INDICE : 1-Introduzione………………………………………………………………...pag 2 Schema della presentazione…………………………………………………...pag 2 2-Il problema CP forte: 2.1-Il termine θ…………………………………………………………......pag 3 2.2-I settori θ……………………………………………………………….pag 5 2.3-I limiti su θ…………………………………………………………… .pag 7 3-Può la QCD risolvere il problema CP stesso?................................................pag 9 4-La ricerca di soluzioni oltre QCD: il meccanismo di Peccei-Quinn…….....pag 12 5-Gli Assioni: 5.1-Breve rassegna sui modelli assionici…………………………………...pag 14 5.2-Restrizioni sulla massa dell’assione……………………………………pag 15 6-Esperimento PVLAS(Polarizzazione del Vuoto con LASer): 6.1-Motivazioni……………………………………………………………..pag 16 6.2-Accoppiamento degli assioni con il campo elettromagnetico e effetti su un raggio laser……………………………………………………………………pag 18 6.3-Apparato e risultati……………………………………………………...pag 24 7-Commento dei risultati da PVLAS e conclusioni…………………………..pag 27 8-Bibliografia………………………………………………………………....pag 29 1 1-INTRODUZIONE: Sono trascorsi almeno trenta anni da quando l’assione fu introdotto nella fisica delle particelle,come possibile soluzione del problema C P forte. Mentre all’origine la fisica dell’assione era considerata in modo predominante entro un contesto della cromodinamica quantistica (QCD),attualmente l’attenzione si è concentrata sull’astrofisica. Ben presto si è realizzato che l’assione poteva essere un candidato interessante per la materia oscura sia galattica(alone) sia extragalattica(cosmologica). Allo stesso tempo,dopo un rapido sviluppo negli anni ottanta,i teorici della QCD hanno perso interesse verso questo argomento. La ragione è ovvia:il progresso nel comprendere la struttura del vuoto della QDC era piuttosto lento e l’impressione prevalente era che “niente altro dovesse accadere”. Il nostro scopo è quello di argomentare quanto vi sia di interessante nella struttura complicata del vuoto,obiettivo sostenuto dall’esperimento PVLAS sulla birifrangenza del vuoto,fenomeno che richiederebbe gli assioni per una spiegazione teorica. Da non dimenticare il sostanziale progresso che è stato raggiunto in anni recenti,ottenuto principalmente dalla supersimmetria e dalla teoria delle brane che sancisce come fondamentale l’esistenza dell’assione. Cominciamo con il comprendere le motivazioni e la necessità della sua introduzione, per poi concentrarci sui dettagli dell’esperimento. SCHEMA DELLA PRESENTAZIONE: Cap 2: Viene introdotto il problema da risolvere, quello dell’osservazione sperimentale della simmetria CP nelle interazioni forti, non riscontrabile teoricamente nella Lagrangiana della QCD che presenta un termine della forma E·B, il cui coefficiente di proporzionalità è detto angolo di vuoto θ. Si discute come questo termine non possa essere reso automaticamente nullo. Si presenta come conseguenza un contributo al momento di dipolo elettrico del neutrone, sperimentalmente vicino allo zero: questo comporta limitazioni rigide sul valore di θ che deve essere, pertanto, nullo o comunque molto piccolo. Cap 3: Si prova a ricercare un meccanismo che forzi dinamicamente il valore di θ a zero, operando sempre nell’ambito della QCD, cioè senza invocare nuova fisica. Si percorrono diverse strade: l’effetto dello schermo di colore o una trasformazione chirale valida presupponendo che la massa di almeno un quark sia nulla,ma ognuna di queste soluzioni risulta insoddisfacente se non inconsistente. Cap 4:Dai risultati del capitolo precedente si arriva alla necessità di un nuovo meccanismo; la prima possibilità è quella introdotta da Peccei [n] e Quinn che hanno ipotizzato la presenza nella Lagrangiana del modello Standard di una simmetria globale chirale che viene spontaneamente rotta. Questo prevede l’esistenza di un nuovo (pseudo)bosone di Goldstone che permette di far rilassare θ a zero. Cap 5:Viene presentato sommariamente il primo modello assionico, quello di Weingberg e Wilczek, in cui la scala di rottura della simmetria di Peccei-Quinn è 2 ancora legata a quella elettrodebole, cosa che risulta inconsistente con i dati sperimentali. Si passa poi ai due modelli accettati, quello KSVZ e quello ZDFS, in cui le due rotture(della simmetria di PQ e elettrodebole) vengono separate e avvengono a scale energetiche diverse: si basano entrambi sulla stessa simmetria di PQ ma l’assione viene introdotto con modalità diverse, comportando delle differenze, anche se non enormi, tra i due valori della massa e della costante di accoppiamento dell’assione, che descrivono completamente tale particella. Nella seconda parte vengono riportati i limiti nella massa dell’assione da considerazioni astrofisiche. Cap 6:Seguendo il lavoro di Maiani,Petronzio e Zavattini viene presentato il processo di accoppiamento del campo assionico a due fotoni(processo Primakoff). Si considera in particolare il caso di raggi laser polarizzati linearmente in presenza di un campo magnetico esterno costante. Si descrive il cambio di polarizzazione del raggio,che diviene polarizzato ellitticamente,valutando l’ellitticità e e l’angolo α(L) che il semiasse maggiore dell’ellisse forma con la direzione del campo magnetico. Con le basi teoriche necessarie, sviluppate particolarmente nella sessione 6.2, si affronta la descrizione delle motivazioni all’origine delle ricerche dell’esperimento PVLAS:si descrive l’apparato e si riportano i risultati. Cap 7:Si commentano i risultati dell’esperimento PVLAS(Polarizzazione del Vuoto con LASer)confrontando i limiti ricavati sulla massa e sulla costante di accoppiamento dell’assione con i risultati emersi da altri esperimenti. Si conclude presentando le ricerche future per far luce ulteriore sul problema. 2-IL PROBLEMA CP FORTE: 2.1-IL TERMINE θ: Dopo la scoperta della libertà asintotica in QCD nel 1973,per breve tempo si credette che la QCD avesse le stesse “scontate” leggi di conservazione del suo più semplice predecessore,la QED: proprio per questo motivo la scoperta che in essa la conservazione P e T non è naturale fu una sorpresa shockante. Procediamo per gradi:è da riconoscere che uno dei principali vantaggi della teoria di colore di gauge delle interazioni forti è che molte delle simmetrie osservate (P,T,C e conservazione del sapore) sembrano seguire automaticamente come conseguenza del principio di gauge e della rinormalizzabilità . Come conseguenza di ciò le teorie di gauge delle interazioni deboli e forti si mescolano esattamente e effetti come violazione di parità e processi con cambiamento di sapore si calcolano essere fortunatamente piccoli,e gli effetti di rinormalizzazione potenzialmente dannosi sembrano essere sotto controllo. Questo quadro della situazione piuttosto allettante è,comunque,basato sull’aver trascurato tutte le possibili interazioni della forma: Lθ = θ G aμν G̃ 32 π2 a μν = θ Tr(GμνG̃ μν ) ~Ea·Ba con a=1…..dimGruppo 32 π2 Dove Gμν è il tensore di forza e G̃ μν il suo duale, scritti nella forma di matrici, G̃ aμν=(1/2)εμναβGaαβ mentre E e B sono campi cromodinamici(anche se un termine del genere è possibile porlo per la QED:in questo caso i due campi corrisponderanno a 3 quello elettrico e magnetico. Come vedremo, la possibilità di definire un termine di accoppiamento di questa forma tra il campo dell’assione e quello elettromagnetico è alla base dell’esperimento PVLAS). L’ operatore GG̃ ha dimensione quattro e può essere aggiunto alla Lagrangiana della QCD,alterandone la simmetria. Riconoscendo infatti la sua struttura,della forma E ·B e tenendo conto che per C (coniugazione di carica): E -E P (inversione spaziale o parità): E T (inversione temporale): E B -E +E B -B B +B -B Allora questa interazione rompe P e T ma conserva C. Conoscendo il teorema CPT secondo cui,se la teoria è locale e Poincarè invariante (cioè invariante per trasformazioni del gruppo lineare non omogeneo di Lorentz, detto di Poincarè) le leggi della fisica sono invarianti per simmetria CPT, allora una violazione della simmetria T deve essere compensata da una violazione della simmetria CP, fenomeno non riscontrato sperimentalmente. E’ infatti noto che le interazioni forti conservano CP, da cui deriva che un problema naturale è quello di stabilire i limiti sperimentali sul parametro θ che fissa l’entità dell’interazione, chiamato ANGOLO DI VUOTO, con un valore compreso tra 0 e 2π. Il problema da risolvere è quello che riguarda il perché il valore di θ debba essere naturalmente piccolo (i limiti derivano dalle conseguenze problematiche che introdurrebbe nella teoria, tra cui un valore non nullo del momento di dipolo elettrico del neutrone,come vedremo): questo è il problema CP forte. Viene però spontaneo chiedersi:questo termine problematico che è stato