università degli studi di trieste_corso di laurea in scienze dell’architettura laboratorio di progettazione architettonica 2_2013-14 http://www2.units.it/gcorbellini [email protected] giovanni corbellini marco ragonese eva de sabbata giulio paladini composizione architettonica 2 / teorie e tecniche della prog. architettonica seminario collaboratore collaboratore Commenti alla prima esercitazione_ marco ragonese \ 1. alessio alessandro 2. asti andrea 3. babini alessia 4. 5. bellè biagi matteo alice 6. 7. blazevic bonetti igor giulia 8. bonifacio giulia 9. bonini nicholas 10. bratos 11. bruschetta giulia giulia 12. cagnato 13. cervesi 14. concetti valentina anna luca 15. de lorenzo 16. di sotto andrea stefano 17. drosghig karin 18. fabbro francesco 19. fano luca Non si capisce perché l'isolato sia a corte. Il meccanismo dovrebbe prevedere la saturazione dell'intero lotto edificabile, per poi passare allo scavo del volume assecondando alcuni parametri (orientamento, insolazione, rumore, distanza tra finestre, privacy..). Sembra una scelta aprioristica. Non è chiaro in che modo le preesistenze interagiranno con il nuovo insediamento. Rovine da evidenziare? Tracce sui prospetti? Ma soprattutto perché conservarle? Rimane misterioso il posizionamento dei volumi, ferma restando la volontà di ibridare due esempi - che lavorano molto nel definire degli spazi con chiare caratteristiche e relazioni (interno/esterno, privato/pubblico) - non è chiaro quali benefici comporti questa operazione. Non è chiaro perché l'edificio debba “rompersi” e non deformarsi per adattarsi ai vincoli. L'attacco a terra non può prevedere solo parcheggi... Processo abbastanza chiaro e discretamente convincente, ma le immagini contengono diversi fraintendimenti terminologici. “movimentando i volumi”, “alleggerire i blocchi” sono espressioni che bisognerà dimenticare presto... La sparizione del parcheggio che unisce le torri, dimostra poca comprensione del progetto i riferimento. Le torri sono posizionate in maniera arbitraria. Non si capisce che relazione intercorra tra i due edifici (che, invece, è il concetto alla base del progetto di riferimento) e gli agenti che determinano le pieghe (soltanto i vincoli del lotto?). Visto il risultato, non era necessario usare due riferimenti. VM è usato solo in termini formali, le torri di De Geyter diventano molto piccole e la loro posizione non è motivata. Le operazioni che determinano la posizione delle torri potevano essere più raffinate e non esclusivamente geometriche: che ruolo gioca l'orientamento rispetto all'insolazione (una torre fa ombra sull'altra?)? E la vicinanza della ferrovia? Manca l'elemento che connette le torri capace di dare gerarchia allo spazio aperto. Le regole del gioco prevedono l'uso dei riferimenti forniti. L'uso di ulteriori esempi avverrà in una seconda fase. Usi quattro riferimenti per proporre due edifici a elle, il cui principio insediativo rimane misterioso. E' meglio capirne uno solo, ma bene, e utilizzarlo in maiera operativa. Il tappeto proposto è molto suggerente, ma risulta sproporzionato rispetto al contesto e al riferimento. I volumi sono minuscoli. Le torri in sé - senza l'elemento che le lega e che determina la qualità dello spazio aperto e la divisione dall'”esterno”- non significano nulla. Vagano nel lotto senza alcuna regola o motivazione. Dalle immagini inviate non capisce il legame tra il riferimento e la proposta presentata. Appare un salto logico molto grande e difficilmente decodificabile. Il progetto di riferimento si basa sulla relazione tra due edifici e sul rapporto tra gli spazi tra i volumi e l'esterno. Qui l'edificio è uno e non si capisce che relazioni possa innescare... Le operazioni geometriche risultano un po' troppo fini a se stesse e parzialmente smentite dai risultati. Le deformazioni rispetto al contesto sono più efficaci, anche se deformare un edificio rispetto a un binario è un'operazione che mette in relazione elementi fortemente disomogenei. Wozoco è nella lista “altri esempi” e quindi non utilizzabile in questa fase. Inoltre il processo di sospensione dei volumi aggettanti – legato a dati quantitativi e vincoli urbanistici nel progetto di MVRDV – diventa, nella proposta, un gioco formale motivato da esigenze simboliche abbastanza discutibili. Difficile comprendere il legame tra i riferimenti e la proposta. 20. fonio riccardo 21. 22. 23. 24. simone giulia federica arianna freddi galeotto giannelli guastini 25. laka 26. leanza anastasia adriana 27. leghissa enrico 28. luparelli laura 29. manzin mauro 30. marchi silvia 31. martini 32. martinuzzi mattia chiara 33. mavric sonja 34. oblach matias 35. pellizzoni alice 36. peponi 37. pitton maria francesca 38. radovan 39. rak anna riccardo 40. rodaro giorgio 41. rosai 42. rossini michela maria 43. rottura rocco 44. sandre giovanni 45. savramis karin Il progetto di riferimento propone la reiterazione dello tipo edilizio in cui una delle corti cambia in relazione al sito, riducendosi. Questo aspetto manca nella proposta presentata, ma la doppia corte potrebbe avere un diverso carattere così da “reagire” alle diverse condizioni di bordo. Le immagini evidenziano una sottovalutazione della volumetria necessaria al progetto. Molta confusione nella comprensione dei riferimenti che vengono utilizzati sul sito in maniera decisamente arbitraria. Manca del tutto la relazione e la proporzionalità con il sito. Il riferimento utilizza diversi tipi edilizi (corte, patio, stecche a ballatoio) che interagiscono con una piastra complessa e