1^ Congresso regionale della Margherita Contributo per il progetto politico della Margherita della Lombardia a cura di Paolo Danuvola, consigliere regionale Da mesi si chiede che, in vista dei Congressi di settembre-ottobre della Margherita, vengano elaborate idee per la città, la provincia e la Regione. Con un gruppo di amici (che si è progressivamente allargato a circa duecento persone) fra cui molti giovani, ci abbiamo provato. Le note prodotte vengono ora presentate - con qualche integrazione riferita alla specificità regionale (punti 1.4; 3) - come contributo al Congresso regionale. Si tratta di una riflessione aperta, fiduciosa di potersi confrontare. Sarebbe, infatti, costruttivo che il Congresso e la nuova dirigenza fosse capace di elaborare una sintesi dei diversi contributi. PD 24 ottobre 2003 1. LA MARGHERITA ALLA RICERCA DELLA SUA IDENTITÀ 1.1 La Margherita ha ricevuto dai cittadini un ampio consenso elettorale alle ultime elezioni politiche suscitando un interesse che è stato confermato in Lombardia, e specificatamente nell’area milanese, anche nelle recenti amministrative. Per trasformare i sentimenti di simpatia e di interesse in un consenso duraturo occorre individuare con chiarezza, e in tempi stretti, ciò che la Margherita vuole esprimere e le modalità con cui lo vuole realizzare. L'attuale situazione politica richiede risposte nuove: da una parte, infatti, l'evidente crisi dei partiti rende necessarie organizzazioni meno strutturate, leggere ma non evanescenti; dall’altra parte, la crisi della politica impone di reagire ai diffusi stili di individualismo radicale per recuperare il senso della storia, della cultura, della città. Oggi l’opinione pubblica sembra essere interessata più ai mezzi che al fine, al sembrare che all’essere, al virtuale che al reale. Ritrovare le nostre pur articolate radici significa ripartire dal patrimonio di una Costituzione che, ancora oggi, può aiutare a recuperare quel capitale sociale che ha permesso il progresso del nostro Paese nel secondo dopoguerra, e l'affermazione del suo ruolo in Europa. Reinterpretare nell’attualità i valori costituzionali significa anche rivolgersi a quei ventenni di oggi che percepiscono tali contenuti come indifferenti, se non estranei. 1.2 Per queste ragioni, la nuova forma aggregazione-partito lanciata dalla Margherita, che attorno al cerchio degli aderenti prevede la formula aperta dei circoli e del rapporto con la società, appare interessante. Essa ha già dato risultati positivi, ma richiede una precisazione ulteriore circa il ruolo, le competenze, e la rappresentanza. Sempre di più il Circolo deve presentarsi ed essere percepito come strumento di allargamento della conoscenza, del dibattito e della proposta, lasciando all’ambito partitico e dei gruppi consiliari quello della rappresentanza politica vera e propria. Il rapporto con gruppi, movimenti, associazioni appare importante, ma la Margherita non può sperare di averne l’esclusiva rappresentanza, anche perché più nessuno, giustamente, dà deleghe in bianco e permanenti. Ai movimenti e all’associazionismo si deve piuttosto dare un’informazione e richiedere un contributo costante alla elaborazione dei progetti. L’importante è che nessuno, né partiti né movimenti, si senta autosufficiente. La relazione con i movimenti deve allora essere conquistata dalla Margherita, di volta in volta, sulla specificità dei contenuti: sviluppo sostenibile, economia, energia, ambiente, professioni, welfare, ceto medio, pace, scuola, istituzioni, giustizia, cittadinanza, diritti… Ma chiediamo al terzo settore che la sua autonomia non sia neutralità. 