classe, ad esempio,
anche se non possiede tutte le caratteristiche e potenzialità del gruppo dei pari, è tuttavia parte essenziale
di tale realtà e la Peer Education è una strategia che valorizza il gruppo classe trasformandolo in una risorsa
insostituibile.
La scuola è uno dei luoghi privilegiati in cui promuovere programmi di peer education in quanto può
favorire l’assunzione di un nuovo ruolo, responsabile ed attivo da parte degli studenti. Tutta la letteratura
sulla peer education ha evidenziato come essa costituisca una strategia particolarmente efficace in ambiente
scolastico poiché rappresenta uno strumento pedagogico innovativo che può migliorare il rapporto
tradizionale insegnante/allievo, trasformando gli studenti in agenti di cambiamento, favorendo un rapporto
tra giovani e adulti in cui ognuno mantiene la propria identità e il proprio ruolo in una funzione
reciprocamente complementare.
2. Passaggio dalla scuola elementare alla scuola media: aspetti evolutivi e criticità
Il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media implica dei cambiamenti
di carattere
educativo e didattico, che si collocano in un periodo evolutivo particolare, ricco di trasformazione, quale è la
preadolescenza e l’adolescenza.
Nella prima adolescenza il disinvestimento progressivo dei genitori porta alla ricerca di nuove relazioni; si
compie una svolta decisiva che rappresenta una della esperienze più profonde in quanto sancisce
l’abbandono dell’infanzia ed il distacco dai legami affettivi originari.
La scuola è uno degli ambiti, insieme alla famiglia e alla realtà sociale, in cui la crisi adolescenziale si può
manifestare attraverso le difficoltà che sorgono nel percorso scolastico dell’alunno.
I processi di socializzazione fra pari vengono anticipati sempre più: attraverso le relazioni amicali di gruppo
dei pari diventa sempre più importante fino ad assumere nell’adolescenza un ruolo preminente rispetto alle
relazioni con gli adulti.
L’alunno che proviene dalla scuola elementare è già inserito in una realtà scolastica, tuttavia
nell’intraprendere il nuovo ciclo di studi è sollecitato ad attuare un processo di separazione dai precedenti
punti di riferimento. Nella scuola elementare l’intervento educativo e didattico comporta una presa in carico
globale dell’alunno, data l’età del bambino l’insegnate assume un’importanza centrale e si pone come tramite
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indispensabile per l’apprendimento. Alle medie il numero degli insegnanti si moltiplica, si diversificano le
discipline, la stessa organizzazione dell’orario scolastico richiede all’alunno una capacità di organizzazione e
di responsabilizzazione per lui nuove. Spesso i docenti all’inizio della scuola media riscontrano una mancanza
di autonomia da parte degli alunni, che appaiono disorientati e si aspettano dall’insegnante un’attenzione
individualizzata per potersi districare nella complessità della nuova realtà sociale. Inoltre, durante il periodo
della scuola media, oltre ad essere impegnato nei suoi compiti scolastici, l’alunno comincia a mettere in atto i
primi tentativi di separazione dai riferimenti familiari, appartenenti al suo passato infantile.
2.1 Il ruolo degli insegnanti
Gli insegnanti, come figura di educatore, implicato nella relazione con gli alunni, si trovano
necessariamente ad essere continuamente sollecitati dai problemi sorti dalla conduzione dl gruppo classe e
dalla difficoltà di alcuni allievi. Il docente pone le basi per una positiva relazione con l’alunno nel focalizzare
l’attenzione sulla motivazione di quest’ultimo all’apprendimento, in modo da approntare adeguate strategie
didattiche che valorizzino le risorse di partenza dell’allievo, non sempre coincidenti con le aspettative del
docente.
Soprattutto nel passaggio dalla scuola elementare alla scuola media questo aspetto deve essere curato come
presupposto per l’avvio del nuovo ciclo scolastico, poiché vengono a modificarsi sostanzialmente gli
interventi educativi e didattici in base alla fase di sviluppo che caratterizza il passaggio dalla pre-adolescenza
all’adolescenza vera e propria.
Ultimamente si è posta molta attenzione sul passaggio da un ordine di scuola all’altro con l’obiettivo di creare
un continuum didattico-educativo, per consentire di superare quelle fratture che possono rappresentare un
ostacolo per l’alunno.
Oggi, nella scuola, si presta sempre più attenzione alle valenze educative e formative dell’insegnamento al
fine della promozione del benessere scolastico, della prevenzione del disagio adolescenziale e dell’insuccesso
negli studi. In questa prospettiva non c’è più una contrapposizione tra contenuti disciplinari e motivazione
allo studio, tra approccio cognitivo e approccio relazionale, tra attenzione alle prestazioni e attenzione ai
vissuti, tra programmazione rigorosa e promozione alla creatività, ma si prospetta una possibile integrazione
di questi aspetti, che insieme favoriscono e sostengono il processo evolutivo dell’adolescente.
L’insegnante ha il difficile compito di conciliare queste diverse esigenze, in apparenza antitetiche, divenendo
