Pubblicità e famiglia

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Pubblicità e famiglia
La Tv, amica di famiglia?
Intervento di Isabella Poli
Comitato per l’applicazione
del Codice Tv e minori
Parma - 23 aprile 2004
La TV , amica di famiglia? L’amica di famiglia è una persona di casa e la Tv è di casa . L’amica
di famiglia condivide il momento dei pasti e la Tv è con noi mentre si mangia. L’ amica di
famiglia passa il tempo libero insieme a noi ed anche la Tv . L’amica di famiglia è ospitata in
camera e la Tv è nella camera dei nostri bambini. Dunque la Tv è amica di famiglia? Ma quale
è l’effetto di questa presenza “ amica” nella nostre case?
Oggi i bambini acquisiscono una conoscenza sempre più “mediata” . La televisione ha sostituito
la piazza e la strada, non ancora soppiantata da internet e videogiochi. La televisione resta per
le famiglie italiane il “medium” per eccellenza ( 94% ), rispetto al quotidiano (45,3%)
o al
computer (23,9%) e nell’ambito familiare il bambino è il massimo fruitore della TV: il 27,7 %
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la segue per 3 ore, il 16,9% per quattro ore, il 4,2% per cinque ore ed il 3,6% addirittura
oltre le 5 ore
dunque,
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. Una riflessione sul rapporto tra i bambini e televisione non può prescindere,
da questa premessa e dall’analisi
dei valori e dei modelli di comportamento che i
ragazzi ricevono dai media. Non era mai accaduto che ad una intera generazione del pianeta
fossero proposti contemporaneamente lo stesso immaginario e
gli stessi
modelli di
comportamento attraverso i medesimi format televisivi.
La televisione di per sé -
è stato detto ormai tante volte - non è né buona né cattiva,
di
pende dall’uso che se ne fa. Tuttavia non possiamo negare che , accanto a tanti programmi
di qualità e ce ne sono davvero, soprattutto nella fascia dedicata ai minori ma non solo , si
registrano negli ultimi tempi diverse trasmissioni, su emittenti nazionali e locali, caratterizzate
da un forte tasso di violenza . Una violenza fatta non solo di sesso e forza bruta, ma di
litigiosità esasperata, di messaggi e modelli di comportamento diseducativi e banalizzanti che
sicuramente hanno un impatto negativo sulla crescita e sullo sviluppo equilibrato dei minori .
La rincorsa
esasperata dell’audience fa sì che si proponga
sempre più spesso una
“ Tv
estrema ” . Dallo spot “estremo” fatto di capezzoli che si allungano o di spermatozoi a giro per
la strada, alle sfide “estreme” dei reality show e talk show con inumazioni ed operazioni al
seno in diretta , da una informazione “ estrema “ dove il bambino viene usato come l’icona
della violenza globale allo scontro verbale ” estremo” fra fidanzati, amanti ed amici nel circo
mediatico della televisione.
Il sistema dell’auditel, programmato esclusivamente per l’investimento pubblicitario, non può
diventare in alcun modo l’unico criterio di programmazione , né tanto meno essere un
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Fonte: indagine Censis, 2001
Fonte: Rapporto Censis sull’uso dei media da parte dei minori, 2002
indicatore di qualità.
A conferma di ciò una recente indagine, commissionata dalla Rai alla
Doxa sull’IQS, indice di qualità e soddisfazione, ha rilevato sorprendentemente al primo posto,
per qualità percepita e gradimento, i programmi per bambini e quelli culturali.
Nel tentativo di arginare gli effetti negativi di tutto ciò si sono individuati diversi accorgimenti ,
alcuni già in atto ed altri che potrebbero essere utilmente adottati dalle emittenti televisive.
Fra i primi
il watershed, lo spartiacque orario che distingue una fascia oraria specifica per
minori rispetto alle altre e la segnaletica, i cosiddetti bollini, seppur
applicata in modo
diversificato e solo parzialmente dalle emittenti.
Ma potrebbe essere ancora più utile l’adozione di un sistema di classificazione, già presente, ad
esempio, in Olanda, che accompagnasse il prodotto televisivo, fin dall’inizio , nel suo percorso.
