~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA ANNO ACCADEMICO 09/10 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ LE RISERVE LIBERE DI LIQUIDITA’ ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Redattori: Tavakoli Fard Dario; Jessica Ursino; Spampinato Giuseppe; Di Mauro Maria. 1 INDICE Introduzione Pag. 3 Liquidità & Tesoreria Pag. 6 - Tesoreria Pag. 7 - Liquidità Pag. 9 Le riserve bancaria Pag. 11 - Riserve obbligatorie Pag. 12 - Riserve volontarie di liquidità Pag. 13 Riserve di prima linea Pag. 18 Riserve di seconda linea Pag. 19 Saggio di riserva di liquidità Pag. 22 2 INTRODUZIONE Il sistema bancario, inteso come insieme di tutti gli istituti di credito, esercita due principali funzioni: 1) intermediazione tra soggetti in surplus finanziario (famiglie) e in deficit finanziario (imprese); 2) Processo di espansione multipla dei depositi bancari. Tale processo è spiegato del modello del moltiplicatore dei depositi bancari a livello macroeconomico. MB : Moneta bancaria M : moneta legale(o base monetaria) α : coefficiente di riserva obbligatoria Dunque la moneta bancaria cresce proporzionalmente alla moneta legale secondo un coefficiente proporzionale che è uguale all’inverso della riserva obbligatoria. Tale modello tuttavia è poco realistico perché basato su una forte astrazione in quanto tutti gli utenti dovrebbero utilizzare per le loro transazioni esclusivamente assegni, carte di credito e altri strumenti finanziari; inoltre non considera altri fattori influenzanti, dovuti a condizioni esterne alla banca (come lo stato di salute del sistema economico) e interne (scelte più o meno razionali del management). 3 Affinché il sistema bancario posso svolgere gli importanti complessi compiti sopra elencati, è indispensabile che sia in grado di conseguire un equilibrio gestionale. Quest’ultimo in qualsiasi impresa (che si propone come obiettivo principale quello del profitto) è dato dall’equilibrio reddituale, finanziario e patrimoniale. Il primo attiene alla capacità di conseguire i risultati economici necessari a garantire stabilità e sviluppo, con riferimento alla struttura dei costi e dei ricavi. Il secondo riguarda la capacità di mantenere con sufficiente continuità, l’equilibrio tra flussi di cassa in entrata e in uscita, per questo fa riferimento alle variazione positive e negative dei flussi finanziari. Infine l’equilibrio patrimoniale manifesta la capacità di mantenere, con continuità, un’adeguata eccedenza di attivo sul passivo in relazione ai rischi assunti. In generale l’equilibrio reddituale costituisce l’asse portante dell’equilibrio gestionale, mentre gli altri due rappresentano dei vincoli; ma per gli intermediari finanziari, maggiore importanza e criticità assumono gli obiettivi di solvibilità e liquidità, rispetto a quello della redditività, o almeno cosi dovrebbe essere. Poiché spesso è accaduto e accade che i grandi manager delle imprese creditizie, decidendo di ampliare gli impieghi attivi della banca indipendentemente dalla massa di depositi e dando più enfasi al conto economico piuttosto che allo stato patrimoniale, in base al quale dipende la loro retribuzione, innescano una serie di fenomeni di insolvenza che rischiano di sfociare in una crisi dell’intero sistema bancario. Infatti affinché permanga nel mercato una completa fiducia nei depositi bancari come perfettamente equivalenti alla moneta contante, è necessario che all’ampliarsi del 4 volume delle concessioni di credito alla clientela affidata si accompagni una parallela espansione dei depositi. Ciò dimostra che la banca oltre che creatrice di liquidità altrui è anche ricercatrice di liquidità propria. La liquidità costituisce per le aziende di credito una finalità di perseguimento più arduo di quanto non sia per le aziende di produzione del mercato reale per diversi motivi: - Le operazione finanziarie del sistema bancario avvengono a scadenze che non possono essere predeterminate; - Sul sistema bancario si riflettono le variazioni della preferenza per la liquidità di tutti gli altri settori economici, sicché nel caso di un’improvvisa carenza di mezzi liquidi il sistema economico ricorre massicciamente ad esso per provvedersi dei medesimi; - La gran massa dei debiti bancari è a vista onde i depositanti possono chiedere la conversione in moneta legale a semplice richiesta. E’ possibile, nonostante le difficoltà