parti condivise degli scenari

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PARTI CONDIVISE DEGLI SCENARI INDIVIDUALI, ARTICOLTE IN SOTTO-AMBITI
( a cura di Caterina, Elena, Lea, Romina, Sandro, Silvia)
Sotto-ambito 1 – L’ingresso di piazza Bainsizza
Il portale non ha niente a che vedere con il brutto cancello che conoscevo: è un bel portale moderno che ricorda per alcuni aspetti
quello antico, un elegante corpo di fabbrica in muratura, tra via Monte Santo e viale Carso, ben integrato con il ‘recinto’ del
complesso e con una bella cancellata in ferro battuto al centro [1]1.
Finalmente piazza Bainsizza è diventata verde ed è tutt’uno con il cuore verde dell’exdeposito [3]. Io e il mio amico ci sediamo sulle sedute in travertino [4] che hanno
preso il posto del vecchio triste cancello [3]. Il luogo è fresco perché le sedute sono
ombreggiate da grandi salici [4]. L’esposizione a nord rende forti e frondosi i salici [3].
Dalla nostra posizione privilegiata vediamo sia la piazza sia l’ingresso al giardino; ammiriamo il bel cancello
di ferro che a quest’ora è ancora aperto [2].
E’ tardo pomeriggio e dietro il cancello si vede solo un bosco verde. Si sente un venticello che viene da
Monte Mario. Il vento spira perché le altezze degli edifici del complesso non sono cambiate [2]; inoltre l’aria si
raffresca passando sopra il lungo stagno [1].
L’ingresso al deposito è stato risistemato: un ampio cancello con diverse entrate regola l’apertura e la
chiusura dello spazio verde pubblico interno, lasciando un’ampia visuale per scorgere la meraviglia che si
trova all’interno del lotto [2].
Attraverso l'arcata, che riprende lo stile dei muri; i passanti possono vedere, oltre al giardino interno, i piccoli edifici a un piano
addossati al muro di viale Carso e di via Monte Nero e sullo sfondo la palazzina su viale Angelico con davanti l’aggetto della piscina
e della palestra a vetri al piano terra [1].
N.B.
Nelle parti condivise degli scenari emergono quattro centri in nuce alternativi: Un portale moderno
costituito da una bella cancellata ben integrata con il recinto del complesso; un ingresso con
sedute in travertino ombreggiate da grandi salici (il cancello che protegge la piazza interna è
all’interno del complesso); un ampio cancello che consente la vista dell’interno del complesso;
un’arcata (monumentale?) che riprende lo stile dei muri.
L’ingresso con sedute (max 4 condivisioni) è preferito all’ampio cancello (2 condivisioni), che a
sua volta è preferito al portale moderno e all’arcata (1 condivisione).
1
[n] = parte della “visione” di un attore condivisa da altri n partecipanti.
1
Sotto-ambito 2 – La piazza verde
Entrando nel complesso mi viene in mente ciò che aveva scritto Alexander nel lontano 1977: “ in tempi e luoghi differenti (..) i
giardini e i piccoli parchi pubblici non danno abbastanza sollievo a meno che non siano ben protetti”. Alexander giustificava questa
“Le persone hanno bisogno del
contatto con gli alberi, la vegetazione e l’acqua. In certi casi esse si sentono più ‘complete’
in presenza della natura, sono più capaci di introspezione e di trarre energia dalla vita delle
piante e dell’acqua. Nella città, i giardini e i piccoli parchi possono risolvere questo
problema [3]; ma sono di solito così vicini al traffico, al rumore e alle zone edificate, che il beneficio della natura si perde del
affermazione con un ragionamento che mi sento di condividere appieno [1]:
tutto [1].
Per essere veramente utili, nel senso psicologico più profondo, devono essere schermati dalla vista e
dal rumore del traffico, dagli altri rumori della città e dalla vista degli edifici. Ciò richiede che ogni giardino
sia circondato da muri relativamente alti o da una fitta vegetazione” [2]. Gli architetti che hanno progettato il
‘recinto’ del nuovo complesso devono aver pensato le stesse cose: l’impianto a corte chiusa dell’ex deposito non doveva essere
conservato soltanto per salvaguardarne la tipologia urbanistica e gli edifici di pregio collocati lungo i suoi bordi - in quanto elementi
che fanno parte integrante della memoria storica degli abitanti del quartiere - ma anche per ‘proteggere’ i futuri frequentatori della
piazza verde [1].
Appena entrato, mi accorgo della ricchezza della vegetazione presente all’interno [3] : una
vera piazza verde con prati e siepi, ma anche numerosi alberi di alto fusto [4]. A
dire il vero avevo già notato dall’esterno le chiome degli alberi più alti, ma non immaginavo ciò che avrei
trovato all’interno [2].
Superato il portale vedo una bordura di siepi, alta poco più di un metro e mezzo, che circonda una vasta zona ricca di vegetazione che
copre tutta la parte centrale del complesso [1].
Attraversiamo uno stretto varco che interrompe la bordura [1] e ci incamminiamo lungo un sentiero pavimentato con
lastre di pietra separate da piccole fessure dove si insinua l’erba [2].
La prima impressione è che si tratti, in massima parte, di un giardino selvatico
dove l’erba, i cespugli, i fiori e gli alberi crescono in modo naturale, senza
elementi divisori, senza aiuole ‘disegnate’ e recintate [4]: i confini che delimitano
la vegetazione sono di pietra, legno o mattoni e fanno parte integrante del contesto naturale
[3].
“Chi cura il giardino?”, chiedo. Giorgio mi dice che il Municipio ha stipulato una convenzione con un’associazione locale, con la
supervisione dello NSG, il Nuovo Servizio Giardini del Comune [1]. “Un giardiniere, in particolare, svolge il ruolo di
‘dottore’: tiene sotto osservazione il giardino, entrando in azione solo quando serve per potare o sradicare
alcune specie, in modo da consentire alla vegetazione di crescere perseguendo i propri equilibri”. Mi sembra
che questo giardino sia più ‘sano’ e facile da mantenere di quelli ‘artificiali’, ben curati e rasati ma bisognosi
di molto lavoro [2].
Arriviamo a uno spazio di gioco dove ci sono molti bambini piccoli che giocano felici in un prato. Alcuni si arrampicano su scivoli
di legno dalla forma di grandi animali; altri giocano a rincorrersi e a nascondersi nelle vicine casette colorate in muratura; altri
ancora salgono sulle altalene dove si fanno spingere dai loro compagni di gioco [1].
Mi accorgo che il sentiero, con la sua sinuosità, conforma di fatto gli spazi della piazza che ospitano attività diverse. Si tratta sempre
di luoghi compatti e convessi, privi di zone residuali. I loro bordi sono costituiti da siepi, alberi, muretti in muratura, staccionate di
legno, piccoli dislivelli ecc. La loro ‘apertura’, in termini di percorsi e visuali, dipende dalle attività che in essi si svolgono. Alcuni
sono più aperti; altri parzialmente chiusi e ‘protetti’, ma sempre tali da non ingenerare un senso di claustrofobia in coloro che li
frequentano [1].
Giungiamo in una nuova area delimitata da muretti di mattone [1], un
piccolo giardino tattile e profumato. Riconosco
che si tratta di un giardino particolare che consente anche ai non vedenti e agli ipovedenti di fare
un’esperienza sensoriale del mondo che li circonda.[2]. Seguo il percorso indicato da uno dei piccoli sentieri che
‘tagliano’ il giardino a strisce, formando aiuole coltivate a fiori e piante officinali profumate: il percorso è affiancato da una cordaguida che permette ai non vedenti di muoversi autonomamente. Una persona non vedente è proprio davanti a me: chiudo gli occhi, lo
seguo lasciandomi anch’io guidare dai profumi, ma poi decido di riaprire gli occhi per leggere i cartellini vicini a ogni pianta, in
2
caratteri stampati e braille. Lungo un altro percorso sono attorniato da piante meno conosciute o più strane al tatto: il kalanchoe, dalle
foglie grandi e carnose; il geranio odoroso, con le sue foglie pelose … [1] a un tratto mi colpisce un rumore: è l’acqua di
una vasca che zampilla [2]. In altra parti del piccolo giardino ci sono piante con fiori dai colori vistosi, destinate agli ipovedenti
[1].
A fianco dei percorsi c’è uno slargo con una panchina [2], dove ci si può fermare per godere ancora della musica
dell’acqua e dei profumi che emanano le piante, soprattutto quando c’è un po’ di vento [1].
Decidiamo di abbandonare il sentiero e di avviarci verso il centro della piazza [3], il suo
‘cuore verde’. In questo spazio, leggermente ondulato per la presenza di alcune
piccole colline artificiali alte non più di due metri, ci sono persone sedute o
sdraiate sul prato, al sole o all’ombra degli alberi [4].
Un gruppo di giovani, seduti in cerchio, con i loro PC sulle ginocchia, partecipano a un video gioco che sembra prenderli molto.
Giorgio mi spiega che stanno utilizzando il nuovo sistema wi-fi - attivato dalla Provincia di Roma in tutto il complesso - per accedere
gratuitamente al World Wide Virtual Web [1].
Mi accorgo della presenza di una bella vasca-fontana, che contribuisce a raffrescare l’aria [2]. Alcuni bambini
giocano con barchette rudimentali di legno che fanno navigare lungo il piccolo ruscello che fuoriesce della vasca e attraversa tutta
l’area [1]
A lato delle collinette c’è una zona silenziosa, schermata da alberi e arbusti. Giorgio mi
dice che gli abitanti del quartiere la frequentano per fare meditazione, esercizi di yoga o
pratiche fisico-energetiche di altre discipline orientali come il Qui-Gong o il Taiji [3].
