omelia v dom t.o. 2014 sale della terr.. luce del mondo

“SIETE IL SALE DELLA TERRA… SIETE LA LUCE DEL MONDO”
(V dom.t.o. – Mt 5,13-16)
Gesù non ha scritto libri e non ha lasciato scritti, ma ha lasciato il Discorso della
Montagna all’ interno del quale si inserisce il brano del Vangelo odierno. Questo,
diciamolo pure, è il programma di Gesù, il suo manifesto. Vuoi conoscere veramente
Gesù? Vuoi sapere il suo pensiero fino in fondo? Eccolo qua! Il testo di oggi propone
due immagini: il sale e la luce. Innanzitutto i due verbi “siete il sale, siete la luce”,
non sono degli imperativi (“dovete essere”) ma degli indicativi: indicano cioè una
condizione che è già in noi, che è già presente. Tu sei questo, vivi così. Sale e luce
dicono due aspetti opposti. Il sale non si vede: lo riconosci, lo senti, lo percepisci, ma
non lo vedi. A chi non è capitato di cuocere la pasta e di dimenticarvi il sale? Si sente
subito. Il sale non si vede, ma se manca, lo senti subito. è qualcosa di nascosto; è
dentro ma non lo vedi. Gesù userà altre immagini del genere: ad esempio il lievito.
C’è, fermenta, ma tu non lo vedi. La luce, invece, si vede, eccome. La luce permette
di far risplendere, di far vedere ogni cosa. C’è capitato di certo di trovarci nel pieno
di un black-out! Allora si è davvero al buio! Il testo rafforza l’immagine parlando di
una luce che tutti devono vedere: una lucerna non si nasconde. E questa luce è fatta di
opere buone, che tutti vedono e che tutti devono vedere. Il sale dunque, è il sapore di
ogni cosa. Il sale dà sapore a ciò che non lo ha. Il sale dà gusto alle cose. Un uomo si
alza la mattina, lavora, torna a casa stanco e vuoto. Un altro uomo si alza la mattina,
lavora, torna a casa stanco e felice. Dov’è la differenza? La differenza è che uno trova
il gusto in ciò che fa’, il piacere, l’altro no! Per uno la propria vita ha un senso e un
significato profondo, per l’altro non vale e non serve a niente. Il sale non solo rende
gustosi i cibi e li conserva, ma fin dai tempi antichi è diventato simbolo della
sapienza. E allora… il discepolo come il sale è l’elemento: di tutto ciò che da “gusto”
di pace, di fraternità e di solidarietà; di tutto ciò che da senso sapientemente alla fede,
perché valuta le cose per quello che sono: con obbiettività, con onestà in ogni
situazione della storia umana. La dove ci sono i credenti: il sapore della vita è
diverso; la speranza risplende; l’amore è dialogo, incontro e messaggio. Il testo dice
anche che il sale può diventare insipido e che a nulla serve se non ad essere gettato
via è calpestato dagli uomini, come la polvere cui nessuno presta attenzione e non dà
nessun valore. I chimici assicurano che il sale non si corrompe, eppure Gesù mette in
guardia i discepoli dal pericolo di perdere il proprio sapore. Per quanto possa apparire
strano, c’è un solo modo per alterare la purezza, la genuinità e la capacità: mischiare
il sale con altro materiale. Il vangelo ha un suo gusto e bisogna lasciarglielo, non va
snaturato, altrimenti non è più vangelo. In questa società che cambia continuamente,
la presenza del discepolo deve pesare nella conduzione della vita sociale. La sua
parola deve essere una parola alternativa, coraggiosa e coerente, deve dare senso e
sapore alla fede, garantire la sua incorruttibilità. L’altra immagine del vangelo è la
luce. La luce, la lampada ad olio, per una povera casa palestinese era tutto. Per noi è
difficile capire ad esempio il Salmo: “Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul
mio cammino” (Sal 118), perché abbiamo la luce sempre a portata di mano e a
disposizione. Ci basta un pulsante per accenderla! Ma fino ad un secolo fa’, anche
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una piccola lampada o una semplice candela erano fondamentali. Qui Gesù dice a noi
“voi siete la luce del mondo”… e mi sono ancora una volta chiesto: Come posso?
