La coerenza di Mercedes vacilla ad alta velocità 1) Domenica 15 maggio mi sono svegliato a Parigi. Ho preso il treno TGV alle 8 e alle 13 ero a Torino, Cinque ore. Il traforo del Frejus, lungo 13 km, fu inaugurato il 17 settembre 1871. Prima della sua apertura, per raggiungere Torino da Parigi ci volevano 85 ore, dopo diventarono 21,5, quindi il traforo ridusse la percorrenza da oltre 3,5 giorni a meno di un giorno, e oggi, con il miglioramento della tecnologia, la stessa linea permette di raggiungerla in 5 ore. Il treno rallenta un po' dopo Lione, ma è comprensibile, deve attraversare le Alpi! Lo fa a circa 120 km/h invece che a 300... Le Alpi sono le Alpi. Perché desiderare di più? Ridurre questo tempo di un'ora scavando oltre 100 km di nuove gallerie? Non ne vale la pena... 2) Sul treno ho letto "Per un'economia ecologica" di Mercedes Bresso (Ed. Carocci, Roma, 1993). Un libro bellissimo. Pieno di toccanti riflessioni sui limiti della crescita economica, sui gravi guasti ambientali che ovunque il nostro pianeta sta sopportando, sulla necessità di cambiare paradigma nelrapporto economia-ambiente, sull'inadeguatezza del PIL a rappresentare il benessere delle popolazioni, sulla rivalutazione della lentezza e della contemplazione. 3) Molte frasi mi hanno profondamente colpito, sono una formulazione molto più completa della mia lettera aperta preelettorale a Mercedes, dedicata alla decrescita o quanto meno alla stazionarietà. Eppure io allora non avevo ancora letto il suo libro, altrimenti mi sarei limitato a citare le pagine dove ella proponeva - già 12 anni fa! - di fare quello che in modo molto più sommario le ho poi suggerito io. Ecco alcuni passi significativi che danno la misura dell'opera e della persona: «In ecologia, più ancora che in altre discipline che orgogliosamente hanno cercato di dimenticarlo, ciò che non sappiamo e non riusciamo a prevedere,ci dà la misura dell'infinita prudenza che dovrebbe guidarci nell'azione» (p. 23). «L'economia, che ha contribuito a costruire il mito della crescita infinita, della infinita disponibilità di risorse, dell'onnipotenza della tecnologia umana nel trovare soluzioni ai continui ed evidenti problemi che essa crea, deve ora dare un forte contributo a trovare una via d'uscita dall'impasse reale in cui ci troviamo». (p. 23). «La questione del limite è strettamente collegata al problema della crescita. Per l'economia la crescita è sempre un bene; per l'ecologia vi è un limite alla crescita che è rappresentato dalla disponibilità delle risorse e dalla stabilità degli ecosistemi». (p. 35). «La sfida della complessità non può essere raccolta a livello della singola disciplina: i problemi ambientali devono essere affrontati in modo interdisciplinare, evitando le semplificazioni pericolose». (p. 36). «Stiamo imparando che i danni all'ambiente non provengono solo dai macroinquinanti, ma che possono anche venire da piccole quantità di sostanze altamente pericolose e che le relazioni causa-effetto non sono lineari ma costituiscono complicatissime reti che si diffondono nello spazio e nel tempo in modo spesso non prevedibile...» (p. 38) «La scarsità del capitale naturale ed il peggioramento delle sue caratteristiche qualitative sono ormai una realtà incontrovertibile, che mette in evidenza l'esistenza di limiti assoluti, non solo relativi e legati allo stato delle tecnologie». (p. 90). «La capacità di carico della biosfera è data e rappresenta un limite non valicabile». (p.92). «Di fronte a una crisi economica, nessuno sa proporre altro che politiche di rilancio della crescita e la misura dell'incremento del PIL resta il punto di riferimento di ogni governo per misurare il successo delle proprie politiche». (p. 92). «Occorre quindi porsi la domanda del perché due secoli di crescita del prodotto nei paesi occidentali abbiano alimentato una sorta di "droga da crescita" per cui tutti ritengono che un'economia che non cresce è un'economia che va indietro, in assoluto e rispetto alle altre, che non innova e in cui i livelli di benessere tendono a regredire.» (p. 92). «Da un certo momento in poi l'aumento della disponibilità di beni materiali viene "pagato" dai consumatori con la perdita di qualità dell'ambiente, per cui i beni e i servizi acquistati diventano sostitutivi di servizi che l'ambiente in precedenza forniva gratuitamente. In molti casi questa sostituzione non è volontaria ma obbligata e può produrre una diminuzione del livello di benessere». (p. 94). «Se la specie umana vuole sopravvivere, deve riuscire a fermare il treno in corsa della crescita che sta minando le basi naturali della sua stessa esistenza». (p. 98). «Due sono i problemi centrali [della relazione uomo/natura]: - la sempre più evidente difficoltà a conciliare i tempi accelerati