Guardando a ovest, nella direzione di Monte Mario, vedo un piccolo anfiteatro ‘verde’: il
proscenio è in posizione ribassata rispetto al terreno circostante e la gradinata, a forma di
semicerchio [3], è rivolta verso di noi [2 volte].
L’amico mi indica un piccolo chiosco che vende cibarie e bevande al bordo del
“cuore verde”, tra l’anfiteatro e il varco che collega il complesso con l’area di via Sabotino [2].
Abbiamo entrambi sete [1].
“La cosa più impressionante del nuovo complesso sono gli 8000 mq di verde!” [2].
Seguiamo il percorso pedonale, largo circa tre metri, pavimentato con sampietrini e parzialmente coperto da
un portico, che gira intorno allo spazio verde centrale [2].
La rete dei sentieri attraversa liberamente tutto lo spazio verde e conduce a un lungo [2] stagno [3] che
inizia di fronte all’ingresso di piazza Bainsizza e arriva a sfiorare la piscina coperta alla quale si accede da
viale Angelico [2]. Lo stagno, di forma sinuosa [2], è lungo circa 120 metri e largo 10. Assomiglia a quello del Giardino
Botanico di Roma, dove l’ acqua viene riciclata da una pompa. Osservo che è un po’ infossato rispetto all’intorno, in modo che le
canalette parallele ai sentieri possano convogliare in esso le acque piovane. Le sue acque sono depurate in modo naturale dalle piante
acquatiche, soprattutto liliacee e altre piante filamentose [1].
Osservo contenta che lo spazio verde ha più l’aspetto di un piccolo bosco
selvatico che di un giardino all’italiana; il terreno non è piatto, ma presenta
piccole colline artificiali [4] dove ci sono arbusti bassi - come l’acanto e l’alloro - che
bordano i sentieri, e alberi di alto fusto che fanno ombra, dove le persone trovano pace e
tranquillità: querce, lecci, pioppi, ma anche alberi ornamentali fioriti e alberi da frutta [3].
Alcuni cittadini del Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato si occupano della manutenzione dello spazio verde con l’aiuto di
due giardinieri, che vengono una volta alla settimana [1].
Dove il giardino è più largo, vicino al lato di via Montenero, un’altra zattera sull’acqua costituisce il proscenio di un teatro all’aperto
circondato da sedute circolari realizzate con tavole di legno appoggiate su una gradonata coperta d’erba [1].
3
Scambio due parole con uno dei ragazzi del Centro diurno affacciato alla finestra e mi dice
che all’interno della corte hanno un piccolo giardino adibito ad orto, frequentato anche
dagli anziani del centro vicino. Dentro di me faccio questa considerazione: grande idea
l’ortoterapia![3]
Ciò che si apre ai miei occhi è un vero e proprio parco urbano [1].
Mi accorgo che la piscina ha una grande vetrata che si affaccia sull’area verde.
Inoltre è in continuità con un [4] ampio [3] specchio d’acqua [4] che occupa parte
del parco [3], come fosse una piscina all’aperto, ma che in realtà è funzionale solo al raffrescamento
dell’aria [2].
Continuando la mia scoperta, con sguardo attento ed incredulo noto che i grandi spazi delle
ex officine coperte, un tempo rumorosi e trafficati, oggi non ci sono più. Resta, però, un
binario con un vecchio tram storico [3] , un tempo pieno di pendolari e viaggiatori, oggi assaltato
da giocosi bambini. E’ proprio lì che si concentra il divertimento per i più giovani [2].
I percorsi pavimentati hanno un andamento piuttosto sinuoso [2] e questo rende più interessante la forma del giardino
e crea aspettativa di ciò che può essere visto dopo la curva successiva. Mentre cammino vedo passare accanto persone che praticano
jogging [1].
Giungo in prossimità dell’ingresso di Piazza Bainsizza dove si trova un
romantico pergolato da cui scendono bellissimi glicini [4].
Mi ritrovo immersa in un vero e proprio giardino olfattivo [5] che mi
riporta alla mente quello dell’Alcazar di Siviglia. Rose, gelsomini, iris, lavanda,
alberi di limoni e aranci, piante aromatiche utilizzate in cucina come rosmarino,
timo, maggiorana, salvia [4]. Tempo fa avevo letto della tecnica del ‘bioenergetic
landscape’, che basa i suoi studi sulla relazione uomo-natura e sulla convinzione che il
contatto con le piante abbia un effetto positivo sulla salute fisica e mentale dell'uomo [3].
Devo dire che dopo questa immersione in colori e profumi mi sento rigenerata! [2]
Giungo finalmente alla platea con gradoni, dove si tengono concerti, spettacoli teatrali e
cinema all’aperto, realizzata su una collina naturale che permette un’ottima visuale [3].
Intuisco che è proprio lì che si terrà il concerto. Vedo già che qualcuno ha cominciato ad accaparrarsi i posti migliori![1].
Ora il simbolo di questo passato non lontano, troneggia in fondo nell’angolo a sinistra del parco un vecchio
filobus adibito a biblioteca per bambini [2], dove tra poco mi recherò per prendere in prestito un libro per i miei nipotini
[1].
Il giardino all’interno non è riservato agli abitanti del complesso, ma è aperto per tutta la
giornata al quartiere [3].
Questo spazio mi ricorda in piccolo le Jardin de Luxembourg a Parigi. Davanti a me si stende il giardino con i bambini che si
rincorrono e fanno navigare piccole barchette nel fontanone [1]. Il clima è piacevole grazie al venticello che entra dai
varchi e lambisce l’acqua della fontana che contribuisce con le sue acque al mantenimento di una
temperatura fresca anche nelle giornate più afose [2].
I ragazzi fanno ginnastica servendosi degli attrezzi in legno distribuiti nel parco [3].
Piccoli sentieri si snodano fra il prato e le aiuole profumate di fiori. Il rumore
arriva soffocato e lo smog fa fatica a entrare grazie ai muri di confine [4].
4
Mi inoltro nel parco e ammiro le piante ad alto fusto [2]. Dunque gli abitanti ce l’hanno fatta: i parcheggi non sono stati
costruiti e la natura ha ripreso il sopravvento, offrendo ai visitatori un’oasi di tranquillità [1], Una distesa erbosa ricopre il
terreno tra un albero e l’altro: molti bambini si rincorrono giocando, finalmente liberi di muoversi, di giocare
a nascondino, di saltare alla corda. Alcuni si divertono su alcune altalene. Varie persone, sedute su
panchine, sono intente a leggere libri e giornali o a chiacchierare tra loro [2].
Una fontana rinfresca l’aria e, con i suoi giochi d’acqua, permette ai bambini di prendere
sollievo dalla calura estiva [3].
Il giardino è attraversato da vialetti, che confluiscono in un anello pedonale che circonda il parco e su cui affacciano gli edifici.
Alcuni varchi, inoltre, che si aprono lungo il perimetro dell’area, permettono, anche dall’esterno, la visione del parco centrale.
Al centro del parco è stato costruito un anfiteatro all’aperto, che viene usato per spettacoli teatrali, ma anche come cinema serale nel
periodo estivo. “Meno male!! - penso –“Questo quartiere non sarà più un mortorio d’estate. E gli abitanti che vi restano non saranno
più costretti ad andarsene in centro per cercare un po’ di vita. Tra l’altro vedo che la programmazione degli spettacoli e dei film
ricopre anche il fine settimana: allora c’è stata proprio la volontà di rivitalizzare un deserto!” [1].
N.B.
Il centro in nuce piazza verde (o parco [urbano]) - con prati, siepi e numerosi alberi di alto fusto occupa tutto lo spazio aperto del complesso (4 condivisioni).
Il giardino selvatico non è un vero e proprio centro, ma un pattern (in senso alexanderiano) che
dovrà caratterizzare tutti (o quasi tutti) gli spazi verdi della piazza (max 4 condivisioni).
I principali sotto-centri che concorrono a realizzare la piazza verde sono:
- il centro della piazza (o cuore verde), uno spazio verde ondulato per la presenza di piccole
colline artificiali, dove le persone possono sedersi o sdraiarsi sul prato, al sole o all’ombra degli
alberi (max 4 condivisioni)
- un pergolato da cui scendono bellissimi glicini, prossimo all’ingresso di piazza Bainsizza (4
condivisioni)
- un piccolo giardino profumato (alternative in ordine di preferenza: un giardino olfattivo che
ricorda quello dell’Alcazar di Siviglia, con fiori e piante aromatiche (max 5 condivisioni); un
giardino tattile e profumato che consente anche ai non vedenti e agli ipovedenti di fare un’esperienza
sensoriale del mondo che li circonda (max 2 condivisioni)
- una zona silenziosa per fare meditazione, esercizi di yoga o pratiche fisico-energetiche (3
condivisioni)
- l’anfiteatro (alternative in ordine di preferenza: un anfiteatro ‘verde’, ubicato a est della
piscina coperta, con il proscenio in posizione ribassata rispetto al terreno circostante e la
gradinata a forma di semicerchio (3 condivisioni); una platea con gradoni realizzata su una
collina naturale (?) che permette un’ottima visuale (3 condivisioni); un anfiteatro posto al
centro della piazza (1 condivisione)
- attrezzi di legno per la ginnastica distribuiti nel parco (3 condivisioni)
- un giardino adibito a orto,utilizzato dagli ospiti del DSM e dai frequentatori del centro anziani
(3 condivisioni).
