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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE SAN LORENZO
GIUSTINIANI
A.A. 2011-2012
Corso: LA DIMENSIONE MINISTERIALE DELLA CHIESA
Insegnante: ORLANDO BARBARO
1.
V LEZIONE: Il concetto di ministero/i. La terminologia normalmente usata (ministeri,
servizi laicali, uffici...) richiede subito delle puntualizzazioni perché non univoca o
condivisa, e in più di qualche occasione abusata`.
Dopo la lunga anche se sintetica carrellata entriamo ora nel cuore della questione cercando di
fare un po’ di chiarezza prima di tutto sui termini e conseguentemente nei contenuti.
Noi assistiamo molto spesso ad una prorompente superficialità nell’uso delle parole non
preoccupandoci del loro reale significato. La comunicazione verbale che spesso è l’indice del livello
culturale di un popolo nel caso specifico evidenzia l’ormai diffusa superficialità che impera anche
negli ambienti culturali più significativi. Si usano termini in modo improprio caricandoli di
significati che non gli competono. E’ il caso dei termini ministero o ministeriale che vengono usati
per esprimere ogni azione laicale o clericale all’interno della Chiesa, uso improprio perché non
rispecchia né il significato epistemologico che da sempre la Chiesa dà a questi termini, né la reale e
teologica costituzione della Chiesa che è, per volontà di Cristo, gerarchica, e che, pur riconoscendo
la comune vocazione battesimale come fondamento dell’universale missione della Chiesa, ne
differenzia le funzioni riconoscendo una prima differenziazione legata allo ‘status’ derivante dal
sacramento dell’ordine e quello laicale. Anche all’interno degli stessi ‘status’ abbiamo ministeri;
diversi, il ministero dell’ordine si articola in tre diversi gradi: Episcopato, presbiterato e diaconato;
quello laicale nella plualià delle collaborazioni alla missione della Chiesa.
Tuttavia appare chiaro che tale argomento ormai non è più procrastinabile come sottolinea il
Tonello: « … alcune urgenze delle comunità non sono procrastinabili e le loro attese legittime.
Urge trovare le modalità convenienti anche prevedendo la presenza del fedele laico in pastorale nel
rispetto della sua identità battesimale. Non si tratta di riaffermare la bontà degli intenti o mettere
in evidenza la sollecitudine con cui la chiesa rispetta e tiene in considerazione l'identità dei fedeli,
ma primariamente le modalità di intervento secondo una efficace e corretta impostazione teologico
- pastorale. Da tempo si grida alla risolutiva presenza dei fedeli laici annunciando l'«ora» e i tempi
nuovi del laicato, anche in paesi adusi a sperimentazioni e promozioni ecclesiali, ingenerando
spesso solo frustrazioni. Si può auspicare una nuova presenza laicale nella pastorale senza
suscitare speranze illusorie e frustranti sia nei fedeli che nelle comunità? Come può essere
configurata questa presenza nella pastorale in termini teologico-pastorali e canonici?»1
Certo come spesso accade noi sperimentiamo la reale presenza nelle nostre comunità di veri e
propri servizi che con regolarità contribuiscono all’azione evangelizzatrice in tutti e tre i “munus”
della chiesa, ma è bene essere coscienti che quando si parla di ministero il termine diventa cogente,
specialmente in riferimento a questi “servizi ecclesiali”, quelli che fanno riferimento ai canoni 145147 del CIC.2
1
Il «gruppo ministeriale» parrocchiale, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2008, 39-40
Can. 145 - §1. L'ufficio ecclesiastico è qualunque incarico, costituito stabilmente per disposizione sia divina sia
ecclesiastica, da esercitarsi per un fine spirituale.
