Corso di Antenne e compatibilità e.m. AA 2006-07 Docente: Prof. Ing. Michele Bozzetti Modulo UNO – richiami di elettromagnetismo RICHIAMI SULLE LEGGI DELL’ELETTROMAGNETISMO 1.1 Sorgenti dei campi elettromagnetici Allo stato attuale i fenomeni elettromagnetici vengono analizzati attraverso le leggi di Maxwell che collegano tra loro le grandezze qui di seguito richiamate: A) SORGENTI Carica elettrica “q” L’unità di misura adottata nel sistema MKSA è il Coulomb (simbolo: C; indicazione canonica: [q]=C). Sebbene in molte situazioni è utile considerare le cariche elettriche associate a volumi infinitesimi(CARICHE CONCENTRATE)è più realistico, dal punto di vista macroscopico, considerare l’occupazione spaziale di una carica elettrica; una carica elettrica “q” viene dunque associata ad un volume nello spazio V e si definisce la funzione “DENSITA’ DI CARICA” in modo che per una certa porzione di spazio V risulti: q ( P)dV V E’ conseguente l’unità di misura della Densità di Carica: [ ( P)] C / m3 Corrente elettrica “i” L’unità di misura adottata nel sistema MKSA è il Coulomb/secondo, altrimenti detto Ampère (simbolo: A; indicazione canonica: [i]= A = C/s). Il concetto di corrente elettrica è legato a quello di movimento di carica elettrica, così che la corrente rappresenta il flusso di carica attraverso una superficie: considerando una quantità di carica elettrica q che attraversa una superficie superficie è interessata S nell’intervallo di tempo t , si dirà che la nell’intervallo di tempo considerato da una q ; è immediato il concetto di corrente t dq q lim istantaneo tramite il passaggio al limite: i (t ) dt t 0 t corrente (media in t ) pari a: i Si richiama l’attenzione che nel sistema MKSA (Metro – Kilogrammo – Ampère – Secondo) si considera come grandezza fondamentale la corrente e dunque la carica viene considerata come unità derivata (Coulomb = Ampère x secondo). Così come è utile considerare la carica elettrica distribuita nel volume che la contiene, è utile anche considerare una corrente elettrica “i” distribuita sulla superficie S interessata dal flusso di carica attraversante; si definisce allora una funzione “DENSITA’ DI CORRENTE” in modo che risulti: i j ( P)dS S Anche in questo caso è immediata l’unità di misura per la Densità di Corrente: [ j ( P)] A / m2 1 Corso di Antenne e compatibilità e.m. AA 2006-07 Docente: Prof. Ing. Michele Bozzetti Modulo UNO – richiami di elettromagnetismo E’ però da tenere presente che mentre la carica elettrica è una grandezza scalare, la corrente elettrica è una grandezza per la quale oltre all’entità bisogna specificare la direzione ed il verso del flusso; la funzione densità di corrente sarà dunque una funzione vettoriale “ j ( P) ” e, rammentando la definizione di prodotto scalare tra due vettori, il flusso di corrente attraverso una superficie S sarà esprimibile come: i j ( P) dS S nella quale dS rappresenta un vettore di modulo infinitesimo pari a dS ed orientato perpendicolarmente alla superficie dS stessa; il verso, come noto e come si vedrà di seguito, è convenzionalmente legalo alla “regola della mano destra”. B) EFFETTI Gli effetti delle sorgenti: (“q”, ”i”) oppure (“ ( P) ”, “ j ( P) ”), sono associabili alle grandezze vettoriali qui di seguito richiamate: e ( P) d ( P) h ( P) b ( P) CAMPO ELETTRICO SPOSTAMENTO DIELETTRICO CAMPO MAGNETICO INDUZIONE MAGNETICA Nw V = C m C A sec unità di misura: [ d ( P )] = = 2 m m2 A unità di misura: [h ( P )] = m V sec Wb unità di misura: [b ( P )] = = 2 m2 m unità di misura: [e ( P )] = Nelle notazioni sopra riportate, sia le sorgenti ( j ( P) , ( P) ) che gli effetti sono indicate come Funzioni di Punto, cioè come funzioni definite nello spazio che possono assumere diversi valori da punto a punto. Oltre alla variabilità nello spazio è naturale considerare la variabilità nel tempo: punto per punto le grandezze possono assumere valori diversi in istanti diversi. La variabilità congiunta nello spazio e nel tempo è normalmente espressa nella forma: f f ( P, t ) f f ( P, t ) 2 Corso di Antenne e compatibilità e.m. AA 2006-07 Docente: Prof. Ing. Michele Bozzetti Modulo UNO – richiami di elettromagnetismo rispettivamente, per le grandezze scalari e per le grandezze vettoriali. Le situazioni di campi INVARIANTI NEL TEMPO vengono denominate STATICHE. Le situazioni di campi INVARIANTI NELLO SPAZIO vengono situazioni UNIFORMI. situazioni denominate 1.2 Leggi dell’elettromagnetismo Le leggi dell’elettromagnetismo esprimono i legami tra cause ed effetti. Tali legami allo stato attuale sono espresse in modo sistematico dalle Equazioni di Maxwell: e ( P, t ) dl h ( P, t ) dl b ( P, t ) dS t sup Legge di Lentz d ( P, t ) dS j ( P, t ) dS sup t sup d ( P, t ) dS ( P, t )dV (Faraday) Legge di Ampère Legge di Gauss b ( P, t ) dS 0 Legge di Gauss magnetica unite alla legge assiomatica di conservazione della carica: j ( P, t ) dS ( P, t )dV t Si rammenta che le su scritte equazioni contengono in forma implicita le leggi delle Azioni di Forza espresse da: Legge di Coulomb (il campo elettrico è l’azione di forza che agirebbe su una carica esploratrice unitaria che fosse posta nella posizione di esistenza del campo; ne consegue la unità di misura per il campo elettrico Newton/Coulomb = Volt/m): F ( P, t ) q( P, t )e ( P, t ) per q ( p, t ) 1 e da: legge di Lorenz (il campo di induzione magnetica è l’azione di forza che agirebbe su una carica esploratrice unitaria in movimento con velocità v ( P , t ) che fosse posta nella posizione di esistenza del campo: F ( P, t ) q( P, t )v ( P, T ) b ( P, t ) per q ( p, t ) 1 Le equazioni su scritte esprimono le leggi dell’elettromagnetismo in FORMA INTEGRALE; il significato di questa espressione è che esse si riferiscono a porzioni di spazio di dimensioni non nulle (volumi finiti). La forma integrale delle equazioni di Maxwell è quella più immediatamente corrispondente alle risultanze delle innumerevoli esperienze ed osservazioni compiute nel corso dei secoli sui fenomeni elettrici e magnetici e sulla loro inter collegabilità. Accanto a tale indubbia importanza, la forma integrale delle equazioni di Maxwell presenta la sua utilità per lo studio di molti aspetti applicativi (esempio: concezione dei generatori di energia elettrica e dei motori elettrici). 3 Corso di Antenne e compatibilità e.m. AA 2006-07 Docente: Prof. Ing. Michele Bozzetti Modulo UNO – richiami di elettromagnetismo Per lo studio di altri aspetti applicativi, tra i quali l’importante aspetto della trasferibilità a distanza dell’INFORMAZIONE con l’utilizzo dei campi elettro magnetici, le espressioni in “forma integrale” presentano difficoltà operative. Allo scopo di superare tali difficoltà operative si fa ricorso ad una forma alternativa delle equazioni di Maxwell detta “FORMA DIFFERENZIALE”. La comprensione della forma differenziale richiede degli operatori differenziali che qui si richiamano. GRADIENTE DI UNA FUNZIONE SCALARE: è la Derivata funzione fatta nella direzione di massimo