sempre più consapevole della stretta correlazione che sussiste tra lo sviluppo cognitivo e quello affettivo; per
cui dare importanza agli aspetti relazionali è il prerequisito per una maturazione complessiva dell’alunno.
L’insegnante rappresenta la figura adulta, al di fuori dell’ambito familiare, più in contatto con le esperienze
dell’adolescente.
Da quanto detto emerge l’importanza del coinvolgimento attivo degli insegnanti per la riuscita del progetto di
tutoraggio rimanendo all’interno del gruppo degli alunni è necessario che vi sia un sostegno e
coinvolgimento da parte degli insegnati.
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La pubertà fisiologica è uno degli avvenimenti più importanti dello sviluppo, paragonabile – secondo alcuni
autori - per la mole dei cambiamenti che comporta, alla nascita (Lutte, 1987). E’ la fase finale e più rapida
del processo iniziato già con il concepimento che giunge alla possibilità di riprodursi (Petersen & Taylor,
1979). In questa fase avvengono cambiamenti somatici fondamentali, il corpo si trasforma in maniera così
veloce e continua da provocare squilibri in tutti i sistemi fisiologici dell’individuo. La pubertà fisica significa
dunque il raggiungimento dello status biologico dell’adulto, almeno nei suoi aspetti potenziali. Questi
mutamenti al pubere di identificarsi con l’adulto
e, in tal modo, lo spingono a desiderare la posizione
dell’adulto nella società. I mutamenti somatici inducono gli altri a comportarsi in maniera differente nei suoi
confronti, a guardarlo in altro modo, ad aspettare ed esigere da lui un modo diverso di comportamento. Le
responsabilità aumentano, di pari passo al cambiamento delle abitudini e dei ritmi di vita che richiedono un
impegno nuovo e più maturo.
La fase puberale possiede delle caratteristiche differenti per i due sessi: le ragazze appaiono in media
raggiungere più velocemente delle fasi di sviluppo rispetto ai coetanei di sesso opposto, soprattutto a livello
somatico; questo comporta un divario dal punto di vista psicologico: i ragazzi infatti mantengono più a lungo
la permanenza entro il gruppo dello steso sesso, mentre i gruppi delle ragazze sono più aperti soprattutto
verso i membri di età maggiore anche di sesso diverso.
In questa fase gli adulti si configurano ancora come punto di riferimento per i ragazzi, anche se si va
modificando il rapporto di dipendenza nei loro confronti, aumentando le situazioni di conflitto ma anche la
possibilità di confronto e di crescita.
Se consideriamo il rapporto alunno-scuola nei vari momenti di passaggio da un ciclo scolastico all’altro, ci
rendiamo conto che siamo di fronte a delle vere e propri fasi di un Ciclo Vitale. Siamo anche consapevoli di
quanto ogni fase di passaggio rappresenti una criticità a cui guardare con molta attenzione, sviluppando
progetti ed interventi di prevenzione.
In letteratura numerosi sono i contributi teorici relativi a tali criticità; è possibile infatti rintracciare numeroso
progetti che hanno curato l’inserimento al nido, l’ingresso alla scola elementare e il passaggio da questa alla
scuola media. Poche invece, sono le esperienze relative ad una sorta di “incontro globale” tra la scuola e
l’adolescente nella fase di passaggio dalla scuola elementare alle medie, in un momento in cui il ri-conoscersi
reciproco sarebbe fondamentale. Un passaggio, quello dalle scuole elementari alle medie, rappresentativo di
una nuova fase del ciclo di vita dell’alunno e della scuola, momento questo in cui abbiamo voluto inserirci
con il Progetto “Gli studenti della scuola media diventano tutor”. Le transizioni di scuola sono momenti di
sviluppo delicati in quanto, per una sana crescita del soggetto,
durante esse dovrebbe verificarsi una
rispondenza tra il nuovo ambiente e i bisogni evolutivi tipici dell’individuo di quella certa età. Spesso a questo
punto si evidenzia un’asincronia relazionale per cui accade che la scuola risulti incapace di rispondere
adeguatamente ai cambiamenti psicologici tipici dell’adolescente, come l’orientamento verso i coetanei,
enfatizzando, invece, la competizione e il confronto sociale.
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La scuola media è l’ambito principale dove il preadolescente, e poi l’adolescente, sperimenta le sue
potenzialità evolutive. La presenza dei compagni, che rappresentano il gruppo di pari, e la presenza degli
insegnanti, in quanto figure adulte, stimolano l’alunno a rapportarsi con il mondo esterno per ampliare il suo
mondo relazionale che non si identifica più solo con la famiglia; infatti l’adolescente è alla ricerca di nuovi
modelli identificatori e punti di riferimento extra-familiari. La maturazione personale dell’alunno e la
socializzazione, che si accompagnano all’educazione del vivere insieme e al sentirsi parte della collettività,
sono obiettivi specifici della scuola media e, nello stesso tempo, rappresentano i requisiti che permettono
all’adolescente di compiere il distacco dal mondo infantile per intraprendere la nuova individuazione.
3. Articolazione dell’intervento
 PRIMA FASE: La selezione dei Tutor
La selezione dei tutor si avvale di tre strumenti:

