SETE di PAROLA
IV Settimana di Pasqua
dal 29 aprile al 5 maggio 2012
Vangelo del
giorno
Commento
Preghiera
Impegno
Domenica 29 aprile 2012
Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa
Patrona d’Europa e d’Italia
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
“Rispondere all’Amore si può”
Liturgia della Parola
At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la
propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le
pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge,
e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa
delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore
conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la
mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo
recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e
diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama:
perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie:
io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.
Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
…È MEDITATA
La giornata odierna è consacrata
nella Chiesa alla preghiera per le
Vocazioni. Tutti nel Battesimo
abbiamo ricevuto dalla ricchezza di
Dio, la vocazione di essere
conformi nella santità a Gesù, il
Figlio prediletto che compie la
volontà del Padre. Alcuni nella
Chiesa sono scelti da Cristo per
realizzare nella loro vita lo stesso
amore singolare del Buon Pastore,
che dà la vita per il suo gregge.
All’universale preghiera per le
vocazioni, uniamo anche l’offerta
sincera della nostra disponibilità,
affinché il Padre disponga di noi,
secondo la luce della sua volontà.
Gesù si presenta come il buon
pastore che conosce e ama le sue
pecorelle fino a dare la vita per
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loro. La sua conoscenza non è
dozzinale, ma personale. Il nostro
nome non sta scritto in qualche
registro polveroso dimenticato negli
archivi celesti, ma sta nel Suo
cuore. Lui ci conosce uno a uno.
Sa tutto di noi: le gioie e le fatiche, i
sogni e le fragilità, gli slanci e le
cadute. Sa adeguare il passo ai
nostri ritmi, ma sa pure essere
esigente quando il cammino o la
nostra pigrizia lo richiedono. Ci
accompagna. Ci custodisce. Ci
protegge.
Rileggo
con
calma
questo
bellissimo brano e mi convinco che
dovremmo prendere un po’ più
seriamente questa Parola di Gesù
e chiederci onestamente chi (o che
cosa...) è il pastore della nostra vita
e dove la conduce. Lasciamoci
scavare da questa Parola e diamo
un nome ai modelli, agli ideali o ai
progetti ispiratori delle nostre
scelte. A chi andiamo dietro? Di chi
siamo alla ricerca? Verso chi sono
puntati i nostri passi? A chi
affidiamo la nostra vita? Al buon
pastore che ci tratta da pecorelle o
ai falsi pastori che ci trattano da
pecoroni?
Questa è veramente una verifica
urgente del nostro cammino di
fede. Non dobbiamo però cadere
nel malefico tranello che ci fa
supporre che se proprio non siamo
dei terroristi o dei serial killer,
possiamo stare con la coscienza
tranquilla e andare avanti beati. I
falsi pastori sanno bene come
ingannarci e come illuderci! E noi
siamo bravissimi a raccontarci un
sacco di bugie quando dobbiamo
giustificarci?
Vero?
Coraggio, cari amici! La Parola ci
invita a passare al vaglio i progetti, i
desideri, la qualità delle relazioni, le
ambizioni e chiederci se seguono il
sentiero faticoso e promettente del
buon pastore o la strada larga e
deludente
dei
falsi
pastori.
Buona settimana, da pecorelle e
non da pecoroni!
----------------------------------------------La resurrezione di Cristo è come la
prima eruzione di un vulcano. Essa
mostra che all’interno del mondo
già brucia il fuoco di Dio che
ricondurrà ogni cosa nell’ardore
della sua luce.
Karl Rahner
…È PREGATA
"O Padre, donaci santi ministri del tuo altare, che siano attenti e fervorosi
custodi dell'Eucaristia, sacramento del dono supremo di Cristo per la
redenzione del mondo.
Chiama ministri della tua misericordia, che mediante il sacramento della
Riconciliazione diffondano la gioia del tuo perdono.
Fa', o Padre, che la Chiesa accolga con gioia le numerose ispirazioni dello
Spirito del Figlio Tuo e, docile ai suoi insegnamenti, si curi delle vocazioni al
ministero sacerdotale e alla vita consacrata.
Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e tutti i battezzati in
Cristo, affinché adempiano fedelmente la loro missione al servizio del
Vangelo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!".
…MI IMPEGNA
Riesco a intuire che la vita cristiana, descritta da Gesù come relazione
personale con Lui, merita di essere vissuta in modo diverso? Chi è Lui per me?
