ECONOMIA FESTIVAL DELL’ECONOMIA: L’ABC DELL’ETICA D’IMPRESA (NoveColonne ATG) Trento - Quanto deve essere democratica un’impresa nel rappresentare gli azionisti? Ma soprattutto deve essere “socialmente responsabile”? Su questo tema si sono confrontati Bruno Tabacci, Luciano Gallino, Gustavo Ghiaini e Franzo Grande Stevens al forum “La democrazia e le imprese” che si è svolto nell’ambito della terza edizione del Festival dell’Economia di Trento. “In Italia c’è un concetto di legalità molto approssimativo” ha esordito l’esponente della Rosa Bianca, sottolineando come sia “la furbizia a muovere il paese”. Un caso eclatante: “Come è stato possibile che la Consob non abbia sospeso il titolo Alitalia dal momento che era in vendita, permettendo quindi che il suo valore salisse del 250%?. E perché non è stata avviata un’indagine seria su quanto accaduto?”. Un esempio che spiega quanto “l’uso delle informazioni riservate sia agli antipodi con il principio di trasparenza. In Italia non mancano le regole, bensì il rispetto delle medesime. Si usano parole magiche come bilancio sociale, ma basterebbe che i bilanci delle aziende fossero veritieri”. E poi la giustizia: “Perché banchieri importanti condannati in primo grado continuano a fare carriera?”. In conclusione per Tabacci il problema sta nel fatto che “le imprese devono iniziare a rispettare le regole e soprattutto bisogna ricomporre quella scollatura tra diritti degli azionisti e doveri/responsabilità del managment”. A fargli eco è Gustavo Ghidini, docente di diritto industriale all’Università Luiss, che pone al centro del dibattito il problema “della politica di finanziarizzazione a breve termine condotta da chi dirige l’impresa, a scapito di una strategia di lungo periodo che investa invece sull’innovazione e sulla ricerca”. Altrettanto importante è il rispetto delle leggi a tutela del consumatore, nessuna delle quali può definirsi “made in Italy”. “E’ l’Europa ad avercele imposte: ci sono voluti ben otto anni per far passare nel nostro paese la regola per la quale la pubblicità non può mentire”. Ma l’Italia ha un altro triste primato per Luciano Gallino, direttore dei “Quaderni di sociologia”: “Brilliamo per capitali ingoiati e mai più ritrovati. Parmalat docet” dichiara il professore dell’università di Torino. “Senza voler assolvere i manager, occorre però sottolineare come sia forte il problema delle pressioni degli investitori, come i fondi d’investimento e le assicurazioni che pretendono il 15% del rendimento sul capitale investito. Molti manager non ce la fanno, iniziano quindi a mentire agli azionisti e finiscono col truccare i bilanci. In questa situazione è veramente difficile rispettare l’etica d’impresa”. FESTIVAL ECONOMIA, "PAGARE LE TASSE E’ BELLO, MA SE LE PAGANO TUTTI" (NoveColonne ATG) Trento - Pagare le tasse è bello, persino bellissimo – come ebbe a dire PadoaSchioppa - ma solo se in misura ridotta rispetto al carico attuale e, soprattutto, se a pagarle sono tutti. Convinzione bipartisan quella uscita sdal dibattito su equilibrio fiscale ed equità sociale – confronto promosso dal Gruppo Giovani imprenditori artigiani del Trentino nell’ambito del Festival dell’economia - ospitato presso Palazzo Calepini. Con una sottile differenza di accento: se, infatti, per Giorgio Tonini (Pd) si tratta di pagare meno e pagare tutti, per Raffaello Vignali (Pdl), vicepresidente della Commissione attività produttive della Camera dei Deputati, la questione è invece pagare meno “per” pagare tutti. Ecco dunque che il nodo del problema diventa quello di “come” ridurre le tasse ed a favore di chi, di come finanziare il taglio del carico fiscale per imprese e cittadini senza mandare all’aria lo stato sociale. Equilibrio fiscale deve fare rima con equità sociale, cosa sulla quale tutti sono d’accordo, ma non sempre in Italia si riesce a realizzare le cose sulle quali si è d’accordo. Per Stefano Saglia (Commissione lavoro Camera dei Deputati) senza crescita e senza sviluppo non è pensabile di tagliare le tasse. Ma il vero collo di bottiglia è rappresentato dai conti dello Stato: “Il nostro PIL procapite è di 9 punti inferiore alla media europea, il 5 % del PIL è assorbito dal debito pubblico. Con questi dati è impossibile fare una riforma fiscale vera. Occorre aggredire le questioni e dire ai cittadini che dobbiamo fare sacrifici. E la questione da aggredire è appunto quella della spesa sociale. Alcuni dati: per l’istruzione l’UE spende il 15 % del PIL, l’Italia il 4 %, per le politiche attive del lavoro (altro pilastro della strategia di Lisbona) spendiamo lo 0,4 % del PIL contro l’1,5 % dell’UE, per la sanità il 1,5 % rispetto all’1 % dell’UE, per le pensioni il 14,2 % rispetto al 9,8 % dell’UE a 15. “Stiamo mantenendo un sistema welfare totalmente sbilanciato – afferma Saglia - servono riforme radicali, non facili da fare, dobbiamo avere il coraggio di dire quali sono i settori sui quali dobbiamo aggredire la spesa. L’accorpamento degli enti previdenziali, ad esempio, con la creazione di un Super Inps, porterebbe da solo ad un risparmio di 3 miliardi di euro”. “In Italia – ha risposto il senatore Tonini - c’è oggi un conflitto fiscale, la società italiana tutta è oggi in una situazione di inquietudine fiscale perché ha l’impressione di pagare tanto e ricevere poco. Il sistema pubblico costa tanto e rende poco, sia in termini di qualità dei servizi sia in termini di giustizia sociale. Negli ultimi 15 anni le disuguaglianze sono aumentate e lo Stato sociale è neutro rispetto alle disuguaglianze, c’è una cattiva qualità della spesa sociale. La spesa dunque è tanta ma funzione male, e ciò dipende dal peso del debito sulla spesa, dall’inefficienza e dalle mancate riforme e dall’evasione fiscale. Tre dati che ci dicono cosa fare: ridurre il debito risparmiando qualcosa ogni anno, e su questo dev’esserci un accordo di solidarietà nazionale, più rapidamente si rientra e prima liberiamo risorse. Sulla spesa: spendere meglio, spendere meno, cosa che si fa anche con le riforme ma soprattutto attraverso un lavoro continuo di misurazione della qualità della spesa. Tutti i risparmi che ci consentono di azzerare il deficit devono venire da risparmi sulla spesa, ma non quella sociale. Occorre poi accentuare la lotta all’evasione fiscale, e il ricavato di ciò vada a vantaggio della riduzione del carico fiscale. Vogliamo spingere la maggioranza a fare non ciò che è più popolare ma ciò che veramente serve al paese”.