Un questionario per gli studenti delle I medie, attraverso cui il gruppo-classe può indicare le proprie
preferenze

Un questionario rivolto agli insegnanti delle I medie

L’autocandidatura: ogni alunno della classe può esprimere la preferenza per la propria candidatura
La selezione dei tutor verrà effettuata nel mese di febbraio in tutte le classi I della Scuola ed avrà durata di
1 ora per classe. Saranno presenti in aula gli operatori dello Spazio Giovani del Consultorio e l’insegnante
referente. Tale incontro avrà l’obiettivo di presentare le finalità e gli obiettivi del progetto e di illustrare le
caratteristiche del ruolo del tutor e la sua funzione.
Un incontro sarà rivolto ai consigli di classe I, dove saranno presenti i coordinatori delle rispettive I medie; in
questa sede verrà richiesto l’impegno e la partecipazione da parte degli insegnanti referenti alla realizzazione
del progetto.
E’ prevista la selezione di 2-3 Tutor per classe, a seconda del numero totale degli alunni.
 SECONDA FASE: La Formazione dei Tutor
La formazione dei tutor si articolerà in due momenti che avranno lo scopo di formare i tutor alle due
fasi operative:una che li vedrà impegnati con le classi V delle scuole elementari e l’altra, dal settembre
prossimo, nelle classi I medie appena formate.
La prima parte della formazione si svolgerà nel mese di marzo per 3 incontri della durata di un’ora e mezza
ciascuno (in orario scolastico), presso i locali messi a disposizione dalla Scuola e alla presenza degli
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insegnanti referenti. L’obiettivo generale di tali incontri è quello di formare un gruppo di tutor in grado di
svolgere con chiarezza il proprio ruolo e la propria funzione, in linea con le finalità progettuali dell’intervento.
Al fine di facilitare e migliorare la formazione dei contenuti, sarà possibile pensare ad una partecipazione di
alcuni studenti delle III medie, che possano fornire il loro contributo ideativo nella realizzazione del progetto,
in particolare per i contenuti relativi alla presentazione della Scuola. Per quanto riguarda le modalità di
partecipazione dei suddetti studenti si ipotizza una sollecitazione da parte degli insegnanti degli alunni delle
classi III a produrre idee e spunti, che possano essere utili agli studenti delle I medie; gli insegnanti
raccoglieranno le loro idee e le riporteranno nell’incontro di formazione.
Strutturazione degli incontri:

