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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA
ANNO ACCADEMICO 09/10
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LE RISERVE LIBERE DI LIQUIDITA’
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Redattori:
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Tavakoli Fard Dario;
Jessica Ursino;
Spampinato Giuseppe;
Di Mauro Maria.
1
INDICE
Introduzione
Pag. 3
Liquidità & Tesoreria
Pag. 6
- Tesoreria
Pag. 7
- Liquidità
Pag. 9
Le riserve bancaria
Pag. 11
- Riserve obbligatorie
Pag. 12
- Riserve volontarie di liquidità
Pag. 13

Riserve di prima linea
Pag. 18

Riserve di seconda linea
Pag. 19
Saggio di riserva di liquidità
Pag. 22
2
INTRODUZIONE
Il sistema bancario, inteso come insieme di tutti gli istituti di
credito, esercita due principali funzioni:
1) intermediazione tra soggetti in surplus finanziario (famiglie) e
in deficit finanziario (imprese);
2) Processo di espansione multipla dei depositi bancari.
Tale processo è spiegato del modello del moltiplicatore dei depositi
bancari a livello macroeconomico.
MB : Moneta bancaria
M : moneta legale(o base monetaria)
α : coefficiente di riserva obbligatoria
Dunque la moneta bancaria cresce proporzionalmente alla moneta
legale secondo un coefficiente proporzionale che è uguale
all’inverso della riserva obbligatoria. Tale modello tuttavia è poco
realistico perché basato su una forte astrazione in quanto tutti gli
utenti dovrebbero utilizzare per le loro transazioni esclusivamente
assegni, carte di credito e altri strumenti finanziari; inoltre non
considera altri fattori influenzanti, dovuti a condizioni esterne alla
banca (come lo stato di salute del sistema economico) e interne
(scelte più o meno razionali del management).
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Affinché il sistema bancario posso svolgere gli importanti complessi
compiti sopra elencati, è indispensabile che sia in grado di
conseguire un equilibrio gestionale. Quest’ultimo in qualsiasi
impresa (che si propone come obiettivo principale quello del
profitto) è dato dall’equilibrio reddituale, finanziario e
patrimoniale.
Il primo attiene alla capacità di conseguire i risultati economici
necessari a garantire stabilità e sviluppo, con riferimento alla
struttura dei costi e dei ricavi.
Il secondo riguarda la capacità di mantenere con sufficiente
continuità, l’equilibrio tra flussi di cassa in entrata e in uscita, per
questo fa riferimento alle variazione positive e negative dei flussi
finanziari.
Infine l’equilibrio patrimoniale manifesta la capacità di mantenere,
con continuità, un’adeguata eccedenza di attivo sul passivo in
relazione ai rischi assunti.
In generale l’equilibrio reddituale costituisce l’asse portante
dell’equilibrio gestionale, mentre gli altri due rappresentano dei
vincoli; ma per gli intermediari finanziari, maggiore importanza e
criticità assumono gli obiettivi di solvibilità e liquidità, rispetto a
quello della redditività, o almeno cosi dovrebbe essere. Poiché
spesso è accaduto e accade che i grandi manager delle imprese
creditizie, decidendo di ampliare gli impieghi attivi della banca
indipendentemente dalla massa di depositi e dando più enfasi al
conto economico piuttosto che allo stato patrimoniale, in base al
quale dipende la loro retribuzione, innescano una serie di fenomeni
di insolvenza che rischiano di sfociare in una crisi dell’intero
sistema bancario. Infatti affinché permanga nel mercato una
completa fiducia nei depositi bancari come perfettamente
equivalenti alla moneta contante, è necessario che all’ampliarsi del
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volume delle concessioni di credito alla clientela affidata si
accompagni una parallela espansione dei depositi. Ciò dimostra
che la banca oltre che creatrice di liquidità altrui è anche
ricercatrice di liquidità propria.
La liquidità costituisce per le aziende di credito una finalità di
perseguimento più arduo di quanto non sia per le aziende di
produzione del mercato reale per diversi motivi:
- Le operazione finanziarie del sistema bancario avvengono a
scadenze che non possono essere predeterminate;
- Sul sistema bancario si riflettono le variazioni della preferenza
per la liquidità di tutti gli altri settori economici, sicché nel
caso di un’improvvisa carenza di mezzi liquidi il sistema
economico ricorre massicciamente ad esso per provvedersi dei
medesimi;
- La gran massa dei debiti bancari è a vista onde i depositanti
possono chiedere la conversione in moneta legale a semplice
richiesta.
