Intervento di Salvatore Martinez Pentecoste 2006

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PENTECOSTE 2006
Riflessione sui contributi e impegni emersi
nel 2° Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità.
Roma, Piazza S. Pietro, 3 giugno 2006
SALVATORE MARTINEZ
Coordinatore Nazionale del
Rinnovamento nello Spirito
Quale gioia essere qui, invitati dal Santo Padre Benedetto XVI alla celebrazione dei Primi Vespri di
Pentecoste, desiderosi di rendere viva, grata, partecipe la nostra presenza in questo “Cenacolo a
cielo aperto”.
E perché non ci cogliesse impreparati la dolce e potente effusione dello Spirito Santo, l’atteso
Protagonista di questo nostro indimenticabile Incontro di preghiera e di festa, noi responsabili e
fondatori di oltre 100 Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità, nei giorni scorsi, ci siamo riuniti a
Rocca di Papa, per riscoprire “la bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo”.
Lo Spirito Santo ha infuso in noi nuovo coraggio, per difendere e diffondere la nostra fede dinanzi
alle sfide del mondo contemporaneo. Questa prospettiva d’impegno ci coinvolge profondamente e
ci accomuna nella fedeltà ai diversi carismi e allo specifico dinamismo spirituale che essi
esprimono.
Noi tutti, qui convenuti, siamo uomini e donne semplici, umilmente impegnati nelle realtà
temporali, animati da un sincero amore per Gesù e dal desiderio di «servire il nostro Signore nella
gioia» (cf Sal 100, 2).
Siamo stati attratti dalla bellezza dei “sempre nuovi” carismi, doni ordinari e straordinari che
riflettono la “nuova creazione”, quei “cieli nuovi e terra nuova” che Gesù è venuto ad instaurare e
che lo Spirito incessantemente alimenta.
Nel 1998, in questa stessa venerata Piazza, il Servo di Dio Giovanni Paolo II - l’indimenticato
Pontefice che ci ha paternamente guidati verso la comune testimonianza della “maturità ecclesiale”
- con voce amabile volle gridare: “Apritevi con docilità ai doni dello Spirito!”.
Abbiamo dato credito a questo invito e con la grazia di Dio, in questi otto anni trascorsi, non
abbiamo interrotto il cammino intrapreso, fatto di reciproca amicizia e di fraterna condivisione.
Nel Messaggio d’indirizzo inviato al nostro Congresso Mondiale, il Santo Padre Benedetto XVI, tra
le altre meravigliose espressioni programmatiche, ci ha detto:
“I Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e
della Chiesa, sua Sposa”.
E ancora: “La straordinaria fusione tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo rende bella la vita e
fa rifiorire il deserto in cui spesso ci troviamo a vivere”.
In profonda sintonia con queste parole, noi non possiamo tacere che l’amore di Cristo ha reso
davvero belle le nostre vite.
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La bellezza di Cristo non si è mai esaurita: è contagiosa e continua a generare i nuovi discepoli del
terzo millennio, carichi anch’essi della bellezza che dà gioia e rende sempre luminoso il volto della
Chiesa, la Madre del “bell’amore”, del bell’amore che riscalda i cuori tiepidi e schiarisce le menti
confuse.
È nella bellezza di Cristo il segreto dell’eterna giovinezza della Chiesa. Il tempo non la invecchia, la
ringiovanisce; non la schiaccia, la rialza!
Pentecoste è la festa nella quale – oggi, come a Gerusalemme 2000 anni or sono - la Chiesa rivive la
bellezza immutabile del Vangelo di Cristo, mediante la testimonianza gioiosa, fiera, audace dei suoi
seguaci:
la Chiesa delle realtà quotidiane vissute con speranza; la Chiesa che anela al cielo e sulla terra
condivide con il suo Signore le “aspre gioie” della passione e del martirio.
“La Chiesa è giovane, perché Gesù è vivo”. Così affermava Benedetto XVI nell’Omelia d’inizio
del suo ministero petrino (24 aprile 2005).
Sono parole che ancora riscaldano d’amore i nostri cuori, che ci fanno rispondere, unanimi: «Noi
abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi» (1 Gv 4, 16).
Questa nostra professione di fede schiude le porte della Pentecoste, ed è festa: festa della carità, che
si nutre di preghiera e irradia gioia; festa delle voci e delle lingue di giubilo che inneggiano alla
vita, ad una vita sempre nuova in Cristo e protesa al traguardo della vita eterna.
A Pentecoste la Chiesa entra nel registro della gioia, perché “la gioia è un effetto dell’amore!” (San
Tommaso d’Aquino). Una gioia che non potrà mai esaurirsi; una gioia che è sempre in segreta
empatia con la sofferenza umana.
Non si dica, allora, che la nostra gioia è allegria esteriore, dimentica dei drammi del mondo; la gioia
cristiana è olio di letizia sulle ferite del mondo, è balsamo dello Spirito che da vigore ai corpi
stanchi.
Non vogliamo far mancare al mondo il nostro lieto annunzio: Cristo è il vero amico degli uomini!
Cristo è la salvezza dei popoli!
Evangelizzare è comunicare al mondo la gioia di Dio; la “bella notizia” di Gesù vincitore sul male.
È questo il nostro impegno comune; per questo, oggi, invochiamo con Benedetto XVI una nuova
effusione dello Spirito.
Buona Pentecoste!
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