associazione - Confapi Sardegna

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ASSOCIAZIONE
PICCOLE E MEDIE INDUSTRIE
DELLA SARDEGNA
CONGRESSO DEL
GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI
CONFAPI
Report sintetico dei lavori
Nelle giornate di venerdì 19 e sabato 20 settembre si è celebrato a
Castelsardo (SS) il Congresso dei Gruppo Giovani Imprenditori di CONFAPI.
La due giorni ha visto la partecipazione della neo Presidentessa del Gruppo
Giovani imprenditori di CONFAPI, Valentina Sanfelice di Bagnoli, della
Presidentessa regionale del Gruppo Giovani CONFAPI, Maristella Casula, e
naturalmente della Presidentessa del Gruppo Giovani della Delegazione API
Sarda di Sassari, Giansimona Tortu, che, di concerto e insieme al Presidente
della Delegazione API Sarda di Sassari, Italo Senes, ha organizzato l’evento.
Insieme a loro hanno partecipato ai lavori degli organismi della
Confederazione, tutti i rappresentanti dei vari Gruppi Giovani Imprenditori di
tutte le Associazioni delle Piccole e Medie Industrie d’Italia.
Complessivamente, i Dirigenti appartenenti ai vari Gruppi Giovani
Imprenditori sono stati circa 80.
Oltre alle riunioni programmatiche e di progettazione delle iniziative
associazionistiche per il futuro, come tradizione, è stato organizzato un
momento di approfondimento tematico specifico.
Il Convegno, dal titolo particolarmente significativo alla luce delle sfide che
attendono l’Italia e in particolare le regioni del Mezzogiorno, “Innovazione:
sfida obbligata per la competitività”, ha visto la partecipazione dei vertici
dell’API Sarda, oltre che esponenti del Governo nazionale, del mondo della
ricerca e dell’Università.
Ai lavori, svolti nella splendida sala XI del Castello dei Doria, a Castelsardo,
hanno partecipato circa 150 persone impegnate nel mondo imprenditoriale,
amministrativo, finanziario e della ricerca.
Il Convegno è stato aperto dalla padrona di casa, Giansimona Tortu,
Presidentessa del Gruppo Giovani Imprenditori dell’API Sarda di Sassari, la
quale, nel ringraziare tutti i colleghi Dirigenti e i collaboratori dell’API Sarda
che hanno reso possibile l’evento, ha evidenziato l’importanza che il
Congresso del GNGI si svolgesse in Sardegna, come è oramai tradizione, e
che in particolare si accingesse a trattare di un tema decisivo per il futuro
economico e sociale dell’Italia e della Sardegna in particolare.
Il Presidente della Delegazione API Sarda di Sassari, Italo Senes, ha
rafforzato ulteriormente questi concetti, sottolineando quanto sia decisivo oggi
per gli imprenditori avviare investimenti innovativi e confrontarsi con i vari
contesti in cui la propensione all’innovazione nasce e si consolida: Istituzioni
locali, regionali e nazionali, Università e centri di ricerca diversi, mondo
bancario, Associazioni imprenditoriali.
Il Presidente di Sardafidi, Enrico Gaia, ha portato il saluto del Consorzio di
garanzia e fidi dell’API Sarda e ha ricordato il lavoro proficuo che si sta
svolgendo per affiancare, come istituzione finanziaria, le strategie innovative
delle piccole e medie imprese sarde.
Infine, a chiusura degli interventi del sistema API Sarda, Gianni Gavassino,
Presidente regionale dell’Associazione, ha portato il saluto di tutti gli associati
ed evidenziato come dietro ogni innovazione, sia di processo che di prodotto
oppure organizzativa, c’è e ci deve sempre essere comunque l’imprenditore.
In questo sta in particolare il ruolo dei giovani imprenditori che devono
prendere l’eredità del sistema produttivo nazionale, migliorandolo e
rilanciandolo nel mondo globalizzato.