E’ possibile, nonostante le difficoltà accennate determinare delle
norme di gestione seguendo le quali la banca possa conseguire
l’equilibrio finanziario?
Il precetto fondamentale di gestione bancaria è quello che le
aziende di credito mantengano in forma liquida una proporzione
delle proprie attività, ovvero una scorta di mezzi di pagamento cui è
possibile attingere in concomitanza alla formazione di saldi
finanziari correnti negativi, o eventualmente destinare mezzi di
pagamento in concomitanza alla formazione di saldi finanziari
correnti positivi.
E’ evidente che nel corso del tempo le soluzioni proposte in merito
al problema della liquidità, ovvero per evitare crisi finanziarie
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dell’intero sistema, sono state via via modificate in relazione ai
mutamenti intervenuti nella vita economica e sociale.
Nacque cosi il principio della “regola aurea dell’autoliquidibilità”.
Secondo tale principio le banche dovevano concedere i prestiti
soltanto contro rilascio di buona carta commerciale, il che
garantiva automaticamente il rimborso del credito.
La logica è la seguente: poiché la banca per la sua stessa natura
s’indebitava a vista nei confronti dei depositanti, essa, quasi per
ragioni di simmetria dovrà concedere crediti a breve o a brevissimo
termine.
Ciò non solo ai fini del raggiungimento dell’equilibrio finanziario
ma anche per dare comunque l’impressione ai proprio depositanti
di custodire con sufficiente cura i fondi ad essa destinati cosi da
evitare i fenomeni di “bank runs” (o “corsa agli sportelli”), che
consistono nel tentativo collettivo e simultaneo, di larga parte dei
depositanti di ritirare i fondi precedentemente depositati; per la
banca l’estrema conseguenza di questo comportamento non può che
essere il fallimento della stessa per crisi di liquidità. Dunque la
liquidità è il presupposto della solvibilità nei confronti dei propri
depositanti. Ciò nonostante la “teoria dell’autoliquidibilità”
presenta una debolezza fondamentale: sottovaluta l’interdipendenza
tra il sistema bancario, che opera nel mercato finanziario, e il
mercato reale, il quale continuamente necessita dell’appoggio del
primo per continuare l’attività di investimento che costituisce la
ninfa vitale dell’intero sistema economico.
Tralasciando i successivi sviluppi che sono avvenuti nelle epoche
successive, oggi l’unico vero precetto condiviso dall’intero sistema
bancario è costituito dalla necessità di formare le riserve di
liquidità, siano essere obbligatorie o libere.
LIQUIDITA’ E TESORERIE
La gestione della liquidità è una funzione di primaria importanza in
quanto rappresenta il punto di convergenza e di sintesi delle diverse
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attività svolte nei diversi settori operativi della banca. Essa
riguarda essenzialmente, l’insieme dei criteri, delle modalità e delle
procedure adottate al fine di mantenere un tendenziale equilibrio
finanziario.
Ciò trova espressione essenzialmente nel coordinamento dei flussi
finanziari nel tempo al fine di assicurare la realizzazione degli atti
di gestione della banca senza sostenere costi connessi a
riaggiustamenti di portafoglio.
La ricerca di questa condizione si realizza in politiche di gestione,
destinate ad orientare le scelte operative in maniera di liquidità e di
tesoreria.
Questi due profili gestionali, pur essendo idealmente e
concettualmente distinti, sono strettamente connessi e
rappresentano aspetti complementari della gestione e della politica
di liquidità.
Le differenze tra liquidità e tesoreria possono essere identificate e
definite soprattutto in relazione agli obiettivi e all’orizzonte
temporale delle decisioni. Mentre la gestione della liquidità tende a
risolvere i problemi di coerenza dei flussi finanziari nel mediolungo periodo soprattutto in funzione della ciclicità degli stessi, la
gestione della tesoreria è diretta al riequilibrio dei flussi monetari
nel breve periodo.