accennate determinare delle norme di gestione seguendo le quali la banca possa conseguire l’equilibrio finanziario? Il precetto fondamentale di gestione bancaria è quello che le aziende di credito mantengano in forma liquida una proporzione delle proprie attività, ovvero una scorta di mezzi di pagamento cui è possibile attingere in concomitanza alla formazione di saldi finanziari correnti negativi, o eventualmente destinare mezzi di pagamento in concomitanza alla formazione di saldi finanziari correnti positivi. E’ evidente che nel corso del tempo le soluzioni proposte in merito al problema della liquidità, ovvero per evitare crisi finanziarie 5 dell’intero sistema, sono state via via modificate in relazione ai mutamenti intervenuti nella vita economica e sociale. Nacque cosi il principio della “regola aurea dell’autoliquidibilità”. Secondo tale principio le banche dovevano concedere i prestiti soltanto contro rilascio di buona carta commerciale, il che garantiva automaticamente il rimborso del credito. La logica è la seguente: poiché la banca per la sua stessa natura s’indebitava a vista nei confronti dei depositanti, essa, quasi per ragioni di simmetria dovrà concedere crediti a breve o a brevissimo termine. Ciò non solo ai fini del raggiungimento dell’equilibrio finanziario ma anche per dare comunque l’impressione ai proprio depositanti di custodire con sufficiente cura i fondi ad essa destinati cosi da evitare i fenomeni di “bank runs” (o “corsa agli sportelli”), che consistono nel tentativo collettivo e simultaneo, di larga parte dei depositanti di ritirare i fondi precedentemente depositati; per la banca l’estrema conseguenza di questo comportamento non può che essere il fallimento della stessa per crisi di liquidità. Dunque la liquidità è il presupposto della solvibilità nei confronti dei propri depositanti. Ciò nonostante la “teoria dell’autoliquidibilità” presenta una debolezza fondamentale: sottovaluta l’interdipendenza tra il sistema bancario, che opera nel mercato finanziario, e il mercato reale, il quale continuamente necessita dell’appoggio del primo per continuare l’attività di investimento che costituisce la ninfa vitale dell’intero sistema economico. Tralasciando i successivi sviluppi che sono avvenuti nelle epoche successive, oggi l’unico vero precetto condiviso dall’intero sistema bancario è costituito dalla necessità di formare le riserve di liquidità, siano essere obbligatorie o libere. LIQUIDITA’ E TESORERIE La gestione della liquidità è una funzione di primaria importanza in quanto rappresenta il punto di convergenza e di sintesi delle diverse 6 attività svolte nei diversi settori operativi della banca. Essa riguarda essenzialmente, l’insieme dei criteri, delle modalità e delle procedure adottate al fine di mantenere un tendenziale equilibrio finanziario. Ciò trova espressione essenzialmente nel coordinamento dei flussi finanziari nel tempo al fine di assicurare la realizzazione degli atti di gestione della banca senza sostenere costi connessi a riaggiustamenti di portafoglio. La ricerca di questa condizione si realizza in politiche di gestione, destinate ad orientare le scelte operative in maniera di liquidità e di tesoreria. Questi due profili gestionali, pur essendo idealmente e concettualmente distinti, sono strettamente connessi e rappresentano aspetti complementari della gestione e della politica di liquidità. Le differenze tra liquidità e tesoreria possono essere identificate e definite soprattutto in relazione agli obiettivi e all’orizzonte temporale delle decisioni. Mentre la gestione della liquidità tende a risolvere i problemi di coerenza dei flussi finanziari nel mediolungo periodo soprattutto in funzione della ciclicità degli stessi, la gestione della tesoreria è diretta al riequilibrio dei flussi monetari nel breve periodo. TESORERIA Bisogna sottolineare che il puntuale adempimento degli impieghi di pagamento risulta essere importante non solo per l’equilibrio economico finanziario, ma anche per soddisfare le esigenze di liquidità delle aziende non bancarie, affinché possano fare affidamento su un volume adeguato di mezzi liquidi. La banca cosi per incidere nel breve-brevissimo periodo determina il livello e la composizione delle riserve liquide, la gamma di strumenti di tesoreria da attivare ed il grado di inserimento e l’intensiva presenza del mercato monetario. 