E io per Lui?
Ho veramente scoperto la mia "vocazione nel mistero della Chiesa"? In che
misura mi sento responsabile delle vocazioni di speciale consacrazione,
anzitutto con la preghiera?
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Lunedì, 30 aprile 2012
Liturgia della Parola
At 11,1-18; Sal 41; Gv 10,1-10
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel
recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un
brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli
apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna
per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore,
cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua
voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché
non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma
essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In
verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono
venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà
e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e
distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza».
…È MEDITATA
Gesù si propone come il "buon
pastore" che raccoglie e guida le
pecore
sulla
via
di
Dio.
L'individualismo, annidato nel cuore
di ogni uomo, oggi sembra ancor
più forte: la società è più
competitiva, più aggressiva e quindi
più crudele. Esiste, inoltre, una
spinta alla disgregazione piuttosto
che alla solidarietà: singoli e popoli
sentono i propri interessi al di sopra
di tutto e di tutti; e crescono le
distanze e i conflitti. Il sogno
dell'uguaglianza è ritenuto persino
pericoloso. In un mondo come
questo, udire l'annuncio che è
venuto il pastore di tutti è davvero
una buona notizia, un Vangelo.
Troppo
numerosi
sono
i
"mercenari" che badano solo al
proprio interesse o a quello del
proprio gruppo. Sant'Ambrogio, a
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ragione, notava: "Quanti padroni
finiscono per avere coloro che
rifiutano l'unico Signore!" Gesù,
pastore buono, ci raccoglie dalla
dispersione per guidarci verso un
comune destino; e se occorre va a
prendere personalmente chi si è
smarrito per ricondurlo nell'ovile.
Non è un mercenario prezzolato;
non pasce se stesso o solo una
parte del gregge; egli è il pastore di
tutti. E non entra con frode, come
fanno i ladri. Entra per la porta
principale, quella del cuore. Anzi è
lui stesso il cuore, la porta della
nostra vita.
----------------------------------------------Nutriamo in noi il desiderio di
ascoltare la sua voce; preghiamo
perché ci sia dato di avere un
orecchio attento e un cuore
disponibile. Egli non chiama tutti
allo stesso modo; ci chiama uno
per uno, in maniera sempre
personale.
John Henry Newman
…È PREGATA
Signore Gesù, come un vero pastore tu ci conosci uno per uno e ci chiami per
nome. Fra le tante voci che risuonano intorno a noi, aiutaci a riconoscere la
tua e a lasciarci guidare da te verso quell'abbondanza di vita che tu vuoi
donarci.
…MI IMPEGNA
Nella giornata, pensando al pastore che offre la vita, farò dei gesti di amore
fraterno.
Martedì, 1 maggio 2012
San Giuseppe Lavoratore
Nel Vangelo Gesù è chiamato 'il figlio del carpentiere'. In modo
eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità
del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo,
esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della
comunità, prolungamento dell'opera del Creatore, contributo al
piano della salvezza (cfr Conc. Vat. II, 'Gaudium et spes", 34). Pio XII (1955) istituì
questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente
celebrata il 1° maggio.
Liturgia della Parola
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e
la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama
Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle,
non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed
era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in
casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
…È MEDITATA
Oggi
la
liturgia
socchiude
delicatamente l'uscio
di una
singolare bottega artigiana per
introdurci nella contemplazione
dell'icona
di
san
Giuseppe
lavoratore. Essa annuncia il mistero
di un Dio apprendista che vive
trent'anni di feriale umanità accanto
al padre putativo, suo maestro
nell'arte del falegname. Nella
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sobrietà di questo ambiente
semplice, oggi diremmo alternativo,
il Figlio di Dio, come nelle acque
del Giordano, s'immerge nella
fatica del lavoro restaurando in tal
modo un valore sfigurato dal
peccato
originale.
Tale
è
l'ordinarietà operosa di questa
piccola azienda a conduzione
familiare che la gente si stupisce
del figlio del carpentiere divenuto
ad un tratto maestro e taumaturgo:
«Da donde gli vengono tutte queste
cose?», ci si chiede in giro.
Contemplando
quest'icona
riconosciamo il lavoro come
vocazione e ne cogliamo la dignità
ritenendolo
al
contempo
«affermazione di libertà e di
trascendenza rispetto alla natura».