Il primo incontro è rivolto alla reciproca conoscenza e all’espressione delle motivazioni e delle
aspettative alla base di questa esperienza di formazione.
L’obiettivo principale mira alla costituzione del gruppo e alla facilitazione dei rapporti all’interno dello stesso,
creando un clima positivo e di fiducia.
Strumenti utilizzabili a questo scopo sono attività come:

il Rompighiaccio è un’attività che ha lo scopo di facilitare la conoscenza e la comunicazione
libera. Gli alunni vengono fatti sedere in circolo; nella prima fase viene chiesto a turno, ad
ognuno, di presentare il compagno/compagna a fianco (tutor della medesima classe), con il
nome, l’età, le caratteristiche. Successivamente dopo aver comunicato le istruzioni del gioco, si
propongono una serie di domande selezionate che hanno il fine di far scambiare le informazioni
nel gruppo e di facilitare la conoscenza. Non è un gioco di abilità, chi non è in grado di
rispondere può chiedere di passare la parola, lo scopo è la conoscenza reciproca e l’impegno che
va posto è nell’ascoltare gli altri.

il Cerchio magico, attraverso questo strumento di lavoro in piccolo gruppo, si esploreranno le
motivazioni che hanno spinto gli alunni ad autocandidarsi come tutor e le aspettative legate a
questo ruolo.

Obiettivo principale del secondo incontro e del terzo incontro è la formazione relativa ai
contenuti da proporre e da sviluppare nel ruolo di tutor nelle classi V elementari nella fase
successiva. Il tema centrale sarà “Le similitudini e le differenze tra la Scuola elementare e la Scuola
Media”.
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I tutor attraverso lo strumento del Brainstorming e la costruzione di cartelloni verranno chiamati a
confrontarsi, a misurarsi e a rappresentare la propria esperienza di passaggio tra la scuola elementare e la
scuola media. Gli alunni verranno, quindi, formati all’utilizzo di strumenti da proporre agli studenti più piccoli,
nella fase operativa dell’intervento.
Questi incontri avranno anche l’obiettivo di preparare i tutor, attraverso lo strumento della simulata, a fornire
informazioni utili sulla scuola media che probabilmente gi alunni di quinta chiederanno e a sollecitare la
curiosità degli stessi in merito all’argomento.
Si suggerisce, inoltre, di attivare i tutor nell’individuare suggerimenti, attraverso una rappresentazione
simbolica, che possano essere consegnati agli alunni più piccoli al fine di facilitare il passaggio scolastico.
 Terza Fase: L’attività dei tutor nelle classi V elementari
Questa fase prevede 2 incontri della durata di un’ora e mezza, nel mese di aprile/maggio, rivolti alle classi V
elementari (scuole da definire).

Nel primo incontro i tutor, accompagnati da un’insegnante referente, illustreranno e spiegheranno
gli obiettivi e i contenuti principali del progetto.
Gli insegnanti avranno la funzioni di facilitatori della comunicazione tra gli alunni della V e i tutor; gli
insegnanti di scuola elementare in relazione agli alunni di quinta, quelli di scuola media in relazione ai tutor.
Gli insegnanti referenti di I media dovranno inoltre coadiuvare i tutor nel loro intervento, sostenere,
incoraggiare, suggerire senza sostituirsi.
In questo incontro i tutor proporranno l’attività sperimentata in formazione “Le differenze e le similitudini tra
la scuola elementare e la scuola media”, sempre attraverso la costruzione di cartelloni.