introdotto a priori nella Lagrangiana della QCD potrebbe essere una inutile complicazione, in quanto il suo contributo all’ azione e quindi alle equazioni del moto potrebbe essere nullo. Ovvero,prima di trovare una possibile soluzione al problema CP bisogna analizzare in maniera più approfondita la natura del termine incriminato, in quanto potremmo trovarci anche nella fortuita situazione in cui si sta cercando di risolvere un problema che in realtà non esiste, ma che è sorto da una errata analisi. Questo non è il nostro caso, infatti la comprensione degli effetti non perturbativi indotti dai cosiddetti istantoni ha dimostrato che il θ termine, Lθ , è non nullo necessariamente. Vediamo il perché. Il termine θ può essere riscritto come Lθ= θ∂μKμ dove Kμ è la CORRENTE DI CHERN-SIMONS definita come Kμ = (1/16) εμνρσ Tr(Aν∂ρAσ + (2i/3) AνAρAσ) 4 Sfruttando le regole di commutazione secondo cui [Aμ,Aν]=ifabcAbμAcνTa con fabc l’insieme delle costanti di struttura del gruppo, si può riscrivere K μ in modo alternativo anche come Kμ =(1/(16π2)) εμναβ(Aaν∂αAaβ-(1/3)fabcAaνAbαAcβ) La ridefinizione del θ termine in funzione di questa nuova corrente non è stato un semplice esercizio fine a se stesso, poiché avendo scritto L θ come una derivata totale, si potrebbe concludere che la sua azione, cioè l’integrale quadridimensionale di L θ, è nullo e pertanto non influenza le equazioni del moto. Questo è però un risultato ottenuto ad un livello ingenuo, presupponendo che i campi vadano piuttosto rapidamente a zero all’infinito. Al contrario, gli istantoni hanno rivelato che la struttura del vuoto in QCD è più complicata di quella in QED. Per istantoni si intendono le soluzioni classiche localizzate, ad azione finita della versione euclidea delle equazioni di campo di un certo modello: consiste nella cosiddetta approssimazione semiclassica, non perturbabativa, dove affinché il contributo all’integrale di cammino “Lagrangiano” ∫Dx│x(tf) exp((i2πS[x(t)])/h) sia non nullo, x(ti) deve avere,appunto, azione finita. In particolare, nel nostro caso, le configurazioni di campo con condizioni al contorno istantoniche danno origine ad un integrale non nullo (∆Sθ)un istantone=∫d4x(Lθ)un istantone≠0 Da questo si ricava che gli effetti di violazione CP possono essere presenti nelle interazioni forti. Bisogna soffermarci per fare una nota esplicativa della espressione precedente;per questa motivazione una nozione chiave è rappresentata dalla carica topologica Q di una configurazione di campo di gauge Q=∫d4x∂μKμ=∫d3xK0(x,t) │t=+∞ = K (t=+∞)- K(t=-∞) (1) (K0 è la componente t=-∞ normale al bordo) Dove di solito ci si riferisce a K con il nome di numero di Pontryagin.La carica topologica è nulla per campi di gauge perturbativi,che sono quindi detti avere una topologia triviale. Al contrario la configurazione di campo istantonico, come in questo caso, non ha una topologia triviale, infatti Q è non nullo, anzi in una pura gauge per cui Aμ=UDμU+ con U=exp(iαaTa) Q è un numero relativo(Q Є Z).Proprio per questo fine è stato scelto il coefficiente di normalizzazione (1/32π2) davanti a Lθ, affinché il valore di Q sia un valore intero, cioè assuma valori discreti(carica topologica multipla di una fondamentale, presa unitaria). 2.2 I SETTORI θ: Come si è rimarcato nella precedente sessione,il valore del parametro θ può essere a priori arbitrario:le teorie con differenti valori di θ e quindi dello stato di vuoto QCD |θ› descrivono differenti mondi che non “comunicano” l’un l’altro. Si dice che i mondi con differenti |θ› appartengono a diversi settori di superselezione. Per comprendere meglio ciò e soprattutto per esplicitare il ruolo di θ nello stato di vuoto,consideriamo la pura gluodinamica nella gauge di Hamilton A0=0 in cui la 5 Lagrangiana non dipende da A0. Questo vincolo di gauge non elimina, comunque, la libertà, infatti sono ancora permesse trasformazioni puramente spaziali di gauge ( indipendenti dalla variabile tempo),il cui generatore può essere scritto come G(α)=exp(i ∫d3xTrDiGi0(x)α(x) dove la traccia scorre sugli indici di colore. Tale generatore G (α) agisce sulle componenti spaziali dei campi di gauge e si può mostrare che tale operatore non commuta con l’operatore di carica topologica Q se le corrispondenti trasformazioni di gauge danno origine a un valore non nullo nel lato destro dell’equazione (1): queste ultime sono chiamate “grandi trasformazioni di gauge”. [G,Q] ≠0 Siccome non commutano,questo vuol dire che non possono avere una classe di autostati comuni e pertanto un autostato di Q non può essere uno stato fisico.In realtà,lo stato fisico è definito come una sovrapposizione degli autostati di Q : |θ› = ∑+∞ einθ|n› dove Q|n›=n|n› . n=-∞ Per trovare una spiegazione semplice e intuitiva, tutto questo è analogo a ciò che succede in un solido in cui, data la struttura cristallografica con atomi in locazioni fissate da un passo reticolare,non esiste per il sistema una simmetria continua ma discreta, cioè [H,P] ≠0 dove P è l’operatore impulso. E’ possibile invece definire un operatore Ta che definisce il passaggio da un sito ad un altro, Ta| n›=| n+1› e Ta-1=| n-1› per cui [H, Ta]=0. E’possibile perciò,definire lo stato fisico di vuoto come una combinazione lineare degli stati |n›(che mi definisce il sito n-simo) in modo che sia un autostato sia di H che di Ta : H|θ›=E|θ› e Ta|θ›=e-iθ|θ› Infatti dato |θ›=∑neinθ|n› allora Ta|θ›=Ta (∑neinθ|n›)=∑n einθ Ta |n›=∑n ei(n+1-1)θ |n+1›= e -iθ |θ› Ritornando al discorso QCD, nello spazio dei campi infinito dimensionale c’è una direzione parametrizzata dalla variabile K= ∫d3x K0 che forma un cerchio chiuso. La funzione d’onda(come funzione di K) è appunto una sovrapposizione di Bloch(come nel caso dell’analoga sua teoria dei solidi). Il parametro θ è chiamato, proprio per questo motivo, definendo lo stato di vuoto, l’angolo di vuoto. In questa formulazione θ entra come una fase arbitraria e varia in un intervallo da 0 a 2π: la fisica deve essere periodica in 2π, cioè l’azione di Lθ con θ sostituito da θ+2π non deve dare un risultato diverso. Si può mostare, inoltre, che per ogni generico operatore  che sia gauge invariante vale la condizione ‹ θ’| |θ ›~δθ’θ da cui si ricava che non esiste nessun operatore che possa trasformare uno stato di un mondo definito da un θ in un altro stato di un secondo mondo, definito da un altro θ; pertanto i differenti mondi θ sono disconnessi l’un l’altro, cioè non collegabili topologicamente per archi. 6 2.3 LIMITI SU θ : Prima di avventurarci a discutere i limiti sperimentali di θ bisogna non trascurare che in una teoria completa,con i quarks,c’è un termine addizionale alla parte di Lagrangiana CP dispari,che si origina dalle fasi immaginarie della matrice M di massa dei quarks. Queste fasi possono essere eliminate dalla matrice di massa tramite una trasformazione chirale dei campi dei quarks. Infatti, scrivendo una Lagrangiana nella forma L=L+=MψRγ0ψL+M*ψLγ0ψR dove L sta per levogiro, R per destrogiro e M è la matrice di massa (γ5ψL =-ψL e γ5ψR=+ ψR dove γ5=i γ0γ1γ2γ3 ). Sommando sui sapori(f sta per flavour) L=∑f (MfψRfγ0ψLf+Mf*ψLfγ0ψRf). Tramite la trasformazione chirale ψ’L=exp(-iαL)ψL e ψ’R=exp(-iαR)ψR per cui L’=∑Mf exp(i(αL-αR))ψRfγ0ψLf +M*fexp(i(αR-αL)ψLfγ0ψRf Siccome Mf=|Mf|exp(iαfM) con αfM l’insieme delle fasi degli autovalori della matrice M, scegliendo αL- αR= - αM allora si cancellano queste fasi. Comunque, a causa della anomalia assiale, che si manifesta come una non invarianza della misura dell’integrale di Feynman sotto le trasformazioni chirali, tali fasi appaiono davanti al termine GG̃ nella Lagrangiana QCD come ∑fαfM. Siccome è possibile diagonalizzare la matrice M come M1 M= ….. MNf |M1|exp(iα1M) = ………… |MNf|exp(iαNM) Allora il determinante è detM=∏f|M|exp(i∑f αfM ). Pertanto ∑fαfM = arg (detM).Ne consegue che il parametro definitivo e completo che stabilisce l’ampiezza della violazione CP in QCD è dato da θ̃=θ+arg(detM), ma, per semplicità di notazione, nella successiva discussione si denoterà con la stessa lettera θ il θ̃. Il problema CP, come abbiamo già evidenziato , sorge dal bisogno di spiegare il perché la natura scelga un valore incredibilmente piccolo di θ, invece che dell’ordine dell’unità; la speciale scelta di θ deve essere veramente vicina a zero: questo è un caso di un enorme aggiustamento estremamente preciso in fisica(“fine tuning”). La necessità di un θ piccolo sorge dal fatto che il più pronunciato effetto di questo termine è la generazione di un valore non nullo per il momento di dipolo elettrico del neutrone(nEDM). 