dell'evoluzione culturale della specie umana con i tempi lenti diadattamento della natura e delle altre specie viventi, oltre che della nostra stessa fisiologia; - il rapporto fra sviluppo sostenibile e crescita economica, che va affrontato nella prospettiva di un ecosistema terrestre che appare sempre più "ingombrato" dalla presenza dell'uomo e dei suoi servitori meccanici ed elettronici». (p. 331). «Che cosa può essere allora una economia ecologica? Essa postula un ampliamento dei confini tradizionali della scienza economica. L'economia diventa allora la scienza della gestione della Terra con finalità che si allargano all'insieme dell'economia del mondo vivente, ad assicurare cioèl'equilibrio, locale e globale, degli ecosistemi che assicurano la nostrastessa esistenza». (p. 337). «Attenzione, questa del mantenimento in buono stato del patrimonio naturale,che la società industriale, preoccupata solo dei tempi brevi, non ha ancoraritrovato». (p. 340). «In molti casi i beni materiali possono rivelarsi deludenti nella produzione di gioia di vivere, perché ingombrano e non producono il piacere che da essi ci attendevamo». (p. 342). «Siamo all'ipertrofia nella produzione di oggetti. Ecco allora che il prodotto-merce diventa sempre di più un sostituto di ciò che veramente vorremmo, una migliore qualità della vita». (p. 342). «Si può individuare un primo sviluppo della de-materializzazione del prodotto e della società dell'informazione, che deriva dal potenziamento delle tecnologie informatiche: esse possono permettere di contenere la crescita dei trasporti di persone (grazie alle teleconferenze e al telelavoro) e dei messaggi (grazie al fax e alla trasmissione diretta via computer di dati);» (p. 343). «L'ansia da velocità colpisce ormai tutti gli individui, creando l'impressione di una società in cui nessuno riesce più a fare nulla: la velocità impedisce il pensiero, produce un aumento degli errori e della congestione, riduce la qualità delle attività intellettuali, ma anche di quelle che richiedono più semplicemente un po' di attenzione. La corsa è la negazione dell'attenzione e della concentrazione, per cui gli errori si moltiplicano, creando a volte situazioni drammatiche». (p. 344). «Lo status symbol della fine del [secondo] millennio sarà probabilmente la disponibilità di tempo: la lotta con il computer non si vince accelerando il tempo dell'uomo ma negando valore alla velocità, sottraendosi a un confronto che non può che essere perdente e che è sostanzialmente inutile». (p. 345). «Qualità, lentezza, contemplazione: le parole d'ordine dello sviluppo sostenibile». (p.345). «La velocità è d'altronde una delle principali origini dei danni all'ambiente e dello spreco delle risorse. Per risparmiare tempo umano si spreca sovente il tempo della natura...» (p. 345). «Le parole chiave che dovranno caratterizzare lo sviluppo sostenibile, sul piano sociale, mi sembrano, allora, essere almeno tre: qualità, lentezza, contemplazione». (p. 346). «Il modo per ridare qualità agli oggetti e contrastare quindi la tendenza "usa e getta" non è solo quindi ridare loro la bellezza, ma anche un'altra qualità: la permanenza. Qualità come sinonimo di senso e quindi di cura e di manutenzione». (p. 346). «La lentezza è anche necessaria per consentire il distacco, la presa di distanza dalle questioni che ci assillano, per ricollocarle in una giusta prospettiva storica e filosofica». (p. 346). «La contemplazione è forse la caratteristica più importante di una società sostenibile, che contrasti la tendenza all'ipertrofia. Le nostre economie hanno sviluppato con la natura e con le cose un rapporto essenzialmente appropriativo e di uso. L'economia dello sviluppo sostenibile deve riscoprire e valorizzare la dimensione contemplativa delle relazioni fra gli esseri umani e il mondo». (p. 346). «Una società contemplativa deve ridare valore alla conoscenza e alla ricerca scientifica e culturale, non finalizzate alla produzione di nuovi beni ma semplicemente alla migliore conoscenza del mondo e alla pura speculazione filosofica». (p. 347). «Molta parte dei guasti ambientali è il prodotto di questo iato crescente fra l'introduzione del nuovo e la capacità di conoscerne e quindi di controllarne gli effetti». (p. 347). «Soddisfatta la domanda di cibo e di abitazione, nonché dei prodotti industriali tradizionali e, più in generale, dei beni materiali che forse sono diventati persino troppo ingombranti, una parte almeno della domanda potrebbe orientarsi verso le fasce alte dei bisogni: l'arte, la cultura, l'amore per la natura, il paesaggio, i monumenti, i parchi naturali, o verso una migliore qualità delle relazioni umane». (p. 348). «Si può fare l'ipotesi che il senso del limite di un'economia ecologica consista anche nel