I lavoratori delle diverse ore “Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono? Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi” (Matteo 20:13-16) Nel libro del profeta Isaia si trova la seguente dichiarazione da parte del Signore: “Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie», dice l'Eterno. Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55:8-9) Queste parole ci aiutano a comprendere il significato della parabola raccontata da Gesù in Matteo 20:1-16. Iddio ragiona con una logica del tutto diversa da quella umana, una logica che è in contrasto con le norme della giustizia sociale. Infatti ci stupisce che i lavoratori che hanno lavorato tutta la giornata debbano avere la stessa paga di quelli che hanno lavorato un’ora soltanto. Qualsiasi datore di lavoro del nostro tempo non accetterebbe di regolare i suoi affari secondo la prassi contenuta in questa parabola. In realtà, giudicata solo con il criterio umano, questa parabola ci appare abbastanza strana. Pensate voi ad un proprietario che ha una vigna e non sappia quante giornate lavorative occorrano per poterla coltivare? Oppure non conosca la sua superficie, in modo tale da non sapere quanti operai occorrano per lavorarla? Il proprietario della parabola non sa queste cose e lo vediamo ben quattro volte andare avanti e indietro dalla vigna alla piazza del paese per assumere nuovi operai. Egli ingaggia i primi operai sul far del giorno e, trovati i lavoratori, stabilisce con loro la misura della paga giornaliera: un danaro per ciascuno e poi li accompagna alla vigna e li mette a lavorare. Ma verso le ore nove ritorna sulla piazza e, trovati altri disoccupati, dice loro: “Andate anche voi nella vigna e io vi darò quello che sarà giusto” (Matteo 20:4). Poi continua ad assumere altri operai a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio ed alle cinque della sera. Il testo dice: “Uscito verso l'undicesima ora (cioè verso le cinque pomeridiane), ne trovò degli altri in piazza e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi? Essi gli dissero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Egli disse loro: Andate anche voi nella vigna" (Matteo 20:6-7). Questi ultimi lavoratori lavorano sì e no qualche ora fino al tramonto del sole. Quando giunse l’ora della paga, il proprietario rivela ancora stranezza. Egli avrebbe dovuto pagare prima gli operai che avevano lavorato tutto il giorno, essendo quelli che si sentivano più stanchi e che avevano lavorato sotto il sole. La paga, invece, comincia da coloro che avevano lavorato un’ora soltanto. Ma questo è ancora niente! Lo stupore aumenta quando gli operai dell’intera giornata vedono che, a quelli che avevano lavorato un’ora, viene data la stessa paga che era stata pattuita con loro. Di qui sorgono le proteste: “Questi ultimi hanno fatto un'ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo?” (Matteo 20:12). Ma che razza di giustizia è questa? Secondo la legge retributiva, chi lavora di più deve essere pagato di più e chi lavora di meno deve essere pagato di meno. E’ su questo principio che ancora oggi vengono valutate le ore straordinarie di lavoro, le ore notturne, le ore di lavoro festivo. Ma … “i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie”, dice il Signore. La logica di Dio è diversa da quella umana e di fronte a Lui ben poco valgono le nostre pretese, ricordando l’avvertimento di Gesù: “Quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare" (Luca 17:10). Il proprietario della vigna rispose ad uno dei reclamanti: “Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest'ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?”. In questa risposta è contenuta la spiegazione della parabola ed essa non ci sembra più strana, ma consolante, poiché la retribuzione sull’operato di ciascuno di noi non è stabilita secondo il criterio umano, ma è il Signore che la stabilisce a Suo insindacabile giudizio. Egli è completamente libero di dare la Sua grazia a chi vuole e di fronte a Lui non contano le nostre pretese. Se noi avanziamo pretese siamo simili agli antichi farisei che, per mettere in risalto loro stessi, facevano il confronto con gli altri. Ricordiamo il ragionamento del fariseo nel tempio, il quale ricordava a Dio di non essere come gli altri uomini, ma che digiunava due volte la settimana e pagava la decima di tutte le sue sostanze (Luca 18:9-14). Non è sulla base di valutazioni umane che Iddio dona la Sua grazia. Vale la pena riportare un pensiero dell’apostolo Paolo, contenuto nell’epistola ai Romani: “Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! Poiché Egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:14-16). “Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio?” (Romani 9:20). E per meglio mettere in luce la libertà di Dio, l’apostolo adduce l’esempio del vasaio: “Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c'è da contestare a Dio?” (Romani 9:21-22). A Dio non possiamo contestare assolutamente nulla. Alle lamentele di coloro che dicono di aver lavorato tutta l’intera giornata, Iddio condanna il sentimento della gelosia, dicendo: “Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?”. La parabola dei lavoratori delle diverse ore ci rivela, dunque, la grande facoltà di Dio di donare il Suo a chi scarseggia di valori spirituali, in modo che nel regno di Dio non vi sia differenza tra coloro che sono salvati. Paolo è allo stesso livello di Pietro, di Tommaso, di Andrea, di Timoteo e di tutti gli altri che trovano misericordia in Cristo. Beati i poveri in spirito, dice il Signore, perché in tutta umiltà e sincerità sanno di valere poco di fronte al Signore, ma Gesù li rivaluta e dona con la Sua grazia quello che è loro mancante. La parabola dei lavoratori delle diverse ore è una parabola consolante, perché nonostante il nostro poco tempo al servizio di Dio, pure il Signore ci viene incontro con la misericordia e con la Sua grazia, e ci fa eredi della salvezza.