7 . n π– in in p+ γ n Prima di tutto bisogna far notare che non è un qualcosa di fantascientifico il porre che un oggetto neutro come il neutrone abbia un momento di dipolo elettrico, poiché, in quanto particella non elementare, può avere un comportamento simile alle molecole di sostanze come l’acqua che, seppur globalmente neutre, presentano un momento di dipolo permanente per la particolare natura del legame atomico. Processo analogo può verificarsi nel caso del neutrone per fenomeni spontanei quali ad esempio la dissociazione virtuale(non può essere reale poichè mp+mπ>mn) in un protone e in un pione π –che,assorbendo un fotone, va a ricombinarsi nuovamente con p e restituisce il neutrone n di partenza. L’nEDM è, quindi, tanto più intenso tanto più la distanza d tra le particelle virtuali p+ e π- è grande(nEDM=d*e con e la carica del protone). ……………………………… nEDM è parametrizzato dalla seguente Lagrangiana efficace: . LnEDM= (1/2)dnnγ0iγ5σμνnFμν~d·E dove il tensore campo del fotone è Fμν=∂μAν-∂νAμ, n è la funzione d’onda ψ per il neutrone, mentre σμν è il prodotto antisimmetrico delle due matrici gamma di Dirac σμν=(1/2i) [γμ,γν]. In presenza del termine θ, nEDM può essere trovato dal seguente elemento di matrici : . ‹n(pf) γ(k)|eJμemAμi∫d4xLθ|n(pi)›=dnn(pf)γ0γ5σμνn(pi)kμεν(k) dove Jμem è la corrente elettromagnetica dei quarks ψfγ0γμψf , εν(k) denota il quadrivettore di polarizzazione del fotone,mentre il momento portato dal fotone, kμ=(pf)μ-(pi)μ è uguale alla differenza tra i momenti dello stato finale e iniziale del neutrone. Quello che si può immediatamente osservare è che al valore di dn contribuisce Lθ e quindi il valore stesso di θ. Il calcolo dell’elemento di matrice alla sinistra della precedente espressione è molto difficile in QCD, ma, nonostante ciò, nel passato sono stati sviluppati diversi metodi di calcolo, di cui si presentano i risultati: - il risultato del modello di calcolo bag fornisce un valore dn ~ θ ·2.7·10-16 e cm - il metodo CL(logaritmo chirale): dn ~ θ·5.2·10-16 e cm - il metodo ChPT(di perturbazione chirale): dn ~ θ·3.3·10-16 e cm - il calcolo più recente deriva dal metodo SR(regola di somma): d n ~ θ·2.2·10-16 e cm. 8 Tutti i precedenti risultati hanno una considerevole incertezza, di almeno il 50%, che riflette una varietà di incertezze inerenti ai calcoli non perturbativi in QCD. Benché i risultati differiscono per fattori anche di numerose unità, si può comunque dedurre,senza dubbio, che tutti concordano nell’ordine di grandezza, che dn|teorico~ θ·10-16 e cm. Questo numero deve essere confrontato con i più recenti risultati sperimentali per l’nEDM: |dn|sperimentale<6.3·10-26 e cm da cui si può ricavare un vincolo particolarmente restrittivo per il valore di θ: |θ|·10-16 <3.6·10-26→|θ|<10-9. Concordiamo che se il valore di θ non è proprio nullo, deve essere innaturalmente piccolo:non c’è ,però, nessuna ragione a priori per cui i due termini in θ̃, cioè θ e arg(detM) debbano in qualche modo compensarsi e cancellarsi a vicenda con una tale accuratezza,di almeno una parte su 10 9. E’ necessario,pertanto, un meccanismo dinamico che spieghi il valore sperimentale di θ , forzandolo a rilassarsi a zero. Prima di procedere ulteriormente,bisogna,però menzionare che ci sono altri effetti che violano la simmetria CP che sono indotti dal θ termine, anche se ,nonostante ciò, impongono limiti meno stringenti, per cui alla resa dei conti l’effetto dominante è il problema dell’nEDM. Comunque, per esempio, un valore non nullo di θ dà origine ad una ampiezza non nulla per il decadimento che viola CP η→π+π – calcolata teoricamente come A~ θ²·1.8·10². Il limite sperimentale è < 1.5·10-3 che comporta un vincolo | θ|<3·10-3 , che è sicuramente molto più debole dell’altro. 3 PUO’ LA QCD RISOLVERE IL PROBLEMA CP STESSO ? Ci chiediamo se un valore piccolo di θ può emergere in un modo credibile dalla teoria di gauge o se può essere resa in un qualche modo nulla; si possono distinguere tre possibilità: 1)se le interazioni che rompono P e T conducono ad una rinormalizzazione infinita di θ, diremo che l’invarianza forte P e T è innaturale; 2)se l’interazione che rompe P e T conduce ad un valore di rinormalizzazione piccolo di θ, diremo l’invarianza naturale. In questo caso, se un valore nudo θ=0 è imposto per ragioni di simmetria, una teoria fisicamente accettabile può emergere senza ulteriore aggiustamento. 3)in certe classi di teorie il parametro θ è fisicamente senza significato o determinato dinamicamente. In questo caso, se l’interazione forte conserva P e T, diremo la conservazione automatica. Teorie di tipo 1) sono veramente prive di attrattiva perché fisicamente inaccettabili, quelle di tipo 2) richiedono che sia P che T siano debolmente rotte, cioè che la rottura avvenga attraverso un accoppiamento dimensionale nella Lagrangiana nuda, o spontaneamente. Invece, una teoria di tipo 3) richiede che la massa di alcuni quarks sia nulla o che un nuovo genere di particelle(che chiameremo Assioni) esista. Così, se le nostre argomentazioni sono corrette, almeno una di queste quattro condizioni deve verificarsi: 9 1)P è debolmente rotta-questa condizione conduce ad una maggiore conoscenza delle proprietà del neutrino 2)T è debolmente rotta 3) la massa “nuda” di qualche quarks è zero: in questo caso ci sarebbe un interessante parallelo tra il settore dei quarks e quello dei leptoni(quark senza massa e neutrino senza massa) 4)un assione:questo è in qualche modo la possibilità più attraente e sicuramente più eccitante. Tra queste quattro alternative la conservazione P e T forte è naturale nelle prime due e automatica nelle ultime due. Prima di introdurre il campo dell’assione, cioè prima di invocare nuova fisica oltre la QCD, un teorico può provare un punto di vista minimalista (che è quello che comunemente viene adottato per fronteggiare ogni nuovo problema) per cui , senza introdurre qualcos’altro di nuovo, si chiede se la QCD possa risolvere il problema CP stesso, con i suoi strumenti,senza il bisogno di una nuova fisica. Come già abbiamo anticipato, un’ ovvia soluzione di questo tipo, entro la QCD, esiste: se ci fosse uno dei quarks senza massa, ad esempio mu=0, allora tutti gli effetti di θ sarebbero nulli. In questo caso siamo nel limite chirale ,infatti, non essendoci il termine di massa che rompe la simmetria, questo comporta l’esistenza di una simmetria globale ma anomala UA(1) delle rotazioni chirali del campo del quark u: uR→uRexp(iβ) e uL→uLexp(-iβ) che può ruotare via,cioè eliminare, il termine θ. La relazione chiave qui è l’anomalia triangolare nella divergenza della corrente assiale ∂μJμA=(g2n/(32π²))TrGμνG̃ μν + divergenza ”innocua”+0(quando m=0) dove n è il numero di quarks bilineari nella corrente assiale. L’anomalia deriva dal fatto che la quadridivergenza totale nel processo, A noto come anomalia triangolare,è non nulla il che comporta una violazione della legge di J μA continuità. A Anomalia Se qualche quark ha massa nulla, allora,eseguendo triangolare l’opportuna rotazione chirale,secondo l’equazione precedente,aggiungiamo o sottraiamo alla Lagrangiana una interazione della forma TrGμνG̃ μν. Infatti la trasformazione chirale che si opera è δChΓ(A)=αA(x)(g2n/(32π²))TrGμνG̃ μν , per cui l’azione diventa S[A]=SYM+∫[(θ+αA(x))/(32π²)]GμνG̃̃ μνdx dove SYM è l’azione di Yang-Mills che descrive il resto degli effetti della QCD non violanti CP. E’ possibile scegliere, pertanto, il parametro di rotazione assiale αA(x) tale che θefficace=θ+ αA(x)=0, eliminando, così, la presenza ingombrante di θ. Comunque mu=0 non è sostenuto da basi fenomenologiche e pertanto questo scenario dovrebbe essere scaricato al momento; il condizionale è d’obbligo poiché la massa 10 dei quarks misurata sperimentalmente è quella vestita di gluoni, mentre quella “nuda” è estremamente leggera e ricavabile da valutazioni algebriche , le cui stime sono ancora minate da troppe incertezze. Una più intricata soluzione, entro la QCD, potrebbe esistere se lo stesso confinamento forte fosse tale da garantire uno schermo per gli effetti del termine θ: questa questione fu sollevata inizialmente da A. Polyakov poco dopo la scoperta del problema CP. Le sue argomentazioni erano le seguenti: il termine θ compare nella azione S come integrale su derivate totali, cioè una quadridivergenza, che può operare,ossia dare contributo, soltanto se ci sono componenti non nulle a lungo raggio dei campi di gauge. Come già si è detto, nell’approssimazione semiclassica, tali componenti sono certamente presenti:è evidente dai calcoli degli istantoni. Comunque si può sempre ribattere che tale approssimazione perde la più importante caratteristica della QCD,cioè il confinamento di colore, che potrebbe eliminare tali interazioni a lungo raggio(è il cosiddetto “schermo” di colore) e