 TESORERIA
Bisogna sottolineare che il puntuale adempimento degli impieghi di
pagamento risulta essere importante non solo per l’equilibrio
economico finanziario, ma anche per soddisfare le esigenze di
liquidità delle aziende non bancarie, affinché possano fare
affidamento su un volume adeguato di mezzi liquidi. La banca cosi
per incidere nel breve-brevissimo periodo determina il livello e la
composizione delle riserve liquide, la gamma di strumenti di
tesoreria da attivare ed il grado di inserimento e l’intensiva
presenza del mercato monetario.
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La tesoreria si concretizza nella gestione di procedure e di
strumenti per l’aggiustamento degli sfasamenti tra entrate ed uscite
di base monetaria, quale processo d’adattamento al margine della
liquidità aziendale, alle contingenti esigenze di breve periodo.
L’insieme degli interventi di aggiustamento costituisce l’oggetto
principale della gestione della tesoreria. L’obiettivo di tale gestione
coincide, di fatto, con quello attribuito alla politica della liquidità,
sebbene si differenzi da quest’ultimo perchè le decisioni si
riferiscono al breve periodo.
.
Nell’ambito della gestione della tesoreria, il mantenimento
dell’equilibrio tra entrate ed uscite si configura come “obiettivovincolo”, in cui tale condizione deve essere conseguita in ogni
istante.
In relazione al fattore tempo, la variabilità dei flussi in entrata e in
uscita, può comportare interventi di aggiustamento “forzati”,
attribuendo priorità alle quantità e sacrificando il profilo
economico della operazione.
Operando sui flussi attesi che possono risultare diversi da quelli
effettivi, la banca tende innanzitutto a conservare le proprie
possibilità di intervento mantenendo una liquidità operativa
sufficiente a fronteggiare fluttuazioni inattese.
La tesoreria concerne due tipi di modelli relativi alla gestione
interna:
- Amministrativa-tradizionale, che pone l’accento sulla gestione
degli scompensi giornalieri, l’obiettivo è quello di compensare
gli eventuali squilibri tra entrate e uscite nel rispetto dei
vincoli d’economicità.
Il management di questo tipo di banche è caratterizzato da una
bassa propensione al rischio e comporta una certa liquidità
interna;
- Dinamico-speculativo, che senza trascurare la sistemazione
degli equilibri giornalieri, tende a dare particolare rilievo al
profilo reddituale della gestione fondi e della liquidità
supplementare e trai vantaggio dalle opportunità operative. In
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questo modello la sistemazione degli equilibri è intesa come
vincoli operativi per operazioni dinamico-speculative.
Nel breve periodo la banca può esercitare attraverso la gestione di
tesoreria un considerevole controllo sugli strumenti attivabili per il
riequilibrio degli stocks.
Nel medio-lungo periodo è compito della politica della liquidità
assicurarsi un certo grado di controllo sul bilancio.
Normalmente, la situazione di liquidità della banca prescinde dalle
fluttuazioni dei flussi monetari di breve periodo.
Al contrario la situazione di tesoreria è definita soprattutto dalla
dinamica dei saldi tra entrate ed uscite nel breve e brevissimo
termine. La liquidità e la tesoreria sono strettamente correlate tra
loro e rappresentano aspetti complementari della gestione e della
politica di liquidità.
Le complessive condizioni di incertezza che caratterizzano il
dinamico svolgimento della gestione comportano necessariamente
la costituzione, in funzione essenzialmente precauzionale, delle
cosiddette riserve di liquidità.
Le riserve precauzionali libere insieme con quelle obbligatorie
costituiscono le riserve bancarie complessive e misurano
l’ammontare di base monetaria detenuto dalle banche.
 LIQUIDITA’
In ragioneria la liquidità è la disponibilità di mezzi di pagamento in
contanti a brevissimo termine, ovvero la disponibilità immediata di
denaro contante e/o di diverse altre forme di Titoli di Pagamento
(nominali o al portatore), equivalenti, ma comunque monetizzabili
immediatamente.
In termini finanziari si definisce liquidità l’attitudine di un
investimento a trasformarsi in denaro rapidamente e possibilmente
senza perdite. Le perdite non sono sempre esonerabili o circoscritte,
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nei casi di svincolo di titoli obbligazionari soggetti alla volatilità
intrinseca di uno specifico mercato.
In termini patrimoniali, il termine definisce anche la situazione
caratterizzata da una notevole disponibilità di denaro contante e/o
di altri mezzi di pagamento facilmente e rapidamente convertibili in
denaro.