7 La tesoreria si concretizza nella gestione di procedure e di strumenti per l’aggiustamento degli sfasamenti tra entrate ed uscite di base monetaria, quale processo d’adattamento al margine della liquidità aziendale, alle contingenti esigenze di breve periodo. L’insieme degli interventi di aggiustamento costituisce l’oggetto principale della gestione della tesoreria. L’obiettivo di tale gestione coincide, di fatto, con quello attribuito alla politica della liquidità, sebbene si differenzi da quest’ultimo perchè le decisioni si riferiscono al breve periodo. . Nell’ambito della gestione della tesoreria, il mantenimento dell’equilibrio tra entrate ed uscite si configura come “obiettivovincolo”, in cui tale condizione deve essere conseguita in ogni istante. In relazione al fattore tempo, la variabilità dei flussi in entrata e in uscita, può comportare interventi di aggiustamento “forzati”, attribuendo priorità alle quantità e sacrificando il profilo economico della operazione. Operando sui flussi attesi che possono risultare diversi da quelli effettivi, la banca tende innanzitutto a conservare le proprie possibilità di intervento mantenendo una liquidità operativa sufficiente a fronteggiare fluttuazioni inattese. La tesoreria concerne due tipi di modelli relativi alla gestione interna: - Amministrativa-tradizionale, che pone l’accento sulla gestione degli scompensi giornalieri, l’obiettivo è quello di compensare gli eventuali squilibri tra entrate e uscite nel rispetto dei vincoli d’economicità. Il management di questo tipo di banche è caratterizzato da una bassa propensione al rischio e comporta una certa liquidità interna; - Dinamico-speculativo, che senza trascurare la sistemazione degli equilibri giornalieri, tende a dare particolare rilievo al profilo reddituale della gestione fondi e della liquidità supplementare e trai vantaggio dalle opportunità operative. In 8 questo modello la sistemazione degli equilibri è intesa come vincoli operativi per operazioni dinamico-speculative. Nel breve periodo la banca può esercitare attraverso la gestione di tesoreria un considerevole controllo sugli strumenti attivabili per il riequilibrio degli stocks. Nel medio-lungo periodo è compito della politica della liquidità assicurarsi un certo grado di controllo sul bilancio. Normalmente, la situazione di liquidità della banca prescinde dalle fluttuazioni dei flussi monetari di breve periodo. Al contrario la situazione di tesoreria è definita soprattutto dalla dinamica dei saldi tra entrate ed uscite nel breve e brevissimo termine. La liquidità e la tesoreria sono strettamente correlate tra loro e rappresentano aspetti complementari della gestione e della politica di liquidità. Le complessive condizioni di incertezza che caratterizzano il dinamico svolgimento della gestione comportano necessariamente la costituzione, in funzione essenzialmente precauzionale, delle cosiddette riserve di liquidità. Le riserve precauzionali libere insieme con quelle obbligatorie costituiscono le riserve bancarie complessive e misurano l’ammontare di base monetaria detenuto dalle banche. LIQUIDITA’ In ragioneria la liquidità è la disponibilità di mezzi di pagamento in contanti a brevissimo termine, ovvero la disponibilità immediata di denaro contante e/o di diverse altre forme di Titoli di Pagamento (nominali o al portatore), equivalenti, ma comunque monetizzabili immediatamente. In termini finanziari si definisce liquidità l’attitudine di un investimento a trasformarsi in denaro rapidamente e possibilmente senza perdite. Le perdite non sono sempre esonerabili o circoscritte, 9 nei casi di svincolo di titoli obbligazionari soggetti alla volatilità intrinseca di uno specifico mercato. In termini patrimoniali, il termine definisce anche la situazione caratterizzata da una notevole disponibilità di denaro contante e/o di altri mezzi di pagamento facilmente e rapidamente convertibili in denaro. Il fine ultimo della politica della liquidità è rappresentato dal conseguimento di un tendenziale equilibrio finanziario. Tale finalità identificatosi con la condizione di solvibilità tecnica coincide, di fatto, con l’obiettivo-vincolo della gestione bancaria nel suo complesso. In relazione a circostanze ambientali ed aziendali è possibile esprimere ed interpretare la condizione di solvibilità tecnica, mettendo l’accento su particolari aspetti della gestione di liquidità. Per esempio: - sottolineando il ruolo della gestione delle disponibilità aziendali nel sostenere l’attività di erogazione del credito; - Mettendo in evidenza la priorità nel ricercare un’adeguata flessibilità operativa soprattutto nel breve periodo al fine di sfruttare al meglio le opportunità di investimento e/o di indebitamento offerte dal mercato. I condizionamenti operativi imposti dall’autorità monetaria delimitando il tasso di profitto delle banche, concorrono ad accrescere l’importanza della economicità della gestione della liquidità ed il grado di integrazione tra le diverse componenti dell’attivo. In linea generale, alla politica della liquidità si richiede soprattutto di fornire un valido supporto alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo operativo. In merito alle decisioni di liquidità occorre rilevare che si concretizzano in primo luogo nella predisposizione di un margine di manovra operativo che renda possibile l’assorbimento, in modo rapido ed economico d’eventuali squilibri di breve termine tra flussi in entrata e in uscita. 10 Le complessive condizioni di incertezza che caratterizzano il dinamico svolgimento della gestione comportano necessariamente la costituzione, in funzione essenzialmente precauzionale, delle cosiddette riserve di liquidità primarie e secondarie. Le riserve libere di base monetaria, dette di prima linea, fungono da fonte di liquidità immediata ed incondizionata, mentre il secondo ordine di riserve è invece rappresentato da attività fruttifere, generalmente a breve scadenza. Le condizioni di tendenziale equilibrio finanziario dipendono in misura rilevante dai flussi prodotti dalla gestione, in tale ottica le decisione relative alle riserve non sono indipendenti da quelle inerenti le altre aree gestionali. Di fatto è sempre la combinazione dei vari aspetti delle singole politiche di impiego e di raccolta che attraverso un processo di adattamento reciproco definisce la politica della liquidità. Il funzionamento della banca è strettamente correlato alla sistematica accettazione delle sue passività da parte delle aziende non bancarie e dall’aspettativa dei creditori che gli adempimenti trovino sempre una puntuale conferma. L’azienda di credito deve quindi dimostrare di poter far fronte agli impieghi di pagamento in moneta legale, tempestivamente ed economicamente. La banca deve avere la disponibilità d adeguati volumi di base monetaria, cioè, il bilanciamento tra entrare ed uscite deve essere assicurato dalla gestione corrente, senza alterare l’equilibrio economico e patrimoniale. Il continuo flusso d’entrate ed uscite determina il volume di attività liquide disponibile per adeguare la riserva obbligatoria e le riserve libere. LE RISERVE BANCARIE La disciplina delle riserve bancarie ha subito nel tempo un’evoluzione parallela a quella delle funzioni delle banche. Infatti, 11 mentre originariamente la riserva corrispondeva all’intera massa dei depositi, man mano che le banche cominciarono a concedere prestiti, la riserva si riduceva ad una parte dei depositi sufficiente a coprire le richieste dei ritiri a vista e la differenza veniva investita in determinate operazioni attive. Con sorgere del deposito a risparmio, accanto alla riserva integrale dei depositi a custodia e alla suddetta riserva parziale dei depositi monetari, venne poi differenziandosi una terza riserva che andava a coprire ritiri prefissati e veniva investita in obbligazioni a breve termine rapidamente realizzabili. In Europa, in epoca precedente alla prima guerra mondiale, la legge non fissava il tipo e l’ammontare delle riserve bancarie, ma li lasciava alla prudente pratica delle banche, obbligandole soltanto ad alcuni investimenti in titoli pubblici; dopo la guerra, vari paesi europei compresa l’Italia hanno invece seguito l’esempio americano, stabilendo tipo ed ammontare delle riserve. Le riserve di liquidità possono essere obbligatorie o volontarie. RISERVE OBBLIGATORIE Le riserve obbligatorie sono costituite dalla quota dei depositi che le banche sono obbligate a tenere in base monetaria (e dunque a sottrarre alle diverse forme di investimento) a garanzia della liquidità dei depositi dei propri clienti. Proprio per scongiurare che le banche diventino insolventi con i propri clienti, liberi di chiedere la restituzione dei crediti in qualsiasi momento, sono vincolati dalla banca centrale a rispetto di un limite