SETE di PAROLA IV Settimana di Pasqua dal 29 aprile al 5 maggio 2012 Vangelo del giorno Commento Preghiera Impegno Domenica 29 aprile 2012 Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa Patrona d’Europa e d’Italia GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI “Rispondere all’Amore si può” Liturgia della Parola At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». …È MEDITATA La giornata odierna è consacrata nella Chiesa alla preghiera per le Vocazioni. Tutti nel Battesimo abbiamo ricevuto dalla ricchezza di Dio, la vocazione di essere conformi nella santità a Gesù, il Figlio prediletto che compie la volontà del Padre. Alcuni nella Chiesa sono scelti da Cristo per realizzare nella loro vita lo stesso amore singolare del Buon Pastore, che dà la vita per il suo gregge. All’universale preghiera per le vocazioni, uniamo anche l’offerta sincera della nostra disponibilità, affinché il Padre disponga di noi, secondo la luce della sua volontà. Gesù si presenta come il buon pastore che conosce e ama le sue pecorelle fino a dare la vita per 2 loro. La sua conoscenza non è dozzinale, ma personale. Il nostro nome non sta scritto in qualche registro polveroso dimenticato negli archivi celesti, ma sta nel Suo cuore. Lui ci conosce uno a uno. Sa tutto di noi: le gioie e le fatiche, i sogni e le fragilità, gli slanci e le cadute. Sa adeguare il passo ai nostri ritmi, ma sa pure essere esigente quando il cammino o la nostra pigrizia lo richiedono. Ci accompagna. Ci custodisce. Ci protegge. Rileggo con calma questo bellissimo brano e mi convinco che dovremmo prendere un po’ più seriamente questa Parola di Gesù e chiederci onestamente chi (o che cosa...) è il pastore della nostra vita e dove la conduce. Lasciamoci scavare da questa Parola e diamo un nome ai modelli, agli ideali o ai progetti ispiratori delle nostre scelte. A chi andiamo dietro? Di chi siamo alla ricerca? Verso chi sono puntati i nostri passi? A chi affidiamo la nostra vita? Al buon pastore che ci tratta da pecorelle o ai falsi pastori che ci trattano da pecoroni? Questa è veramente una verifica urgente del nostro cammino di fede. Non dobbiamo però cadere nel malefico tranello che ci fa supporre che se proprio non siamo dei terroristi o dei serial killer, possiamo stare con la coscienza tranquilla e andare avanti beati. I falsi pastori sanno bene come ingannarci e come illuderci! E noi siamo bravissimi a raccontarci un sacco di bugie quando dobbiamo giustificarci? Vero? Coraggio, cari amici! La Parola ci invita a passare al vaglio i progetti, i desideri, la qualità delle relazioni, le ambizioni e chiederci se seguono il sentiero faticoso e promettente del buon pastore o la strada larga e deludente dei falsi pastori. Buona settimana, da pecorelle e non da pecoroni! ----------------------------------------------La resurrezione di Cristo è come la prima eruzione di un vulcano. Essa mostra che all’interno del mondo già brucia il fuoco di Dio che ricondurrà ogni cosa nell’ardore della sua luce. Karl Rahner …È PREGATA "O Padre, donaci santi ministri del tuo altare, che siano attenti e fervorosi custodi dell'Eucaristia, sacramento del dono supremo di Cristo per la redenzione del mondo. Chiama ministri della tua misericordia, che mediante il sacramento della Riconciliazione diffondano la gioia del tuo perdono. Fa', o Padre, che la Chiesa accolga con gioia le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio Tuo e, docile ai suoi insegnamenti, si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e tutti i battezzati in Cristo, affinché adempiano fedelmente la loro missione al servizio del Vangelo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen. Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!". …MI IMPEGNA Riesco a intuire che la vita cristiana, descritta da Gesù come relazione personale con Lui, merita di essere vissuta in modo diverso? Chi è Lui per me? E io per Lui? Ho veramente scoperto la mia "vocazione nel mistero della Chiesa"? In che misura mi sento responsabile delle vocazioni di speciale consacrazione, anzitutto con la preghiera? 