Un po’ come succede per i medicinali che sono sempre accompagnati da un foglio di istruzioni
che
ne indica l’uso corretto. Questo potrebbe essere uno strumento di educazione all’uso
critico della televisione di cui si parla da tempo. Infine nella Tv digitale potranno
essere
previsti sistemi automatici di filtraggio, come già succede per alcuni siti internet .
Eppure i diritti dei bambini e dei ragazzi sono definiti da tempo. Dopo la Convenzione Onu sui
Diritti del Bambino del 1989, che riconosce il bambino, da 0 a 18 anni, come “soggetto” di
diritti, anche nel campo della comunicazione, le Direttive europee 89/552/EEC e 97/36/CE e la
Convenzione
europea
di
Strasburgo
sulla
televisione
transfrontaliera
(n.
327/1991)
riaffermano il principio della tutela del minore da programmi televisivi che possano nuocere al
suo sviluppo.
In Italia, in particolare, si è assistito in questi ultimi anni ad un processo di integrazione fra
regolamentazione ed autoregolamentazione. A parte le disposizioni tuttora vigenti del Codice
Penale (art. n. 528 del C.P. e legge n.47/1948,
artt. 14 e 15) che vietano la diffusione di
spettacoli osceni e ne estendono l’applicazione anche alle pubblicazioni per i minori, la legge
Mammì
(223\1990 ) stabilisce all’art. 15 il divieto di trasmettere “programmi che possano
nuocere allo sviluppo psichico e morale dei minori, che contengano scene di violenza gratuita o
pornografiche, che inducano ad atteggiamenti di intolleranza basati su differenze di razza,
sesso, religione o nazionalità” .
Seguono la legge n. 203/1995 (art. 3, comma 4) che
introduce il divieto di trasmettere in
televisione fra le ore 23 e le ore 7.00 “opere a soggetto e film prodotti per la televisione che
contengano immagini di sesso o di violenza tali da poter incidere negativamente sulla
sensibilità dei minori”; la Legge n. 650/1996, (art 1, comma 26) che vieta la trasmissione e la
propaganda di servizi audiotex e internazionali che presentino forme o contenuti di carattere
erotico pornografico oppure osceno;
e la
legge n 249/1997 che
affida all’Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni la competenza di verificare il “ rispetto nel settore radiotelevisivo
delle norme in materia dei minori” come pure di effettuare “ il monitoraggio delle trasmissioni
radiotelevisive” e di applicare “le sanzioni previste dall’art. 31 della Legge 6 agosto 1990, n.
223” .
L’adozione nel novembre 2002, del recente Codice di autoregolamentazione TV e minori, al
termine di un processo di autoregolamentazione che ha prodotto in questi anni in Italia diversi
codici in materia di televisione e pubblicità, si qualifica come fattore di ulteriore arricchimento
di tutto il sistema che, in ogni caso, richiede un efficace coordinamento con le norme vigenti
per promuoverne le potenzialità in ordine alle differenziate esigenze di tutela.
A questo proposito è opportuno ricordare anche che il Disegno di Legge sul riordino sul sistema
radiotelevisivo (c.d. “Legge Gasparri”), attualmente al riesame del Parlamento , recepisce il
Codice di autoregolamentazione (art. 10, commi 1 e 2) e modifica l’attuale equilibrio nei
rapporti tra norme di legge e disposizioni del Codice .
Rispetto ai precedenti questo Codice presenta essenzialmente due novità. Da una parte una
migliore definizione della parte sanzionatoria, dall’altra tutta una serie di “buone pratiche “ che
le emittenti televisive si impegnano ad attuare nei confronti dei minori
Nei Principi generali del Codice, si parla infatti di “aiutare gli adulti, le famiglie e i minori ad
un uso corretto ed appropriato delle trasmissioni televisive
“ e “ collaborare con il sistema
scolastico per educare i minori ad una corretta ed adeguata alfabetizzazione televisiva”.
Inoltre, le aziende televisive si impegnano, al proprio interno, a “sensibilizzare ai problemi
dell’infanzia tutte le figure professionali coinvolte nella preparazione dei palinsesti o delle
trasmissioni” ed “attivare specifici e qualificati corsi di formazione per sensibilizzare non solo i
giornalisti, ma anche i tecnici della informazione televisiva alla problematica “ Tv e minori”.