minimo al di sotto del quale essere non possono far scendere le proprie riserve di liquidità in rapporto al proprio volume dei depositi. Tale limite è determinato dal coefficiente di riserva obbligatoria. Data la loro natura, le riserve obbligatorie non vengono utilizzate se non in casi particolari (come a fine di liquidità), per cui sono divenute uno dei principali strumenti a disposizione della banca centrale per il controllo del credito, come strumento di politica 12 monetaria diretto al controllo dell’offerta di moneta e come strumento di vigilanza, in quanto suscettibile di produrre effetti: - Sulla composizione dei bilanci bancari; - Sul grado di solvibilità delle imprese bancarie; - Sull’assetto del sistema creditizio. L’obbligo di riserva consiste nell’imposizione del possesso di determinate attività finanziarie (tipicamente depositi costituiti in contanti presso la Banca Centrale) sulla base della consistenza e/o della dinamica dei depositi o di altre quantità bancarie. L’ammontare della riserva si ottiene applicando alla consistenza di ciascuna delle categorie di passività l’aliquota di riserva corrispondente; dall’ammontare cosi ottenuto và sottratto un importo forfetario di € 100.000. La riserva è remunerata secondo un tasso di interesse pari al valore medio, nel periodo di mantenimento nei tassi delle operazioni di rifinanziamento principali dell’eurosistema. RISERVE VOLONTARIE DI LIQUIDITA’ Le riserve volontarie di liquidità sono quelle costituite esclusivamente in base alla spontanea iniziativa delle banche. Gli istituti bancari per far fronte agli avanzi e ai disavanzi connessi al flusso di entrata e uscita predispongono riserve precauzionali libere di liquidità o riserve volontarie. Funzione principale di queste è appunto quella di assorbire prontamente gli effetti indesiderati, prodotti dalla dinamica temporale dei flussi monetari. La riserva libera, detta anche “riserva tecnica” consiste nell’ammontare di liquidità detenuto da una banca per espletare le sue attività. Utilizziamo gli “Indicatori di liquidità” per valutare la condizione di equilibrio fra le grandezze a breve termine dello stato 13 patrimoniale, ovvero la capacità di un’azienda di finanziare il proprio sviluppo mediante i flussi di cassa generati dalla sua gestione. La liquidità netta è un indicatore abbastanza significativo del margine di liquidità precostituito dall’equilibrio tra riserve liquide e sviluppo dell’intermediazione. Questa misura della liquidità esprime anche l’influenza esercitata dall’indebitamento attuale con le autorità monetarie sulla capacità di ottenere ulteriori debiti. La dinamica della liquidità, può essere anche considerata espressiva delle condizioni del mercato del credito in quanto costituisce un indicatore del grado di pressione a cui è sottoposta la liquidità delle banche. Nel nostro paese le riserve libere di liquidità comprendono: - Liquidità in € rappresentata da: o Circolante in cassa (cassa contanti); o Depositi liberi: sono i depositi in cui il cliente può in ogni momento senza necessità di alcun preavviso recarsi in banca e prelevare le somme precedentemente versate. Di solito vengono utilizzati dai grandi risparmiatori che non hanno grandi somme da investire e che ricorrono al deposito bancario soprattutto per i servizi ad esso connessi. I depositi liberi sono a loro volta classificati in: Depositi a risparmio libero, in cui le operazioni sono svolte quasi esclusivamente in contanti e i servizi connessi sono limitati; Conti correnti di corrispondenza passivi, che noi chiamiamo semplicemente conti correnti e che si caratterizzano per il numero di servizi connessi e per la molteplicità degli scambi che possono essere impiegati per regolare le posizioni debitorie e ottenere i pagamenti. 