2
TONELLO L,
2
Il concetto di ministero/i
Il termine ministero è un termine che fa parte della tradizione, lo ritroviamo nella sacra
scrittura e successivamente ripreso nei testi liturgici con un ampio riferimento soprattutto all’azione
dei laici. Nell’attuale uso, soprattutto nelle Chiese locali, è sempre più utilizzato per esprimere
l’impegno costante e riconosciuto di laici che si dedicano con fattivo impegno all’attività della
chiesa. Nei documenti del Concilio c’è una qual fluttuazione di attribuzioni (nelle 16 volte che
viene utilizzato in sette è riferito ai laici) mentre più chiara è l’attribuzione al laicato nei documenti
successivi (MQ, EN, FC)3 soprattutto nel suo impegno nei confronti delle cose temporali. Il CIC al
contrario (cann. 230; 759; 910; 943; 1481; 1502; 1634), attribuisce il termine esclusivamente ai
servizi svolti “ad intra”, all’interno della Chiesa.
Il termine ministero va applicato sia alle azioni pastorali proprie dei chierici sia a servizi che
in modo continuativo i laici svolgono all’interno della pastorale della loro comunità, in termine
canonico si è voluto, sulla linea della “Ministeria quaedam” aggiungere al termine ministero quella
di istituito per quanto riguarda il lettorato e l’accolitato che, come ben sappiamo, richiedono un
pronunciamento ed un conferimento da parte del Vescovo all’interno di una celebrazione liturgica.
In ogni caso ritengo chiara e illuminate la definizione che ne dà Congàr: “servizi precisi,
d'importanza vitale, che richiedono una vera responsabilità, riconosciuta dalla chiesa locale e
comportanti una certa durata”. Certo c’è tutta una tradizione da sviluppare in quanto se è facile
capire il termine ordinazione riferito ai Vescovi, presbiteri e diaconi, più difficile è cogliere nel suo
vero senso teologico ed ecclesiale il termine istituito. « L'istituzione è un sacramentale (cf. SC 60 e
61; can. 1166); è un atto liturgico più che giuridico, che stabilisce ufficialmente in una funzione e
abilita all'esercizio in maniera autorizzata nella chiesa. I canonisti tendono ad assimilare la
nozione di ministero così descritta al concetto canonico di ufficio ecclesiastico (cf. can. 145)»4.
Scendiamo ora nello specifico, come già affermato ogni ministero è costituito da un incarico
(munus), o da un ufficio ecclesiastico (ufficium ecclesiasticum) oppure compie dei ministeri per i
quali è stato istituito (ministerium). Al di fuori di questi contesti è più utile parlare di “servizi
laicali” per definire i vari impegni dei laici ai fini di costruire la loro comunità ecclesiale e di
collaborare per la sua missione. Essi si fondano sui sacramenti dell’Iniziazione cristiana che
rigenerano e introducono il cristiano nella comune famiglia dei discepoli di Cristo e dai doni dello
Spirito, Carismi, che Dio effonde appunto per l’edificazione ed il sostegno della Chiesa. Dice
ancora il Tonello: « Una corretta articolazione ministeriale evidenzia che non tutti i carismi sono
un ministero, mentre ogni ministero è un carisma, un dono che si fa servizio. E sotto il profilo
ecclesiale «ciascun ministero istituito ha un suo inserimento specifico nella chiesa locale, come
manifestazione autentica della molteplice iniziativa dello Spirito che riempie e vivifica il corpo di
Cristo»'. Per questo essi esigono sempre il mandato della chiesa, un impegno di stabilità, una
rispondenza alle esigenze della comunità (non basta la disponibilità, tanto meno il desiderio ».5IO
direi ancora di più, al di la di contrapposizioni che non hanno senso all’interno dell’opera pastorale
della Chiesa, anche il ministero ordinato, nella sua sostanziale composizione, ha un aspetto
istituzionale dato dal sacramento dell’ordine, ed un aspetto carismatico legato alla concretezza della
persona, questo lo constatiamo concretamente nei rapporti con i diversi preti, vescovi o diaconi.
§2. Gli obblighi e i diritti propri dei singoli uffici ecclesiastici sono definiti sia dallo stesso diritto con cui l'ufficio viene
costituito, sia dal decreto dell'autorità competente con cui viene insieme costituito e conferito.
Can. 146 - L'ufficio ecclesiastico non può essere validamente ottenuto senza provvisione canonica.