1.3 Il partito nuovo deve concentrarsi su alcune questioni precise: * Identità e cultura. Occorre che il partito nuovo “crei” la propria identità (una corolla con molti petali), recuperando la storia passata e “lavorando” in particolare sulla prospettiva futura a partire dalle comunanze e dalle differenze. Il bagaglio culturale che si è ereditato non deve costituire un freno, ma piuttosto la base di partenza. In altre parole, l'identità e la cultura, l'autocomprensione e la conoscenza della propria storia vivono in un legame di reciproco rafforzamento soprattutto in un tempo come il nostro, caratterizzato da “pensiero debole” e “identità confuse”. Obiettivi, programmi, linee guida… sono inutili senza una riflessione preliminare dalla quale scaturisca la nascita di un progetto e di un linguaggio comune e grazie a cui si possa intravedere l’anima del partito. La “cultura nuova” produce un particolare tipo d’azione, la cui peculiarità è la forte connotazione valoriale e ideale. L’azione del partito nuovo – non riducibile a strategie – vuole essere la concretizzazione di un orizzonte democratico di partecipazione e la prosecuzione di un’attività svolta sul “territorio” e “nei territori” (circoli). Ciò che deve differenziare nel concreto questo partito è tanto il coraggio di rinnovare il linguaggio, i codici, i comportamenti, quanto il perseguire finalità universalistiche che vadano ben oltre i particolarismi e i personalismi. * Comunicazione ed elettorato. Uscire dal mutismo. Il bacino elettorale del partito nuovo attinge sia da un interlocutore tradizionale che da una componente di elettori “mobili”. L’identità e l’immagine del partito giocano pertanto un ruolo fondamentale nell’agone elettorale. L’elettore medio si attende logiche e strategie diverse dalle precedenti; la “novità” del partito deve essere facilmente riconoscibile, sia nelle parole – poche, forti e chiare – che nei fatti. La modalità comunicativa esterna deve essere percepita anch’essa come nuova; curata e studiata nel dettaglio, inserita in una strategia che miri a diffondere il più possibile un’immagine più “protagonista”, ma sempre coerente e in linea con i propri valori. La partecipazione e l’interesse crescente per temi come globalizzazione, pace, commercio equo, diritti civili, ambiente… dimostra l’esistenza di un desiderio crescente di aggregazione attorno ad argomenti “forti”, chiede di spostare il terreno della politica anche su altre sponde ampliandone il campo di azione. L’azione del partito si intreccia così con quella del vasto e variegato mondo del “terzo settore impegnato”, sensibile in vario modo a queste tematiche più allargate, senza volerlo inglobare, ma dandogli voce e creando spazi per affrontare tali argomenti in ambito “territoriale”. 1.4 L’impegno della Margherita per l’Ulivo, nella realtà lombarda deve risultare chiaro, prioritario e paritario fra promotori. Difficilmente questo impegno potrà tuttavia essere sviluppato in presenza di un contenzioso continuo fra le componenti della sinistra storica (che vede i DS subire la concorrenza di Rifondazione). Bisogna inoltre valutare l’atteggiamento di altre forze del centro-sinistra attualmente esterne all’Ulivo. Ora che si sta finalmente concludendo il processo di assestamento interno della Margherita, l’impegno per l’Ulivo si può manifestare totalmente. L’ipotesi di convergenza fra le componenti dell’Ulivo sta un po’ già nelle cose, ma deve essere costruita dal basso e non sbandierata solo nelle scadenze elettorali. Per un giudizio sulla lista unica a livello europeo è necessario sapere con quale legge elettorale si voterà (il nostro retroterra non vede con simpatia le liste bloccate, senza preferenze) e se tale lista verrà guidata o meno da Prodi. La concomitanza delle elezioni amministrative richiederebbe comunque una univocità di coalizioni, liste e simboli sulla scheda. Le prossime scadenze elettorali amministrative, che coinvolgono ben 118 comuni e sette province della nostra regione, costituiscono anche un’occasione importante di verifica per la tenuta della coalizione e il rispetto del ruolo di tutti. 