14 o Margini disponibili nelle anticipazioni ordinarie da parte della banca centrale; o Depositi a vista, cioè disponibili in qualsiasi istante, presso il tesoro, la cassa DD.PP. e le casse di risparmio postali; o Effetti in portafoglio, costituiti da cambiali e titoli di credito posseduti dalla banca, facilmente smobilizzabili; o Impieghi in conto corrente relativi al finanziamento; o Ammassi obbligatori. - Liquidità in valuta, cioè attività liquida in valuta per la quota convertibile in euro presso l’U.I.C. (Ufficio Italiano Cambi) a discrezione delle banche. Tale riserva è detta libera proprio in quanto il coefficiente di riserva tecnica, ovvero la percentuale dei depositi che la banca detiene per espletare le proprie attività, è autonomamente stabilito dalle banche, a differenza della riserva obbligatoria, il cui ammontare percentuale è definito dalla banca centrale. Il coefficiente è legato ad alcune variabili. In particolare, esso è correlato positivamente al tasso ufficiale di sconto, in quanto l’istituto di credito è spinto, in caso di alti tassi ufficiali, a detenere maggiore liquidità per evitare finanziamenti a tassi divenuti più svantaggiosi. Inoltre, questo coefficiente è correlato negativamente con il tasso d’interesse attivo, applicato cioè ai prestiti alla clientela. L’aumento di questo tasso, infatti, renderà più convincente concedere prestiti, piuttosto che detenere liquidità in riserva. Le voci quantitativamente più importanti delle riserve liquide sono: 1) Il margine disponibile in conto anticipazione ordinaria presso la Banca d’Italia, è la differenza tra il credito aperto e l’utilizzo effettivo dell’anticipazione. 15 L’anticipazione ordinaria rappresenta l’apertura di credito in conto corrente concessa discrezionalmente alle banche dalla Banca d’Italia e liberamente utilizzabile contro pegno di titoli stanziabili. La valutazione dei titoli avviene ai prezzi di mercato, ma non può superare il loro valore nominale. Sul valore dei titoli viene applicato uno scarto del 15%. Le anticipazioni hanno scadenza quadrimestrale e sono rinnovabili. Sul credito utilizzato le banche corrispondono il tasso d’interesse sulle anticipazioni ordinarie, fissato dal governatore della Banca d’Italia con proprio provvedimento in base alla L.7.2.1992,n.82. Negli ultimi anni il tasso sulle anticipazioni ordinarie è coinciso con il tasso ufficiale di sconto. Sull’ammontare del credito concesso, indipendentemente dall’effettivo utilizzo, è prevista una commissione quadrimestrale, che dal giugno 1991 la Banca d’Italia ha aumentato dallo 0.15% allo 0.30%. La mobilizzazione della riserva obbligatoria e lo sviluppo del mercato telematico dei depositi interbancari hanno ampliato la gamma degli strumenti delle banche per la gestione delle liquidità e hanno ridotto il ruolo dell’anticipazione ordinaria. In precedenza le banche potevano prelevare dal deposito obbligatorio una percentuale fermo restando: o Che l’obbligo di riserva doveva essere rispettato non più ogni giorno ma in media durante il periodo di mantenimento (dal 15 di ogni mese al 14 del mese successivo); o Che ogni giorno la banca presentasse un deposito non inferiore all’importo dovuto al netto della parte mobilizzabile (con una percentuale mobilizzabile del 12,5% , la banca a fine giornata doveva mantenere un deposito pari almeno all’87,5 %). Era dunque possibile prelevare dal deposito di riserva per uno o più giorni purché il prelievo fosse compensato nei successivi giorni 16 del periodo di mantenimento. L’innovazione mirava innanzi tutto a ridurre lo svantaggio concorrenziale che gravava sul nostro sistema bancario ( il divario fra tassi di mercato e remunerazione della riserva, infatti, da noi raggiungeva il punto percentuale contro lo 0,2 – 0,3% dei principali paesi europei) senza ridurre drasticamente la percentuale di riserva obbligatoria (quest’ultima doveva rimanere comunque elevata per contrastare l’espansione dei flussi di cassa del Tesoro). Dopo aver raggiunto il livello più alto alla fine degli anni ’80 (22,5%), la percentuale di riserva obbligatoria è progressivamente discesa, soprattutto in vista del processo di unificazione monetaria europea. 2) La cassa contanti è costituita dalle giacenze di banconote, da vaglia cambiali emessi dalla Banca Centrale e dai biglietti e le monete di stato emessi dal tesoro. La cassa contante è predisposta in funzione del flusso di entrate e di uscite giornaliere dei generi monetari suddetti ed è utilizzata essenzialmente per l’amministrazione giornaliera della transazioni. Il volume complessivo e la composizione della cassa contanti è influenzato dalla propensione del pubblico verso il circolante. Il circolante è richiesto dal pubblico essenzialmente per eseguire le transazioni correnti (movente delle transazioni) e per costituire scorte monetarie destinate a fronteggiare spese impreviste (movente precauzionale). Un indice significativo delle preferenze del pubblico nel medio-lungo periodo è dato dal rapporto fra il circolante in possesso dello stesso pubblico e il prodotto interno lordo. 