Il fascino di un Dio che lavora e
suda come noi edificando il regno
di Dio attraverso una laboriosità
ritmata nell'alternarsi armonioso di
preghiera, relazioni comunitarie e
lavoro c'interpella.
Direi che
scardina
il
nostro
disordine
strutturale che, oggi più che mai,
tende a ridurci a "forza lavoro"
corrompendo il nostro desiderio
d'infinito con i traguardi ambiziosi
dell'avere,
dell'avere
subito,
sempre di più e a tutti i costi.
----------------------------------------------Come cristiani, inascoltati proprio
nei paesi di tradizione cristiana,
continuiamo a chiedere che sia
l'uomo al centro, non il profitto, che
il lavoro sia sempre a servizio del
bene comune, non del guadagno di
pochi eletti, che leggi del mercato
le
fanno
gli
uomini!.
…È PREGATA
O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il
lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di
san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la
ricompensa che ci prometti.
…MI IMPEGNA
Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli
uomini
Mercoledì, 2 maggio 2012
Sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa
nacque verso il 295- morì il 2-5-373
Vescovo di Alessandria d'Egitto, fu l'indomito assertore della fede nella
divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea
(325). Per questo soffrì persecuzioni ed esili. Narrò la vita di
Sant'Antonio abate e divulgò anche in Occidente l'ideale monastico
Liturgia della Parola
At 12,24 –13,5a; Sal 66; Gv 12,44-50
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LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me,
ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato.
Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non
rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io
non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per
salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo
condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno.
Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso
mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo
comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il
Padre le ha dette a me».
…È MEDITATA
Il Signore è la luce venuta nel
mondo. Ma la luce non serve solo
per smascherare ciò che non va,
come un fascio livido e impietoso
che mette a nudo peccati e
mancanze. Piuttosto è luce che
riscalda, che indica un cammino,
che fa vedere e incontrare gli altri
"perché non sono venuto per
condannare il mondo, ma per
salvare il mondo" dice il Signore.
Allo stesso modo, il Signore è
parola, ma non per giudicare e
schiacciare gli uomini e le donne
sulla loro miseria umana, anzi, è
espressione della bontà di Dio che
vuole recuperare e salvare tutti,
non disprezza il lucignolo che fuma
né la canna incrinata che rischia da
un momento all'altro di spezzarsi.
La vera condanna infatti non viene
dalla Parola di Dio, ma dal non
credere che essa possa divenire
vita,
possa
generare
azioni,
sentimenti, modi di essere e di fare
nuovi. E' una constatazione, non
una minaccia: se non accogliamo e
rendiamo vita la Parola di Dio,
come potrà egli guidarci, sanarci,
renderci
felici?
Saremmo
irrevocabilmente condannati ad
ascoltare
solo
noi
stessi,
condannati
alla
schiavitù
dell'egocentrismo.
----------------------------------------------Sorveglia il tuo cuore con la
massima attenzione, in modo da
non compiacerti con te stesso.
Considerati
invece
sempre
inferiore a tutti e ricorda che
qualunque bene la vita ti abbia
riservato, devi attribuirlo non a te
che lo hai ricevuto, ma a Dio che
te lo ha dato.
Martino di Braga
…È PREGATA
O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta
la preghiera del tuo popolo, e sazia con l’abbondanza dei tuoi doni la sete di
coloro che sperano nelle tue promesse. Amen.
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…MI IMPEGNA
Lascerò risuonare nel mio cuore la richiesta di Gesù, che mi invita alla fede in
lui.
Giovedì, 3 maggio 2012
SANTI FILIPPO E GIACOMO, apostoli
Festa
L'apostolo Filippo e Giacomo il minore vengono ricordati lo stesso
giorno poichè le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei
Dodici Apostoli a Roma.
Filippo (primo secolo) era originario della città di Betsaida, la stessa
degli apostoli Pietro e Andrea. Discepolo di Giovanni Battista, fu tra i
primi a seguire Gesù e, secondo la tradizione, evangelizzò gli Sciti e i Parti.
Giacomo (primo secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante
nel concilio di Gerusalemme (50 circa) divenendo capo della Chiesa della città alla
morte di Giacomo il Maggiore. Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche del Nuovo
Testamento. Secondo Giuseppe Flavio (37 circa - 103) fu lapidato tra il 62 e il 66.
Tuttavia l'attendibilità del racconto è dubbia.