Cosa significa questo che dici a me? Ed ho capito che posso essere luce se emetto
luce… cioè “io illumini”. Ed ancora… sono luce se metto luce… cioè se porto
luce! Ma senza spirito, senza interiorità, senza contatto fra me e ciò che è in me…
non c’è luce per me e per questo mondo. Ricordiamo tutti il volto di Madre Teresa:
pieno di rughe! Eppure... aveva una luce! Il suo volto e i suoi occhi lasciavano
trasparire la luce interiore. Lì Dio, si vedeva chiaramente. Noi cristiani non possiamo
accontentarci di giocare al ribasso con la nostra vita! Papa Francesco lo dice con
forza ai giovani… e a tutti! Noi siamo chiamati con la testimonianza della nostra vita
di fede a dare il meglio… il massimo. Cosa aspettiamo a risplendere? Cosa
aspettiamo ad essere una stella nel cielo di questa vita? E poi essere luce vuol dire
mettere luce lì dove non c'è! La luce serve per illuminare, riscaldare, ci rende visibili
e vedenti. Il discepolo come la luce è l’elemento: che fa luce sulla verità e permette
all’uomo un’autentica conoscenza di se e di Dio; che schiarisce le tenebre della notte,
porta un nuovo giorno, un risveglio, una ricarica di energia… ravviva e tonifica lo
spirito di tutte le persone che vivono nella società, come la nostra, litigiosa e poi
assopita e demotivata. Le opere e la testimonianza del discepolo di Gesù devono
essere come una città posta su un monte, quindi vedibili, verificabili da tutti, in tutto
il suo splendore di amore concreto. Una lampada accesa si colloca in alto, in modo
che possa illuminare anche gli angoli più nascosti. Certamente a nessuno passerebbe
per la testa di nasconderla sotto un vaso. Il discepolo, in questa società, è come una
lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e si levi la stella del
mattino. Questo è un invito, ancor una volta, a non occultare, a non velare nessuna
parte, anche la più minima, della Parola di Dio. Quando i credenti sono incapaci di
aprirsi alla Parola di Dio rimangono ripiegati su stessi e perdono il sapore, la luce e il
senso della testimonianza. Il vero discepolo è sale… è luce della terra, città posta su
un monte e lampada che illumina quando: resiste alla decadenza morale, con
atteggiamenti di onestà e di solidarietà; non si rassegna alla facile giustificazione del
“così fanno tutti”, per accodarsi alle scelte dettate solo da criteri di interesse privato e
di profitto; si spende e si presta, ma mai si vende; non rinuncia a ricominciare ogni
giorno con il dialogo, per risanare le relazioni con lo sforzo della riconciliazione; non
si preoccupa tanto di contare o essere riconosciuto, ma si preoccupa di essere fedele.
Siamo chiamati a diventare ciò che già siamo! Sale della terra e luce del mondo!
Quando in noi c’è una fede accesa allora cominciamo a dare sapore… ad illuminare,
cominciamo ad esistere e far esistere gli altri accanto a noi. Non c’è bisogno di una
luce stratosferica… non c’è bisogno di aspettare che la nostra fede sia grandissima e
perfettissima. No! Basta un piccolo lume per squarciare le tenebre… una piccola luce
per rompere il buio dell'esistenza. Non abbiamo timore… anche la nostra semplice
fede, piena di difetti e di manchevolezze, anche quella fiducia in Dio che ci pare un
lumicino... anche quella già illumina attorno a noi! Con il nostro sguardo possiamo
essere luce in una casa, in un ufficio, allo stadio… Il nostro stile di vita e la
gentilezza. La nostra calma e pazienza. La nostra passione e la nostra discrezione. La
nostra preoccupazione per l’altro… il nostro prenderci cura dell’altro… Noi siamo,
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proprio così, luce del mondo e sale della terra. Il cristianesimo non è una dottrina…
non un trattato di splendide idee! Il cristianesimo è una presenza… La tua. Non mi
son sbagliato, la presenza di Cristo si trasmette attraverso di me… di te. Ci
accontenteremo di una fede spenta? Di un cristianesimo senza sapore?! Voi siete il
sale della terra. Voi siete la luce del mondo
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