rendere pertanto l’integrale nullo. Però tale argomento è stato studiato con una conclusione negativa, in quanto ci sono ben due effetti in QCD che dipendono da tale schermo, non solo la conservazione/violazione CP, ma anche la pesantezza della massa del mesone η’(il problema UA(1) ). Anche se non si conosce precisamente come funziona il meccanismo di confinamento, sappiamo che η’ si separa dall’ottetto dei bosoni di Goldstone(sarebbe più corretto parlare di pseudo-bosoni di Goldstone, poiché sono particelle i cui campi definiscono le fluttuazione tra gli stati di vuoto,da cui la loro classificazione, ma senza massa solamente nel limite chirale. L’ottetto è formato da :π 0,π+,π-,K0,K-,K+,K̃ 0 e η )[il simbolo ~ sopra K indica la sua antiparticella]. Il mesone singoletto di sapore, η’=(1/√3)(uγ0γ5u+dγ0γ5d+sγ0γ5s) è significativamente più pesante dell’ ottetto di sapore di Goldstone, infatti m η’~958 MeV. Come venne mostrato da Weinberg, se η’ fosse stato un bosone di Goldstone, la sua massa sarebbe stata vincolata dal limite m η’≤ m π√3, in notevole contraddizione con i dati sperimentali: questo suggerisce che η’ non è privo di massa nel limite chirale, al contrario dei bosoni dell’ottetto. La spiegazione del contributo extra alla massa di η’ deriva da effetti non perturbativi dovuti all’anomalia assiale correlata proprio al termine θ: storicamente,infatti, il problema UA(1) è stato un esempio, tipico nella fisica, in cui la soluzione di alcuni problemi ne genera altri totalmente scorrelati e inaspettati(in questo caso il problema CP). Per quantificare l’effetto su basi teoriche, introduciamo il correlatore della densità di carica topologica, definito in letteratura scientifica, semplicemente come la suscettibilità topologica χ=-i∫d4x‹0|TQ(x)Q(0)|0› dove Q=(1/(32π²))GaμνG̃ aμν Si dimostra che nell’approssimazione dell’espansione 1/Nc dove Nc è il numero di colori,la massa m η’ può essere definita come: m η’2=((6 χ)/(f²π))+o(mq)+o(1/ Nc²) con fπ= costante di decadimento del pione. Quindi, affinché la massa di η’ sia non nulla nel limite chirale, χ deve essere non nulla nella pura gluodinamica. Una gran quantità 11 di prove teoriche sono state accumulate negli ultimi 20 anni, che mostrano come χ nella pura Yang-Mills non si azzera: gli studi con la regola di somma in QCD conduce a χ≈(180 MeV)4≠0. Un valore diverso da zero della suscettibilità topologica significa, per quanto detto, che c’è una richiesta del parametro θ in questa teoria. Infatti χ non è niente altro che la derivata seconda dell’energia del vuoto rispetto a θ preso a θ=0. Da questo si ricava che, in quanto QCD risolve il problema U(1), non può risolvere da sola il problema CP forte senza un aiuto dall’esterno. 4 LA RICERCA DI SOLUZIONI OLTRE LA QCD: IL MECCANISMO DI PECCEI-QUINN: Il primo meccanismo dinamico che permette di risolvere il problema CP forte fu proposto da Peccei e Quinn, i quali mostrarono che se il modello Standard ammette una simmetria globale chirale U(1), nota in letteratura come simmetria U(1)PQ (qL→qLexp(iα) e qR→qRexp(-iα)), allora la dinamica della teoria è tale che θ è mandato a zero dinamicamente. Ovviamente, se LSM ha una addizionale simmetria chirale che non è rotta,non c’è mai stato il problema CP poiché è analogo ad avere quarks senza massa in cui la trasformazione chirale può ruotare via θ. Il caso fisico interessante da considerare è,perciò, quello in cui LSM ha tale simmetria, ma questa viene spontaneamente rotta, per cui deve esistere nella teoria un nuovo bosone di Goldstone, una eccitazione di spin zero e con massa nulla. Questa eccitazione è il nostro famoso assione, il cui campo sotto tale simmetria, essendo il campo di un bosone di Goldstone,si trasla: a(x)→a(x)+δα·vPQ ,dove vPQ è un parametro di scala associata con la rottura, mentre δα è il parametro infinitesimo della trasformazione. Per una normale simmetria spontaneamente rotta, il fatto che i bosoni di Goldstone traslino sotto la simmetria, implica che la Lagrangiana effettiva che governa la dinamica di queste particelle può solo coinvolgere le derivate di questi campi ,in quanto per a→a’=a+cost allora ∂μa→∂μa’=∂μ(a+cost)= ∂μa per cui L è lasciata invariata. La simmetria U(1)PQ , comunque, poiché è chirale, soffre dell’anomalia di Adler Bell Jackiw (l’anomalia triangolare):questo comportamento particolare della Lagrangiana della teoria è riprodotto,semplicemente,dall’avere un termine lineare nel campo dell’assione accoppiato all’anomalia,cioè a (g²/(32π²))TrGμνG̃ μν. Da qui, se il modello Standard è caratterizzato da una rottura spontanea della simmetria U(1)PQ, sarà allora descritto da una Lagrangiana efficace: Leff=LSM+θ(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν +a(ξ/vPQ)(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν-½∂μa∂μa+L(∂μa,ψ) dove ξ e L(∂μa,ψ) sono quantità dipendenti dal modello e da come vengono realizzate le trasformazioni U(1)PQ per i fermioni nella teoria. L’esistenza dell’interazione GG̃ che rompe U(1)PQ, dovuta all’anomalia chirale, fornisce di fatto un potenziale per il campo assionico. Non è pertanto più vero che nel vuoto tutti i valori di ‹a› sono permessi, infatti, includendo il contributo dell’anomalia, uno trova che il valore di aspettazione del campo dell’assione nel vuoto è fissato essere ‹θ|a|θ›=-θ vPQ /ξ (2) 12 Il campo fisico dell’assione è, naturalmente, l’eccitazione rispetto al valore di aspettazione nel vuoto cioè afisico=a-‹θ|a|θ›=a+θ vPQ /ξ Così, in termini di questo campo si ha che la Lagrangiana efficace si può riscrivere come: Leff=LSM+L(∂μafis,ψ) -½∂μafis∂μafis+ afis(ξ/vPQ)(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν in cui θ(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν +a(ξ/vPQ)(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν= (θ+ (aξ)/(vPQ))(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν= = afis(ξ/vPQ)(g²/(32π²))GaμνG̃ aμν Pertanto, la presenza dell’ulteriore simmetria U(1)PQ ha condotto a zero θ, cioè ha eliminato “dinamicamente” il parametro θ che viola CP, sostituendolo con l’introduzione di un campo dinamico: l’assione. Prima di proseguire, ci si può chiedere come si ricavi il risultato dell’equazione (2): può essere mostrato esaminando le equazioni del moto del campo dell’assione. Ritorniamo a Leff in cui compare ancora θ e in cui abbiamo a e non afisico; le equazioni del moto saranno quelle che soddisfano le equazioni di Eulero-Lagrange in forma quadrivettoriale: ∂μ∂L = ∂L → -∂μ∂μa+∂μ∂L(∂μa,ψ) = ξ g² GaμνG̃ aμν ∂∂μa ∂μa ∂∂μa vPQ32π² Se non ci fosse il termine di destra,cioè il termine di anomalia, è chiaro che qualsiasi valore costante per il campo assionico nel vuoto sarebbe permesso; comunque, l’equazione precedente ci informa che il campo dell’assione si fissa nel vuoto al valore dove ‹ ∂Veff › =-ξg² ‹ GaμνG̃ aμν› =0 ∂a vPQ32π² Il valore di aspettazione della densità che viola CP GG̃ è periodica nel rilevante parametro θ della teoria: per esempio, in una approssimazione istantonica,‹ G aμνG̃ aμν› è proporzionale a sen(θ+‹a›ξ/ vPQ ), perciò tale valore di aspettazione nel vuoto si annulla precisamente quando l’equazione (2) è soddisfatta. Benché l’introduzione della simmetria spontaneamente rotta U(1) PQ risolve il problema forte CP, necessita la presenza di un nuovo campo dinamico nella teoria, che si colloca al di là del modello Standard:l’assione.Questa eccitazione, che è senza massa, perché è un bosone di Goldstone, acquista una massa come conseguenza della anomalia chirale. Infatti ma²= ‹ ∂²Veff › = -ξg² ∂ ‹GG̃ › ∂a² vPQ32π² ∂a ‹a›=-(θ vPQ)/ξ La massa dell’assione è proporzionale alla curvatura del potenziale effettivo indotto dall’anomalia. Si può sottolineare che, puramente su basi dimensionali, la massa dell’assione è dell’ordine ma²~Λ4QCD/ v2PQ dove Λ4QCD rappresenta la scala di aspettazione di ‹GG̃ ›. Se vPQ >> ΛQCD si ottiene,come prezzo per risolvere il problema CP dinamicamente, un bosone molto leggero. 