3 Lunedì, 30 aprile 2012 Liturgia della Parola At 11,1-18; Sal 41; Gv 10,1-10 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». …È MEDITATA Gesù si propone come il "buon pastore" che raccoglie e guida le pecore sulla via di Dio. L'individualismo, annidato nel cuore di ogni uomo, oggi sembra ancor più forte: la società è più competitiva, più aggressiva e quindi più crudele. Esiste, inoltre, una spinta alla disgregazione piuttosto che alla solidarietà: singoli e popoli sentono i propri interessi al di sopra di tutto e di tutti; e crescono le distanze e i conflitti. Il sogno dell'uguaglianza è ritenuto persino pericoloso. In un mondo come questo, udire l'annuncio che è venuto il pastore di tutti è davvero una buona notizia, un Vangelo. Troppo numerosi sono i "mercenari" che badano solo al proprio interesse o a quello del proprio gruppo. Sant'Ambrogio, a 4 ragione, notava: "Quanti padroni finiscono per avere coloro che rifiutano l'unico Signore!" Gesù, pastore buono, ci raccoglie dalla dispersione per guidarci verso un comune destino; e se occorre va a prendere personalmente chi si è smarrito per ricondurlo nell'ovile. Non è un mercenario prezzolato; non pasce se stesso o solo una parte del gregge; egli è il pastore di tutti. E non entra con frode, come fanno i ladri. Entra per la porta principale, quella del cuore. Anzi è lui stesso il cuore, la porta della nostra vita. ----------------------------------------------Nutriamo in noi il desiderio di ascoltare la sua voce; preghiamo perché ci sia dato di avere un orecchio attento e un cuore disponibile. Egli non chiama tutti allo stesso modo; ci chiama uno per uno, in maniera sempre personale. John Henry Newman …È PREGATA Signore Gesù, come un vero pastore tu ci conosci uno per uno e ci chiami per nome. Fra le tante voci che risuonano intorno a noi, aiutaci a riconoscere la tua e a lasciarci guidare da te verso quell'abbondanza di vita che tu vuoi donarci. …MI IMPEGNA Nella giornata, pensando al pastore che offre la vita, farò dei gesti di amore fraterno. Martedì, 1 maggio 2012 San Giuseppe Lavoratore Nel Vangelo Gesù è chiamato 'il figlio del carpentiere'. In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell'opera del Creatore, contributo al piano della salvezza (cfr Conc. Vat. II, 'Gaudium et spes", 34). Pio XII (1955) istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata il 1° maggio. Liturgia della Parola LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. …È MEDITATA Oggi la liturgia socchiude delicatamente l'uscio di una singolare bottega artigiana per introdurci nella contemplazione dell'icona di san Giuseppe lavoratore. Essa annuncia il mistero di un Dio apprendista che vive trent'anni di feriale umanità accanto al padre putativo, suo maestro nell'arte del falegname. Nella 5 sobrietà di questo ambiente semplice, oggi diremmo alternativo, il Figlio di Dio, come nelle acque del Giordano, s'immerge nella fatica del lavoro restaurando in tal modo un valore sfigurato dal peccato originale. Tale è l'ordinarietà operosa di questa piccola azienda a conduzione familiare che la gente si stupisce del figlio del carpentiere divenuto ad un tratto maestro e taumaturgo: «Da donde gli vengono tutte queste cose?», ci si chiede in giro. Contemplando quest'icona riconosciamo il lavoro come vocazione e ne cogliamo la dignità ritenendolo al contempo «affermazione di libertà e di trascendenza rispetto alla natura». Il fascino di un Dio che lavora e suda come noi edificando il regno di Dio attraverso una laboriosità ritmata nell'alternarsi armonioso di preghiera, relazioni comunitarie e lavoro c'interpella. Direi che scardina il nostro disordine strutturale che, oggi più che mai, tende a ridurci a "forza lavoro" corrompendo il nostro desiderio d'infinito con i traguardi ambiziosi dell'avere, dell'avere subito, sempre di più e a tutti i costi. ----------------------------------------------Come cristiani, inascoltati proprio nei paesi di tradizione cristiana, continuiamo a chiedere che sia l'uomo al centro, non il profitto, che il lavoro sia sempre a servizio del bene comune, non del guadagno di pochi eletti, che leggi del mercato le fanno gli uomini!. …È PREGATA O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. …MI IMPEGNA Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini Mercoledì, 2 maggio 2012 Sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa nacque verso il 295- morì il 2-5-373 Vescovo di Alessandria d'Egitto, fu l'indomito assertore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea (325). Per questo soffrì persecuzioni ed esili. Narrò la vita di Sant'Antonio abate e divulgò anche in Occidente l'ideale monastico Liturgia della Parola At 12,24 –13,5a; Sal 66; Gv 12,44-50 6 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me». …È MEDITATA Il Signore è la luce venuta nel mondo. Ma la luce non serve solo per smascherare ciò che non va, come un fascio livido e impietoso che mette a nudo peccati e mancanze. Piuttosto è luce che riscalda, che indica un cammino, che fa vedere e incontrare gli altri "perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo" dice il Signore. Allo stesso modo, il Signore è parola, ma non per giudicare e schiacciare gli uomini e le donne sulla loro