Il secondo incontro prevede uno spazio con domande e curiosità sulla scuola media Di Liegro.
L’obiettivo è quello di far emergere attraverso le domande la realtà e le caratteristiche principali
della suddetta scuola.
I Tutor all’interno di questo incontro presenteranno attraverso le modalità ideate nell’incontro di formazione,
la Scuola Media
L’incontro si conclude con la consegna simbolica da parte dei tutor di una pergamena contenente i
suggerimenti individuati in sede di formazione per affrontare l’esperienza di passaggio.
Per avere un feedback relativo all’esperienza dei ragazzi di quinta si potrebbe chiedere ai loro insegnanti di
proporre la stesura di un breve elaborato da consegnarci.
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La seconda parte della formazione ha l’obiettivo principale di preparare i tutor ad accogliere a settembre i
nuovi alunni e facilitare la conoscenza e la costituzione del gruppo classe.

Questa fase si apre con un IV incontro che rappresenta un continuum tra le due fasi. Gli operatori
dello Spazio Giovani incontreranno il gruppo di tutor per farsi raccontare l’esperienza nelle quinte e
si darà inizio alla formazione dei contenuti relativi alla successiva fase operativa, legata all’ingresso
nelle classi I.
L’esercitazione a cui i Tutor parteciperanno in questa fase li vede coinvolti nell’ideazione e realizzazione di un
Logo che rappresenti la loro funzione il quale, insieme ad un depliant, verrà stampato e distribuito nella fase
di accoglienza di Settembre.

Nel V incontro i tutor attraverso il disegno, rappresenteranno il passaggio tra le scuole elementari e
le scuole medie. L’obiettivo è quello di favorire i processi elaborativi relativi al cambiamento attraverso
l’utilizzo di una tecnica congrua all’età e con una significativa valenza simbolica.

Il VI incontro ha l’obiettivo di formare i tutor al tema della fiducia nei confronti dell’istituzione
scolastica e di un protagonismo diverso dei ragazzi all’interno della scuola, improntato su una
responsabilizzazione dell’alunno e su una sincera relazione con la scuola nelle sue varie componenti.
Contenuto significativo da condividere con gli studenti delle prime e che verrà poi sviluppato nel tempo dagli
insegnanti

Nel mese di Settembre, prima dell’inizio della scuola, i tutor parteciperanno a un VII incontro di
formazione che avrà l’obiettivo di recuperare i contenuti affrontati nelle volte precedenti e di approfondirli
nell’ottica di riproporre alcune esercitazioni ai nuovi alunni. I tutor si prepareranno anche a presentare la
struttura scolastica, attraverso una visita guidata, e ad illustrare il relativo regolamento scolastico.
 Quarta Fase: L’attività dei tutor nelle classi I medie
o
1° GIORNO DI SCUOLA: distribuzione del volantino con il logo del tutor. Conoscenza attraverso
giochi rompighiaccio.
o
IN SETTIMANA: disegno sul passaggio di ciclo scolastico, visita alla struttura scolastica.
o
NEL CORSO DEL PRIMO MESE: attività sulla fiducia e la responsabilità.
Incontri di monitoraggio saranno svolti con gli operatori dello Spazio Giovani del consultorio rivolti ai tutor e
agli insegnanti referenti.
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Intervento “a cascata”:
Al termine dello svolgimento della loro funzione i tutor, dal momento della selezione dei nuovi tutor per il nuovo
anno, diventano “past-tutor” e si preparano a lasciare il testimone ai nuovi tutor. Accompagneranno questi ultimi,
durante la fase di selezione e per un periodo della formazione. La figura dei past-tutor ha una funzione di
notevole importanza sia nel momento della selezione: la loro presenza nelle classi è stimolante e induce curiosità
negli alunni che più facilmente si identificano in loro, sia quella di formazione: si rivelano per il nuovo gruppo in
formazione un riferimento fondamentale e rassicurante. Infatti la loro testimonianza concreta permette ai futuri
tutor di prendere contatto in modo più diretto ed esemplificativo con l’ esperienza che andranno a fare.
Il ruolo di past-tutor, inoltre, offre agli stessi protagonisti, la possibilità di una restituzione nel ruolo di portavoce di
un’esperienza che risulta gratificante.