13 5 GLI ASSIONI: 5.1 BREVE RASSEGNA SUI MODELLI ASSIONICI ASSIONE DI WEINBERG-WILCZEK Quando i campi di Higgs sviluppano i valori di aspettazione del vuoto, il gruppo di simmetria elettrodebole è spontaneamente rotto e ciò dà massa ai bosoni vettori intermedi W+, W- e Z. Simultaneamente, la simmetria globale U(1)PQ è spontaneamente rotta: questo conduce all’emergere di un bosone di Goldstone senza massa, l’assione in questo caso. Nel modello Standard con due doppietti di Higgs l’assione è dato dalla seguente combinazione lineare a≡(1/v)(vφImφ0-vχImχ0) dove φ0 e χ0 denotano le componenti neutre dei doppietti di Higgs. Inoltre v≡(vφ²+vχ²)½ ~250 GeV e vφ e vχ sono i valori di aspettazione del vuoto di φ e χ, rispettivamente. In tutta questa approssimazione l’assione è ancora senza massa, ma, come abbiamo già detto, effetti della QCD non perturbativi(come gli istantoni) danno origine ad un potenziale per l’assione: da qui acquista una massa non nulla che può essere stimata come ma ~(fπmπ)/v ~100KeV (3) Inoltre, come appare da questo modello, la costante di decadimento dell’assione è 1/v, perciò sia la massa dell’assione che la costante di decadimento sono legati alla scala v di rottura della simmetria elettrodebole. Questa si rivela essere una restrizione troppo grande, perciò tale modello WW è escluso sulle basi degli esistenti dati sperimentali. ASSIONE KSVZ (KOTIKOV,SHIFMAN,VAINSHTEIN,ZAKHAROV): Se la scala di rottura della simmetria è molto più grande di quella elettrodebole, allora, secondo l’espressione (3) l’assione è molto più leggero e la sua costante di decadimento è molto più piccola: tale assione “invisibile” non sarebbe in conflitto con i dati sperimentali. Per slegare l’assione dalla scala elettrodebole, bisogna disaccoppiare i corrispondenti campi dai quarks noti e accoppiarli a ipotetici campi fermionici moto pesanti, portanti colore. In maggior dettaglio, si introduce un campo scalare complesso Φ accoppiato ad un ipotetico singoletto elettrodebole, cioè un campo di quark Q nella fondamentale rappresentazione di colore: L= ΦQRγ0QL+Hermitiana coniugata Il modulo di Φ è assunto sviluppare un grande valore di aspettazione del vuoto f/√2, mentre il suo argomento diventa il campo a dell’assione: a(x)=fα(x) α(x)≡ArgΦ(x) f>>Λ Allora l’accoppiamento a bassa energia dell’assione al campo gluonico è L=(a/(f32π²))GaμνG̃ aμν così che la Lagrangiana QCD dipende dalla combinazione θ+α(x). In generale si potrebbe introdurre più di un fondamentale campo Q, allora l’accoppiamento 14 assione-gluone acquista un multiplo intero N e la Lagrangiana diventa μν L’=(Na/(f32π²))Ga G̃ aμν . Questo fattore è qualche volta indicato come l’indice dell’assione ; il minimo assione corrisponde a N=1. In generale LQCD dipende dalla combinazione θ+Nα(x) e, come quanto detto precedentemente,gli effetti QCD non perturbativi generano un potenziale per θ+Nα(x) che è minimizzato al valore θ+Nα(x)VUOTO=0 per cui il problema CP forte è risolto automaticamente. L’ASSIONE ZDFS (ZAKHAROV,DINE,FISCHLER,SUSSKIND): Un modo alternativo per mantenere la simmetria PQ dei due doppietti del modello Standard ma di separare le scale di rottura PQ e elettrodebole, si estende la Lagrangiana SM tramite l’aggiunta di un singoletto di campo SM, Σ: L=λuQLγ0ΦuR+λdQLγ0χ*dR+H.c.+V(Φ+Φ,χ+χ,(Φ+χ)(χ+Φ),Σ+Σ,(Φ+Σ)Σ²) Questa è invariante sotto le seguenti trasformazioni assiali: qL→qLeiα qR→qRe-iα Φ→Φe2iα χ→χe-2iα Σ→Σe2iα Dalla rottura spontanea di questa simmetria emerge una particella di Goldstone, un assione, come sovrapposizione a≡(1/V)(vΦImΦ0-vχImχ0+vΣImΣ) Dove V=(vΦ²+vχ²+vΣ²)½ e vΦ,vχ e vΣ sono i valori di aspettazione del vuoto di Φ, χ e Σ,rispettivamente. Il valore di aspettazione del vuoto di Σ non deve essere collegato alla scala di rottura della simmetria elettrodebole, infatti può essere grande tanto quanto la scala GUT: se è così l’assione è leggero e piccola è la sua costante di decadimento. 5.2 RESTRIZIONI SULLA MASSA DELL’ASSIONE Coma già spiegato, l’assione è uno pseudo-bosone di Goldstone che acquista massa: i limiti fenomenologici su questa dovrebbero distinguere tra i casi KSVZ e ZDFS, in quanto nei due scenari le costanti di accoppiamento alla materia dell’assione sono diverse. Comunque, il presente scopo è quello di riassumere brevemente gli ordini di grandezza di tali vincoli, da cui si può concludere che gli effetti che distinguono gli assioni dei due modelli sono difficilmente osservabili. Assioni leggeri possono essere prodotti dalle stelle nei seguenti possibili processi: -processo Primakoff: γ↔a conversione che avviene nel campo elettromagnetico di un nucleo - fotoproduzione su un elettrone: γ +e-→e-+a -bremsstrahlung nucleone-nucleone: N+N→N+N+a o elettrone su un nucleo:e-+(A,Z) →e-+(A,Z)+a . Con questi processi le stelle perdono energia, trasferita agli assioni prodotti. A meno che 1/fa, che fissa la forza di accoppiamento con la materia del campo assionico, non sia particolarmente piccola, la produzione eccessiva di assioni condurrebbe ad una inaccettabile perdita di energia dalle stelle:questo comporta un limite inferiore nella costante di decadimento dell’assione fa>109 GeV. 15 E’ notevole che la cosmologia fissi un limite superiore per f a, infatti se questo è troppo grande, si ricava che 1/fa è troppo piccolo e come risultato, durante il corso dell’evoluzione cosmologica dell’universo, gli assioni si sarebbero dovuti disaccoppiare presto e avrebbero dovuto oscillare coerentemente. Ci sono due meccanismi principali attraverso cui la densità di energia accumulata in queste oscillazioni può essere dissipata:l’espansione di Hubble dell’universo e la produzione di particelle per mezzo degli stessi assioni. Comunque, se fa>1012GeV nessuno di questi meccanismi risulta efficace, poiché l’accoppiamento assionico è poco intenso, e quindi, in qualche istante di evoluzione, tale densità di energia avrebbe dovuto superare quella critica e avrebbe fatto ricollassare l’universo, bloccandone l’espansione. Riassumendo, si ottengono i seguenti ordini di grandezza su fa e, conseguentemente, su ma: 109GeV<fa<1012GeV e 10-6 eV<ma<10-3 eV 6 ESPERIMENTO PVLAS(Polarizzazione del Vuoto con LASer): 6.1 MOTIVAZIONI: Il vuoto quantistico può essere pensato come un mezzo simile ad un gas ordinario, la cui struttura, comunque, è normalmente invisibile, paragonabile alla trasparenza dell’acqua di uno stagno. Per “vedere” e analizzare la sua struttura, bisogna pertanto perturbare il mezzo, così come nello stagno bisogna lanciarvi una pietra per studiare il comportamento dell’acqua. Quando si studia il vuoto quantistico l’idea è di porre come mezzo perturbante un campo elettromagnetico esterno e usare come oggetto di investigazione per analizzare i possibili cambi nella struttura indotti dal campo un oggetto che può interagire con esso, cioè un raggio laser. Le proprietà del vuoto quantistico sono rilevate dal cambio da esso indotto sullo stato di polarizzazione del raggio laser inizialmente polarizzato linearmente: questo è alla base dell’esperimento PVLAS,misurante effetti di birifrangenza e dicroismo. Tratteremo la birifrangenza nella sessione successiva in modo più approfondito, associandola direttamente al campo assionico, ma è utile per ora evidenziare solamente gli aspetti qualitativi, per una comprensione più immediata. Lo scopo è quello di inquadrarla ancora in un ambito classico per mostrarare maggiormente il parallelo tra vuoto della QCD e i gas. Si definisce in Elettrodinamica classica per mezzo birifrangente un mezzo che ha le proprietà di esibire un differente indice di rifrazione per differenti direzioni del vettore di polarizzazione del raggio che lo attraversa. Geniale è stato l’approccio di Fresnel nello studiare questi mezzi, introducendo come utile strumento matematico l’astratto ellissoide degli indici i cui semiassi hanno proprio il valore degli indici di rifrazione. Il caso più comune, tralasciando quello banale della totale isotropia(la sfera, con un unico indice in tutte le direzioni) è quello dei cristalli detti monoassici, cioè quelli definiti da un ellissoide di rotazione in cui è possibile definire due indici di rifrazione, quello straordinario,l’indice relativo all’asse ottico e quello ordinario relativo a qualsiasi asse ortogonale a quello ottico. Da questo deriva la denominazione di mezzi birifrangenti,in quanto, dato un raggio incidente, quello trasmesso si scinde in due 16 poiché risente dell’anisotropia del mezzo e del diverso comportamento indotto dai due indici operanti in direzioni ortogonali tra loro. Il caso di nostro interesse è quello di alcuni gas che in condizioni ordinarie, cioè non perturbati, si comportano otticamente in modo isotropo, ma che eccitati da un campo elettrico o magnetico si comportano come oggetti birifrangenti:tale fenomeno è noto come effetto CottonMouton per cui la differenza tra gli indici è Δn=nSTRAO-nORDIN=CλB² cioè è un effetto quadratico nell’intensità del campo(C è una costante, mentre λ è la lunghezza d’onda incidente). Utilizzando la Lagrangiana della QED si ottiene anche nel caso del vuoto, introducendo un campo B esterno intenso, una espressione analoga: sembrerebbe spiegato l’esperimento come puro effetto elettrodinamico, se non fosse che l’ampiezza della birifrangenza, ma anche del dicroismo, è all’incirca 10 4 volte più intensa di quella aspettata dalla sola QED. Questo è un’ indizio che manca qualcosa, o meglio che la QED non