aumento: d ( P) al max dlmax massimo incremento lmax . Grad [( P)] dove la conoscenza Direzionata di una al max indica il versore nella direzione di DIVERGENZA DI UNA GRANDEZZA VETTORIALE: è il limite, per il volume che tende a zero, del rapporto incrementale tra il flusso della grandezza vettoriale uscente da una superficie chiusa ed il volume racchiuso dalla superficie stessa: F ( P) dS Div( F ( P)) lim dove V V 0 dS dSan ed an il versore orientato nel verso uscente dal volume racchiuso. ROTAZIONALE DI UNA GRANDEZZA VETTORIALE: è il limite, per la superficie che tende a zero, del rapporto incrementale tra la circolazione del vettore su un percorso chiuso e la superficie appoggiata sul percorso stesso, direzionato rispetto al verso di circolazione secondo la regola della mano destra: F ( P) dl a Rot ( F ( P)) lim S S 0 n dove an indica il versore perdendicolare alla superficie S ed orientato seconda la regola della mano destra rispetto al verso di percorrenza scelto sul contorno. Rimandando all’Appendice per il dettaglio, la forma differenziale assunta dalle leggi dell’elettromagnetismo è la seguente: Equazioni di Maxwell FORMA INTEGRALE e ( P, t ) dl h ( P, t ) dl FORMA DIFFERENZALE b ( P, t ) dS t sup Rot (e ( P, t )) d ( P, t ) dS j ( P, t ) dS sup t sup Rot (h ( P, t )) b ( P, t ) t d ( P, t ) j ( P, t ) t d ( P, t ) dS ( P, t )dV Div(d ( P, t )) ( P, t ) b ( P, t ) dS 0 Div(b ( P, t )) 0 4 Corso di Antenne e compatibilità e.m. AA 2006-07 Docente: Prof. Ing. Michele Bozzetti Modulo UNO – richiami di elettromagnetismo Conservazione della Carica j ( P, t ) dS ( P, t )dV t Div( j ( P, t )) ( P, t ) t Si rammenta che per esprimere le operazioni vettoriali implicate nelle equazioni di Maxwell si è soliti fare uso dell’Operatore NABLA il cui simbolo è: NABLA Se lo spazio è riferito ad un sistema di riferimento tri-rettangolo cartesiano O-x,y,z, l’Operatore Nabla può essere formalmente rappresentato come un vettore: ax ay az x y z e diventa facile verificare che valgono le seguenti regole: Grad [( P, t )] [( P, t )] Div[ F ( P, t )] F ( P, t ) Rot[ F ( P, t )] F ( P, t ) ( il simbolo “ ” ed il simbolo “ ” nel corso dei Presenti Appunti stanno normalmente ad indicare rispettivamente il prodotto scalare ed il prodotto vettore tra due grandezze vettoriali). Facendo uso di tale operatore, le leggi dell’elettromagnetismo in forma differenziale assumono dunque le seguenti espressioni: Rot (e ( P, t )) b ( P, t ) t (e ( P, t )) d ( P, t ) j ( P, t ) t Div(d ( P, t )) ( P, t ) d ( P, t ) j ( P, t ) t (d ( P, t )) ( P, t ) Rot (h ( P, t )) (h ( P, t )) Div(b ( P, t )) 0 Div( j ( P, t )) b ( P, t ) t (b ( P, t )) 0 ( P, t ) t ( j ( P, t )) ( P, t ) t Rammentando che: - l’operatore rotazionale si applica ad una grandezza vettoriale e restituisce una grandezza vettoriale, - l’operatore divergenza si applica ad una grandezza vettoriale e restituisce una grandezza scalare, - l’operatore gradiente si applica ad grandezza scalare e restituisce una grandezza vettoriale, ha una operabilità immediata l’estrazione della Divergenza del Gradiente di una funzione scalare: Div(Grad (( P, t )) che risulterà essere ancora una funzione scalare; tale operazione prende il nome di LAPLACIANO e, una volta introdotto l’operatore Nabla è immediato verificare, facendo uso del sistema di riferimento cartesiano tri-rettangolo, che risulta: LAPLACIANO [ ( P, t )] = = Div(Grad ( ( P, t )) = ((( P, t )) 2 (( P, t )) = 5 2 ( P, t ) 2 ( P , t ) 2 ( P , t ) x 2 y 2 z 2