miseria umana, anzi, è espressione della bontà di Dio che vuole recuperare e salvare tutti, non disprezza il lucignolo che fuma né la canna incrinata che rischia da un momento all'altro di spezzarsi. La vera condanna infatti non viene dalla Parola di Dio, ma dal non credere che essa possa divenire vita, possa generare azioni, sentimenti, modi di essere e di fare nuovi. E' una constatazione, non una minaccia: se non accogliamo e rendiamo vita la Parola di Dio, come potrà egli guidarci, sanarci, renderci felici? Saremmo irrevocabilmente condannati ad ascoltare solo noi stessi, condannati alla schiavitù dell'egocentrismo. ----------------------------------------------Sorveglia il tuo cuore con la massima attenzione, in modo da non compiacerti con te stesso. Considerati invece sempre inferiore a tutti e ricorda che qualunque bene la vita ti abbia riservato, devi attribuirlo non a te che lo hai ricevuto, ma a Dio che te lo ha dato. Martino di Braga …È PREGATA O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta la preghiera del tuo popolo, e sazia con l’abbondanza dei tuoi doni la sete di coloro che sperano nelle tue promesse. Amen. 7 …MI IMPEGNA Lascerò risuonare nel mio cuore la richiesta di Gesù, che mi invita alla fede in lui. Giovedì, 3 maggio 2012 SANTI FILIPPO E GIACOMO, apostoli Festa L'apostolo Filippo e Giacomo il minore vengono ricordati lo stesso giorno poichè le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei Dodici Apostoli a Roma. Filippo (primo secolo) era originario della città di Betsaida, la stessa degli apostoli Pietro e Andrea. Discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a seguire Gesù e, secondo la tradizione, evangelizzò gli Sciti e i Parti. Giacomo (primo secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme (50 circa) divenendo capo della Chiesa della città alla morte di Giacomo il Maggiore. Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche del Nuovo Testamento. Secondo Giuseppe Flavio (37 circa - 103) fu lapidato tra il 62 e il 66. Tuttavia l'attendibilità del racconto è dubbia. 1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni Liturgia della Parola 1Cor 15,1-8; Sal 18; Gv 14,6-14 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». …È MEDITATA Filippo e Giacomo, due delle colonne, diversi tra loro, portatori di luce, uomini come noi, pieni di sogni, di vicende personali, di esperienza, hanno seguito il Maestro per inseguire il sogno di 8 Dio. Oggi pregano con noi, per noi, e ancora ci indicano il volto di Cristo. Celebrare la solennità di due apostoli ci permette, periodicamente, di tornare alle radici delle fede, di fissare lo sguardo sulla concretezza della fede: queste persone sono avevano un volto, un tono di voce, un carattere, una famiglia, dei sogni, delle paure. Sono giunti a noi quasi coperti dalla stazza del loro Maestro, quasi come se di loro e della loro storia poco importasse. Filippo, lo abbiamo sentito, apre il suo cuore e i suoi dubbi in quell'ultima tragica notte: vuole essere rassicurato sulla sua intuizione e Gesù lo rassicura, sì, vedere lui equivale a vedere il Padre. Di Filippo sappiamo che fu tra i primi ad essere chiamato, secondo l'evangelista Giovanni e che a lui si rivolsero i greci per conoscere Gesù. Un uomo cosmopolita, abituato ad avere a che fare con i pagani della decapoli. Giacomo, invece, forse lo stesso che viene chiamato il "fratello del Signore", detto il minore per distinguerlo dal fratello di Giovanni, sarà il primo a rendere testimonianza della sua fedeltà al Signore con la morte avvenuta a Gerusalemme. Che questi amici di Dio, che hanno conosciuto e amato il Maestro Gesù, che con lui hanno vissuto la straordinaria esperienza della loro fede, ci aiutino a richiamare alla memoria tutti i milioni di fratelli e sorelle che come noi e prima di noi hanno trovato luce e speranza del vangelo. ----------------------------------------------Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora, in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del mio paese, Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Shahbaz Bhatti …È PREGATA Oggi, nel mio rientro al cuore, mi immergerò nel silenzio adorante e pregherò: Mostrami il tuo volto, Signore! …MI IMPEGNA Che il Signore ci aiuti a comprendere il valore infinito della forza della fede, riposto nelle nostre mani e che può cambiare il mondo. Venerdì, 4 maggio 2012 Liturgia della Parola At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. 