spiega tutto ciò che si verifica nel processo. Quanto al dicroismo, si intende con esso il comportamento di alcuni mezzi che assorbono in proporzioni diverse l’onda ordinaria e quella straordinaria: l’assorbimento dipende dall’angolo che la direzione di oscillazione del campo elettrico forma con una particolare direzione tipica della sostanza. Dato un tipico mezzo materiale di questa categoria, se le molecole che costituiscono la sostanza sono allungate, avremo un grande assorbimento quando il campo elettrico E dell’onda è parallelo all’asse della molecola e uno molto minore quando è perpendicolare a esso. Una delle due onde viene progressivamente assorbita e diffusa e, se lo spessore è sufficiente, scompare, mentre l’altra prosegue. Pertanto, se il raggio incidente forma un certo angolo rispetto a tale direzione, le sue componenti finali, avendo sorti diverse,saranno tali che una rimane pressoché inalterata, mentre l’altra fortemente ridotta, comportando come risultato netto una apparente rotazione del vettore campo elettrico nella sua polarizzazione inizialmente lineare. Ebbene, dall’esperimento PVLAS(INFN, Legnaro,Italia) sono emersi sperimentalmente tali processi indotti dal vuoto: come è possibile spiegarli? E’ possibile farlo presupponendo che tale esperimento ha avuto la possibilità di produrre e rilevare nel suo apparato assioni che hanno interagito con il raggio laser e con il campo esterno inducendo tali processi, interpretabili alla luce dei calcoli della sessione 6. Un fotone interagisce con un secondo fotone virtuale(Bext) per produrre una particella virtuale,l’assione. La particella allora decade in un fotone reale e in uno virtuale : il 2° processo è detto effetto Primakoff, dal nome del fisico che per 17 primo lo ha discusso nei primi anni della fisica dei pioni(è un processo che riguarda anche gli assioni che, in quanto pseudoscalari, hanno molte proprietà analoghe e quindi partecipano a processi analoghi dei pioni neutri). Il primo processo è chiamato, invece, conseguentemente, effetto Primakoff inverso; il processo totale è chiamato effetto di RIGENERAZIONE DEL RAGGIO. Dal momento che l’assione ha massa, si propagherà ad una velocità minore di quella della luce, cioè del raggio incidente e pertanto il risultato netto sarà un ritardo del fotone reale in uscita. In PVLAS questo processo apparirà come una ellitticità dovuta alla birifrangenza. Un fotone interagisce con un secondo fotone virtuale (Bext) per produrre in questo caso una particella reale, l’assione che a questo punto si propaga indipendentemente. L’effetto netto è, quindi, lungo la direzione in cui avviene il processo, una perdita di fotoni del raggio e pertanto della sua intensità: PVLAS registra in questo processo il dicroismo indotto dal vuoto. Avendo a questo punto un quadro introduttivo della situazione è necessario, per una comprensione più approfondita, trattare il problema della birifrangenza evidenziando matematicamente il collegamento con gli assioni. 6.2ACCOPPIAMENTO DEGLI ASSIONI CON IL CAMPO ELETTROMATICO E EFFETTI SU UN RAGGIO LASER: Gli assioni sono particelle pseudoscalari come i pioni per cui è possibile ipotizzare un analogo accoppiamento con un campo elettromagnetico esterno, descritto dalla Lagrangiana efficace: L=(a/4f)FμνF̃ μν=(-a/f)(E∙B) in cui Fμν indica il tensore elettromagnetico (Per semplificarci le cose abbiamo rinormalizzato f per non portarci dietro 1/(8π²). L’effetto dell’interazione di queste particelle con due fotoni può essere quello di indurre piccoli cambi nello stato di polarizzazione di un raggio laser(primo fotone) che si propaga in un campo magnetico(secondo fotone del processo). Possono essere ricavate severe restrizioni sulla massa e sulla costante di accoppiamento dell’assione attraverso l’osservazione di rotazioni del piano di polarizzazione e ellitticità del raggio. Con la tecnologia a disposizione e per piccoli valori della massa dell’assione ma<10-4 eV si può essere sensibili a valori di f alti fino a 1010 GeV, che si confrontano favorevolmente con i limiti che si stabiliscono per f da considerazioni astrofisiche, con tutti i vantaggi per una possibile verifica sperimentale in laboratorio. Le equazioni del moto si ottengono tenendo conto delle azioni di Maxwell e di KleinGordon(descrive il moto dell’assione libero), per il campo elettromagnetico e per quello pseudoscalare rispettivamente a cui si aggiunge l’interazione definita dall’espressione precedente. La Lagrangiana totale si compone,quindi, di: 18 L=LKG+LEM+LINT=(1/2)∂μa∂μa-a(m²/2)-(1/4)FμνF̃ μν +(1/(4f))aFμνF̃ μν dove m è il termine di massa della particella pseudoscalare e Fμν= Fμνext+ Fμνraggio=(∂μAνext-∂νAμext)+(∂μAνraggio-∂νAμraggio)=∂μAν-∂νAμ dove Aμ = Aμext+ Aμraggio è il quadripotenziale totale. Fμνext rappresenta il tensore campo esterno, che ha come componenti solo il campo magnetico costante, mentre Aμraggio è il quadripotenziale associato all’onda luminosa, cioè al raggio laser. Per semplicità poniamo la condizione di gauge ∙ A=0 e l’ulteriore condizione A0=0 in quanto la propagazione è ortogonale a B. Tenendo soltanto i termini lineari in A e a, si ottiene il sistema di equazioni accoppiate: 1) ∂μ ∂L ∂∂μa = ∂L → □a=-m²a+(1/(4f))aFμνF̃ μν ma siccome (1/4) FμνF̃ μν =-B∙E=∂A∙B ∂a ∂t valendo l’equazione E=- ∂A/∂t si ottiene la prima equazione del sistema : (-1/f)B∙(∂A/∂t)+ (□+m²)a=0 2) ∂μ ∂L = ∂L con ∂L =0 ∂∂μAν ∂Aν ∂Aν →-(1/f)∂βaεβαλμ ∂λAμ =-(1/f)(∂a/∂t) Quindi il sistema da risolvere è: ×A=-(1/f)B(∂a/∂t) →-□A-(1/f)B(∂a/∂t)=0 1) 2) □A +(1/f)B(∂a/∂t)=0 -(1/f)B·(∂A/∂t) +(□+m²)a=0 (5) Siccome compare la relazione B·(∂A/∂t), questo comporta che solo la componente di A parallela a B è di interesse fisico, mentre nel caso in cui il raggio sia polarizzato linearmente ortogonalmente a B l’effetto è nullo. I fotoni paralleli a B si mescolano al campo assionico a; ricerchiamo delle soluzioni lineari, cioè A\\=Ae -i(ω’t-k·x) e a=a0e -i(ω’t-k·x) Queste soluzioni esistono se ω’ è scelto in modo da risolvere il sistema (5): 1)(k²-ω’²) A\\+(1/f)Ba(-iω’)=0 2)( k²-ω’²+m²)a-(1/f)B A\\(-iω’)=0 → (1/f)(-iω’)B A\\=( k²-ω’²+m²)a → A\\=(f/(-iω’B))( k²-ω’²+m²)a che sostituito in 1) mi restituisce ω’4+ ω’²(-2k²-(B²/f²)- m²)+ k4 + m²k² =0 19 → ω’²= ω±² =k²+(1/2)[m²+(B²/f²)±√ (m²+(B²/f²))²+(4B²f²) /f²] =k²+δ± Una soluzione unica si ottiene imponendo le condizioni fisiche iniziali: A\\(t=0,x=0)=1 e a(t=0,x=0)=0 Infatti da A\\(x,t)=(A\\+exp(-iω+t)+A\\-exp(-iω-t))e-ik·x e a\\(x,t)=(a+exp(-iω+t)+a-exp(-iω-t)) e-ik·x sostituendo si ha che (-ω±²+k²)A\\± +(1/f)(-iω±)a±B=0 → a±=[( k²-ω±²)f A\\±]/(i ω±B) con t=0 a++a-=0 →[( k²-ω+²)/(iωB)]fA++ [(k²-ω-²)/(iω-B)]fA- =0 Scegliendo A±=(Aω±)/(k²-ω±²) → A\\=Ae-ik·x[(ω+/( k²-ω+²))exp(-iω+t)-(ω-/( k²-ω-²)) exp(-iω-t)] A questo punto si sfrutta la 2° condizione A\\(0)=1=A[(ω+/( k²-ω+²))-(ω-/( k²-ω-²))]. La soluzione finale è A\\(x,t)= e-ik·x[( k²-ω-²)ω+exp(-iω+t)-(k²-ω+²)ω-exp(-iω-t)]/D(k) Con D(k)= (k²-ω-²)ω+-(k²-ω+²)ω(6) Siamo, quindi, finalmente pronti a trattare il caso più generale, quello in cui l’onda è polarizzata linearmente ad un angolo α rispetto a B all’ingresso nella regione dove c’è il campo, che poniamo a t=0; basta,infatti, scomporre il potenziale vettore che la descrive nelle due sue componenti,parallela e perpendicolare a B: A(0)=(cosαi+senαj) e-ik·x dove i e j sono i versori della direzione di B e a questa ortogonale. Dopo un tempo t=L(L è la distanza percorsa in un tempo t, infatti dobbiamo ricordare che stiamo operando in unità naturali per cui c=1) A(L)=(cosαA\\(L)i+senαe-iωLj)e-ik·x (7) cioè l’effetto si presenta solo sulla componente parallela a B con A\\(L) della forma precedentemente calcolata. Siccome la correzione su A\\ è piccola, è possibile approssimarla con l’utile espressione: A\\(L)=[1+ε(L)+iφ(L)] e-ik·x con ε e φ quantità molto piccole. All’ordine più basso in ε e φ l’equazione (7) rappresenta una onda che è polarizzata ellitticamente. Infatti data A=cosα (1+ε(L)+iφ(L))i+senαj =Axi+Ayj 20 in coordinate cartesiane, è utile riscriverla scomponendola in onde sferiche A=A+ε++A-ε- con ε±=(i+ij)/√2 poiché si dimostra in elettrodinamica che se il rapporto A -/A+ è un numero complesso, reiθ, allora l’onda è polarizzata ellitticamente con semiasse maggiore ruotato rispetto l’asse x(la nostra direzione di B) di un angolo α=θ/2. Il nostro scopo è, quindi, trovare questo angolo α. In coordinate sferiche A=(ε+/√2)[cosα(1+ε)+i(φ-senα)]+(ε-/√2)[cosα(1+ε)+i(φ+senα)] C=E-/E+=[cosα(1+ε)+i(φ+senα)] [cosα(1+ε)-i(φ-senα)]/[ cos²α(1+ε)²+(φ-senα)²] → α’=α(L)~α- (ε(L)sen2α)/2 Il vettore potenziale descrive un’ellisse con asse maggiore ad angolo α(L) rispetto alla direzione di B con una variazione rispetto all’inclinazione iniziale α di polarizzazione lineare. La figura è direttamente riferita non al potenziale vettore A ma al campo elettrico del raggio (discorso analogo si estende per quello magnetico). Sempre prendendo spunto dal caso elettrodinamico in cui l’ellitticità e, cioè il rapporto tra il semiasse minore e quello maggiore, è (1-r)/(1+r), determiniamo prima r, cioè il modulo del numero complesso E-/E+, sempre al 1° ordine in ε e φ: r= cos2α+2εcos²α+isen2α(1+ε) cos²α(1+ε)²+(φ-senα)² → l’eccentricità della polarizzazione ellittica sarà e~(1/2)|φ(L)|. Siccome la rotazione netta α(L)-α dipende dal segno di α che cambia se, fissato B, si cambia la direzione del raggio, cioè K (questo viene fatto per ottimizzare il percorso totale dato lo spazio a disposizione, tramite riflessioni multiple), allora non è possibile sperimentalmente accumulare l’effetto di rotazione se si fa viaggiare il raggio laser avanti e indietro nel magnete, mentre è possibile farlo per l’effetto di ellitticità. Quindi, anche se gli effetti sono molto piccoli, se la distanza totale da percorrere è grande, l’ellitticità è più facilmente rilevabile. 