- un vecchio tram storico, utilizzato dai bambini per il loro giochi (3 condivisioni)
- un vecchio filobus adibito a biblioteca per bambini (2 condivisioni)
- uno spazio di gioco per bambini [piccoli] su zona erbosa con scivoli di legno, casette colorate,
altalene e panchine (max 2 condivisioni)
- un piccolo chiosco che vende cibarie e bevande al bordo del cuore verde, tra l’anfiteatro e il
varco che collega il complesso con l’area di via Sabotino (2 condivisioni)
- una zattera sull’acqua, vicina al lato di via Montenero, proscenio di un teatro all’aperto (1
condivisione)
5
Della piazza verde fa parte anche un corpo d’acqua, al quale corrispondono centri diversi. In
ordine di preferenza: specchio d’acqua (una sorta di piscina all’aperto, più o meno ampia¸ che
occupa una parte della piazza) (max 4 condivisioni); una fontana con giochi d’acqua, dove i
bambini possono giocare e rinfrescarsi (3 condivisioni); uno stagno (più o meno lungo, di forma
sinuosa, che inizia di fronte all’ingresso di piazza Bainsizza e arriva a sfiorare la piscina coperta –
vedi oltre) (max 3 condivisioni); una vasca-fontana (un corpo d’acqua alimentato da un cascatella,
dal quale fuoriesce un ruscello) (max 2 condivisioni); un fontanone, simile a quello del Jardin du
Luxembourg di Parigi ma più piccolo (1 condivisione). N.B. Alcuni di questi centri non sono
alternativi: ad esempio, lo specchio d’acqua e la vasca-fontana possono costituire un centro unico.
Di essa fanno anche parte i percorsi che collegano tra loro i diversi centri.
Si tratta di
- una rete dei sentieri che attraversa liberamente tutto lo spazio verde (2 condivisioni). I sentieri si
snodano fra i prati e le aiuole profumate di fiori (4 condivisioni), sono pavimentati con lastre
di pietra separate da piccole fessure dove si insinua l’erba e sono utilizzabili anche per il
jogging: con la loro sinuosità, conformano di fatto i diversi centri della piazza i cui bordi sono
costituiti da siepi, alberi, muretti in muratura, staccionate di legno, piccoli dislivelli ecc. (1
condivisione)
- un percorso pedonale, largo circa tre metri, pavimentato con sampietrini e parzialmente coperto da un
portico, che gira intorno allo spazio verde centrale (2 condivisioni)
In alternativa i percorsi coincidono con alcuni vialetti che attraversano tutto il parco e
confluiscono in un anello pedonale che lo circonda il parco, su cui affacciano gli edifici (1
condivisione).
6
Sotto-ambito 3 - La sede ASL di via Monte Santo
Lungo il percorso avevo avuto modo di notare altre novità: dal nuovo varco ubicato tra la
ex sottocentrale elettrica e il vicino edificio di via Monte Santo, all’edificio della sede
del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) della ASL, ora perfettamente
restaurato [4], con tutti i suoi spazi, compresi quelli che un tempo non erano utilizzati (il
seminterrato, alcuni ambienti del primo piano e il tetto-terrazza) [3].
La fama di questa struttura, considerata da tempo un polo di eccellenza, supera ormai i confini del quartiere. Il bell’edificio che la
ospita è stato perfettamente restaurato: i suoi spazi, diversamente da dieci anni fa, sono ora tutti utilizzati [1].
Sul retro dell’edificio, al centro del corpo di fabbrica, scorgo un ingresso che ai miei tempi
non esisteva [3].
Entriamo nell’edificio, dove incontriamo un medico del DSM. Ci dice che negli ultimi anni la struttura è stata potenziata: “il Centro
Diurno è ora in grado di prestare la propria assistenza a un numero maggiore di persone. Grazie alle nuove cure, la percentuale di
pazienti che riescono a essere reinserite nel territorio è quasi doppia rispetto a dieci anni fa” [1].
La parte dell’edificio più amata è certamente la terrazza, dove si svolgono le pratiche del
laboratorio di giardinaggio [3]. Tra i laboratori che svolgono una funzione complementare a quella
delle cure mediche vere e proprie eccellono anche il laboratorio di pittura e il laboratorio di danza integrata,
un’esperienza singolare di arte applicata nel campo sociosanitario gestita in collaborazione con la
Foundation of Community Dance, dove gli ospiti del Centro imparano a danzare assieme ad altre persone,
che decidono volontariamente di partecipare” [2].
Il dottore dice che gli operatori del Centro accompagnano spesso gli ospiti fuori dalla struttura per consentire loro di relazionarsi al
contesto urbano e sociale del quartiere. “Molte di queste visite si svolgono ora nel complesso, ricco di quelle attività espressive,
ricreative, culturali e sportive che possono rafforzare le capacità d’interazione sociale e di gestione della vita quotidiana dei pazienti”
[1].
Il DSM è stato restaurato e consolidato. La terrazza è diventata nuovamente un tetto-giardino, molto
utilizzato durante tutto l’arco della giornata [2]. Tutti i locali dell’edificio sono ora utilizzati. “E’ veramente gradevole,
esclamo” [1].
Un piccolo spazio di pertinenza, recintato, confinante con il lato dell’edificio che affaccia sullo spazio verde,
è destinato a orto: vedo alcuni ospiti del DSM che se ne stanno prendendo cura [2].
Gli spazi un tempo vuoti ospitano oggi ulteriori ambienti per la casa famiglia, nuove
attività e laboratori, inoltre un centro di formazione per personale sociosanitario [3], che
può svolgere nella struttura la sua attività di tirocinio [2].
Scambio due parole con uno dei ragazzi del Centro affacciato alla finestra e mi dice che
all’interno della corte [3] hanno un piccolo giardino adibito ad orto [5],
frequentato anche dagli anziani del centro vicino [4]. Dentro di me faccio questa
considerazione: grande idea l’ortoterapia![3].
(…) le sue funzioni originarie sentite come parte importante della loro memoria collettiva.
Dei ragazzi sulla terrazza seduti in circolo all’ombra di un grande ombrellone sono intenti a un’attività di socializzazione sotto la
guida del coordinatore [1].
Quasi non lo riconosco più: il vecchio edificio è stato restaurato fin dal seminterrato e reso più funzionale
[2].
Molti nuovi locali sono stati recuperati e in essi si muovono, indaffarate tra le varie attività che la ristrutturazione ha reso possibile, le
persone che attualmente frequentano il centro [1]. Le scritte sulle porte delle varie stanze mi fanno capire che
7
davvero sono tante le opportunità offerte: pittura, musica, laboratori di artigianato [2]. Tra
l’altro è
stata anche riaperta la bellissima terrazza [5] dove in questo momento si sta
tenendo un corso teatrale, che sfocerà nella preparazione di uno spettacolo da presentare un
giorno nell’anfiteatro all’aperto [3]. Mi colpisce proprio il fatto che le persone si muovano disinvolte
tra le varie parti dell’area e non solo dell’edificio [2].
N.B.
La sede del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) della ASL è stata perfettamente restaurata con
tutti i suoi spazi, compresi quelli che un tempo non erano utilizzati: il seminterrato, alcuni ambienti
del primo piano e il tetto-terrazza (max 4 condivisioni).
I principali centri che costituiscono il DSM restaurato sono:
- il piccolo giardino adibito ad orto, frequentato anche dagli anziani del centro vicino (max 5
condivisioni, ma vedi anche i sotto-ambiti 2 e 4 ).
- la terrazza (max 5 condivisioni), un tetto giardino utilizzato in tutto l’arco della giornata (2
condivisioni), dove si svolgono le pratiche del laboratorio di giardinaggio ma anche del corso
teatrale (3 condivisioni)
- un nuovo ingresso sul retro dell’edificio, sul fronte della piazza verde (3 condivisioni)
- la casa famiglia ospitata nelle parti che non erano prima utilizzate, che ospitano anche altri
laboratori (non specificati) e un centro di formazione per personale socio-sanitario (3
condivisioni)
- i laboratori che svolgono una funzione complementare a quella delle cure mediche vere e proprie, tra cui
eccellono il laboratorio di pittura e il laboratorio di danza integrata nonché i laboratori di artigianato
(2 condivisioni)
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Sotto-ambito 4 - Gli altri edifici di via Monte Santo: dalla sede ASL (esclusa) alla
sottocentrale elettrica
Il primo edificio che incontriamo è ‘CHIARA’,
acronimo del nome del progetto che i giovani del quartiere, a suo tempo,
avevano proposto all’amministrazione: CoHousing di Innovazione Artistica,
Residenziale e Amministrativa [4].
Usciti dal DSM, proseguiamo la nostra visita. [1].
Giorgio mi dice che l’amministrazione pubblica, all’inizio, non era convinta del progetto, che considerava utopistico (o, quantomeno,
molto difficile da realizzare). “Dopo molte esitazioni, l’amministrazione ha concesso l’edificio in comodato d’uso gratuito a una
comunità di giovani, per la durata di tre anni (rinnovabili). La comunità, in cambio, si doveva impegnare a svolgere alcune attività di
volontariato socialmente utili” [1].
L’edificio è occupato attualmente da una comunità che si configura come una compagnia teatrale, i cui membri svolgono anche altre
attività. “Di che attività si tratta?”, chiedo a uno dei giovani.[1]. “ Il nostro è un lavoro volontario: aiutiamo le persone
diversamente abili, con handicap di tipo fisico o mentale, ospitate negli enti assistenziali del quartiere. Buona
parte della nostra attività è di supporto al DSM [2], che si trova qui accanto. [1]. Ma ci occupiamo anche dei
problemi dei minori, degli anziani, dei senzatetto, dei rom: in breve, di tutti coloro che necessitano di aiuto
[2]. Abbiamo anche il compito di provvedere alla manutenzione dell’edificio e delle aree prospicienti” [1].
“Perché Innovazione Artistica?”. “La nostra comunità è una vera e propria compagnia teatrale che, oltre a recitare, svolge attività di
formazione in collaborazione con il Centro Civico Municipale. I nostri spettacoli si svolgono principalmente nel piccolo teatro
all’aperto della piazza, ma anche in altri teatri del quartiere” [1].