Il fine ultimo della politica della liquidità è rappresentato dal
conseguimento di un tendenziale equilibrio finanziario. Tale finalità
identificatosi con la condizione di solvibilità tecnica coincide, di
fatto, con l’obiettivo-vincolo della gestione bancaria nel suo
complesso.
In relazione a circostanze ambientali ed aziendali è possibile
esprimere ed interpretare la condizione di solvibilità tecnica,
mettendo l’accento su particolari aspetti della gestione di liquidità.
Per esempio:
- sottolineando il ruolo della gestione delle disponibilità
aziendali nel sostenere l’attività di erogazione del credito;
- Mettendo in evidenza la priorità nel ricercare un’adeguata
flessibilità operativa soprattutto nel breve periodo al fine di
sfruttare al meglio le opportunità di investimento e/o di
indebitamento offerte dal mercato.
I condizionamenti operativi imposti dall’autorità monetaria
delimitando il tasso di profitto delle banche, concorrono ad
accrescere l’importanza della economicità della gestione della
liquidità ed il grado di integrazione tra le diverse componenti
dell’attivo. In linea generale, alla politica della liquidità si richiede
soprattutto di fornire un valido supporto alla realizzazione degli
obiettivi di sviluppo operativo.
In merito alle decisioni di liquidità occorre rilevare che si
concretizzano in primo luogo nella predisposizione di un margine
di manovra operativo che renda possibile l’assorbimento, in modo
rapido ed economico d’eventuali squilibri di breve termine tra flussi
in entrata e in uscita.
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Le complessive condizioni di incertezza che caratterizzano il
dinamico svolgimento della gestione comportano necessariamente
la costituzione, in funzione essenzialmente precauzionale, delle
cosiddette riserve di liquidità primarie e secondarie.
Le riserve libere di base monetaria, dette di prima linea, fungono da
fonte di liquidità immediata ed incondizionata, mentre il secondo
ordine di riserve è invece rappresentato da attività fruttifere,
generalmente a breve scadenza.
Le condizioni di tendenziale equilibrio finanziario dipendono in
misura rilevante dai flussi prodotti dalla gestione, in tale ottica le
decisione relative alle riserve non sono indipendenti da quelle
inerenti le altre aree gestionali. Di fatto è sempre la combinazione
dei vari aspetti delle singole politiche di impiego e di raccolta che
attraverso un processo di adattamento reciproco definisce la
politica della liquidità.
Il funzionamento della banca è strettamente correlato alla
sistematica accettazione delle sue passività da parte delle aziende
non bancarie e dall’aspettativa dei creditori che gli adempimenti
trovino sempre una puntuale conferma.
L’azienda di credito deve quindi dimostrare di poter far fronte agli
impieghi di pagamento in moneta legale, tempestivamente ed
economicamente.
La banca deve avere la disponibilità d adeguati volumi di base
monetaria, cioè, il bilanciamento tra entrare ed uscite deve essere
assicurato dalla gestione corrente, senza alterare l’equilibrio
economico e patrimoniale.
Il continuo flusso d’entrate ed uscite determina il volume di attività
liquide disponibile per adeguare la riserva obbligatoria e le riserve
libere.
LE RISERVE BANCARIE
La disciplina delle riserve bancarie ha subito nel tempo
un’evoluzione parallela a quella delle funzioni delle banche. Infatti,
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mentre originariamente la riserva corrispondeva all’intera massa
dei depositi, man mano che le banche cominciarono a concedere
prestiti, la riserva si riduceva ad una parte dei depositi sufficiente a
coprire le richieste dei ritiri a vista e la differenza veniva investita
in determinate operazioni attive. Con sorgere del deposito a
risparmio, accanto alla riserva integrale dei depositi a custodia e
alla suddetta riserva parziale dei depositi monetari, venne poi
differenziandosi una terza riserva che andava a coprire ritiri
prefissati e veniva investita in obbligazioni a breve termine
rapidamente realizzabili.
In Europa, in epoca precedente alla prima guerra mondiale, la
legge non fissava il tipo e l’ammontare delle riserve bancarie, ma li
lasciava alla prudente pratica delle banche, obbligandole soltanto
ad alcuni investimenti in titoli pubblici; dopo la guerra, vari paesi
europei compresa l’Italia hanno invece seguito l’esempio
americano, stabilendo tipo ed ammontare delle riserve. Le riserve
di liquidità possono essere obbligatorie o volontarie.