1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni
Liturgia della Parola
1Cor 15,1-8; Sal 18; Gv 14,6-14
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me,
conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli
disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da
tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me
ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel
Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il
Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il
Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità
vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di
più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome
mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete
qualche cosa nel mio nome, io la farò».
…È MEDITATA
Filippo e Giacomo, due delle
colonne, diversi tra loro, portatori di
luce, uomini come noi, pieni di
sogni, di vicende personali, di
esperienza, hanno seguito il
Maestro per inseguire il sogno di
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Dio. Oggi pregano con noi, per noi,
e ancora ci indicano il volto di
Cristo. Celebrare la solennità di
due
apostoli
ci
permette,
periodicamente, di tornare alle
radici delle fede, di fissare lo
sguardo sulla concretezza della
fede:
queste
persone
sono
avevano un volto, un tono di voce,
un carattere, una famiglia, dei
sogni, delle paure. Sono giunti a
noi quasi coperti dalla stazza del
loro Maestro, quasi come se di loro
e della loro storia poco importasse.
Filippo, lo abbiamo sentito, apre il
suo cuore e i suoi dubbi in
quell'ultima tragica notte: vuole
essere rassicurato sulla sua
intuizione e Gesù lo rassicura, sì,
vedere lui equivale a vedere il
Padre. Di Filippo sappiamo che fu
tra i primi ad essere chiamato,
secondo l'evangelista Giovanni e
che a lui si rivolsero i greci per
conoscere
Gesù.
Un
uomo
cosmopolita, abituato ad avere a
che fare con i pagani della
decapoli. Giacomo, invece, forse lo
stesso che viene chiamato il
"fratello del Signore", detto il
minore per distinguerlo dal fratello
di Giovanni, sarà il primo a rendere
testimonianza della sua fedeltà al
Signore con la morte avvenuta a
Gerusalemme. Che questi amici di
Dio, che hanno conosciuto e amato
il Maestro Gesù, che con lui hanno
vissuto la straordinaria esperienza
della loro fede, ci aiutino a
richiamare alla memoria tutti i
milioni di fratelli e sorelle che come
noi e prima di noi hanno trovato
luce e speranza del vangelo.
----------------------------------------------Non voglio popolarità, non voglio
posizioni di potere. Voglio solo un
posto ai piedi di Gesù. Voglio che
la mia vita, il mio carattere, le mie
azioni parlino per me e dicano che
sto seguendo Gesù Cristo. Tale
desiderio è così forte in me che mi
considererei privilegiato qualora, in
questo mio sforzo e in questa mia
battaglia per aiutare i bisognosi, i
poveri, i cristiani perseguitati del
mio paese, Gesù volesse accettare
il sacrificio della mia vita. Voglio
vivere per Cristo e per Lui voglio
morire.
Shahbaz Bhatti
…È PREGATA
Oggi, nel mio rientro al cuore, mi immergerò nel silenzio adorante e
pregherò: Mostrami il tuo volto, Signore!
…MI IMPEGNA
Che il Signore ci aiuti a comprendere il valore infinito della forza della
fede, riposto nelle nostre mani e che può cambiare il mondo.
Venerdì, 4 maggio 2012
Liturgia della Parola
At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore.
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Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi
sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;
quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con
me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi
conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e
come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e
la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
…È MEDITATA
Più volte Gesù, nel definire se
stesso, è ricorso a delle immagini
plastiche: "Io sono il Pane", "Io
sono il Pastore", "Io sono la Luce",
"Io sono la Via la Verità la Vita"...
Sfaccettature di un'unica realtà che
rimandano
oltre
verso
una
pienezza che sfugge a ogni
definizione e che è velatamente
espressa da quel "IO SONO". Un
Dio che, in Gesù, si è chinato
sull'uomo.
La liturgia odierna introduce una
nuova immagine, ben nota sin
dall'Antico Testamento: quella della
vigna. Esattamente Gesù parla di
"vite" e di vite "vera". Infatti, quella
vigna che Dio stesso ha piantato e
curato con sollecito amore senza
ottenerne i frutti attesi, cioè l'antico
Israele, trova la sua piena
espressione in Gesù. Il passaggio
non è indifferente. Vi è sottesa la
realtà dell'incarnazione: non più
soltanto Dio che si china su di noi,
ma Dio che si fa uno di noi,
portando a pieno compimento tutte
le attese. L'immagine (la vigna
dell'Antico Testamento) cede il
posto alla realtà: la vite "vera" che
è Gesù stesso e quanti restano
uniti
a
Lui.