3) Le linee di credito concesse dalla Banca Centrale e non utilizzate sono la componete più importante delle riserve delle banche. 17 Queste possono effettuare liberamente prelievi e versamenti secondo le necessità del momento. La parte non utilizzata costituisce un’effettiva e pressoché sicura riserva di liquidità con accentuate caratteristiche precauzionali. Mentre le riserve di liquidità del sistema bancario sono costituite esclusivamente dalla base monetaria disponibile, cioè dalle passività a vista delle autorità monetarie, quelle delle singole banche comprendono anche le disponibilità intercreditizie a vista. Tra le riserve volontarie della banca si possono distinguere le riserve libere di prima linea e le riserve libere di seconda linea. RISERVE LIBERE DI PRIMA LINEA Le riserve libere di base monetaria, dette di prima linea fungono da fonte di liquidità immediata ed incondizionata. Sono costituite da attività finanziarie caratterizzate da una disponibilità immediata, dall’assenza d’incertezze e da un costo opportunità elevato essendo il loro reggimento praticamente nullo poiché ad esse non è corrisposta nessuna remunerazione. Esse possiedono un grado di liquidità (attitudine ad essere convertiti in moneta legale in qualsiasi momento senza dover sostenere costi di transazione o perdite in conto capitale) inferiore a quello della base monetaria. In particolare i suddetti crediti sono rappresentati da: - cedole, vaglia e altri titoli esigibili a vista quali componenti della cassa contante; - attività liquide presso anche ed istituti di categoria nella forma di C/C. 18 In generale i conti di deposito interbancari sono costituiti da fondi liquidi negoziati tra banche in concomitanza al formarsi di surplus e di deficit di liquidità. Tali negoziazioni sono dirette essenzialmente: - A riequilibrare temporanei avanzi e disavanzi di tesoreria; - ad integrare la raccolta o gli impieghi bancari in relazione alle eccedenze o carenze di fondi di natura strutturale. In sintesi, la liquidità primaria della singola banca è idealmente costituita da: 1) La componente della base monetaria delle passività a vista delle autorità monetarie configura una riserva di liquidità sulla quale la banca può fare affidamento sempre, immediatamente ed incondizionatamente; 2) La componente dei crediti a vista nei confronti di altre istituzioni creditizie evidenzia una riserva di liquidità il cui utilizzo può essere condizionato dalla posizione di liquidità del debitore. RISERVE LIBERE DI SECONDA LINEA Oltre che sulla liquidità primaria, le banche possono fare affidamento anche su un secondo ordine di riserva. Queste riserve sono costituite da: a) Crediti interbancari a breve termine, essenzialmente depositi con vincolo temporale di scadenza da un minimo di 7 gg ad un massimo di 6/12 mesi. Queste ultime sono in particolar modo rappresentante dai conti corrente di corrispondenza in cui confluiscono le posizioni di debito e di credito che vengono regolate senza l’intervento della stanza di compensazione (clearing house). Quest’ultima è un centro gestito dalla Banca 19 d’Italia con la funzione di rendere più agevole alle banche la liquidità delle reciproche posizioni debitorie e creditorie. In Italia le funzioni di “clearing house” sono assolte dalla cassa di compensazione e garanzia ( CG&G). Ad avvalersi di tali servizi sono soprattutto le banche che presentano un’inadeguata articolazione territoriale rispetto alle zone ove estendono la loro presenza. Sotto il profilo più strettamente finanziario la soluzione di problemi relativi alla liquidità trova riferimento nei depositi che ogni azienda di credito può intrattenere con le corrispondenti, o in veri e propri finanziamenti, caratterizzati da operazioni di fido con una determinata struttura tecnica e conseguentemente con tempi ben prestabiliti l’erogazione ed estinzione. Un’altra componente di riserva secondaria è costituita da: b) Tutte quelle attività fruttifere che possono essere assimilata alla liquidità secondaria. La loro utilizzazione implica l’attivazione di processi di conversione i quali prevedono: o L’estinzione anticipata di un’operazione attiva (quali utilizzo di disponibilità bancarie, incassi di crediti, vendite e rimborsi di titoli), o l’accensione d’operazioni passive (quali i risconti, anticipazioni e riporti); o L’intervento di una controparte il cui ruolo attivo condizioni l’efficacia delle suddette operazioni. Mentre le disponibilità ottenibili tramite conto corrente sono di norma connesse ad esigenze derivanti dal normale svolgimento della gestione, i finanziamenti a scadenza fissa si riferiscono essenzialmente alla necessità di allargare la base monetaria per far fronte a situazioni di carattere diverse riconducibili a fluttuazioni stagionali o a fenomeni manifestatesi in periodi di tempo più ampi. Bisogna tener presente la netta distinzione tra le diverse tipologie di fluttuazioni della liquidità che interessano il sistema bancario. 