2. ASPETTI IDEALI E URGENZE DEMOCRATICHE 2.1 La Carta costituzionale del 1948 resta il punto di riferimento della Margherita. In particolare, per il nostro contesto, si richiamano i “Principi fondamentali” e la Parte I “Diritti e doveri dei cittadini” (rapporti economici, etico-sociali, economici, politici). Qui l’uguaglianza, la pari dignità, la giustizia, l’equità e la progressività fiscale sono garanzia per il cittadino – per ogni cittadino –, ma anche per ogni persona in quanto tale (vale la pena ricordarlo in tempi in cui alla nostra emigrazione si è sostituita un’immigrazione significativa). Siamo in un contesto internazionale dove appare sempre più evidente la divaricazione fra l’affermazione dei diritti dell’uomo e dei popoli e le applicazioni concrete da parte dei governi, e soprattutto dove diventa socialmente rilevante la vulnerabilità economica di ampi strati della popolazione. In questa situazione, appare sempre più urgente la ripresa di significato della politica, che deve essere giudicata sul piano etico-filosofico, ma che deve a sua volta poter esprimere un giudizio sull’economia e assumersi la responsabilità della convivenza. 2.2 Il ruolo della società, già presente e riconosciuto nella nostra Costituzione (tutt’altro che sovietica con buona pace del Premier), è stato rilanciato dal recente dibattito sociale e ulteriormente costituzionalizzato con la modifica del Titolo V (rapporti dello stato con regioni, province, comuni) che, nel nuovo art. 118, recepisce il termine “sussidiarietà”. Tale termine, dopo il varo con la dottrina sociale della Chiesa (Quadragesimo anno, 1931; Mater et Magistra, 1961), ha trovato slancio nel trattato di Maastrischt (1992) esprimendosi in termini verticali (fra livelli istituzionali) e orizzontali (fra istituzioni e società) e in tale direzione deve continuare. Tuttavia, la preoccupazione è che tale dizione ci venga espropriata dalla destra che le sta attribuendo un significato privatistico ed economico-commerciale, con il conseguente tentativo di dismettere l’Ente pubblico da ogni responsabilità sociale. Il risultato è che si attribuisce, nominalmente alla famiglia e all’associazionismo, ma sostanzialmente al mercato, la funzione regolatrice dei rapporti sociali nell’ambito sanitario, assistenziale ed educativo. La sussidiarietà, inoltre, non deve correre il rischio di liberare i soggetti sociali da una responsabilità pubblica sciogliendo il mercato dalla dimensione eticosociale. 2.3 Il ruolo e l’impegno della donna, notevolmente mutati anche nelle ultime due generazioni, chiedono spazi oltre che lavorativi e sociali anche politici, non come ‘riserva garantita da quote’ partitiche ed elettorali, quanto piuttosto come possibilità reale di coniugare maternità, professionalità e dimensione socio-politica. Secondo un recente rapporto Onu, l’Italia, tra i paesi del mondo, è al trentaduesimo posto per quanto riguarda la partecipazione delle donne alle responsabilità politiche. In particolare le donne ‘doppiolavoriste’ in bilico fra lavoro e cura familiare (‘disoccupate per forza e per amore’ dice una recente ricerca dell’Università Cattolica). 2.4 La Margherita fa riferimento alla prospettiva europea e lavora per l’esito federalista, quindi per un’Europa dei popoli e non dei governi. In questo senso la discussione attorno alla bozza di costituzione è fondamentale: oggi l'Europa sta passando da una caratterizzazione economica a una prospettiva politica, ma per fare questo deve fronteggiare gli attacchi economici e culturali (antieuropeismo) in atto a livello internazionale. L’unione politica e il voto a maggioranza appaiono un passaggio obbligato per dare concretezza all’Unione stessa, così come ci sembra importante non tacere le origine cristiane dell’Europa. L’Unione deve darsi una configurazione di difesa-intervento umanitario adeguato ad un ruolo di costruzione della pace a livello continentale e mondiale, ritenendo la guerra strumento pericoloso e inadeguato anche per la ‘risoluzione delle controversie internazionali’ (art.11 Cost.). 