9 Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». …È MEDITATA Più volte Gesù, nel definire se stesso, è ricorso a delle immagini plastiche: "Io sono il Pane", "Io sono il Pastore", "Io sono la Luce", "Io sono la Via la Verità la Vita"... Sfaccettature di un'unica realtà che rimandano oltre verso una pienezza che sfugge a ogni definizione e che è velatamente espressa da quel "IO SONO". Un Dio che, in Gesù, si è chinato sull'uomo. La liturgia odierna introduce una nuova immagine, ben nota sin dall'Antico Testamento: quella della vigna. Esattamente Gesù parla di "vite" e di vite "vera". Infatti, quella vigna che Dio stesso ha piantato e curato con sollecito amore senza ottenerne i frutti attesi, cioè l'antico Israele, trova la sua piena espressione in Gesù. Il passaggio non è indifferente. Vi è sottesa la realtà dell'incarnazione: non più soltanto Dio che si china su di noi, ma Dio che si fa uno di noi, portando a pieno compimento tutte le attese. L'immagine (la vigna dell'Antico Testamento) cede il posto alla realtà: la vite "vera" che è Gesù stesso e quanti restano uniti a Lui. Una Chiesa, 10 sostanzialmente santa, ma sempre bisognosa di essere potata e mondata nei suoi tralci. Una Chiesa che conosce nei suoi membri la fragilità, le cadute, gli errori e lo stesso peccato. Ad essi, e quindi a me a te a ogni cristiano, Gesù rivolge l'invito a "rimanere" saldamente ancorati a Lui, radicati nel suo amore, consegnati all'azione del "Vignaiolo" che sapientemente pota perché il frutto sia abbondante e duraturo. Non c'è quindi spazio per lo scoraggiamento, la depressione: da qualunque situazione avvilente si può riemergere purché "il tralcio resti unito alla Vite". ----------------------------------------------Nessuno pensi che il tralcio possa da solo produrre almeno qualche frutto. Il Signore ha detto che chi è in lui produce «molto frutto». E non ha detto: Senza di me potete fare poco ma: «Senza di me Voi non potete fare nulla». Sia il poco sia il molto, non si può farlo comunque senza di lui, poiché senza di lui non si può fare nulla. S. Agostino …È PREGATA Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato. …MI IMPEGNA C'è un punto misterioso dove passa la linfa' che è la vita stessa di Gesù, innestata in noi col battesimo. Passa, purché il tralcio che sono io, che è il mio cuore, se ne stia ben stretto alla vite, cioè a Gesù, con l'unione della mia volontà a quella del Padre, mediante una vita di fede speranza e carità alimentata dalla preghiera e dai sacramenti. Oggi l'esercizio spirituale sarà quello di tenere viva la consapevolezza di questa unione mediante rapide aspirazioni del cuore e invocazioni allo Spirito d'Amore. Sabato, 5 maggio 2012 Liturgia della Parola At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi ha conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». …È MEDITATA La preghiera del cristiano non è l’urlo anonimo dell’uomo, lanciato nelle tenebre della solitudine, ma la preghiera fiduciosa del figlio, il cui Padre ne conosce le necessità, prima ancora che questi gliele esponga. Gesù stesso, anzi, promette la sua mediazione filiale a favore di chi prega nel suo nome, sostenuto più dall’ardore di fede che non dall’urgenza del bisogno. La preghiera filiale diventa in questo modo una strada che attraverso Cristo, conduce fino a Dio. Lasciandoci guidare da Gesù, rimettendo a lui tutti i nostri pensieri e le nostre necessità, siamo condotti al Padre, riportati a casa, 11 sostenuti da un amore incrollabile ed eterno. Passando per il cuore e il nome di Gesù, noi abbiamo accesso al cuore del Padre e da lui siamo colmati della vita autentica, quella di chi apprende che non c’è amore più grande che darsi anziché possedere. Il fine ultimo della nostra preghiera è, in definitiva, la glorificazione di Dio. Pregando attestiamo che Dio solo basta! Nell’intimo colloquio con il Signore confessiamo che egli è Padre e che per amore ci ha colmati della sua vita, resi partecipi della sua santità, innestati nella radice santa del suo Figlio Gesù. La preghiera cristiana è l’umile riconoscimento della misericordia di Dio, che ci ha amati per primo, la proclamazione che senza di lui la nostra vita non è degna di essere definita tale. ----------------------------------------------Se vogliamo entrare nella vera preghiera, quella che ottiene tutto, dobbiamo distaccarci da tutti i nostri interessi per non vedere che Dio solo. René Voillaume .…È PREGATA Signore Gesù, «Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero», fa' che siamo avvolti dalla tua luce e che non deviamo mai dalla via che tu sei, per contemplare il volto tuo e del Padre, ora e nei secoli dei secoli. …MI IMPEGNA Valuto e qualifico la mia preghiera personale, il mio rapporto con Dio, a partire da questi elementi: umiltà, ascolto, misericordia, carità verso il prossimo, cuore disponibile. 12