20 A tal proposito, si possono anzitutto distinguere: - Le oscillazioni di carattere stagionale che riguardano tutte le aziende di credito; - Le oscillazioni di carattere congiunturale che sono limitate ad alcune di esse, soprattutto dovute alla loro localizzazione nel territorio. In entrambi i casi le autorità monetarie si limitano a facilitare la trasformazione delle riserve secondarie in primarie mediante operazione di mercato aperto, ossia acquistando e vendendo titoli pubblici. Ben diversa è l’attenzione che le autorità pubbliche, e quelle monetarie, prestano alle fluttuazioni nella liquidità di natura ciclica, cioè in relazione alle fasi di espansione e depressione economica. Infatti, è possibile che la liquidità del sistema bancario si muova in posizione opposta a quella del sistema economico nel suo complesso, per cui agli interventi di politica monetaria bisogna affiancare interventi di politica fiscale adeguati. Il risconto bancario rappresenta l’operazione più tradizionale compiuta ai fini di finanziamento. La convenienza delle banche commerciali ad avvalersi di tale forma di finanziamento è connessa in particolar modo ad esigenze di natura periodica. Variazioni intense nella domanda di risconto si hanno soprattutto da parte di aziende di credito di grandi dimensioni che raccolgono le disponibilità finanziarie delle banche piccole e medie; quindi nelle fasi di restrizione della liquidità le richieste di risconto si concentrano negli istituti di grandi dimensioni, i quali sono costretti a ricorrere al finanziamento oltre che per soddisfare le proprie esigenze, anche e soprattutto per far fronte agli innumerevoli ritiri di fondi liquidi simultaneamente richiesti da numerose banche depositanti. Altre fonti di finanziamento sono rappresentate dall’anticipazione a scadenza fissa la cui durata è stabilita in 8, 15, 22 giorni, soluzione 21 adottata in quanto tendente a favorire i fabbisogni di disponibilità delle aziende di credito durante il periodo mensile. Le anticipazioni costituiscono uno strumento sempre più impiegato per sopperire ad esigenze di liquidità dovute a motivi più disparati. Per quanto concerne la struttura dell’anticipazione è da tenere presente la liquidazione posticipata degli interessi. Caratteristica è la modalità di applicazione del tasso, differenziato in funzione della frequenza con cui ciascuna azienda ricorre all’operazione, più si ricorre al finanziamento, minore sarà il tasso. Le disposizioni relative, contenute nel D.M. 22 marzo 1969 è successivamente riviste prevedono infatti che il saggio esistente venga maggiorato per le operazioni effettuate ad intervalli inferiori a 150 giorni: in particolare la maggiorazione di 3,2,1 punto, se rispettivamente dalla precedente richiesta siano trascorsi 90, 120, 150 giorni. Tale disposizione dovrebbe assicurare il mantenimento del carattere tipico dell’operazione, inteso essenzialmente a sanare squilibri di tesoreria di natura temporanea o comunque a limitare il ricorso a tale fondo di finanziamento a casi d’effettivo fabbisogno escludendo eventuali momenti speculativi. SAGGIO DI RISERVA DI LIQUIDITA’ Esiste un rapporto desiderato R tra le riserve liquide, libere (RL) ed obbligatorie (RO), ed il totale dei depositi (DBO). Tale rapporto prende il nome di “saggio di riserva di liquidità”. Esso sintetizza in media il comportamento della banche nell’espletamento della loro normale attività d’intermediazione creditizia. Un valore relativamente alto di R manifesta una maggiore avversione al rischio del sistema bancario nel suo 22 complesso, mentre un valore di R relativamente basso manifesta la propensione da parte del sistema delle banche a perseguire maggiori profitti riducendo le riserve e allargando il credito. 23