“I membri di CHIARA - prosegue il giovane - si autogestiscono. Le regole che ci siamo imposti prevedono la piena condivisione dei
nostri averi [1]. I nostri introiti provengono principalmente da coloro che assistono ai nostri spettacoli o
frequentano il nostro punto di ristorazione [2]. I prodotti che utilizziamo per preparare i cibi provengono esclusivamente
dalle botteghe del commercio equo e solidale e dagli altri negozi che, a ridosso del muro di viale Carso, vendono prodotti agricoli
biologici e a ‘chilometro zero’’ e organizzano i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) [1].
Superato l’accesso che collega via Monte Santo con l’interno del complesso, giungiamo a [1 volta]ll’edificio
della
sottocentrale elettrica. Come previsto dal programma di recupero dell’ex deposito, la sottocentrale è stata
delocalizzata e l’edificio destinato interamante a residenza [2 volte].
L’edificio ospita oggi nove abitazioni di taglio medio-piccolo. Giorgio mi fa notare che l’intervento di
ristrutturazione ha trasformato profondamente l’interno dell’edificio originario, ma ne ha conservato il
numero di piani, le altezze interpiano e la ‘pelle’, rispettandone di fatto il valore formale e la compiutezza
volumetrico – architettonica [2].
L’edificio a fianco del DSM, alto circa 7 metri, è stato assegnato alle associazioni giovanili. A piano terra alcuni mi mostrano una
serie di spazi destinati ad attività sociali che consentono alle associazioni di mantenersi e pagare un affitto; al primo piano mi fanno
visitare i mini alloggi occupati dai giovani [1].
L’edificio della ex sottocentrale elettrica, svuotato delle sue funzioni, ha lasciato il posto a
una bella residenza in cohousing con quattro mini-alloggi per piano.
Conosco una persona che me li fa visitare. Al piano terra ci sono attività comuni: una
grande cucina, una lavanderia-stireria, un piccolo asilo gestito dai residenti, un bel
soggiorno e alcune salette per attività sociali e culturali. Lo spazio verde che circonda la
palazzina è ad uso del cohousing, escluso il passaggio con cancello che conduce allo spazio
verde centrale [3].
Pare che gli otto nuclei familiari abbiano investito per il recupero una quota pari a 40.000 euro che sono riscattati con quote d’affitto
mensili pari a 400, 600 e 800 euro, a seconda della dimensione dell’alloggio, oltre al versamento di una quota per i servizi comuni
[1].
9
Le linee guida, oltre a individuare quali aree e funzioni fossero da conservare e valorizzare hanno dato interessanti indicazioni per la
progettazione dell'area: altezza degli edifici, verde centrale, aspetti biocliamatici [1].
Una costruzione affianca il DSM: si
tratta di un edificio adibito a cohousing [2].
I giovani del progetto Chiara e gli utenti del DSM gestiscono insieme anche un orto, che si
trova davanti ai rispettivi edifici (dalla parte del parco) [3]. Sono contenta, sia per l’occasione di socialità
che l’ortoterapia offre sia perché finalmente constato che una parte del compost, ricavato con tanta fatica dalla raccolta differenziata
dei rifiuti nel quartiere, viene raccolto in un posto sicuro e messo a buon frutto [1].
Accanto a questa costruzione ne noto un’altra: si tratta di un edificio per residenze di piccolo taglio,
destinato alle giovani coppie del quartiere [2].
Chiedo a una giovane mamma, che sta uscendo col suo bambino, se è stato difficile, dal punto di vista economico, comprare qui una
casa: mi risponde che le abitazioni sono state vendute a prezzo agevolato, proprio per evitare l’esodo dei giovani dal quartiere [1].
N.B.
Il primo edificio che si incontra a fianco del DSM è quello che ospita ‘CHIARA’, acronimo del
nome del progetto che i giovani del quartiere, a suo tempo, hanno proposto all’amministrazione:
CoHousing di Innovazione Artistica, Residenziale e Amministrativa.
[L’articolazione interna in centri di questo edificio non è specificata negli scenari e nella
selezione].
Negli scenari si presuppone sempre la delocalizzazione dell’attuale sotto-centrale elettrica e la sua
trasformazione in centri alternativi:
- un edificio destinato a residenza, con 9 alloggi di taglio medio-piccolo o, alternativamante, con
alloggi di piccolo taglio riservati alle giovani coppie del quartiere (2 condivisioni)
ovvero
- un edificio destinato a cohousing, circondato da spazi verdi, con 4 mini-alloggi per piano,
costituito da sotto-centri che si riferiscono agli spazi comuni: una grande cucina, una
lavanderia-stireria, un piccolo asilo gestito dai residenti, un bel soggiorno e alcune salette per
attività sociali e culturali (3 condivisioni)
Gli scenari prevedono anche un passaggio tra l’edificio che ospita ‘CHIARA’ e l’ex sotto-centrale
elettrica, dotato di cancello, che collega via Monte Santo con l’interno del complesso (3
condivisioni).
Un orto, ubicato nella piazza verde, diversamente dal giardino adibito a orto già indicato nel
sotto-ambito 2, è gestito collettivamente dagli ospiti del DSM e da quelli di ‘CHIARA’ (e non dagli
anziani del centro) ed è ubicato nella piazza verde di fronte ai rispettivi edifici (e non solo a quello
del DSM) (3 condivisioni).
10
Sotto-ambito 5 - L’edificio di via Monte Nero: dalla sottocentrale elettrica (esclusa) a viale
Angelico
Al piano terra, vicino all’edificio che un tempo era occupato dalla sottocentrale elettrica, vediamo un locale [1].
Appena entrati ci rendiamo subito conto subito che è un caffè letterario, un
luogo particolare dove il ristoro si accompagna alla cultura e all’arte [5].
Il caffè vero e proprio è collocato nello spazio centrale e costituisce una sorta di cerniera verso tutte le altre pratiche che si svolgono
all’interno del locale [1].
Uno degli ambienti ospita una biblioteca, realizzata con la collaborazione di Biblioteche di Roma, che
raccoglie circa 3000 pubblicazioni appartenenti ad altre biblioteche del quartiere [2]. Sono soprattutto libri e
riviste che riguardano tematiche specifiche quali l’arte, il teatro e la musica [1].
Un altro ambiente è dedicato allo svolgimento di eventi [5] che
riguardano la letteratura, l’arte visiva, il design, il cinema e la musica, dove la
contaminazione dei generi è spesso la benvenuta [4]. “L’ipotesi - mi dice il gestore del locale - è
quella di creare un rapporto intimo e immediato tra gli artisti e la gente nella speranza di suscitare emozioni e reazioni del tutto
diverse - e spesso più stimolanti - di quelle che hanno luogo nelle sedi istituzionali come librerie, musei ecc.”. Tra gli eventi vanno
anche annoverati i dibatti socio-politici, le commemorazioni culturali, la presentazione di libri e altro ancora [1].
In un altro spazio, denominato gallery, si vedono fotografie e filmati che illustrano gli
eventi trascorsi e quelli programmati [3]. Nel locale c’è anche una libreria [1].
Superato il varco, incontriamo un edificio a doppia altezza. Giorgio mi dice che
si tratta dell’Auditorium, uno spazio che ospita soprattutto concerti di musica
classica, ma anche musica jazz, pop ecc. [4]. Lo spazio non è molto grande: può accogliere
al massimo centocinquanta spettatori, ma è flessibile [2].
Con l’amico osservo che la volumetria del lungo edificio di via Montenero non è cambiata sostanzialmente
[2]: la profonda ristrutturazione non ha alterato il carattere del suo vecchio prospetto. Le
finestrature sono state tutte riportate alla quota del piano strada. Sopra il cornicione c’è un
tetto con coppi fotovoltaici , inclinato a sud che copre quasi la metà del corpo di fabbrica; il
resto del tetto è coperto da piastrelle fotovoltaiche [3].
Alcune finestrature sono diventate varchi che conducono allo spazio verde interno. “Vedi, osservo con il
mio amico, adesso la facciata non è più chiusa: le aperture fino a terra la rendono ‘permeabile’” [2].
Le aperture sono sempre aperte e creano una sorta di galleria aperta, alta 4 metri, che
interfaccia lo spazio esterno con le attività culturali: gallerie per artisti e sale prova
insonorizzate per musicisti [4]. Più avanti, all’incrocio con viale Angelico, c’è una sala
più grande, un auditorium, dove si svolgono spettacoli teatrali e musicali [3 volte].
Al primo piano dell’edificio trovano posto alcuni mini alloggi [5].
Sopra la galleria c’è un ballatoio, che distribuisce alle abitazioni [4].
Ogni
abitazione, all’interno, ha un terrazzo che poggia sopra un portico largo 4 metri che gira attorno al verde [2].
Arrivo agli edifici addossati a via Montenero [1].
11
In questi spazi c’è grande vivacità [2]: i giovani davanti alla sala prova musicale chiacchierano e
provano i loro strumenti [3]. Guardo le belle fotografie [4] scattate da un giovane del
quartiere [3] appese alle pareti della sala dedicata alle esposizioni temporanee
[4].
In una saletta annessa c’è la mostra permanente con le foto del deposito
com’era e delle fasi della ristrutturazione [4]. Questa mostra voluta dal quartiere è il
luogo della memoria e il simbolo di quanto i cittadini possano ottenere con un’attiva
partecipazione [3].
