CENTRO COSCIENZA

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CENTRO COSCIENZA
Anno 2011/2012
La seconda stagione del Romanticismo musicale europeo
Allegato n. 4 - Brahms
Questi allegati sono redatti esclusivamente per i frequentatori del corso e contengono i
riferimenti bibliografici di particolare interesse per l’elaborazione degli argomenti trattati
durante gli incontri.
1
LA VISIONE DELLA VITA NELLA SECONDA META' DEL SECOLO XIX.
“Sulla metà del secolo XIX l'eterna scissione, predestinata dalla sorte all’umana natura, l'eterno
contrasto annidato nelle anime, scissione o contrasto fra il viver pratico e il vivere spirituale,
perenne fluire di desideri e di necessità opposte, scontentezza d'ogni vittoria (...) alternative di
possessione e di interpretazione, di conoscenza analitica e di intuizione sintetica, impulso
all'aggregarsi, al coordinarsi e rapido bisogno di tornar soli, superbe consistenze di realtà scoperte e
più superba vertigine di realtà immaginate, hanno raggiunto un grado di vera e propria
esasperazione. La scienza accumula i suoi trionfi, inebriata di saper far luce nei segreti della materia
e di saperne prevedere gli scioglimenti, ferrea e inflessibile nel separare il suo mondo da ogni
illusione, da ogni tentativo di vivere cercando nella vita, la prova o l'orma, l'appagamento o il
simbolo di desideri preconcetti, la forma, il disegno di un'ansietà primordiale (...).
Il pensiero sociale ha teorizzato la conquista di un bene comune attraverso il soddisfacimento delle
ambizioni sociali, attraverso il concetto della collaborazione e dell'uguaglianza come mezzi per
indurre ogni energia singola a edificare lo Stato. La suddivisione del lavoro, la specializzazione,
l'acquiescenza al limite per posteriore sicurezza di una totale somma illimitata, anche codesti
principi, di chiaro derivato scientifico, trabordano, dalla scienza, ad altre attività spirituali.
L'arricchimento industriale porta, conseguenza inevitabile, a una ricerca sempre più intensa di beni,
e l'idea del benessere, fondata su premesse concrete, si dilata, a poco a poco, in un'idea metafisica
(...). Di fronte al perfezionarsi continuo delle armi l'individualità dell'eroe si distempera; e la natura,
trasferita a brandelli nei laboratori dei dotti per essere spiegata e ordinata, tramuta la sua voce corale
nel secco martellio del colloquio, la sua unità allegorica e sconfinata nel frazionamento, nella
chiusura del numero. Si direbbe che l'uomo abbia trovato una nuova certezza nel sentirsi dominato
da oscurità nuove, che egli stesso ha addensato innumerevoli frammenti di un tutto, costretto a
scomporsi per darsi tempo e spazio a conoscersi.
Ma ecco, di fronte a questa condizione ch’é la condizione dei più e costituisce una sorte di pace
esteriore, agitarsi un'interna inquietudine, un anelito al vedersi espressi e rifavoleggiati in modi
ancor più avventurosi, sottratti alla luce della veglia per essere riammessi nelle ombre del sogno.
Non importa che questa evasione si compia fra i comodi di fiorenti commerci, in anni passabilmente
tranquilli, fra gente che nelle case, nei viaggi, nelle adunanze e persino nelle vesti non ha più la
magnificenza dei tempi passati. Il senso di tragedie immense, di immense bufere, di tremendi
destini riveste caratteri della sincerità più onesta e affettiva. E' forse un correre, per vie
immaginarie, ad una realtà che attende gli esseri umani, ad una realtà in agguato, rimandata ma
presentita, condizionata a esplodere più tardi (chi potrà dirlo?), proprio da questa volontà,
vagamente compiaciute nel creare i pericoli (...).
Come sempre succede codesti fermenti, nell'animo dei più non rivestono che forme inerti.
Rimangono nascosti, inefficienti, semplice e sommaria predisposizione a raccogliere, un appello, ad
evadere, per un attimo. Ma nell'animo di pochi essi, essi investono fibre nascoste, sconvolgono i
confini fra la vita e la morte, fra il bene e il male, fra il passato e il futuro, le discriminazioni fra il
possibile e l'impossibile, le antiche misure e le antiche quiescenze (...).