Per quanto riguarda poi la diffusione e l’attuazione
del Codice le emittenti sono tenute a
realizzare spot e campagne di sensibilizzazione per un uso critico del mezzo televisivo e
prevedere nella programmazione, oltre ai programmi specifici per ragazzi nella fascia a loro
dedicata, anche la possibilità di una fruizione famigliare congiunta in prima serata.
Per il
rispetto e l’ attuazione degli impegni sottoscritti dalle emittenti
è stato istituito
un
Comitato per l’applicazione del Codice TV e minori che si è insediato il 28 gennaio 2003 ed è
formato da quindici membri effettivi ed altrettanti supplenti
nominati dal Ministro delle
Comunicazioni su indicazione delle istituzioni, del Consiglio nazionale degli utenti e
delle
stesse emittenti.
Il Comitato, che opera in stretto rapporto con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni
alla quale inoltra tutte le sanzioni, non è un tribunale, tanto è vero che ne fanno parte i
rappresentanti delle emittenti televisive, cioè gli stessi soggetti che possono essere oggetto
dei procedimenti sanzionatori. Il Comitato ha piuttosto il compito di dare effettività al Codice
affinché non resti solo un pezzo di carta come è successo, talvolta, in passato con documenti
simili.
Nel 2003 il Comitato ha sanzionato 29 programmi ed ha adottato 26 risoluzioni di violazione
trasmesse all’Autorità, alle quali si aggiungono 18 risoluzioni adottate nel primo trimestre del
2004. Va inoltre sottolineato che delle 11 deliberazioni assunte dall’Autorità nel primo trimestre
del 2004 ben 10 risultano promosse da segnalazioni del Comitato.
Le criticità maggiori rilevate dal Comitato sono soprattutto in ordine ai film, ai talk show, ai
reality show
ed alla stessa pubblicità.
Il Comitato ha elaborato, nel luglio scorso, un
documento specifico sui film nel quale si evidenzia che il nulla osta per le sale cinematografiche
è un requisito necessario ma non sufficiente per la diffusione dei film in televisione e che “ il
sistema di avvertenze e segnalazioni previsto dal Codice per contrassegnare tempestivamente
e ripetutamente film non adatti ai minori, non può intendersi come normale lasciapassare per
sé esimente da qualsiasi valutazione di idoneità e da qualsiasi responsabilità a riguardo del
rispetto del Codice “.
Così per quanto riguarda la pubblicità, il Comitato ha rilevato “ la ripresa di una tendenza, già
manifestasi
negli
scorsi
mesi, all’involgarimento dei
messaggi, attraverso la
gratuita
strumentalizzazione del corpo umano, specialmente femminile, la sostanziale scurrilità delle
allusioni anche con offesa alla sacralità della figura materna “. E’ da ricordare, a questo
proposito, che in altri paesi europei, come la Svezia e la Grecia, è proibita la pubblicità per e
con i bambini ed in altri, come le Fiandre, la Norvegia e l’Austria, non sono consentiti spot
pubblicitari né prima né dopo i programmi per bambini.
Nel frattempo, a fronte dell’ impegno del Comitato per l’applicazione del Codice TV e minori ,
qualche fatto nuovo si è verificato nel panorama televisivo italiano. Alcune fra le maggiori
emittenti televisive nazionali hanno, per esempio, dato notizia della risoluzione del Comitato
nei loro confronti e si sono scusate con i telespettatori. Altre, dopo essere state sanzionate,
hanno dichiarato il loro impegno per adeguarsi in futuro alle indicazioni date dal Comitato.
Comunque è solo l’inizio. Il lavoro che aspetta il Comitato e le stesse emittenti è un lavoro di
concertazione per promuovere insieme una nuova cultura della comunicazione ed una
televisione di qualità che sappia coniugare i pur legittimi interessi dell’azienda con l’interesse
primario
del
bambino
richiamato
in
modo
inequivocabile
nel
autoregolamentazione Tv e minori. Solo così la televisione potrà essere
della famiglia “.
nuovo
davvero
Codice
di
“ amica
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