Mi fermo a leggere le locandine con i programmi musicali dell’auditorium e mi riprometto di proporre a mio marito di venire la
prossima settimana a sentire i concerti brandeburghesi di Bach che io amo molto. Vedo anche che nella sala conferenze proseguono
le lezioni sull’ascolto della musica. Anche questi cicli di chiacchierate mi interessano molto. Chissà che non riesca a sentirne
qualcuna! [1]. Do un’occhiata anche al programma mensile del cineforum che propone bei film d’essai che
troppo spesso spariscono rapidamente dai cartelloni degli altri cinema [2].
Vedo che nella sala conferenze proseguono le lezioni sull’ascolto della musica [2 volte]. Anche questi cicli di chiacchierate mi
interessano molto. Chissà che non riesca a sentirne qualcuna!.
Do un’occhiata anche al programma mensile del cineforum che propone bei film d’essai
che troppo spesso spariscono rapidamente dai cartelloni degli altri cinema [3].
Arrivata al caffè letterario, meta del mio vagabondare, mi siedo con le mie amiche a un tavolino sotto l’ombra di un gazebo e
cominciamo a discutere del prossimo incontro del gruppo di lettura [1].
Sono arrivata in via Monte Nero e qui vedo finalmente realizzato il mio sogno: è qui che trovo, infatti,
distribuito in bassi edifici che costeggiano tutta la strada, quel Centro Civico tante volte sognato in passato
[2], dove i cittadini si possono riunire in santa pace, senza dover chiedere continuamente ospitalità alle varie istituzioni [1].
attraverso (…) un centro-studi per studenti (aperto fino a tarda ora) [2], una sala per mostre o conferenze, un
piccolo auditorium e persino un caffè letterario [1].
Osservo che il via-vai animato della gente che si muove in questo centro comprende anche molti anziani, impegnati nelle mille
attività che vi si svolgono: sembrerebbe che esista finalmente una mescolanza di interessi e una possibilità di interazione tra gente di
ogni età! [1].
N.B.
Vicino all’edificio che un tempo era occupato dalla sottocentrale elettrica, c’è ora un caffè
letterario, un luogo particolare dove il ristoro si accompagna alla cultura e all’arte (5
condivisioni).
Alla realizzazione del centro concorrono diversi sotto-centri: il caffè vero e proprio (1
condivisione), una biblioteca (2 condivisioni), un ambiente dedicato allo svolgimento di eventi che
riguardano la letteratura, l’arte visiva, il design, il cinema e la musica (max 5 condivisioni), una
gallery dove si vedono fotografie e filmati che illustrano gli eventi trascorsi e quelli programmati (3
condivisioni), una libreria (1 condivisione), un gazebo all’aperto che ospita tavolini (1
condivisione).
Al di là di un varco che collega la piazza verde del complesso con l’area di via Sabotino c’è un
Auditorium per concerti e spettacoli musicali/teatrali (max 4 condivisioni), nonché un insieme di
attività culturali che una sorta di ‘galleria’ alta quattro metri interfaccia con lo spazio esterno (lato
via Montenero). I centri che si riferiscono a queste attività sono:
- una sala prove musicali insonorizzata per i giovani (max 4 condivisioni)
- una galleria destinata all’esposizione delle opere di artisti (4 condivisioni)
12
- una sala per mostre fotografiche temporanee con annessa una saletta che ospita la mostra
permanente con le foto che illustrano com’era il deposito e le fasi della sua ristrutturazione
(max 4 condivisioni)
- una sala per conferenze (1 condivisione) e cineforum (max 3 condivisioni).
- un centro-studi par studenti (2 condivisioni)
In alternativa, il Centro Civico potrà sostituire una parte dei centri di cui sopra, ed esclusione del
del centro-studi (2 condivisioni) del caffè letterario, dell’Auditorium, della galleria, della sala per
conferenze (1 condivisione), che potranno comunque essere realizzati.
Eccetto l’Audiorium che ha doppia altezza, tutti gli altri spazi occupano il piano terra. Al primo
piano del lungo edificio trovano posto alcuni mini alloggi (5 condivisioni), collegati da un
ballatoio (4 condivisioni) che distribuisce alle diverse abitazioni. Ogni abitazione ha un terrazzo che
poggia sopra un portico largo circa 4 metri che rivolto alla piazza verde (due condivisioni).
13
Sotto-ambito 6 - L’ingresso di viale Angelico e gli spazi adiacenti dell’ex deposito
Giorgio mi propone di visitare il centro sportivo, costruito negli spazi adiacenti
al lato ovest (viale Angelico). L’intervento non ha alterato sostanzialmente le
preesistenze di maggior pregio [dell’ex deposito: il ‘recinto’ e il piccolo spazio
d’ingresso sono stati modificati soltanto per consentire ai cittadini di accedere
agevolmente al nuovo complesso da viale Angelico [4], sia a piedi che in bicicletta: un
ramo della pista ciclabile di viale Angelico penetra al suo interno, costeggia il bordo del’auditorium e
prosegue attraversando il varco che mette in relazione il complesso con l’area di via Sabotino [2].
Il prospetto dei piccoli edifici, già sede di ATAC Patrimonio S.p.a., sono stati
conservati, ma i loro spazi interni sono stati ristrutturati per poter ospitare sia
una piccola ciclofficina [4] - punto di snodo della pista ciclabile [2] - sia gli uffici del
centro sportivo [4]: dalla biglietteria d’ingresso agli uffici amministrativi [3]. L’impresa che
ha realizzato il complesso ha affittato l’intero centro a una cooperativa, a un canone vantaggioso. La cooperativa ha peraltro
l’obbligo di farsi carico delle spese di gestione e di manutenzione della struttura, nonché di mantenere bassi i prezzi dei biglietti
d’ingresso e degli abbonamenti [1].
Il centro, che comprende una piscina e una palestra, è ubicato nella zona
dell’ex deposito già occupata dalla officina (che è stata demolita) [4] e da alcuni
spazi aperti adiacenti [3].
La piscina è molto bella: le porte e le finestre, di vetro, lasciano vedere tutt’intorno la
vegetazione della piazza verde. Uno dei suoi lati confina con l’anfiteatro ‘verde’ [3]; da una
porta del lato opposto si accede direttamente a un bel prato con sedie sdraio, lettini e un piccolo bar, circondato da alberi e siepi [1].
Diversamente dalla piscina che si trova a piano terra, la palestra è situata al primo piano
dell’edificio [3]. La sala principale della palestra ospita numerosi attrezzi per il fitness [1].
Sono curiosa di vedere il complesso da viale Angelico. Una volta entrati nella [2] piccola corte [3]
recintata con un basso muretto e alcune rastrelliere per le biciclette, vediamo tre ingressi. Il primo, sulla
sinistra, conduce alla zona sportiva costituita da una piscina coperta di dimensioni medie e da alcuni
ambienti per la ginnastica a corpo libero. Il secondo, sulla destra, porta al piccolo auditorium
/teatro/cinema. L’ingresso al centro fa intravedere il verde interno [2].
La piscina ha servizi ed è molto ben tenuta [1].
Osservo che c’è continuità visiva tra l’acqua della piscina e lo spazio verde,
con una grande vetrata sullo stagno [4].
Arrivo sullo storico ingresso di Viale Angelico. La facciata originaria è stata restaurata ma conservata [2].
Ciò che si apre ai miei occhi è un vero e proprio parco urbano [1].
14
Mi accorgo che la piscina ha una grande vetrata che si affaccia sull’area verde. Inoltre è in
continuità con un ampio specchio d’acqua che occupa parte del parco, come fosse una
piscina all’aperto [3], ma che in realtà è funzionale solo al raffrescamento dell’area [2].
Attraverso l'arcata, che riprende lo stile dei muri; i passanti possono vedere, oltre al giardino interno, i piccoli edifici a un piano
addossati al muro di viale Carso e di via Monte Nero e sullo sfondo l’edificio su viale Angelico con davanti l’aggetto della piscina e
della palestra a vetri al piano terra [1].
Constato con gioia che lo spazio d’ingresso, con pergolato, è stato mantenuto [3]. Da qui si
accede ad una piccola piscina coperta, con ampie vetrate, da cui si può ammirare il verde del parco centrale
[2]. Ancora una volta constato che è stata rispettata la volumetria originaria e che è stata mostrata particolare attenzione a non
rompere il delicato equilibrio uomo-natura [1].
N.B.
Il centro principale di questo sotto-ambito, ubicato nella zona dell’ex deposito già occupata dalla
officina (che è stata demolita) e da alcuni spazi aperti adiacenti, è il centro sportivo, realizzato da
due sotto-centri: una piscina e una palestra (max 4 condivisioni).
I sotto-centri della piscina riportati negli scenari selezionati sono: la vasca [non esplicitamente
citata] la cui acqua è in continuità visiva con quella del corpo d’acqua (specchio d’acqua, stagno,
ecc.) della piazza verde (max 4 condivisioni); un prato con sedie e sdraio; un bar (1 condivisione).
I sotto-centri della palestra specificati sono solo due: la sala principale dotata di numerosi attrezzi
per il fitness (1 condivisione) e gli ambienti per la ginnastica a corpo libero (2 condivisioni).
Diversamente dalla piscina, che si trova a piano terra, la palestra è situata al primo piano
dell’edificio (3 condivisioni).
Gli altri centri sono localizzati principalmente nella piccola corte, costituita dal ‘recinto’ e dal
piccolo spazio d’ingresso (viale Angelico), che è stata modificata per consentire ai cittadini di
accedere agevolmente al nuovo complesso da viale Angelico (4 condivisioni).
Nel suo ambito sono stati conservati sia i prospetti dei piccoli edifici già sede di ATAC Patrimonio
S.p.a. - che peraltro sono stati ristrutturati per poter ospitare una piccola ciclofficina e gli uffici
del centro sportivo (4 condivisioni), costituiti a loro volta dai sotto-centri biglietteria d’ingresso e
uffici amministrativi (3 condivisioni) - sia il vecchio pergolato (3 condivisioni).