Il Sindaco di Castelsardo, Franco Cuccureddu, ha portato il saluto della
antichissima città regia. Nel suo intervento ha voluto sottolineare con forza
quanto sia decisivo, per lo sviluppo economico, il ruolo dei sistemi territoriali
in cui le Istituzioni, il mondo delle imprese, dell’istruzione, della ricerca, tutti
integrati, siano orientati a costruire ponti sul futuro, innovando anche il
proprio modo di essere. Il Sindaco ha illustrato sinteticamente i vari impegni
del Comune sui vari programmi e progetti comunitari, sottolineando quanto
sia importante anche per un ente locale innovare la propria strategia
operativa per il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo economico e
sociale della comunità.
Gli interventi di approfondimento sul tema del Convegno, coordinati dal Prof.
Carlo Marcetti dell’Università di Sassari, si sono aperti con la relazione di
Maristella Casula, Presidentessa del GGI API Sarda, alla quale è stato
affidato il compito di rappresentare la posizione di API Sarda in materia.
Nel suo intervento, dopo aver sottolineato come l’innovazione, assieme
all’informazione e alla conoscenza, sia una leva fondamentale per lo sviluppo
e la competitività di un’economia e richiamato una definizione generale
dell’innovazione, ha riportato alcune statistiche sulla situazione nazionale e
regionale in tema di propensione all’innovazione.
Nel 2006, secondo dati consolidati ISTAT, la spesa complessiva in ricerca e
sviluppo in Italia (1,25% del PIL) non è ancora allineata alla media europea
(1,84%), collocandosi tra gli ultimi posi tra i Paesi europei.
La situazione regionale della Sardegna, secondo gli studi presentati da Casula,
appare ancora meno confortante: la quota totale del PIL dedicata alla spesa
per ricerca e sviluppo in Sardegna si attesta intorno all’0,67%, inferiore alla
media del Mezzogiorno (0,83%) e decisamente inferiore al dato del NordOvest (1,27%). Il dato più preoccupante è relativo al livello decisamente
basso della spesa da parte delle imprese private. Infatti, negli ultimi anni il
rapporto spesa in R&S/PIL delle imprese sarde è pressoché nullo,
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stabilizzandosi intorno all’0,04%. La quota è decisamente inferiore non solo al
valore registrato nel Nord-Ovest (0,93%) ma anche rispetto a quello del
Mezzogiorno (0,24%) e al dato registrato a livello nazionale (0,54%).
Come il XX Rapporto Congiunturale elaborato dall’API Sarda ha evidenziato,
gli investimenti sostitutivi funzionali a introdurre innovazioni, anche se con
andamento altalenante, sono diminuiti: si passa dal 64% registrato nel 2003
al 47% nel 2007. Sono molto cresciute, invece, le spese di investimento
finalizzate a sostituire impianti e macchinari senza apportare innovazioni
(30% rispetto al 18% sia del 2005 che del 2006). Il numero di imprese che
negli ultimi anni ha effettuato investimenti immateriali in innovazione si è
attestato al 10%.
Casula, quindi, ha affrontato le possibili spiegazioni del perché si registra
questo livello scarso degli investimenti in R&ST, in particolar modo di quelli
privati, nel Mezzogiorno e in Sardegna. La motivazione avrebbe diverse origini
che si possono sintetizzare con un duplice livello di analisi:
1) da un lato, l’ambiente economico, sociale e strutturale non è ancora
favorevole ad innescare un processo virtuoso di diffusione delle
innovazioni;
2) dall’altro, le imprese, per la maggior parte di piccole e medie
dimensioni, non hanno a disposizione i mezzi per trasformare in
vantaggi competitivi le idee e i risultati della ricerca che circolano e,
altro elemento di fondamentale importanza, mancano ancora di una
cultura aperta all’innovazione.
La Presidentessa del GGI API Sarda ha quindi evidenziato che, a proposito di
propensione all’innovazione, per fare innovazione (e quindi fare impresa) è
necessaria una cultura manageriale diffusa in modo adeguato.
A tal proposito, un recente studio della Commissione Europea, invece, ha
evidenziato come il 37% delle imprese ignori completamente l’esistenza delle
tecniche per la gestione dell’innovazione.
In conclusione, innovazione e competitività sono due elementi essenziali nella
formulazione di una strategia di sviluppo, per le imprese che intendono
affermarsi nell’economia globale con l’apertura a nuovi mercati internazionali.