21 Per trovare ora ε e φ nel nostro caso, bisogna fare una distinzione tra diverse situazioni realizzabili sperimentalmente(e non), caratterizzate da variazioni lente o rapide dei fattori di fase che compaiono nell’espressione di A\\(t,x) rispetto al fattore di fase e -iωt della componente ortogonale non modificata. 1° caso: |ω±-ω|L<<2π le ω± sono estremamente vicine a ω, cioè l’effetto dell’interazione del campo assionico è minimo e conseguentemente sia A\\ che φ si propagano coerentemente a A┴ per tutto il processo. Possiamo, quindi, espandere ω± intorno a ω: ω±² =ω²+δ± → ω± =ω√1+(δ± /ω²) ~ ω+(δ± /(2ω)) → exp(-i ω±t)~e-iωtexp(-iδ±t/(2ω))~ e-iωt[1-(iδ±t/(2ω))-(δ±²t²/(8ω²))+(iδ±³t³/(48ω³))] Per cui nell’espressione (6) D(k)~-δ-(ω+δ+/(2ω))+ δ+(ω+ δ-/(2ω))=ω(δ+-δ-) Invece per il numeratore dell’espressione di A\\ data sempre da (6): N~ [ ω+ δ+ (- δ-) 1- iδ+t - δ+²t² + iδ+³t³ +δ+ ω+ δ- 1- iδ-t – δ-²t² + i δ-³t³ ]eik·x-iωt 2ω 2ω 8ω² 48ω³ 2ω 2ω 8ω² 48ω³ Tralasciando al momento la parte esponenziale, si ha quindi che, eseguendo tutti i prodotti utili: N~ω(δ+- δ-) + [(δ+ δ-t²(δ+- δ-))/(8ω)]-[(i δ+δ-t³(δ-²-δ+²))/(48ω³)] Dato che A\\=N/D(k) allora A\\ ~ eik·x-iωt [1+ (δ+δ-t²/(8ω²)) –[(iδ+ δ-(δ++δ-)t³)/(48ω4)] Confrontandola con l’espressione A\\~[1+ε(L)+iφ(L)] e-ik·x-iωt, utile per raccordare il discorso a quello dell’ellitticità e dell’angolo α(L) si trova, tenendo conto le relazioni δ+δ-=-k²B²/f² δ++δ-~m² t=L e k=ω (operiamo in unità naturali) che: ε(L)~(δ+δ-t²)/(8ω²)=-(B²L²)/(8f²) e φ(L)~-[(δ+δ-(δ++δ-)t³)/(48ω4)]=(m²B²L³)/(48f²k²) La condizione al bordo di questa regione può essere posta arbitrariamente come: |ω+ - ω-|L=2π dove la ω+ cessa di propagarsi coerentemente. Riferita ai parametri fisici, tenendo conto sempre dell’espansione di ω+ rispetto a ω: (|δ+|L)/(2ω)=2π → | δ+|=(4πω)/L ma δ+~m²+B²/f² per cui m²~((4πω)/L)- B²/f²= ((4πω)/L)[1-(B²/f²)(L/(4πω))] Siccome ω=(2π)/T e approssimativamente T=t/2 dove t è il tempo di andata e ritorno del raggio e T=L allora m²~((4πk)/L)[1- ((B²L²)/(4²π²f²))] che riscrivo come m²=m0²[1-(f0/f)²] definendo come parametri di riferimento m0²=(4πk)/L e f0=BL/(4π). 22 2° caso: |ω+-ω|L>>2π>>|ω--ω|L cioè continua a propagarsi coerentemente solo l’onda con frequenza ω- .Espandendo, quindi, soltanto ω- intorno a ω nell’unico termine coerente in questo caso nell’espressione (6), cioè quello in exp(-iω-t) si ottiene: il termine da trattare è A= (ω+²-k²)ω- exp(-iω-t) = exp(-iω-t) = exp(-iω-t) (k²-ω-²)ω+-(k²-ω+²) ω1- (k²-ω-²)ω+ 1 – δ-ω+ (k²- ω+²) ωδ+ωIl termine esponenziale lo tratto come exp(-iω-t)~(1-(iδ-t/(2ω))exp(-iωt) Invece 1/[1-(δ-ω+/ δ+ω-)]~1+(δ-ω+/ δ+ω-) Pertanto A ~[1+(δ-ω+/ δ+ω-)][1-(iδ-t)/(2ω)]e-iωt ma 1/ω-~[1- δ-/(2ω²)](1/ω) Ne consegue che A~ e-iωt 1- iδ-t 1+ ω+ 1 - δ- δ- ~ e-iωt 1- iδ-t + ω+δ- = 2ω ω 2ω² δ+ 2ω ωδ+ -iωt = e (1+ε(L)+iφ(L)) Si ricava, quindi, in questa regione le relazioni utili: ε(L)~ (ω+ δ-)/(kδ+) e φ(L)~- (δ-t)/(2ω)=-(δ-L)/(2ω) 3° caso: |ω±-ω|L>>2π In questa regione c’è una completa incoerenza di A\\ che è trasformato in una miscela di fotoni e particelle pseudoscalari:l’effetto di accoppiamento del campo assionico è prevalente;situazione alquanto irrealistica. Infatti si può notare che ,siccome sono invertite le condizioni rispetto al caso 1, la condizione al bordo di questa regione sarà data dalla relazione inversa: m²=m0²[(f0/f)²-1]>0 Questa regione corrisponde a valori completamente irrealistici di f, cioè f< f0 che dipende dall’interazione con B(ricordarsi che la forza di accoppiamento del campo assionico a quello elettromagnetico è data da 1/f e pertanto più f è piccolo più questa è intensa, ma in questo caso la sua intensità è superiore di molto a quella riscontrata sperimentalmente). Pertanto questo 3° caso definisce una condizione puramente matematica ma non riscontrabile in nessun caso in laboratorio. Consideriamo ora le condizioni sperimentali dei primi due casi che sono realisticamente possibili: m0 stabilisce il range di massa m della particella interagente con il campo a cui è sensibile l’esperimento di birifrangenza; dalle formule precedenti si ricava che tutti gli effetti si annullano per m >> m0 per cui il contributo di mesoni pseudoscalari che hanno accoppiamento simile, come π0 e η0 è non misurabile. Analogamente f0 stabilisce il limite della scala per f anche se, data la maggiore sensibilità nella sua misura e poiché gli effetti decrescono più lentamente rispetto a quelli di m per f >> f0, è possibile analizzare anche grandi valori di f (cioè particelle con scarsa forza di accoppiamento). Abbiamo ora il pieno e completo apparato matematico per poter comprendere l’apparato e i risultati ottenuti dall’esperimento PVLAS. 23 6.3 APPARATO E RISULTATI: Prima di riportare i risultati dell’esperimento e commentarli è importante e chiarificante,oltre che istruttivo, dare una descrizione dell’apparato. L’esperimento opera con un ellissometro che è capace di misurare, con una sensibilità di 10-7 rad Hz-½, ampiezza e fase sia dell’ellitticità che del dicroismo: si è cominciato nel 2001 e già da alcuni anni si sono osservati chiari picchi dello spettro di Fourier del rilevatore dove segnali di autentico dicroismo e ellitticità dovrebbero apparire. L’ampiezza di questi picchi (misurati con una pressione residua minore di 10-7 mbar e con un raggio laser di lunghezza d’onda λ=1064 nm(vicino infrarosso) fino al 2004) è al livello di 10-7 rad ed è ben al di sopra del rumore della frequenza dello spettro(il rapporto del segnale sul background magnetico è di solito migliore di 8 per giro, durevole più di 600 sec). Il raggio laser polarizzato si propaga nel vuoto in un campo magnetico in una regione di lunghezza L=1 m, generato da un dipolo magnetico superconduttore che opera ad intensità superiori a 5.5 T; le linee di campo sono orizzontali e,anche se per semplicità nella trattazione della sessione 6 avevamo posto B costante, in realtà sperimentalmente il magnete può ruotare debolmente intorno ad un asse verticale che coincide con la direzione di propagazione del raggio, al fine di ottenere effetti di ellitticità e dicroismo modulati dalla frequenza di rotazione del sistema e pertanto nettamente distinguibili dal rumore insito nella strumentazione elettronica adottata. Per incrementare il cammino ottico attraverso il magnete(ricordiamo che l’angolo α(L) non si accumula con il percorso ma l’ellitticità si), la luce viene riflessa tra due specchi M1 e M2 installati rispettivamente sotto e sopra il magnete; la loro distanza è d=6.4 m. I due specchi formano la cavità ottica detta di FABRY-PEROT:la luce in media è soggetta a N riflessioni e N è dell’ordine di 105. Luce polarizzata linearmente è immessa dentro la 24 cavità FP attraverso un polarizzatore, collocato dietro il magnete, P1, la cui orientazione è mantenuta fissa per tutte le misure. Un polarizzatore P2 identico a P1 è montato davanti al magnete,dietro M2 e è orientato ortogonalmente a P1 con un ottimo aggiustamento in modo da minimizzare la trasmissione con il magnete della luce proveniente dalla cavità(massima estinzione); infine un fotodiodo D analizza la luce emergente da P2. Al fine di aumentare il segnale sul background è usata una tecnica Heterodyne: per questo scopo una piccola elliticità di ampiezza circa 10 -3 rad è data al raggio che emerge da M2,tramite un modulatore elettro-ottico che è guidato da un preciso generatore a pulsazioni sinusoidali alla frequenza ω s=506 Hz. Inoltre, come già è precedentemente emerso, il magnete è posto in rotazione ad una frequenza fissa ωm e pertanto