Ora, questi stati d'animo, queste scontentezze, queste sfiducie e queste superbie, é nella musica che
giungono meglio a risolversi, non soltanto come immagini di determinate convinzioni personali, ma
altresì come parola più facile a comprendersi, più rapida a impressionare e a venir raccolta. Quel
tanto di assurdo, di impraticabile, d’irreale e di trasognato che s'agita nelle coscienze, trova eco
spontanea nella natura della musica. L'indole della musica, con la sua apparenza logica e la sua
essenza astratta ch'è già una magia (...) é indubbiamente l'arte che meglio afferma, nel secolo XIX, i
turbamenti di spirito poco sopra accennati. Fra i grandi maestri del secolo quasi tutti portano i segni
del dissidio immanente e la volontà, spesso la compiacenza o quasi la civetteria, di esprimerlo.”
G. Confalenieri - Guida alla musica — Ed. Accademia.
2
“La nuova epoca rivolge l'uomo interamente verso il mondo esteriore: dal suo rapporto con questo
devono ricevere forma il suo pensiero e la sua vita. Nella teoria, la speculazione filosofica cede il
passo alle scienze ed il lavoro trova il sue fine precipuo non più nella cultura interiore dell'individuo
per mezzo dell'arte e della letteratura ma nel miglioramento delle condizioni politiche e sociali.
Anche il carattere dell'attività si trasforma: non è più l'ardito velo della fantasia che trasporta l'uomo
al di sopra dell'esistenza sensibile in nuovi mondi, ma é un'attività che si modella strettamente sopra
gli oggetti visibili...Il realismo abbandona tutte le connessioni invisibili e fà della storia e della
società, così come esse empiricamente sono, la sede e la sorgente di ogni vita spirituale, la sfera
esclusiva della vita umana (...).
Come il problema morale non può venir trattato a modo d'un semplice corollario del problema
sociale, così il problema della felicità non é risolto dalle promesse d'un’esistenza larga e sicura. In
quanto l'uomo é un essere spirituale, questo fine non può essergli bastante: data la sua natura egli
sentirebbe ben presto dietro quel benessere materiale il vuoto interiore, sentirebbe il bisogno di un
contenuto alla sua vita: e come potrebbe egli trovarlo, senza far ritorno al suo rapporto
fondamentale con la realtà, senza appropriarsi interiormente del mondo, senza fondare sicuramente
la vita e l'essere suo in un regno di verità e amore?”
R. Eucken — La visione della vita nei grandi pensatori.
“Spente le fiamme dello Sturm und Drang nell’insuccesso dei moti quarantotteschi, allo stile
dominatore e fatale dei passionali eroi romantici subentra un ripiegamento dello spirito su posizioni
di malinconica rassegnazione: nel nodo aggrovigliato delle frustrazioni germogliano le crisi
dell’uomo moderno. Queste indicazioni accompagnano fin sulla soglia del nucleo segreto in cui
consiste appunto la modernità dell’arte di Brahms. La rinuncia ai grandi ideali, la dimessa sfiducia
delle generazioni post-risorgimentali, la convinzione che tutto sia ormai stato fatto dai grandi che
vennero prima……”
Massimo Mila - Brahms e Wagner- Einaudi tascabili.
“Con la seconda metà dell’Ottocento si entra in un’epoca che del romanticismo schietto - quel
romanticismo battagliero che voleva dire insurrezione contro le convenzioni ed i luoghi comuni,
affermazione eroicamente ed egoisticamente spregiudicata - non aveva più né la forza né il
coraggio. Esso si decompone allora a contatto della nuova temperie storica e spirituale, e il risultato
di questa specie di reazione chimica s’incanala in due vie. In Francia è la via dell’approfondimento
e della sottigliezza, attraverso la sofferta esperienza morale di un Baudelaire, fino alle raffinatezze
artistiche dell’impressionismo e del simbolismo; ed è via che qui, per il momento, non interessa
seguire. Altrove, e specialmente in Germania, il romanticismo semplicemente si attutisce e si
restringe a quella che potremmo chiamare la sua vena elegiaca: ripiegamento rassegnato dell’uomo
su se stesso, rinuncia all’avventura, alla sfida e all’inesorabilità delle grandi passioni, intenerita
autocompassione dell’uomo che abdica con una certa nostalgia ai propri sogni, alle proprie
speranze, alle ambizioni che la fantasia ha suggerite, ma che la sua debolezza non saprebbe attuare.