Nella piccola corte son presenti alcune rastrelliere per biciclette (2 condivisioni).
Un ramo della pista ciclabile di viale Angelico penetra all’ interno, costeggia il bordo del’Auditorium e
prosegue attraversando il varco che mette in relazione il complesso con l’area di via Sabotino (2
condivisioni).
15
Sotto-ambito 7 - Il muro di viale Carso e gli spazi a ridosso
Arrivo a viale Carso, dove abita il mio amico [1]. Attraverso
uno dei varchi che collegano il viale con la piazza verde
del complesso e salgo le scale che conducono al primo piano. Raggiungo l’ingresso dell’appartamento
percorrendo un breve tratto del ballatoio sul quale affacciano gli ingressi delle residenze. Il ballatoio è lungo
un’ottantina di metri, stretto tra il muro di viale Carso e la parete del nuovo edificio che, al primo piano,
ospita le abitazioni [2].
Il muro, dall’esterno, è proprio come lo ricordavo: solo i bordi di alcune
finestrature sono stati allungati fino a terra per poter aprire i varchi [4]. Lo spazio del
ballatoio - forse per il colore chiaro delle sue pareti e la copertura leggermente ricurva - sembra più largo di quanto sia in realtà [1].
Lo spazio del ballatoio - forse per il colore chiaro delle sue pareti e la copertura leggermente ricurva - sembra
più largo di quanto sia in realtà. Il luogo è piacevole: lo spazio non viene percepito come un corridoio buio e
monotono grazie alla luce che penetra dalle ampie finestrature e ad alcuni sottili diaframmi che lo
articolano, senza interromperne la continuità fisica [2].
L’appartamento è bello e luminoso. Attraversiamo il soggiorno e ci rechiamo sulla terrazza, protetta da un
bel pergolato. La terrazza si affaccia sulla piazza interna, il “cuore verde” del complesso [2]: da qui le persone
che frequentano la piazza, schermate dalla fitta vegetazione, sono poco visibili [1]. Giorgio mi fa vedere la sua camera da
letto e la cucina abitabile. “La casa è piccola - in tutto 50 mq circa - ma per me che sono single è più che
sufficiente. In questo edificio ci sono anche appartamenti più grandi, abitati in genere da giovani coppie” [2].
Gli chiedo se la casa non sia troppo calda d’estate o troppo fredda d’inverno. “In estate la casa è fresca, grazie soprattutto alla ricca
vegetazione della piazza ma anche alle brezze che la sfiorano nelle prime ore della sera. L’edificio è esposto a sud: nei mesi invernali
i raggi del sole penetrano nell’abitazione senza essere intercettati dagli edifici antistanti né dal fogliame del gelsomino che ricopre la
pergola, che è caduco; i muri sono ben coibentati, gli infissi a bassa emissione e i ponti termici assenti. Inoltre il muro di viale Carso
protegge l’edificio dai venti freddi invernali provenienti da nord. In pratica, l’energia necessaria per riscaldare l’appartamento è meno
della metà di quella che serviva per riscaldare la mia precedente abitazione”. Ma il rumore che proviene dalla piazza interna? “Le
attività che si svolgono nella piazza non sono affatto rumorose, eccetto il vociare dei bambini che giocano - che non mi da fastidio,
ma anzi, mi fa compagnia - e i suoni che provengono dall’anfiteatro nelle serate estive (ma gli spettacoli terminano sempre prima
della mezzanotte). Il rumore che si produce all’interno dei locali sui bordi del complesso non si diffonde all’esterno, poiché tutti gli
ambienti sono isolati acusticamente [1].
“Visiteremo per primi gli spazi pubblici del complesso che ospitano sia attività istituzionali, sia attività culturali e di promozione
sociale gestite da cooperative sociali e organizzazioni di volontariato” [1].
Scendiamo nella piazza verde [2] e ci avviamo verso il Centro Civico Municipale, un edificio di
nuova costruzione realizzato a suo tempo dai nuovi proprietari dell’area [3]. I proprietari lo
avevano ceduto gratuitamente al Comune che, a sua volta, lo aveva concesso in uso al Municipio. L’edificio,
di due piani (piano terra e primo piano), è situato a ridosso del muro di viale Carso, all’altezza del portale di
piazza Bainsizza. Al piano terra [2], oltre all’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) ci sono
alcuni sportelli che hanno il compito di informare i cittadini sui loro diritti e su altre
questioni particolari. Allo stesso piano ci sono le sedi di due consulte: quella dei migranti e
quella sui problemi delle persone disabili e della salute mentale, nonché una sede distaccata
dell’Ufficio Tecnico [3].
Giorgio mi dice che i tecnici di quest’Ufficio hanno il compito di mettere a disposizione dei cittadini tutte le documentazioni
necessarie – piani e programmi, iniziative e provvedimenti in materia urbanistica e ambientale - e di fornire tutti i chiarimenti
16
necessari perché essi li possano “decodificare” e farne buon uso durante le sessioni di lavoro del [1]
Laboratorio Municipale
di Progettazione Partecipata [2].
Saliamo al primo piano dove si trova il Laboratorio.
Lo spazio del Laboratorio è relativamente ampio ed è dotato di numerose attrezzature: due computer collegati in rete (wi-fi), un video
proiettore, uno schermo, una lavagna a parete e una a fogli mobili [1].
Accanto al Laboratorio ci sono tre stanze più piccole, dove altrettanti sottogruppi di lavoro possono lavorare
in completa tranquillità [2]. Una stanza, in particolare, è attrezzata per poter svolgere attività di supporto, dal disegno alla
costruzione di modelli plastici [1].
Allo stesso piano [2] ci sono altri ambienti destinati alle cooperative e alle associazioni [3].
Quando esco dal Centro mi dichiaro stupito dei numerosi progressi fatti dall’amministrazione pubblica negli ultimi anni. “Questi
progressi - mi spiega Giorgio - sono la conseguenza di quanto è avvenuto alcuni anni fa, quando il Comune ha finalmente deciso di
mettere in atto un processo di decentramento vero, concedendo ai Municipi poteri maggiori nel settore normativo e finanziario” [1].
È l’una: Giorgio suggerisce di fare una sosta per il pranzo. Accetto di buon grado e gli propongo di avviarci verso [1]
il punto di
ristoro gestito dalla comunità del progetto CHIARA [2].
a ridosso del muro di viale Carso, c’è un punto di vendita del
commercio equo e solidale e una bottega che vende prodotti enogastronomici tipici del
Lazio. Poco più avanti alcune cooperative agricole espongono prodotti “a km zero” [3],
Vicino al punto di ristoro [1],
coltivati con tecniche biologiche e biodinamiche nei loro terreni situati all’interno del GRA e in aree
limitrofe [2]. Uno spazio specifico è a disposizione dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale),
che lo utilizzano per organizzare i loro acquisti [3].
Entrando in una delle aperture vedo un corpo scala con un ascensore che porta al primo piano, alle residenze
in cohousing [2].
Gli appartamenti, prevalentemente di piccolo taglio [4], hanno il vantaggio di
avere molti servizi nell’immediato intorno [3]. Sono alloggi in affitto e in proprietà [1]. Mi accorgo che
tutto il complesso rispetta criteri di sostenibilità [4]: i soggiorni sono orientati a sud,
protetti da un frangisole. Il tetto, opportunamente coibentato, è rivestito da un film
fotovoltaico. Tutto l’edificio di viale Carso si affaccia sul grande spazio verde raffrescato
dal lungo stagno [3].
Sul portico, in corrispondenza di viale Carso, affacciano alcuni esercizi pubblici: vedo piccoli negozi per il
commercio equo e solidale, alcuni spazi del Centro Civico, negozi per attività artigianali e negozi di
servizio [2].
Giro su Viale Carso e al posto dell’antica pensilina del deposito mi accorgo che è sorto un edificio in linea
che ospita al piano terra botteghe del commercio equo e solidali e laboratori artigianali; al piano primo
invece si trovano appartamenti di piccolo taglio assegnati sulla base di un bando pubblico a giovani coppie
e appartamenti di medio/grande taglio per famiglie numerose e cohousing [2].
Alzo lo sguardo e intravedo sul tetto i pannelli solari. Dando poi un’occhiata più attenta mi
accorgo che tutto l’edificio è costruito secondo principi bioclimatici e low cost [3].
Venendo da casa mia, in circonvallazione Clodia, mi trovo all'angolo tra viale Carso e viale Angelico [1]
e comincio a
Ammiro il sapiente restauro che ha conservato ed
anzi esaltato le partizioni del muro, scandite da ampi finestroni che in alcuni
punti, allungandosi fino al suolo, sono diventati ingressi. Così, camminando
sull’ampio marciapiede, delimitato dal lato della strada dai pioppi, posso già
godere del giardino interno con i suoi grandi alberi ombrosi nella zona centrale
[4].
costeggiare il muro di viale Carso [2].
17
Mi volto un attimo per guardare l’edificio che corre lungo viale Carso e non supera in altezza il muro
retrostante. Al piano terra ci sono i piccoli negozi di quartiere e gli artigiani introvabili in altre zone [2]. Al
piano superiore varie sale a disposizione della cittadinanza che si affacciano con piccole terrazze sul giardino. Mi propongo di
tornare la domenica mattina quando gli spazi artigianali e commerciali, sotto i portici adornati dalle buganvillee rampicanti [1], si
animano con i mercatini per la vendita di prodotti agricoli a chilometro zero e di prodotti tipici del
commercio equo e solidale [2].
Costeggio ora la parte che dà su viale Carso: qui sono state aperte varie attività artigianali e non solo [1]: c’è
[2], in cui ferve grande attività [1].
una ciclo-officina
Procedo oltre e colpiscono la mia attenzione i colori animati dei vari oggetti in esposizione presso l’adiacente mercatino del baratto
[1].