Una
Chiesa,
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sostanzialmente santa, ma sempre
bisognosa di essere potata e
mondata nei suoi tralci. Una Chiesa
che conosce nei suoi membri la
fragilità, le cadute, gli errori e lo
stesso peccato. Ad essi, e quindi a
me a te a ogni cristiano, Gesù
rivolge
l'invito
a
"rimanere"
saldamente ancorati a Lui, radicati
nel
suo
amore,
consegnati
all'azione del "Vignaiolo" che
sapientemente pota perché il frutto
sia abbondante e duraturo. Non c'è
quindi
spazio
per
lo
scoraggiamento, la depressione: da
qualunque situazione avvilente si
può riemergere purché "il tralcio
resti unito alla Vite".
----------------------------------------------Nessuno pensi che il tralcio possa
da solo produrre almeno qualche
frutto. Il Signore ha detto che chi è
in lui produce «molto frutto». E non
ha detto: Senza di me potete fare
poco ma: «Senza di me Voi non
potete fare nulla». Sia il poco sia il
molto, non si può farlo comunque
senza di lui, poiché senza di lui non
si può fare nulla.
S. Agostino
…È PREGATA
Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei
coltivato.
…MI IMPEGNA
C'è un punto misterioso dove passa la linfa' che è la vita stessa di Gesù,
innestata in noi col battesimo. Passa, purché il tralcio che sono io, che è il mio
cuore, se ne stia ben stretto alla vite, cioè a Gesù, con l'unione della mia
volontà a quella del Padre, mediante una vita di fede speranza e carità
alimentata dalla preghiera e dai sacramenti.
Oggi l'esercizio spirituale sarà quello di tenere viva la consapevolezza di questa
unione mediante rapide aspirazioni del cuore e invocazioni allo Spirito d'Amore.
Sabato, 5 maggio 2012
Liturgia della Parola
At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se conoscete me, conoscerete
anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo:
«Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo
sono con voi e tu non mi ha conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il
Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il
Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è
in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me;
se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche
chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi,
perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò,
perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel
mio nome, io la farò».
…È MEDITATA
La preghiera del cristiano non è
l’urlo anonimo dell’uomo, lanciato
nelle tenebre della solitudine, ma la
preghiera fiduciosa del figlio, il cui
Padre ne conosce le necessità,
prima ancora che questi gliele
esponga. Gesù stesso, anzi,
promette la sua mediazione filiale a
favore di chi prega nel suo nome,
sostenuto più dall’ardore di fede
che non dall’urgenza del bisogno.
La preghiera filiale diventa in
questo modo una strada che
attraverso Cristo, conduce fino a
Dio. Lasciandoci guidare da Gesù,
rimettendo a lui tutti i nostri pensieri
e le nostre necessità, siamo
condotti al Padre, riportati a casa,
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sostenuti da un amore incrollabile
ed eterno. Passando per il cuore e
il nome di Gesù, noi abbiamo
accesso al cuore del Padre e da lui
siamo colmati della vita autentica,
quella di chi apprende che non c’è
amore più grande che darsi
anziché possedere.
Il fine ultimo della nostra preghiera
è, in definitiva, la glorificazione di
Dio. Pregando attestiamo che Dio
solo basta! Nell’intimo colloquio con
il Signore confessiamo che egli è
Padre e che per amore ci ha
colmati della sua vita, resi partecipi
della sua santità, innestati nella
radice santa del suo Figlio Gesù.
La preghiera cristiana è l’umile
riconoscimento della misericordia di
Dio, che ci ha amati per primo, la
proclamazione che senza di lui la
nostra vita non è degna di essere
definita tale.
----------------------------------------------Se vogliamo entrare nella vera
preghiera, quella che ottiene tutto,
dobbiamo distaccarci da tutti i
nostri interessi per non vedere che
Dio solo.
René Voillaume
.…È PREGATA
Signore Gesù, «Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero», fa' che siamo
avvolti dalla tua luce e che non deviamo mai dalla via che tu sei, per
contemplare il volto tuo e del Padre, ora e nei secoli dei secoli.
…MI IMPEGNA
Valuto e qualifico la mia preghiera personale, il mio rapporto con Dio, a
partire da questi elementi: umiltà, ascolto, misericordia, carità verso il
prossimo, cuore disponibile.
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