E’ un’età un poco oscura, salvo che in Francia, un’età di ripiegamento, anche di scoraggiamento,
per quanto riguarda gli ideali soprattutto artistici, e nello stesso tempo un’età di prosperità e di
relativo benessere materiale, che consente agli uomini d’indugiarsi a compiangere se stessi.”
M. Mila - Op. citata
“Dappertutto un ripiegarsi dello spirito su posizioni di rinuncia e di rassegnazione, un ammainare le
vele dei grandi ideali, un tirare i remi in barca e bordeggiare prudentemente in vista della costa.
Sembra che i1 poderoso vento della storia abbia cessato di soffiare, in quest’epoca così sprovvista
3
di sentimento epico della vita. I tormenti, le passioni dolorose dell’uomo non escono dalla sfera
strettamente individuale di quella malinconia indefinita, che appena ci si confessa a se stessi, poiché
è tanto impalpabile c vaga che non si saprebbe neppure in che modo comunicare ad altrui.”
M. Mila - Op. citata
“In Brahms, e nel1’età che fu sua, non esisteva più quell’imperioso impulso dei grandi romantici a
vivere i propri sogni, a trasformarli in realtà, con un’eroica volontà di evasione. Il conflitto
romantico tra la vita e i1 sogno viene scansato, accettando il sogno in quanto tale, come un
surrogato della realtà, con la blanda malinconia di sapere che é sogno, e accontentandosene.”
M. Mila - Op. citata
4
Attualità di Brahms
“La sotterranea vena elegiaca di Brahms non si circoscrive nella sfera biografica
dell’autocompatimento per la propria solitudine di timido incapace d’affrontare la vita nella
sua pienezza, scapolo inveterato e pieno di struggimento per le gioie della famiglia,
romantico tardivo al quale ogni scelta si configura come strazio per la privazione di tutti gli
altri beni che quella scelta esclude, maestro di un’arte che vive assai più nelle dimensioni
del rimpianto e della réverie che non in quella del reale. Non la solitudine propria, ma la
solitudine dell’uomo è il soggetto dell’arte di Brahms ed è ragione intrinseca della sua
grandezza, che sopravvive (ed aumenta) ad ogni smantellamento degli equivoci sui quali
s’era creduto successivamente di fondarla.
Ma nemmeno le Sinfonie, le Sonate e i Concerti, cioè le composizioni più esposte al
rischio dell’accademismo, rimangono estranee al nocciolo della persistente attualità di
Brahms. Egli sofferse e misurò nel profondo l’angoscia esistenziale, ma non
passivamente: non si abbandonò al gorgo, cercò di opporre una virile resistenza al
dissolvimento della ragione. Allo sfaldamento dei miti che avevano assistito la civiltà
cristiana cercò rimedio in una nobile fede laica, una specie di neo-stoicismo. Sonate,
Sinfonie e Concerti, con la loro alterna vicenda di riuscite e di scacchi, testimoniano lo
sforzo di padroneggiare la crisi del mondo moderno, indirizzandone il superamento verso
l’ideale pagano d’una nuova concezione del sublime non inteso come categoria retorica
dell’eccelso, ma piuttosto come il continuo rapporto dell’uomo con la natura, che mentre
accentua da una parte lo sgomento di fronte all’immensità di quest’ultima, d’altra parte
alimenta il senso d’un infinito che la trascende nella propria dignità di creatura razionale.
E’ questo il senso profondo del classicismo di Brahms, quella specie di colloquio ad alto
livello, quell’accesso all’empireo delle idee platoniche, che nei momenti alti delle Sinfonie
gli viene dischiuso attraverso la mediazione dei paesaggi prediletti: la Magna Grecia, la
salda maestà delle Alpi, la siderea purezza dei grandi ghiacciai. Ecco perché il formalismo
e il classicismo di Brahms sopravvivono, come Schoenberg ha rilevato, alle ragioni di
usura d’ogni classicismo formalistico: perché sono il momento dialettico della negazione
d’un pericolo che l’artista ha vissuto a fondo nell’intimità della coscienza.”