Non ci può essere innovazione senza cultura manageriale e un ambiente
economico e amministrativo favorevoli. Non basta il contributo finanziario o
l’agevolazione per portare un’impresa a investire in ricerca e innovazione. Le
competenze e il know-how sono la base per operare gli investimenti giusti e
presentarsi sul mercato a confrontarsi con i competitors: dal mercato si
apprendono nuove competenze e know-how con i quali sviluppare nuovi
investimenti (evidentemente innovativi) e ripresentarsi sul mercato. Dal
successo o dalla selezione dell’impresa si ottiene una contaminazione positiva
dell’ambiente economico imprenditoriale, che tuttavia deve essere
accompagnata e facilitata con l’efficienza amministrativa, l’equità tributaria e
fiscale e la necessaria dotazione infrastrutturale materiale e immateriale.
Il Presidente della Camera di Commercio di Sassari, Gavino Sini, è
intervenuto parlando di innovazione come modo di essere che dovrà essere
fatto proprio da tutti i subsistemi che compongono il sistema socio-economico
nazionale e regionale. L’innovazione deve essere nel modo di concepire
l’organizzazione di se stessi e il proprio ruolo nel contesto allargato,
ricercando integrazioni, sviluppando processi e prodotti in grado di generare
vantaggio competitivo e valore aggiunto. Le Associazioni imprenditoriali e i
Sindacati dei lavoratori, il mondo associazionistico in genere, gli Enti locali e le
Istituzioni preposte a facilitare lo sviluppo, tutti questi soggetti, secondo Sini,
devono dialogare fra loro sui progetti per dare attuazione ad un grande
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programma di rilancio della competitività del sistema-Paese e dei sistemiRegioni.
Il Prof. Sergio Uzzau, Amministratore unico di Porto Conte Ricerche, società
in house di Sardegna Ricerche, ha illustrato lo scenario della ricerca in
Sardegna, illustrando inoltre anche l’impegno della società che rappresenta
sui vari fronti imprenditoriali.
Sono numerosissime le iniziative avviate nell’ambito di programmi comunitari
volti a facilitare l’innovazione nelle imprese piccole e medie in Europa e in
Sardegna.
L’obiettivo in generale del sistema della ricerca deve essere sempre più quello
di riuscire a trasferire le innovazioni di processo e di prodotto nelle PMI. Qui
sta la principale difficoltà in Sardegna e in generale in Italia, soprattutto nelle
piccole realtà produttive. Secondo Uzzau, dovrebbe essere attuato un vasto
processo di incentivazione al trasferimento tecnologico, favorendo con
progetti mirati l’avvio e il consolidamento di cluster innovativi.
Il Prof. Michele Bagella, Preside della Facoltà di Economia dell’Università Tor
Vergata di Roma, ha posto invece l’accento sul posizionamento del sistema
economico nazionale nello scenario globale e il relativo ruolo dell’innovazione.
Esiste un binomio fondamentale nell’economia del 2000: innovazione e
internazionalizzazione. L’innovazione, infatti, è strettamente legata alla
crescita globale. Purtroppo, però, la crisi finanziaria, frutto del declino
Occidentale, sta condizionando negativamente i processi di crescita
dell’attuale, cosiddetto, primo mondo.
Esistono, secondo Bagella, tre fattori determinanti:
1. la crescita dei Paesi sviluppati è lenta, lentissima; quella dei Paesi
emergenti è accelerata e, al più, in fase negativa tende a rallentare.
2. Ci sarà sempre più regolamentazione stringente per l’accesso al
credito.
3. L’innovazione viene vista come ancora di salvezza dei Paesi più
sviluppati, ma occorre stare attenti al fatto che anche i Paesi emergenti
stanno innovando in misura accelerata.
In sostanza, la geografia economica mondiale sta cambiando: le università
cinesi o indiane sono tra le migliori al mondo e la crescita economica di queste
realtà entrerà ancor più massicciamente nelle nostre realtà.
Il futuro presenta pertanto un punto interrogativo sul ruolo e il peso
economico dell’Europa: infatti, il problema della competitività globale è
europeo e non solo italiano. In questo senso servirebbe una politica
economica globale dell’Unione europea e non solo una politica monetaria.
Le linee strategiche possibili, secondo Bagella, sono tre:
1. puntare sulla internazionalizzazione produttiva e non solo commerciale.