Can. 147 - La provvisione dell'ufficio ecclesiastico si effettua: per libero conferimento da parte dell'autorità
ecclesiastica competente; per istituzione data dalla medesima, se precedette la presentazione; per conferma o per
ammissione fatta dalla stessa, se precedette l'elezione o la postulazione; infine per semplice elezione e accettazione
dell'eletto, se l'elezione non esige conferma.
3
Ministeria Quaedam, Evangelii Nuntiandi, Familiaris Consortium.
… Il «gruppo ministeriale» parrocchiale…, 41-42
5
Idem, 42
4
3
« I servizi cristiani tramite i quali i fedeli laici partecipano all'unica missione della chiesa si
possono suddividere in tre tipi: 1) servizi riguardanti l'apostolato dei laici, cioè il loro peculiare
modo di rendere presente Cristo nelle strutture temporali e civili; 2) servizi nelle strutture
organizzative della chiesa, che vengono affidati ai laici dalla competente autorità ecclesiastica,
tramite funzioni e uffici; 3) servizi che sono propri dei ministri sacri, ma che tuttavia per peculiari
circostanze sono esercitati dai fedeli, previa la facoltà giuridica dell'autorità ecclesiastica
competente ».6
Come più volte sottolineato, speciale menzione è giusto attribuire ai ministeri istituiti
(lettorato e accolitato) per «farsi carico di speciali compiti e mansioni nella comunità»7, in essa è
preminente la loro finalità liturgica anche se, come per ogni ministro ordinato, per evitare il senso di
separatezza i ministri non possono prescindere dalle implicazioni conseguenti al loro ministero. Per
i lettori l’impegno per l’annuncio, la conoscenza e la diffusione della parola di Dio; per gli accoliti
l’impegno a diffondere la pietà eucaristica nella messa e fuori di essa ma anche l’impegno di carità
soprattutto nei confronti dei malati e degli anziani, carità che trova nell’Eucaristia il suo
fondamento.
A questi ministeri si legano altri servizi riconosciuti (termine più adatto rispetto a ministeri),
essi esprimono la varietà dei carismi e non costringono l’azione dello Spirito dentro recinti angusti
riconoscendo la vera sorgente di questi doni che non è la Chiesa in quanto tale quanto piuttosto lo
Spirito stesso come dice Gesù“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene
e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito »” (Gv 3,8). La differenza tra i ministeri istituiti e
un qualsiasi altro impegno di servizio del Cristiano nell’ambito della missione della Chiesa viene
così sintetizzato dal Tonello: « La differenza tra un servizio cristiano inteso in senso generale e un
ministero riconosciuto esplicitamente dalla chiesa sussiste nel fatto che il ministero comporta
sempre una rappresentatività più o meno grande della chiesa e un impegno da parte delle autorità
in causa nei confronti della persona che ne viene investita. Esso si distingue per soprannaturalità
di origine, ecclesialità di fine e contenuto, stabilità di prestazione, pubblicità di riconoscimento,
attitudine e competenza specifica, peculiarità nel carattere di servizio».8Molti sono i cristiani che
esercitano un incarico riconosciuto (munus), si spazia dai catechisti agli animatori dei gruppi di
ascolto, dagli animatori di gruppi giovanili ad assistenti di gruppi o associazioni, dagli animatori
della carità a chi cura l’assistenza ai malati, agli anziani, … resta aperto il principio già più volte
sottolineato e auspicato dalla stessa ministeria quaedam, è la realtà in sé che in qualche modo fa
sorgere l’esigenza di nuovi servizi nella consapevolezza che lo Spirito non fa mai mancare alla sua
Chiesa quanto le serve per la sua missione. “Oltre questi uffici comuni della Chiesa Latina, nulla
impedisce che le Conferenze Episcopali ne chiedano altri alla Sede Apostolica, se ne
giudicheranno, per particolari motivi, la istituzione necessaria o molto utile nella propria
regione”.9
Come già indicato esiste un’altra modalità di servizio il cui termine ha preso consistenza