Mi accorgo che i tetti di tutte le costruzioni hanno pannelli solari e che sono stati usati tutti gli accorgimenti per rendere l’area
energeticamente autosufficiente [1].
N.B.
Il muro, dall’esterno, è stato conservato e restaurato : solo i bordi di alcune finestrature sono stati
allungati fino a terra per aprire i varchi, attraverso i quali si può vedere la piazza verde interna
con i suoi grandi alberi (4 condivisioni).
Al primo piano del nuovo corpo di fabbrica a ridosso del muro sono presenti alcune abitazioni di
piccolo taglio (max 4 condivisioni) e appartamenti di taglio medio/grande per famiglie numerose
e/o in cohousing (2 condivisioni), distribuite da un ballatoio al quale si accede dal piano terra del
complesso tramite un corpo scala [con ascensore] (2 condivisioni). Ogni alloggio è un centro che
si costituisce come aggregato di sotto-centri: soggiorno (orientato a sud), camera da letto, cucina
abitabile e terrazza (max 3 condivisioni).
Sul portico (2 condivisioni) affacciano
- il Centro Civico Municipale (3 condivisioni), costituito da diversi sotto-centri:
al piano terra: l’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico); alcuni sportelli che hanno il compito
di informare i cittadini sui loro diritti ecc.; due sedi di consulte; una sede distaccata dell’Ufficio
tecnico (3 condivisioni);
al primo piano: il Laboratorio di Progettazione Partecipata, dotato di numerose attrezzature,
con annesse tre stanze più piccole dove altrettanti sottogruppi di lavoro del Laboratorio
possono lavorare separatamente in completa tranquillità (2 condivisioni); alcuni ambienti
destinati a cooperative e associazioni (3 condivisioni)
- il punto di ristoro gestito da ‘CHIARA’(2 condivisioni)
- un negozio del commercio equo e solidale (3 condivisioni)
- una bottega di prodotti enogastronomici tipici del Lazio (3 condivisioni)
- uno spazio destinato a cooperative agricole che espongono e vendono prodotti “a km zero” (3
condivisioni)
- uno spazio a disposizione dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), che lo utilizzano per
organizzare i loro acquisti (3 condivisioni)
- negozi artigianali e di servizio al quartiere (2 condivisioni)
- una ciclofficina (2 condivisioni)
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Sotto-ambito 8 - Via Monte Nero
Questa strada, con tutte le sue brutture - dall’ascensore alle rampe di accesso ai posteggi
sotterranei - oggi non esiste più [3]. Da alcuni anni non è più una strada
carrabile, ma uno spazio pedonale bello e coerente che collega e
integra perfettamente, in termini spaziali e funzionali, l’area di via
Sabotino con il nuovo complesso dell’ex deposito ATAC [5].
Con l’amico osservo che la volumetria del lungo edificio di via Montenero non è cambiata
sostanzialmente: la profonda ristrutturazione non ha alterato il carattere del suo vecchio
prospetto. Le finestrature sono state tutte riportate alla quota del piano strada. Sopra il
cornicione c’è un tetto con coppi fotovoltaici, inclinato a sud, che copre quasi la metà del
corpo di fabbrica; il resto del tetto è coperto da piastrelle fotovoltaiche [3]. Alcune
finestrature sono diventate varchi che conducono allo spazio verde interno [4].
“Vedi, osservo con il mio amico, [3] adesso la facciata non è più chiusa: le aperture
fino a terra la rendono ‘permeabile’ ” [4].
Via Montenero è una zona pedonale: di domenica accoglie un piccolo mercato con
prodotti che cambiano da domenica a domenica. Sono contenta che la vista verso Monte
Mario non sia alterata [3].
Via Monte Nero è stata portata allo stesso livello del marciapiede così da diventare un ampio viale pedonale pavimentato,
attraversato solo dalle auto che entrano ed escono dal parcheggio interrato sottostante [1].
Via Monte Nero, che della strada mantiene solo il nome perché non è più
consentito l’accesso alle macchine, collega i due complessi che hanno formato
oggetto di un’unica ristrutturazione [4]. I varchi nei giardini di via Sabotino,
corrispondenti a quelli aperti nel complesso ex Atac, mettono in relazione i due giardini. I
bambini più grandicelli passano così in tutta sicurezza da un giardino all'altro sperimentando
i giochi e le iniziative a loro disposizione [3].
N.B.
Via Monte Nero non è più una strada carrabile, ma un centro costituito da uno spazio pedonale
bello e coerente - dove l’accesso alle macchine non è mai consentito (4 condivisioni) - che collega e
integra perfettamente, in termini spaziali e funzionali, l’area di via Sabotino con il nuovo
complesso dell’ex deposito (5 condivisioni). L’alternativa è rappresentata da un ampio viale
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pedonale pavimentato, attraversato solo dalle auto che entrano ed escono dal parcheggio interrato
sottostante (1 condivisione).
Il centro principale di questo sotto-ambito è il lungo edificio, la cui volumetria non è cambiata
sostanzialmente: la profonda ristrutturazione non ha alterato il carattere del suo prospetto. Le
finestrature sono state tutte riportate alla quota del piano strada (3 condivisioni). Alcune
finestrature sono diventate varchi che conducono allo spazio verde interno (4 condivisioni). I nuovi
varchi dell’area di via Sabotino, corrispondenti a quelli aperti nel nuovo complesso, mettono in
relazione i due giardini.
Questo edificio si articola in sotto-centri, gli stessi che sono stati già identificati per il sotto-ambito
5 (caffè letterario, Auditorium, ecc.)
Lo spazio pedonale ospita ogni domenica un piccolo mercato con prodotti che cambiano ogni
settimana (3 condivisioni).
20
Sotto-ambito 9 - L’area di via Sabotino
Mi accorgo che il dislivello che separava il centro anziani e il bau park dallo
spazio giochi e dalla bocciofila è stato colmato: tutte le zone si trovano ora alla
quota delle strade circostanti [4].
Lo spazio giochi è più grande di quello che conoscevo: ora comprende anche l’area che
prima era occupata dalla bocciofila [3]. I giochi sono soprattutto adatti ai bambini più grandicelli e ai
ragazzi (quelli dei bambini piccoli si trovano nella piazza verde dell’ex deposito) [2].
In un campetto sportivo polivalente vedo i ragazzi che giocano a calcetto [3].
Accanto a esso c’è anche uno spazio destinato ai giochi d’avventura [3 volte] , dove i bambini
creano i propri giochi con i materiali messi a loro disposizione: alcuni costruiscono un piccolo castello con scatole di cartone, altri
utilizzano vecchi rami per fare gare d’equilibrio…[1].
Il centro anziani dispone ora di uno spazio più grande [4]. L’edificio, circondato
da uno spazio meno striminzito di quello di un tempo, è stato ampliato per ospitare altre
attività [3]. Alcuni anziani sono contenti perché [2] il trasferimento della bocciofila nella nuova
zona - tra il centro anziani e il bau park - ha permesso di creare un accesso diretto allo
spazio giochi [3]. “Così siamo più vicini ai nostri nipoti che giocano qui accanto”, mi dicono [2].
I campi di gioco coperti della bocciofila non sono sostanzialmente diversi da quelli di un
tempo, ma la zona che li ospita è più grande. Accanto ai campi c’è un piccolo chiosco
autogestito [3], dove i giocatori possono dissetarsi o prendere un caffè; possono anche sostare all’aperto
su alcune sedute, all’ombra di grandi alberi [2].
Mi sposto nella zona del bau park [3]. L’area a disposizione dei cani del quartiere è
un po’ più piccola di un tempo [4], ma è più pulita e meglio attrezzata. In particolare
c’è una sabbiera, dove gli animali possono fare i loro bisogni, che i proprietari degli animali
puliscono a turno [3].
Vediamo le persone che provengono dalla nuova area di giochi di via Sabotino, finalmente a quota strada, ristrutturata [1].
Le storiche finestre alte e irraggiungibili sono state trasformate in luminosi varchi che permettono di collegare l'ex deposito con il
vicino lotto verde, che ospita ancor oggi i giochi dei bambini, il centro anziani e il bau park [1].
Da una rapida occhiata mi pare di capire che anche quest’area è stata oggetto di recupero [2],
probabilmente all’interno di un progetto unitario che ha interessato entrambi i
lotti [4].
Dove un tempo c'era la cosiddetta “fossa dei leoni” ora nella prima parte vedo la gradinata del piccolo anfiteatro dove d'estate si
tengono concerti e rappresentazioni teatrali; sul retro, verso via Sabotino, all’altezza della strada, è rimasto uno spazio
sufficientemente grande per lo svago dei cani che sostituisce il vecchio e degradato bau park [1].
21
Il Centro Anziani si è trasferito negli ampi locali degli edifici su via Monte Nero [1].
N.B.
I centri principali coincidono con quelli preesistenti: lo spazio giochi per i bambini, il centro
anziani, il bau park e la bocciofila (max 4 condivisioni). Per il centro anziani è prevista peraltro
la possibilità di delocalizzazione all’interno dell’edificio di via Monte Nero (1 condivisione).
Il dislivello che separava il centro anziani e il bau park dallo spazio giochi e dalla bocciofila è
stato colmato: tutte le zone si trovano ora alla quota delle strade circostanti (4 condivisioni). In
alternativa è prevista la realizzazione di un piccolo anfiteatro che sfrutta il dislivello per realizzare
la gradonata (1 condivisione).