sensibile al sito. la proposta presenta solo volumi singoli il cui principio e le logiche insediative sfuggono all'osservatore. VM è costituito su 2 edifici che si “deformano” uno in relazione all'altro. Se l'edificio diventa uno cade il presupposto di riferimento... bene il tentativo di individuare dei traguardi visuali. In entrambe le proposte presentate appare un'attenzione troppo “oggettuale” all'architettura e non viene utilizzato, invece, il processo insediativo dei riferimenti. Il primo che determina un “interno” mediante il parcheggio che collega le torri, l'altro che utilizza la linearità del viale centrale per attestare gli edifici. Le torri in sé, come gli edifici sfalzati, non hanno il medesimo valore urbano. L'individuazione di “tre linee principali del lotto” resta un'azione poco comprensibile. Bisogna capire perché l'edificio cresca in altezza verso la ferrovia (proteggersi dal rumore e dalla vista, ma a vantaggio di cosa?) e cosa diventerà lo spazio attorno al volume. Non si capisce quali siano gli operatori che agiscono sulle pieghe degli edifici (vista, insolazione, rumore?). Forse liberarsi dal dato formale del riferimento aiuterebbe. Senza parole. La ragazza che beve il succo, seduta accanto, è il colmo. Capito il processo, il risultato avrebbe goduto di miglior fortuna se fosse stato verificato – anche velocemente- con delle sezioni o con un'assonometria che ne evidenziasse la volumetria in relazione al sito. La corte è troppo piccola. Mossa di apertura riuscita a metà. Sarebbe stato più interessante se la collocazione delle torri fosse stata fatta mediante la scelta di traguardi visuali (colline, edifici, ecc) così come nel progetto di riferimento e non per allineamenti geometrici con i confini del lotto. La proposta presenta delle sproporzioni nella scelta della sezione dell'edificio, la cui articolazione volumetrica – caratteristica peculiare del riferimento – rimane inesplorata. La deformazione dell'edificio di riferimento avviene a causa (o grazie) a una preesistenza. Nella proposta presentata è frutto di una scelta non motivata, così come la collocazione sul lotto (se fosse 1 metro più a sud che cambierebbe?) Mossa di apertura riuscita a metà. Sarebbe stato più interessante se la collocazione delle torri fosse stata fatta mediante la scelta di traguardi visuali (colline, edifici, ecc) così come nel progetto di riferimento. Il progetto di riferimento parte da un dato molto pragmatico (la dimensione di un posto auto) lontanissimo dalle operazioni eisemaniane utilizzate come pezza d'appoggio. Anche se il risultato formale può sembrare analogo, i due riferimenti usati partono da premesse e sviluppi antitetici. Non risulta chiaro quale sia il riferimento delle maglie ortogonali e quello della sovrapposizione. Non si comprende in che modo la preesistenza contribuisca alla frattura, visto che il volume “nasce” già separato. Così come non è chiaro perché uno diventi più piccolo. Problemi di scala e incomprensibilità del posizionamento. La relazione tra i due volumi – e l'influenza che uno esercita sull'altro, caratteristica del riferimento – è persa a favore di due volumi che si ispessiscono in maniera poco proporzionata (soprattutto quello a elle). Probabilmente si sarebbe potuto moltiplicare ulteriormente il riferimento, senza ingigantire i volumi (anche se probabilmente c'è un problema di scala di inserimento). Bisogna trovare il motivo di alcune scelte ancora sottinteso o artificioso. Compresa la logia insediativa, bisogna capire le scelte operate da mourinho per lo “scavo” dei volumi lineari. E la relazione con i margini del lotto e con gli altri fattori di progetto (orientamento, accessi, ecc...) Hai fatto letteralmente a pezzi i due riferimenti. Ma non è possibile utilizzare l'architettura come frankstein... anche perché la somma de singoli addendi non 46. sulcic 47. tombolato alice valeria 48. valentino 49. veneziano daniele simone 50. vranic stefano 51. vujinovic mina 52. zamò 53. zeljko borna restituisce mai un risultato univoco. Il riferimento è nella cartella “altri esempi” da utilizzare in un secondo momento. Un progetto costruito soltanto su “giochi” geometrici difficilmente riesce a produrre spazi e architetture di qualità (a meno di un grande talento). Il riferimento utilizzato è più pragmatico e meno cerebrale riuscendo a relazionare l'edifico con il sito. Le quantità richieste difficilmente potranno essere contenute nei due volumi proposti. Alla sensibilità di capire volumetricamente le quantità necessarie, doveva seguire un'attenzione alla comprensione dell'importanza dell'elemento lineare che unisce le torri nel progetto di riferimento. Torri che nella proposta, da sole, vagano nel lotto in attesa di una collocazione motivata. La definizione di una forma geometrica triangolare (e perché non pentagonale, esagonale o altro?) risulta arbitraria e fortemente vincolante per il passaggio successivo. Operazione riuscita a metà. La relazione tra edifici ed elemento lineare non risulta compresa appieno (nel riferimento le torri sono sempre ortogonali al parcheggio per questioni strutturali). E il numero dei volumi, così come l'altezza degli stessi, non risulta indagata. La proposta disattende le prime immagini con i vincoli, gli edifici arrivano ai margini del lotto. Le operazioni di deformazioni appaiono senza alcuna motivazione. Se una cosa funziona “indipendentemente dal posizionamento” non può essere un edificio. La quantità richiesta difficilmente potrà essere contenuta in due volumi. Da rivedere l'approccio.