 RISERVE OBBLIGATORIE
Le riserve obbligatorie sono costituite dalla quota dei depositi che
le banche sono obbligate a tenere in base monetaria (e dunque a
sottrarre alle diverse forme di investimento) a garanzia della
liquidità dei depositi dei propri clienti. Proprio per scongiurare che
le banche diventino insolventi con i propri clienti, liberi di chiedere
la restituzione dei crediti in qualsiasi momento, sono vincolati dalla
banca centrale a rispetto di un limite minimo al di sotto del quale
essere non possono far scendere le proprie riserve di liquidità in
rapporto al proprio volume dei depositi. Tale limite è determinato
dal coefficiente di riserva obbligatoria.
Data la loro natura, le riserve obbligatorie non vengono utilizzate
se non in casi particolari (come a fine di liquidità), per cui sono
divenute uno dei principali strumenti a disposizione della banca
centrale per il controllo del credito, come strumento di politica
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monetaria diretto al controllo dell’offerta di moneta e come
strumento di vigilanza, in quanto suscettibile di produrre effetti:
- Sulla composizione dei bilanci bancari;
- Sul grado di solvibilità delle imprese bancarie;
- Sull’assetto del sistema creditizio.
L’obbligo di riserva consiste nell’imposizione del possesso di
determinate attività finanziarie (tipicamente depositi costituiti in
contanti presso la Banca Centrale) sulla base della consistenza e/o
della dinamica dei depositi o di altre quantità bancarie.
L’ammontare della riserva si ottiene applicando alla consistenza di
ciascuna delle categorie di passività l’aliquota di riserva
corrispondente; dall’ammontare cosi ottenuto và sottratto un
importo forfetario di € 100.000.
La riserva è remunerata secondo un tasso di interesse pari al valore
medio, nel periodo di mantenimento nei tassi delle operazioni di
rifinanziamento principali dell’eurosistema.
 RISERVE VOLONTARIE DI LIQUIDITA’
Le riserve volontarie di liquidità sono quelle
costituite
esclusivamente in base alla spontanea iniziativa delle banche. Gli
istituti bancari per far fronte agli avanzi e ai disavanzi connessi al
flusso di entrata e uscita predispongono riserve precauzionali libere
di liquidità o riserve volontarie.
Funzione principale di queste è appunto quella di assorbire
prontamente gli effetti indesiderati, prodotti dalla dinamica
temporale dei flussi monetari.
La riserva libera, detta anche “riserva tecnica” consiste
nell’ammontare di liquidità detenuto da una banca per espletare le
sue attività.
Utilizziamo gli “Indicatori di liquidità” per valutare la condizione
di equilibrio fra le grandezze a breve termine dello stato
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patrimoniale, ovvero la capacità di un’azienda di finanziare il
proprio sviluppo mediante i flussi di cassa generati dalla sua
gestione.
La liquidità netta è un indicatore abbastanza significativo del
margine di liquidità precostituito dall’equilibrio tra riserve liquide
e sviluppo dell’intermediazione. Questa misura della liquidità
esprime anche l’influenza esercitata dall’indebitamento attuale con
le autorità monetarie sulla capacità di ottenere ulteriori debiti. La
dinamica della liquidità, può essere anche considerata espressiva
delle condizioni del mercato del credito in quanto costituisce un
indicatore del grado di pressione a cui è sottoposta la liquidità delle
banche.
Nel nostro paese le riserve libere di liquidità comprendono:
- Liquidità in € rappresentata da:
o Circolante in cassa (cassa contanti);
o Depositi liberi: sono i depositi in cui il cliente può in ogni
momento senza necessità di alcun preavviso recarsi in
banca e prelevare le somme precedentemente versate. Di
solito vengono utilizzati dai grandi risparmiatori che non
hanno grandi somme da investire e che ricorrono al
deposito bancario soprattutto per i servizi ad esso
connessi. I depositi liberi sono a loro volta classificati in:
 Depositi a risparmio libero, in cui le operazioni sono
svolte quasi esclusivamente in contanti e i servizi
connessi sono limitati;
 Conti correnti di corrispondenza passivi, che noi
chiamiamo semplicemente conti correnti e che si
caratterizzano per il numero di servizi connessi e per
la molteplicità degli scambi che possono essere
impiegati per regolare le posizioni debitorie e
ottenere i pagamenti.