La bocciofila è trasferita dalla sua posizione attuale a uno spazio compreso tra il nuovo centro
anziani - ampliato con altri sotto-centri (4 condivisioni) - e il nuovo bau park - ridimensionato
rispetto al precedente (4 condivisioni), ma più pulito e attrezzato (3 condivisioni). L’area della
nuova bocciofila è un po’ più grande di quella attuale: al suo interno, oltre ai campi di gioco
coperti, ci sono nuovi sotto-centri: un piccolo chiosco autogestito (3condivisioni), dove i giocatori
possono dissetarsi o prendere un caffè; alcune sedute, dove le persone possono sostare all’aperto
all’ombra di grandi alberi (2 condivisioni).
Tra il centro anziani e la bocciofila è stato creato un percorso che mette in relazione diretta i due
centri.
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Sotto-ambito 10 - Le strade circostanti all’ex deposito e all’area di via Sabotino
Per arrivare a piazza Bainsizza da via Monte Santo avevo camminato lungo il marciapiede adiacente all’area che fino a pochi anni fa
ospitava lo spazio di gioco dei bambini, il centro anziani, la bocciofila e il bau park. Quest’area, un tempo infossata in parte e
malamente confinata, si trova ora tutta allo stesso livello delle strade circostanti, protetta da un bel muro di cinta dai rumori del
traffico e dall’inquinamento. Guardando attraverso le ‘finestre’ del muro mi è sembrato di intravedere un luogo assai diverso, meglio
organizzato sotto tutti i profili [1].
Lungo il percorso avevo avuto modo di notare altre novità: dal nuovo varco ubicato tra la ex sottocentrale elettrica e il vicino edificio
di via Monte Santo, all’edificio della sede del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) della ASL, ora perfettamente restaurato,
con tutti i suoi spazi recuperati all’uso, compresi quelli che un tempo non erano utilizzati (il seminterrato, alcuni ambienti del primo
piano e il tetto-terrazza) [1]
Le strade adiacenti al complesso e alla contigua area di via Sabotino sembrano più vive rispetto a dieci anni fa. Le persone che le
frequentano, attratte dal nuovo ‘nodo di attività’, sono più numerose e gli esercizi commerciali - per lo più negozi di vicinato - sono
cresciuti di numero [1].
La qualità delle strade è migliorata: gli alberi, un tempo mancanti - alcuni pioppi a viale Carso e tre o
quattro platani a viale Angelico - sono stati finalmente ripiantumati. La spina centrale di via Monte Santo è
stata allargata, sia pure di poco, a spese delle corsie carrabili adiacenti: sotto i lecci non sostano più le
numerose auto di un tempo, ma solo alcuni pedoni che si riposano sulle nuove panchine protette dal traffico
automobilistico, comunque meno intenso di una volta [2].
Mi domando dove siano finite tutte le automobili che un tempo sostavano lungo i bordi o al centro delle strade [1].
La maggiore efficienza dei mezzi pubblici ha
consentito agli abitanti di limitare l’uso dell’auto privata [2].
Mi ricorda che la metro C, operativa ormai da qualche anno, permette di raggiungere velocemente il
quartiere Delle Vittorie da molti altri quartieri della città, anche da quelli più lontani [2].
Un passante mi spiega che, da allora, le cose sono molto cambiate [1].
La maggiore efficienza dei mezzi pubblici ha consentito agli abitanti di limitare l’uso dell’auto privata. Mi ricorda che la metro C,
operativa ormai da qualche anno, permette di raggiungere velocemente il quartiere Delle Vittorie da molti altri quartieri della città,
anche da quelli più lontani.
“L’accresciuta efficienza dei trasporti pubblici - aggiunge - ha indotto la maggior parte delle persone a rinunciare all’uso dell’auto
per spostarsi in città. Molti la utilizzano soltanto per andare fuori Roma o quando devono recarsi in luoghi che è difficile raggiungere
con i mezzi.[1]
Ogni famiglia può posteggiare gratuitamente la propria auto in un apposito spazio: se la famiglia ha più di
una macchina paga però un prezzo che cresce progressivamente con il numero di auto possedute [2].
Alcuni hanno scelto di disfarsi definitivamente della propria automobile e di ricorrere, in caso di necessità, al servizio di car sharing,
gestito dall’amministrazione comunale [1].
Questo servizio, negli ultimi anni, si è molto sviluppato: a piazzale Clodio, per esempio, è stato creato un grande parcheggio che
ospita alcune centinaia di auto di cui tutti possono disporre a un costo assai più basso rispetto a quello di dieci anni fa” [1].
L’inquinamento atmosferico generato dal traffico è diminuito a causa della diffusione delle automobili elettriche, il cui numero è
fortemente cresciuto da quando è stato possibile fare facilmente il pieno di elettricità sfruttando le reti che, da qualche anno, sono
state rese più intelligenti ‘incrociandole’ con le reti mobili a banda larga. Un normale trasmettitore UMS e una sim, inseriti nell’auto,
consentono di attaccare a ogni spina (a casa, in azienda ecc) la macchina per fare il pieno e programmare un tempo di ricarica uguale
quello di sosta previsto. Il costo della ricarica è addebitato direttamente sulla bolletta del proprietario [1].
Adesso, passeggiando, viene la voglia di entrare per partecipare a tutte le attività del Centro Civico: gruppi d’incontro, conferenze e
riunioni del Laboratorio di Progettazione Partecipata [1].
Decido di prendere la metro e scendere alla fermata Ottaviano. Dopo anni di lontananza dal
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quartiere Prati, con grande stupore mi accorgo che hanno attivato un
efficientissimo servizio di bike sharing [4].
Così decido di prendere la bicicletta e inizio a pedalare lungo la pista ciclabile di viale
Angelico, e con piacere mi accorgo che gli incroci, un tempo pericolosi, fanno parte di un
percorso sicuro [3].
Pedalando arrivo all'isolato dello storico deposito ATAC, che, dopo anni di abbandono e battaglie,
finalmente è stato restituito alla comunità. Parcheggio la bicicletta nelle apposite rastrelliere [2] e prendo via
Monte Nero per fare un giro dell'isolato [1].
Venendo da casa mia, in circonvallazione Clodia, mi trovo all'angolo tra viale Carso e viale Angelico [1]
e comincio a
costeggiare il muro di viale Carso [2]. Ammiro il sapiente restauro che ha conservato ed anzi
esaltato le partizioni del muro, scandite da ampi finestroni che in alcuni punti, allungandosi
fino al suolo, sono diventati ingressi [3]. Così, camminando sull’ampio marciapiede, delimitato dal lato della
strada dai pioppi, posso già godere del giardino interno con i suoi grandi alberi ombrosi nella zona centrale [1].
Faccio un ultimo giro all’esterno, lungo il muro di cinta. Da qualche parte, temo, dovrebbero esserci le
entrate dei nuovi parcheggi: invece constato con piacere che non se ne sono aggiunti altri [2]. Del resto,
una fermata della metropolitana all’altezza di via Monte Santo e una
potenziata rete di autobus urbani, rendono facile, insieme alla pista ciclabile,
l’accesso all’area [4]
N.B.
I centri principali coincidono con i tratti di via Monte Santo, viale Carso, viale Angelico e via
Sabotino tangenti all’isolato che include sia il complesso dell’ex deposito che l’area di via
Sabotino.
Al tratto di via Monte Santo sono tangenti
- il bel muro di cinta (1 condivisione), che delimita a est l’area di via Sabotino (vedi sotto-ambito
9)
- il centro costituito dal bordo est del complesso, che comprende i sotto-centri principali seguenti:
l’edificio della ex sotto-centrale elettrica; l’edificio adiacente al DSM; l’edificio del DSM (vedi
sotto-ambito 4)
Di questo tratto fanno anche parte i centri costituiti dalla fermata della metropolitana (4
condivisioni) e dalla spina centrale (allargata) dove le persone possono riposare sulle nuove
panchine protette dal traffico automobilistico (2 condivisioni).
Del tratto di viale Carso fanno parte due centri: il muro sapientemente restaurato che conserva ed
esalta le partizioni scandite da ampi finestroni che in alcuni punti, allungandosi fino al suolo,
diventano varchi (3 condivisioni, vedi anche il sotto-ambito 7) e il gruppo di pioppi ripiantumati
lungo i bordi dei suoi marciapiedi.
Al tratto di viale Angelico sono tangenti:
- il centro costituito dal bordo ovest del complesso, che comprende principalmente la piccola
corte costituita dal ‘recinto’ e dal piccolo spazio d’ingresso del complesso e la rastrelliera per
biciclette (vedi sotto-ambito 6)
- il muro di cinta che delimita a ovest l’area di via Sabotino (simile a quello del tratto di via
Monte Santo)
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Fanno parte del tratto anche altri centri come i quattro platani ripiantuati e la pista ciclabile, che
si giova del nuovo servizio di bike sharing (4 condivisioni), dove gli incroci un tempo pericolosi
fanno parte di un percorso sicuro (3 condivisioni).
Sotto-ambito 11 - Piazza Bainsizza
Decido di uscire dal bau park su via Sabotino e di andare a prendere un caffè da Antonini [1], prima
della metro Bainsizza e tornare a casa [2].
di recarmi alla stazione
Finalmente Piazza Bainsizza è diventata verde ed è tutt’uno con il cuore verde
dell’ex-deposito [4]. L’acqua del fontanone a gradoni, al centro di Piazza Bainsizza, va a confluire attraverso un
passaggio sotterraneo nello stagno che si trova all’interno dello spazio verde [1].
N.B.
L’intera piazza costituisce un unico centro, uno spazio che è tutt’uno con il cuore verde dell’ex
deposito (4 condivisioni). Sono centri subordinati la stazione della metro Bainsizza (la stessa di via
Monte Santo?)(2 condivisioni) e il fontanone a gradoni posto al centro della piazza che va a
confluire nello stagno interno al complesso attraverso un passaggio sotterraneo (1 condivisione).
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