soprattutto sul finire del secolo scorso, ‘officium ecclesiasticum’, funzione ecclesiale o ufficio
ecclesiastico, di esso ce ne parla il decreto conciliare “Presbyterorum ordinis” al n. 20 “D'ora in
avanti, inoltre, per ufficio ecclesiastico si deve intendere qualsiasi incarico conferito in modo
stabile per un fine spirituale”. Il decreto riprende quanto già espresso in “Lumen gentium”n. 33:
“Oltre a questo apostolato, che spetta a tutti i fedeli senza eccezione, i laici possono anche essere
chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l'apostolato della Gerarchia a
somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione,
faticando molto per il Signore (cfr. Fil 4,3; Rm 16,3 ss). Hanno inoltre la capacità per essere
assunti dalla gerarchia ad esercitare, per un fine spirituale, alcuni uffici ecclesiastici”. Rispetto al
‘ministerium’ l’ufficio si caratterizza come servizio legato alla struttura e alle funzioni essenziali
Cf. RATZINGER, A proposito dell’Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione, pp. 5-6, in Idem, 42
CEI,Evangelizzazione e ministeri, n.62
8
… Il «gruppo ministeriale» parrocchiale…, 43
9
PAOLO VI, Ministeria quaedam
6
7
4
della Chiesa stessa sia essa universale o locale, funzione che, come afferma il Concilio, è
accessibile ai laici là dove l’ufficio non richieda il sacramento dell’ordine. Dice ancora il Tonello:
« La differenza specifica con ministerium non risiede nella distinzione del diritto ecclesiale né nella
finalità spirituale, ma nella stabilità oggettiva. Ciò significa che l'incarico non dipende dal soggetto
- dal titolare della funzione ma dall'organizzazione della chiesa universale o particolare.
L'oggettività proviene dalla strutturazione delle funzioni essenziali alla missione della chiesa.
L'incarico richiede una consistenza propria indipendentemente dal cambiamento del titolare o
dalla vacanza dell'ufficio. L'ufficio ecclesiale è un incarico stabile nel doppio senso che costituisce
un «posto» oggettivo e implica una «responsabilità» inerente, indipendentemente dal suo titolare.
Ciò implica da una parte la determinazione dei diritti e dei doveri inerenti all'ufficio, e dall'altra
parte la promulgazione di un decreto, cioè di un testo legislativo inerente il compito affidato. La
natura dell'ufficio e le competenze assegnate determinano se questo ufficio può essere affidato
unicamente a dei chierici e a quale tipo di chierici o anche a dei fedeli laici. Nel caso il laico sia
retribuito si rende necessaria una precisa configurazione canonica dell'ufficio»10
A conclusione ritengo illuminante la sintesi che ne fa il Teologo S. Lanza rilevando quattro
tipologie di servizio laicale ecclesiale:
« a) il diritto-dovere di coinvolgimento dei fedeli laici nel ministero pastorale della guida,
coinvolgimento che a titolo proprio avviene nelle strutture partecipative e nelle diverse forme di
cooperazione;
b) la possibilità eccezionale, e in sé non auspicabile, di una partecipazione al ministero pastorale
di guida della comunità, con funzioni per sé proprie del ministero ordinato;
c) ministeri che partecipano alla funzione di guida non in forma suppletiva ma organica, non per
ragioni di emergenza ma per una più compiuta espressione della comunione e partecipazione
ecclesiale (i ministeri istituiti);
d) infine la forma di autentica ministerialità laicale, cioè espressiva di un incarico ecclesiale in
ordine ai campi specifici della azione dei laici, nell'ambito della solidarietà, dell'economia, della
politica. ».11
Cf J.I.ARRIETA, Funzionj pubblica e ufficio ecclesiastico, «Ius Ecclesiae» 7 (1995), pp.91-113 in … Il «gruppo
ministeriale» parrocchiale…, 44
11
Cf S.LANZA, Prefazione, in S. VANZAN – A. AULETTA, La Parrocchia per la nuova evangelizzazione: tra
corresponsabilità e partecipazione, ,AVE, Roma 1998, pp. 15-16 in … Il «gruppo ministeriale» parrocchiale…, 45
10
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