2.5 A vari livelli, compresi quello comunale, provinciale e regionale si evidenziano sempre più emergenze per lo sviluppo della democrazia: * si sta svuotando il ruolo dei consigli comunali, provinciale e regionale; in questo senso la caratterizzazione di “Margherita, partito delle regole” e della partecipazione è utile nelle città e nell’area milanese; * l’oligopolio dell’informazione – e della pubblicità – e il suo crescente controllo da parte dell’esecutivo riducono gli spazi di pluralismo. In questo contesto il tema della Rai a Milano non è solo una questione di sede, ma assume un ruolo più sostanziale. Si tratta, partendo dalle nostre città, di riaffermare la centralità e l’importanza di una linea editoriale “alta” e responsabile nei confronti del Paese. Inoltre, deve essere curata maggiormente la nostra presenza politico-partitica sui media, cercando di utilizzare tutti gli spazi che si aprono. In parallelo, si dovranno attivare anche canali di comunicazione diretta con associazioni di categoria, sindacati, gruppi, associazioni del terzo settore…; * il crescente attacco al welfare marginalizza fasce crescenti di popolazione del ceto medio ormai sospinti sul confine della povertà: l’ipotetica riduzione delle imposte trasferirà sempre più su ticket individuali l’onere assunto fino ad ora dalla fiscalità generale. La politica economico-fiscale della destra accentua le differenze sociali già esistenti affidandosi ai voucher ‘fai da te’. I temi della cittadinanza, della legalità, della giustizia e della tutela dei diritti per tutti – e non solo per qualcuno – devono essere riprese con decisione. In un contesto nuovo, spesso rassegnato a maggiori controlli in cambio di sicurezza, occorre rilanciare la tutela dei diritti violati – nel nostro paese e nel mondo – ben sapendo che tale tutela è promotrice di pace. L’indipendenza della Magistratura, la fiducia negli organi giurisdizionali e nella Corte Costituzionale, restano punto fermo di garanzia del cittadino rispetto all’accentramento di poteri. La giustizia, però, deve essere più vicina ai cittadini, garantendo il giudizio in tempi certi e brevi, e per questo gli organici devono essere garantiti. 3. LA SPECIFICITÁ DELL'AMBITO REGIONALE La Regione Lombardia ha sempre anticipato comportamenti che hanno poi riguardato tutto il Paese: dai fenomeni culturali e modelli di vita, fino alle esperienze politiche. Molte sarebbero le tematiche di rilevanza regionale da trattare qui: lavoro, lavori, professionalità; famiglia e minori; welfare e prezzi; casa e michetta; sicurezza che non può ridursi a repressione; immigrazione e integrazione; area metropolitana milanese rispetto alla Regione…Si intende però soffermarsi solo su alcune iniziative e materie di competenza dell'ambito regionale: 3.1 Informazione: l'esperienza della stampa promossa dal Gruppo regionale. Il mensile "NoiPopolari" prima e "Comunità Lombarde" poi è andata consolidandosi, con l'impegno - anche finanziario - del gruppo regionale. Partito (nel 1995) con 4.000 copie, si era arrivati a 10.000 nel 2001, oggi (dopo l’edizione a colori) la tiratura è mediamente di 20.000 copie e il giornale - che ha costituito uno dei pochi legami individuabili in tempo di massima crisi partitica - viene sollecitato, distribuito, e finanziato dai suoi lettori (con circa € 12-14.000 l'anno, coprendo circa un quarto del costo). Il giornale viene inviato a tutti i gruppi regionali del Consiglio e a tutti i gruppi della Margherita delle Regioni. L'agenzia "Comunità lombarde notizie", rivolta agli amministratori, sta trovando una sua strada sia per quanto riguarda la tempestività sia per le informazioni che fa circolare. Per Milano città e provincia la comunicazione attraverso e-mail avviene con tutti coloro che ci hanno fornito l'indirizzo. 