gli effetti di ellitticità e dicroismo sono modulati a 2 ωm ; la posizione angolare del magnete è misurata da un set di 32 tracciatori sul perimetro della piattaforma rotante di supporto: l’identificatore di ogni tracciatore e il suo tempo di passaggio attraverso una stazione di misura sono continuamente registrati, così da poter correggere accuratamente nell’analisi dei dati di Fourier la non uniformità della velocità di rotazione del magnete(che altrimenti altererebbe i risultati). LA MISURA MOSTRA DATI OTTENUTI NELL’OTTOBRE 2004 NEL VUOTO(<10-7mbar) E A VARIE PRESSIONI DI Ne CRESCENTI DA 1 A 21 mbar. I puntini circolari danno i valori di ellitticità, mentre i triangolini rossi indicano il dicroismo. Le ordinate danno l’effetto del transito del raggio attraverso 1m di una regione a B trasverso di 1T. (I termini all’estrema sinistra, ottenuti a vuoto spinto, non sono dei veri e propri segnali poiché si discostano dagli altri). Sono state eseguite diverse misure sotto diverse condizioni sperimentali, al fine di comprendere le fonti del segnale dei picchi nello spettro di Fourier modulato 2ω m e sono pertanto emersi i seguenti fatti: -il picco dell’ampiezza è indipendente dalla frequenza della rotazione del magnete nella misure di ellitticità; 25 -con il magnete non alla massima potenza, cioè con campo B non particolarmente intenso, il segnale non è più presente(sintomo che è la grande intensità alla base del processo); - con gli specchi M1 e M2 della cavità FP rimossi, tali da ridurre il percorso da NL(N è il numero di riflessioni e L la lunghezza della cavità) a semplicemente L, il segnale scompare; -con lo specchio M1 messo in avanti vicino a M2 in modo da rendere più piccolo il percorso nella cavità, ma mantenendo uguale il numero N, il segnale non è stato rilevato con la sensibilità disponibile delle apparecchiature; - l’ampiezza 2 ωm del segnale di ellitticità generato dall’effetto Cotton-Mouton per l’introduzione del gas nel percorso ottico è proporzionale alla pressione del gas. Il gas è introdotto per un semplice motivo: la sua introduzione, oltre a generare l’effetto CM classico che si addiziona a quello quantistico del vuoto, aumenta l’indice di rifrazione del mezzo in cui la luce si propaga da 1 a n e pertanto rallenta il raggio, mentre non ha effetto sulla propagazione di particelle ultraleggere che hanno accoppiamento alla materia quasi nullo, in questo caso gli assioni(diminuirà pertanto la discordanza tra le loro velocità e conseguentemente l’ellitticità osservata). Però l’effetto della dipendenza dell’indice di rifrazione n dalla pressione è analogo, o meglio è equivalente, al cambio, dipendente dalla pressione, della massa m dei bosoni pseudoscalari:cambiando la pressione P, perciò, ci si sta muovendo lungo una curva di diffrazione nel piano (ma,fa). Se il livello del rumore è abbastanza alto, con l’aumento della pressione ci si aspetta di osservare una decrescita del segnale di dicroismo fino a zero seguito da un comportamento oscillante: questo è in verità visibile. A pressione zero il segnale di dicroismo del vuoto è massimo (è l’effetto limpido del vuoto, svincolato da tutti gli effetti devianti indotti dalla materia), ma non può essere osservato direttamente a causa dei limiti sperimentali del massimo vuoto spinto raggiungibile e perché per piccoli valori di P i risultati non sono particolarmente attendibili poiché si aggiungono all’effetto totale quelli del background dell’apparato. Quello che si è fatto è stato, quindi, eseguire misure a P decrescente ed estrapolare, perciò un best fit dei risultati finali sperimentali. Se effettivamente l’origine microscopica dell’ellitticità e del dicroismo è dovuta all’esistenza di assioni o comunque in generale a un qualche bosone leggero che si accoppia a due fotoni con fa la costante di decadimento e ma la massa, allora l’intersezione nel piano (ma,fa) delle due bande di curve di equiellitticità e di equidicroismo identificano una regione relativamente piccola nel piano intorno a ma = 10-3eV ( 1.0·10-3eV<ma<1.5·10-3eV) e fa=106GeV cioè g=1/fa~(1.7-5.0) 10-6 GeV-1(avendo osservato una rotazione della polarizzazione del raggio laser Δθ ~10 -12 rad). Risultati notevoli, se non fosse che questa “oasi” è profondamente all’interno della regione di esclusione del plot mappato da ricerche sugli assioni in altri campi(ad esempio rispetto ai limiti astrofisici si rileva una forza di accoppiamento 6 ordini di grandezza più intensa, 10-6GeV-1 contro i 10-12GeV-1) 26 7 COMMENTO DEI RISULTATI DA PVLAS E CONCLUSIONI: Chiaramente, uno pseudoscalare con le proprietà precedentemente definite è difficilmente compatibile con un assione genuino della QCD nei due modelli validi precedentemente definiti, ma non solo. Tale particella dovrebbe avere proprietà veramente peculiari per eludere le restrizioni rigide date su g dalle considerazioni di perdita di energia stellare e dalla sua non osservazione in elioscopio al CERN tramite l’Axion Solar Telescope(“Solar(CAST)”). Figura: grafico ma (massa assione) vs g(costante di accoppiamento fotone-assio ne) per attuali e futuri esperimenti. Quelli che adottano il laser hanno come scopo la produzione e rilevazione di assioni in laboratorio,esperimenti sulla materia oscura galattica impiegano cavità a microonde per evidenziare gli assioni, sotto l’assunzione che questi siano costituenti essenziali del nostro alone galattico; infine gli esperimenti solari ricercano assioni generati dal Sole. In ogni caso un decisivo e indipendente test sperimentale del risultato di PVLAS è richiesto urgentemente: una possibilità è offerta dalle collisioni ad alta energia di e +eal KEK dove si potrebbero ricercare eventi di singolo fotone più energia traversa persa nello stato finale. Le possibilità migliori e più tempestive, comunque, sono quelle offerte da esperimenti di rigenerazione di fotoni che attraversano un assorbitore, sia basati su laser ottici ordinari sia su raggi X da laser da elettroni liberi(FEL) al DESY e allo SLAC. Infatti, come si può vedere dalla figura precedente, la regione dello spazio dei parametri esplorata da PVLAS potrebbe essere verificata se si allestisse un esperimento di rigenerazione di fotoni, sfruttando il già operante FEL al TESLA di DESY che dispone di due dipoli magnetici superconduttori del tipo usato al collider HERA di protoni-elettroni sempre al DESY. La radiazione usata, con una potenza media <P>=20-40 W e ω=10-200 eV permetterebbe una determinazione precisa di m e quindi una eventuale verifica ai risultati di PVLAS. 27 Conferme sperimentali dell’esperimento PVLAS, pertanto, ancora si attendono e dall’esito ci si muoverà di conseguenza: se c’è una conferma e questa è dovuta ad una nuova particella che interagisce con i fotoni sarà necessario un modello che spieghi perché i limiti astrofisici finora trovati non siano validi e da quale nuovo meccanismo vengano violati. Dai lavori più recenti di PVLAS sembra, però, che emergano al contrario di quanto si era prospettato all’inizio, dei risultati che smentiscono i precedenti che potrebbero essere dovuti ad errori sistematici. L’obiettivo principale è quindi ancora quello di valutare l’autenticità delle misure (confrontandole con nuove) e poi trovare una spiegazione che sicuramente è più articolata di quella qui proposta: potrebbe essere collegata o allo scambio di specie diverse di bosoni, a processi a più fotoni o a diversi U(1) che si “mescolano” con quello elettromagnetico (fattore comune è comunque la sovrapposizione di più processi). 28 8 BIBLIOGRAFIA: -“Elettrodinamica classica” di John David Jackson -“Advanced quantum mechanics” di J.J. Sakurai -“Lezioni di meccanica quantistica relativistica” di A.Bottino e C.Giunti -“Introduzione alla teoria dei campi” di Marcello Ciafaloni -“Nuclear and particle Physics” di Burcham e Jobes Articoli: -“Axion interpretation of the PVLAS data?” di Andreas Ringwald -“Axions, their relatives and prospects for the future” di Joerg Jaeckel -“Axions-Motivation,limits and searches” di G.G.Raffelt -“Problem of strong P and T invariance in the presence of instantons” di F.Wilczek -“The strong CP problem” di R.D.Peccei [n] The Strong Cp Problem. R.D. Peccei (DESY) . DESY-88-109, Aug 1988. 49pp. To appear in review volume: CP Violation, edited by C. Jarlskog. Published in Adv.Ser.Direct.High Energy Phys.3:503-551,1989 -“QCD vacuum and axions: what’s happening?” di Gregory Gabadadze e M.Shifman -“Effects of nearly massless, spin zero particles on light propagation in a magnetic field” di Maiani, Petronzio e Zavattini -“QCD axion and quintessential axion” di Jihn E.Kim -Sito Internet:www.TS.INFN.IT/attivita/PHYSiCS/experiments/PVLAS/ 29 30