Massimo Mila - Brahms e Wagner- Einaudi tascabili
“Per questo tutta la musica di Brahms, anche quella sinfonica e corale, tende al
raccoglimento intimo della musica da camera; è, nello spirito, quasi sempre musica da
camera. Abbandono spontaneo alla vena elegiaca dell’anima, malinconia rassegnata, e
soprattutto quel ricondurre la musica alla misura quotidiana dell’uomo comune - che non è
un eroe, ma un povero essere sopraffatto dai fastidi e stanco delle complicazioni della vita,
e anelante a un suo piccolo paradiso borghese di dolcezza e di quiete - scansando tutte
quelle forzature di tono, quelle incursioni in un clima tempestoso di battaglia, quegli scoppi
di grandezza tragica e di titanismo eroico che nella musica dei grandi romantici formavano
il pane quotidiano dell’anima e si presentavano con una frequenza e una naturalezza
enormemente superiori a quello che sia il caso nella vita dell’uomo normale, anche
durante le epoche più tormentate e più intense della storia.”
M. Mila Op. citata
“Se si spinge lo sguardo ai Lieder e ai capolavori sinfonico-corali che seguirono al
Requiem tedesco, ci si avvede che Brahms non fu soltanto quel carducciano cantore di
sublimi veri che appare nelle Sinfonie, pericolosamente in bilico sul rischio
dell’accademismo, ma fu invece un esploratore di regioni sconosciute dell’anima, un poeta
dello spleen e del male del secolo, un protagonista di quella che si suole chiamare la crisi
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della civiltà e che è poi semplicemente la difficoltà di vivere nel mondo post-copernicano,
su una Terra che ha perduto il privilegio di centro dell’universo, regolato personalmente
dal buon Dio. Delle nuove responsabilità che all’uomo discendono da questa condizione di
orfano, Brahms fu profondamente consapevole, non meno di Mahler e molto più di
Strauss. Ma questa pena esistenziale egli l’affrontò col virile coraggio d’una concezione
immanente della vita, senza gridare ai quattro venti la propria disperazione.
La forma sonata su cui rimase crocifisso per tutta la vita non fu un fardello del passato
subito passivamente, ma fu un’arma. Un’arma di autodifesa. La forma come argine. Fu
autodisciplina severamente imposta per accettare dignitosamente le frustrazioni della
condizione umana.”
M. Mila Op. citata.
La forma come argine
“Brahms punta i piedi contro l’espressionismo imminente (e fa parte di questa difesa
anche l’avvio dato al gusto storicistico di resuscitare gli stili del passato e nutrirne
l’ispirazione presente), non perché lo ignori, non lo comprenda, o vi si senta estraneo, ma
anzi perché lo conosce fin troppo. Gli aspetti notturni dell’anima di Brahms, quelli che
fluiscono come nere acque profonde nell’ultima Sinfonia, e si rapprendono nei gorghi
amari del rimpianto, del rammarico d’una vita sognata e non vissuta, provano ch’egli
sapeva benissimo dove si andava a finire. Il classicismo di Brahms, l’ordine cosmico del
suo sinfonismo, è l’estremo gesto di disperazione contro l’orrore della nuova barbarie,
contro il presentimento di Auschwitz e di Hiroshima, contro la crisi della civiltà.”
M. Mila - Op. citata.
“Sullo schema di questa vicenda interiore si modella il decorso dell’atto creativo in
Brahms: la sostanza di un’ispirazione elegiaca e liederistica viene rivestita di robuste
forme sinfoniche, così come I’uomo nascondeva la sensibilità quasi morbosa di un animo
esulcerato sotto la crosta di maniere grossolane e prosaiche, d’un rude cameratismo
virile.”
M. Mila - Op. citata.
“Brahms è così: nella sua ostinata volontà di conservazione delle forme, nel suo
idoleggiamento rispettoso della tradizione, trapelano nuove esperienze interiori, stati
d’animo più sottili che si sono ormai lasciati alle spalle i generosi ardori di Schumann c
l’ingenuità del Lied schubertiano, e nei casi più felici forzano la mano al musicista e
dettano a se stessi la propria forma.”
M. Mila - Op. citata
La solitudine di Brahms
“…..Brahms vivrà e morirà celibe..…trincerato dietro un’artificiosa barriera di maniere
prosaiche e grossolane, da uomo che ama i suoi comodi e non si lascia disturbare da
complicazioni sentimentali. L’età delle grandi passioni romantiche, irresistibili e
devastatrici, era finita: anche nello stile di vita il romanticismo secondo si annullava come
l’età della rinuncia, della malinconia crepuscolare.”