saper fermare l'invadenza del mercato e nell'allargare gli spazi di vita governati da attività non profit, volontarie, conviviali o, più semplicemente, da non attività». (p. 348). «E' corretto domandare all'economia di ritirarsi, di farsi da parte? La risposta è che dovrebbe proprio esserlo». (p. 348). «Troppo spesso si parla di "leggi inesorabili dell'economia", quasi si trattasse di un sistema di fini ultimi e non di un semplice strumento per perseguire dei fini. Imparare a controllare l'invadenza dell'economia in tutte le sfere della vita è l'operazione preliminare per imparare a controllare la crescita, ma anche per riportare l'economia nel grande solco delle scienze sociali, che si interessano all'uomo nella sua interezza». (p. 349). «L'economia della contemplazione è la dimensione necessaria di una società sostenibile, in cui il consumo dei beni non viene negato ma viene posto nella sua giusta prospettiva: un aspetto della vita e non "l'essenza della vita"». (p.349). (da "Per un'economia ecologica" di Mercedes Bresso, Ed. Carocci, Roma,1993). Perfetto! Ora che Mercedes siede sullo scranno più elevato del potere ocale, ha carta bianca per mettere in atto questi nobili propositi. 4) Il 10 maggio 2005 Mercedes ha incontrato i sindaci e i rappresentanti egli enti locali della Valle di Susa, da subito si è dimostrata durissima ei confronti di chi era convenuto democraticamete ad illustrarle le preoccupazioni per i gravi danni ambientali indotti dalla futura linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lyon, mostrandole - relazioni tecniche alla mano - la completa inutilità del faraonico e costosissimo progetto, perfettamente sostituibile da un più sobrio ed elegante ammodernamento della linea storica che passa sotto il tunnel del Frejus, già a doppio binario. Il giorno dopo ha rincarato la dose e ad un intervista su Repubblica ha parlato di opposizione e addirittura di bombe. Chiara Sasso le ha risposto così: «Sono fra quelli che pure abitando in valle di Susa, pur avendo partecipato al dibattito: voto o astensione, alla fine ha votato decidendo in investire su quei consiglieri che si possono trasformare in granelli di sabbia per l'ingranaggio. Una decisione da grande mal di pancia. Ci sarebbe stato anche se mi fossi astenuta. Dopo aver letto l'intervista alla Bresso, su Repubblica di mercoledì 11 maggio, ho dovuto prendere chili di Plasil. Non ce la meritiamo una così. Una che come tutta risposta all'incontro dei sindaci e amministratori della valle, parla di bombe. Ricorda che la democrazia è fatta di decisioni prese a maggioranza "se poi qualcuno non accetta e decide di mettere le bombe si pone fuori dalla democrazia". Dove e da chi ha potuto ricavare materiale per questa esternazione? Dall'incontro istituzionale avuto il giorno prima? La peggior destra non è mai arrivata a tanto. Quindici anni alla luce del sole, quindici anni di opposizione seria fatta studiando progetti. Quindici anni di serate informative, dibattiti, convegni, quindici anni dove neppure una pietra scagliata è stata imputata ai movimenti no tav. (Periodo anni 90' attentati e lupi grigi, vada la Presidente a rileggersi la storia, la matrice). L'esperienza No Tav in valle di Susa è stata definita spesso come un grande cantiere di democrazia partecipata, siamo cresciuti, invecchiati, inevitabilmente storie personali si sono incrociate con il movimento di opposizione. Storia di fatiche, perché è faticoso occuparsi della cosa pubblica, gratis e dopo aver lavorato tutto il giorno. E' faticoso partecipare, fare politica dal basso. La valle di Susa non si meritava questa volgarità. Il Comitato istituzionale che si riunisce vede insieme sindaci, amministratori, medici, comitati, sacerdoti, associazioni, di tutto e di più. Signora, senza falsa modestia noi possiamo insegnare che cos'è la democrazia, la cittadinanza attiva. Ventimila persone in corteo, trentacinque consigli comunali a Torino per fare una cosa mai vista prima, deliberare in piazza Castello, tutto per far dire: "non credo che l'opposizione a quest'opera sia così forte". Quanta distanza,quanto pocorispetto». 5) Beh, che dire? Ma vi sembra possibile che una persona di squisita cultura umanistica e di solida preparazione scientifica come Mercedes, che solo dodici anni fa esprimeva pensieri tanto nobili quanto maturi, possa oggi rinnegare in maniera così inspiegabile le proprie convinzioni? Chi costringe Mercedes a volere a tutti i costi, passando sopra tutto e tutti, il TAV TorinoLyon? Chi la costringe a rinunciare all'economia della lentezza e della contemplazione di cui ci parlava con carezzevole convinzione? Chi la costringe - soprattutto - a rinunciare alla sua coerenza? A tal punto la politica può cambiare il cuore degli uomini? Luca Mercalli