Con Gesù alla scoperta della mia identità La concretezza con cui Egli si dona La libertà con cui Cristo si consegna Tutto ciò non può rimanere un reperto del passato. In quanto battezzate, sulle nostre labbra non potrà che affiorare un “grazie”, al pensiero che “il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal2,20). Ma più che una parola, il “grazie” sarà tutta una vita, animata dalla stessa coscienza che animò le notti e i giorni del Cristo: la consapevolezza di essere figlio. Ne nasce un nuovo stile di vita, che Cristo propone ad ogni discepolo/a. La capacità di amare senza calcoli (“gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”) L’attenzione al povero come al fratello nel quale riconoscere Cristo (“ogni volta che avete fatto queste cose al mio fratello più piccolo, l’avete fatto a me”) La disponibilità non solo a lasciare tutto, a mettere in gioco la propria vita (“nessuno ha un amore più grande di colui che da la vita…”) La libertà con cui il discepolo è chiamato a realizzare il proprio dono: (“se vuoi… vieni e seguimi”) “Dov’è il tuo tesoro là sarà il tuo cuore” Gesù Nel mondo grigio del dare e del ricevere, dei concorsi e delle raccomandazioni, il Vangelo di Gesù Cristo irrompe con la spontaneità imbarazzante di un regalo, col ritmo inatteso e travolgente di una melodia. Ecco perché ci affascina, ecco perché ci mette in crisi. Come per un computer impazzito, manda in tilt tutte le graduatorie, i discorsi che altrimenti non farebbero una grinza. Dinanzi ad un padrone che paga gli operai dell’ultima ora come quelli della prima, dinanzi ad un padre che accoglie a occhi chiusi anche il più sbandato dei figli, o ad un maestro che fa del grembiule la propria bandiera, o che si lascia toccare, profumare da una donna… Questo modo di ragionare e di vivere, Gesù lo chiama regno di Dio, trama nascosta di una storia che ha per filo conduttore l’amore. La passione che Gesù nutre per le persone, la natura, le cose… La gratuità con cui Gesù agisce Lo sguardo materno con cui Egli segue e valorizza la vita di ciascuno Il “si” che Egli dice alla nostra umanità, condividendo fino in fondo la nostra vita Il continuo abbassarsi, assumendo la nostra condizione di debolezza Il cammino che attende il discepolo di Gesù è presto delineato, la vecchia carta di identità non serve più. Muta e inerte, una pietra non può mettersi in relazione con Cristo. Né può farlo chi, nel donarsi, usa la calcolatrice più del cuore. Guardarsi allo specchio può servire, ma solo per andare in fondo a ciò che siamo: immagine di Dio, che è “Amore” Non a tutti, però, è dato di capire. Sui suoi passi si muovono folle numerose, affascinate dai suoi discorsi e sollecitate da certi miracoli: ma Gesù si accorge di non essere capito, c’è troppa gente che preferisce vivere ai margini, pronta a venire allo scoperto se e quando le fa comodo. Gente che lo segue con i piedi ma non con il cuore. Tra questa gente lo sguardo di Gesù interpella dei discepoli,, uomini e donne tra cui, un ruolo speciale occupano gli apostoli. All’inizio c’è comunque il discepolato. Uno “stare con Gesù” per condividere i suoi sentimenti, per penetrare nei fatti, per purificare lo sguardo, per disporsi alla missione. Gesù legge nel cuore La donna chiamata per nome “Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. “Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e ‘`altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto”. A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va in pace!» Attività gesto di purificazione “profumo” – il mio dono a Gesù, ciò che mi sta a cuore, il segreto che custodisco, il desiderio che mi abita… lo scrivo, lo depongo perché Lui lo custodisca. E’ cosa sacra, solo Lui è in grado di accogliere, capire, purificare, rendere fecondo… BISOGNO DI NOME... Può starci anche il mondo, dentro un nome. E' il mio marchio di fabbrica, il timbro con cui mi riservo alcune cose scartandone altre. Quante volte mi sono trovata a scarabocchiarlo dappertutto, a provare e riprovare il profilo migliore per la mia firma? E se poi qualcuno vuol dirmi che ha pensato proprio a me, c'è idea migliore che regalarmi un braccialetto, una medaglia, un anello, una penna, un ciottolo con su scritto il mio "mitico" nome? Tutto va bene, se mi sottrae al vortice dei "senza nome". Sì, può starci anche il mondo dentro un nome, il mio mondo. C'è soprattutto il desiderio più vero ed esplosivo, quello che mi fa sognare in grande e lottare come un leone, al di là degli inganni e delle sconfitte: il desiderio di amare e di sentirmi amata. Ma il nome mi ricorda anche che il mio mondo ha dei confini, fatto di paure verso il domani e di diffidenze verso gli altri, di sbalzi di umore e di indecifrabili silenzi. Nel nome mi ritrovo povera e nuda, e allora come Adamo - sono tentata di nascondermi alla voce e allo sguardo di Dio che mi cerca. Sì, ancora oggi ho bisogno che qualcuno mi chiami, per essere. Ho bisogno di Dio, perché è stato lui per primo a chiamarmi alla vita, ho bisogno del suo amore per vivere così come sono stata pensata: come dono. Nel mondo stesso di Gesù, il nome indica sempre la persona ed il suo carattere. Conoscere o pronunciare il nome di qualcuno equivale considerarlo per quello che è nella sua profondità. Dio chiama perché ama; Dio non rinuncia a chiamare nonostante tutte le delusioni ricevute nel versante dei chiamati: Dio è perennemente amore e quindi è perennemente colui che chiama. Prova a pensare quanto è importante essere chiamati per nome! Il mio nome è scritto sul libro della vita: ciò che sono chiamata ad essere, la mia vera identità. E Dio vuole che scopra il mio nome segreto, misterioso: che racchiude tutta la mia storia. Perciò sono chiamata per nome... Con la mia risposta, con il mio dono, posso realizzare il nome nuovo che Egli ha inventato per me. "Dio non fa calchi ma fa originali" Tu sei chiamata ogni giorno a riscoprire e a riscolpire l'immagine vivente di Dio che ti porti dentro. L'amore personale di Dio per me, come per ogni uomo, è già tutto scritto nel "nome con cui sono stata e sono chiamata alla vita, alla vita in Cristo, alla comunione di vita nella Chiesa, ad una vocazione personale. Scoprire questo "nome" è quindi scoprire chi sono, quanto sono amata e come posso rispondere a questo amore. Attività dono – Quanto è stato custodito dal Signore, ora lo offro. ***************************************************************** Bisogno di felicità “In realtà, è Gesù che cerchi quando sogni la felicità; è Lui che ti aspetta quando niente ti soddisfa di quello che trovi; è Lui la bellezza che tanto ti attrae; è Lui che ti provoca quella sete di radicalità che non ti permette di adattarti al compromesso; è Lui che ti spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che ti legge nel cuore le decisioni più vere che altrui vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in te il desiderio di fare della tua vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarti inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarti con umiltà e perseveranza per migliorare te stesso e la società, rendendola più umana e fraterna”. Giovanni Paolo II Tor Vergata 19 agosto 2000