M. Mila - Op. citata
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“Non si tratta soltanto dell’umano rimpianto della dolcezza familiare, che non lo abbandonò
mai, ma soprattutto si tratta della complicazione interiore d’immaginarsi che essa gli fosse
realmente preclusa da forze esterne e che a quella vita di scapolo vagabondo egli ci fosse
davvero costretto dal destino avverso (nel caso specifico, da precarie condizioni
economiche), e non, in ultima analisi, dal suo bisogno di libertà individuale, dal suo gusto
del celibato, in sostanza dalla sua volontà, o magari dalla sua mancanza di volontà. In
realtà a Brahms piaceva godersi la libertà dello scapolo e l’egoistica comodità di starsene
a casa sciamannato e in pantofole, senza dover subire neanche un minimo di quella
sollecitudine d’eleganza e di buone maniere che la presenza d’una compagna gentile gli
avrebbe imposto, e altrettanto gli piaceva lamentarsi elegiacamente della propria
solitudine. Ecco un tratto tipico della sua psicologia: coltivare due ideali contraddittori, di
cui l’uno esclude l’altro, e coltivarli l’uno nella pratica realtà, l’altro nella sfera del possibile,
nel dominio dei sogni, delle nostalgie e delle fantasticherie.”
M. Mila - Op. citata
“Cruccio della prolungata solitudine, nostalgia delle tenerezze d’un focolare domestico
allietato da un biondazzurro sorriso femminile, ovattato dalle premure d’una sposa
innamorata e devota. Questo il tormento tenace che Brahms scordava come poteva nel
culto degli amici, del vino buono e dei piaceri materiali accettati apertamente per quel che
valgono, senza ipocrisie, con una franchezza un po’ troppo polemica ed ostentata per non
nascondere un intimo risentimento.”
M. Mila - Op. citata
I Lieder di Brahms
“La produzione di Lieder si estende lungo tutta la sua esistenza, si insinua fra l’una e l’altra
delle sue opere maggiori, colmandone gli interstizi e formandone un vero e proprio humus,
un tessuto connettivo ininterrotto. Certamente non mancano, specie nei Lieder giovanili,
soggetti esagitati e romantici, di quel romanticismo battagliero e leggendario che si
compiaceva in sentimenti tanto maggiori della media dell’animo umano.”
M. Mila - Op. citata
I sentimenti romantici di Brahms
“Giovane, Brahms imparò da Schumann gli entusiasmi romantici per i grandi sentimenti
fondamentali dell’animo umano, amore e morte, patria, onore, libertà……
……. Certo, come bene si espresse il Landormy', “questi sentimenti egli non li prova
profondamente; li comprende per simpatia, ma non gli sono naturali, famigliari; non sono
per lui che virtualità, non la realtà di tutti i giorni, non la trama della sua vita, non la sua
felicità o tristezza quotidiana”. In lui la coscienza di succedere a una grande generazione
produce quella timidezza ritenuta e malinconica che preclude la via ai grandi ideali, ai
grandi slanci di aspirazioni sublimi.”
M. Mila - Op. citata
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La forma sonata in Brahms
“Beethoven aveva indicato e definitivamente accreditato il concetto della forma sonata
intesa come dramma, cioè come contrasto di due elementi tematici nettamente opposti per
caratteri ritmici e armonici, di cui la combinazione e lo sviluppo erano come una lotta: per
la vittoria finale dell’uno o dell’altro contendente si acuiva l’interesse delle modulazioni.
Onde la forma sonata era come tesa sullo scheletro elastico d’una intima incessante
tensione.
……Brahms non conosce il dramma……. Brahms abolisce il dramma nella Sonata: il
nuovo linguaggio musicale ….. contribuisce ad adagiare lo schema sonatistico entro un
largo e indulgente contorno.
Scompare ogni valore drammatico e narrativo: i due temi sono per lo più analoghi e
sentimentalmente affini, espressivi di quella solita tranquilla serenità sognante e poetica.”
M. Mila – Op. citata
“Per il resto, lo sviluppo del tema non tende alla creazione di un risultato finale; il tema,
com’è esposto, è già bello e completo, così lisciato, morbido, levigato e arrotondato in
sfumature: dopo, esso verrà arricchito di espedienti ritmici o strumentali, verrà
frammentato in interiezioni, diminuito, accresciuto, variato contrappuntisticamente, ma
senza una necessità conclusiva inerente allo schema della Sonata e capace di tenderla
elasticamente da capo a fondo.”
M. Mila - Op. citata.
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