Si tratta di incrementare la propensione a costruire gruppi di imprese,
oggi potendo anche contare sulla possibilità di acquisire personalità
giuridica da parte di distretti e gruppi di produttori. Ciò è
evidentemente diverso dalla delocalizzazione stabile dei processi di
produzione.
2. Occorre puntare su prodotti finanziari strutturati, potendo anche
contare sull’esperienza derivante dagli errori finora compiuti a livello
internazionale. Tali prodotti finanziari sono gli unici che possano
consentire di spalmare il rischio per l’innovazione e
l’internazionalizzazione, che hanno dei rischi imprenditoriali di
insuccesso molto più alti di ogni altra forma di investimento.
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3. Bisogna valorizzare il ruolo dell’associazionismo imprenditoriale. Le
Associazioni di categoria, con le loro reti e i loro consorzi fidi potranno
giocare un ruolo molto importante.
L’intervento politico è stato affidato al Sottosegretario del Ministero
dell’Economia e delle Finanze, On. Luigi Casero, introdotto dal On. Piero
Testoni.
Secondo il Sottosegretario la crisi finanziaria americana avrà dei pesanti,
anche se indiretti, effetti sull’economia italiana. Di fatto occorre riequilibrare
una situazione in cui l’economia finanziaria pesa molto più di quella reale.
Il masterplan americano, su cui oggi si ripara in modo accelerato, sembra
andare proprio in questa direzione, ma viene da chiedersi quali e quanti
sarebbero stati gli effetti positivi di un simile intervento a favore dell’economia
reale anche solo qualche anno fa. Ora anche l’Unione Europea sembra andare
in questa direzione, ma per i veti incrociati dei vari Governi, non si è scelto di
puntare sulla trasformazione della Banca Europea degli Investimenti in un
fondo unico di sviluppo.
L’On. Casero ha sottolineato che occorre puntare sul cambiamento e superare
la logica del posizionamento tattico tendenzialmente arroccato che oggi
caratterizza tendenzialmente tutte le componenti in Italia. Inoltre, è
fondamentale scommettere sul vero punto di forza dell’Italia, che sin qui è
stato piuttosto trascurato: le PMI. L’imprenditoria italiana è la via per la
crescita, ma per agevolare tale percorso, dopo il risanamento, sono necessari
investimenti in infrastrutture strategiche di livello nazionale e locale. Anche le
banche, secondo il Sottogretario Casero, devono essere più vicine alle
imprese. Infine, il fisco deve essere capace di premiare chi scommette
sull’innovazione e sulla propria promozione all’estero, alla conquista di nuovi
mercati.
In conclusione, l’invito del Sottosegretario di via XX Settembre è stato
esplicito verso il mondo delle imprese: servono progetti imprenditoriali
innovativi mirati e quindi è necessario che gli imprenditori diano indicazioni
alle Istituzioni circa gli interventi che il Governo deve porre in essere
prioritariamente.
L’intervento di chiusura è stato quello della Presidentessa del Gruppo Giovani
Imprenditori CONFAPI, Valentina Sanfelice di Bagnoli.
La neo Presidentessa ha affermato subito che lo sviluppo mancato in Italia
negli ultimi decenni è stato causato dalle politiche assistenzialiste utili a
ricercare soluzioni immediate, ma incapaci di dare risposte strutturali.
L’innovazione si fa in due fasi della vita aziendale: quando si è in crisi e allora
serve urgentemente cambiare strada; oppure quando si hanno a disposizione
forti competenze.
Secondo Sanfelice di Bagnoli, l’impresa, che è la vera protagonista
dell’economia, e la politica devono dialogare di più e ricominciare a nutrire di
nuovo reciprocamente fiducia.
In particolare, il ruolo della politica dovrebbe essere anche quello di premiare
chi fa qualcosa per la ricchezza della comunità. Per questo è opportuno
ricercare le strade che tendano ad agevolare in modo automatico gli
investimenti in innovazione, come sta sottolineando da tempo CONFAPI.
Premiare chi fa, d’altro canto ha concluso la Presidentessa dei Giovani
Imprenditori di CONFAPI, significa anche avere il coraggio politico di non
alimentare più i carrozzoni inefficienti.
Appuntamento al prossimo anno.
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