3.2 Sanità e assistenza (Comm. III): le promesse della L.r.31/97 sono ormai in crisi nella stessa maggioranza, dopo che i cittadini della Lombardia hanno visto prima eliminare gli ambulatori, poi concentrare la sanità solo nei grandi centri, tagliare i punti di primo intervento e in contemporanea aumentare l'addizionale IRPEF e imporre i ticket sulla “scatoletta”, a prescindere dal fatto che molti farmaci dei cronici siano "salvavita". Quello che al cittadino lombardo forse sfugge ancora è che questa Giunta, che non ha voluto fare progettazione-programmazione affidandosi al mercato, ha ora posto dei tetti di spesa su ogni struttura (ospedale, clinica). La conseguenza è che non solo non viene garantita la libertà di scelta, ma neppure la prestazione: le liste di attesa si allungano e per molti esami ci si sente dire "ripassi nel 2004". L'assistenza vede ricadere sulle famiglie molti oneri: il meccanismo dei voucher esprime una concezione di "fai da te", piuttosto che di sussidiarietà solidale. Abbiamo trasformato con successo il tentativo della Giunta di sostituirsi ai Comuni nelle IPAB, ma gli esiti di una privatizzazione in atto potrebbero precludere l'obiettivo di un sistema sociosanitario integrato (vedi anche pagine 6 e 7 della relazione dell’on. Mantini che opportunamente riporta diversi comunicati stampa del gruppo regionale). Dobbiamo ribadire con forza il diritto costituzionale alla salute, difendere l'universalità delle prestazioni, riaffermare che il pagamento della sanità deve mantenersi attraverso la fiscalità generale scongiurando il sistema delle assicurazioni all’americana, chiarire la garanzia dei livelli essenziali di assistenza, insistere sull'eliminazione o almeno il ridimensionamento del ticket sui farmaci e impedire il definitivo smantellamento della sanità scolastica. 3.3 Una scuola di qualità, per tutti e per ciascuno (Comm. VII): già oggi la Lombardia ha diverse competenze e può avvalersi di una valida tradizione. Occorrono però precisare alcuni obiettivi. Nel nostro territorio la scuola e la formazione possono diventare una risorsa decisiva per lo sviluppo, ma è necessario un investimento serio in questo settore. Non condividiamo la politica dei tagli al tempo pieno, del mancato sostegno al disabile, dei voucher "fai da te". Va invece individuata una politica di sviluppo coordinato e di verifica della qualità dell'offerta formativa. * Finanziamenti sulla base della L. 62/2000 sulla parità solo in presenza di standard riconosciuti, mentre i "buoni scuola" non sostengono le istituzioni e rischiano di produrre un pericoloso declino individualista. * Prosecuzione nell’ impegno volto alla riforma del diritto allo studio che oltre a mense e trasporti (ma ormai la Regione non fa più neppure questo) dovrà essere attenta alla disabilità, all’aspetto pedagogico dell’adolescenza ed ai percorsi di integrazione degli studenti extracomunitari. *Interventi precisi nel processo di riforma degli enti per il diritto allo studio universitario. Il vero traguardo nella promozione della formazione delle competenze in territorio lombardo è quello dell'accesso almeno alla laurea triennale di un numero doppio degli attuali laureandi. Andrà inoltre considerata una forma di intervento a sostegno degli studenti dei corsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, che si vanno configurando come un reale canale di formazione di livello post diploma. *Elaborazione, con le altre forze dell'Ulivo, di un progetto di legge regionale che, nel recepire la legge di riforma della scuola recentemente approvata, vada nella direzione di una correzione della linea eccessivamente separatrice tra scuola e formazione professionale portata avanti dalla L. 53/2003 (che incontra simpatie nel settore della Formazione Professionale) 3.4 Statuto regionale: dopo due anni e mezzo di legislatura che si voleva definire costituente, in Commissione la maggioranza (spesso assente) ha proposto conferenze di approfondimento o audizioni, senza formulare proposte. Il nodo centrale, su cui come gruppo attorno a Martinazzoli abbiamo fino ad ora insistito, è di rivedere l’elezione diretta del Presidente della Giunta (L. Cost.1/1999), che oggi mortifica il lavoro del Consiglio, riflettendo sui limiti di forme presidenzialiste soprattutto per le assemblee elettive. Una nostra iniziativa che rivendicava la potestà regolamentare al Consiglio rispetto alla Giunta, almeno fino alla modifica degli Statuti (autonomia statutaria), ha trovato nei giorni scorsi accoglienza nella sentenza 313 della Corte Costituzionale. Ma intanto lo Statuto della Lombardia attende.