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o Margini disponibili nelle anticipazioni ordinarie da parte
della banca centrale;
o Depositi a vista, cioè disponibili in qualsiasi istante,
presso il tesoro, la cassa DD.PP. e le casse di risparmio
postali;
o Effetti in portafoglio, costituiti da cambiali e titoli di
credito posseduti dalla banca, facilmente smobilizzabili;
o Impieghi in conto corrente relativi al finanziamento;
o Ammassi obbligatori.
- Liquidità in valuta, cioè attività liquida in valuta per la quota
convertibile in euro presso l’U.I.C. (Ufficio Italiano Cambi) a
discrezione delle banche.
Tale riserva è detta libera proprio in quanto il coefficiente di
riserva tecnica, ovvero la percentuale dei depositi che la banca
detiene per espletare le proprie attività, è autonomamente stabilito
dalle banche, a differenza della riserva obbligatoria, il cui
ammontare percentuale è definito dalla banca centrale.
Il coefficiente è legato ad alcune variabili. In particolare, esso è
correlato positivamente al tasso ufficiale di sconto, in quanto
l’istituto di credito è spinto, in caso di alti tassi ufficiali, a detenere
maggiore liquidità per evitare finanziamenti a tassi divenuti più
svantaggiosi. Inoltre, questo coefficiente è correlato negativamente
con il tasso d’interesse attivo, applicato cioè ai prestiti alla
clientela. L’aumento di questo tasso, infatti, renderà più
convincente concedere prestiti, piuttosto che detenere liquidità in
riserva.
Le voci quantitativamente più importanti delle riserve liquide sono:
1) Il margine disponibile in conto anticipazione ordinaria
presso la Banca d’Italia, è la differenza tra il credito aperto
e l’utilizzo effettivo dell’anticipazione.
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L’anticipazione ordinaria rappresenta l’apertura di credito
in conto corrente concessa discrezionalmente alle banche
dalla Banca d’Italia e liberamente utilizzabile contro pegno
di titoli stanziabili. La valutazione dei titoli avviene ai prezzi
di mercato, ma non può superare il loro valore nominale.
Sul valore dei titoli viene applicato uno scarto del 15%. Le
anticipazioni hanno scadenza quadrimestrale e sono
rinnovabili. Sul credito utilizzato le banche corrispondono il
tasso d’interesse sulle anticipazioni ordinarie, fissato dal
governatore della Banca d’Italia con proprio provvedimento
in base alla L.7.2.1992,n.82. Negli ultimi anni il tasso sulle
anticipazioni ordinarie è coinciso con il tasso ufficiale di
sconto.
Sull’ammontare
del
credito
concesso,
indipendentemente dall’effettivo utilizzo, è prevista una
commissione quadrimestrale, che dal giugno 1991 la Banca
d’Italia ha aumentato dallo 0.15% allo 0.30%.
La mobilizzazione della riserva obbligatoria e lo sviluppo
del mercato telematico dei depositi interbancari hanno
ampliato la gamma degli strumenti delle banche per la
gestione delle liquidità e hanno ridotto il ruolo
dell’anticipazione ordinaria.
In precedenza le banche potevano prelevare dal deposito
obbligatorio una percentuale fermo restando:
o Che l’obbligo di riserva doveva essere rispettato non più
ogni giorno ma in media durante il periodo di
mantenimento (dal 15 di ogni mese al 14 del mese
successivo);
o Che ogni giorno la banca presentasse un deposito non
inferiore all’importo dovuto al netto della parte
mobilizzabile (con una percentuale mobilizzabile del
12,5% , la banca a fine giornata doveva mantenere un
deposito pari almeno all’87,5 %). Era dunque possibile
prelevare dal deposito di riserva per uno o più giorni
purché il prelievo fosse compensato nei successivi giorni
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del periodo di mantenimento. L’innovazione mirava
innanzi tutto a ridurre lo svantaggio concorrenziale che
gravava sul nostro sistema bancario ( il divario fra tassi
di mercato e remunerazione della riserva, infatti, da noi
raggiungeva il punto percentuale contro lo 0,2 – 0,3% dei
principali paesi europei) senza ridurre drasticamente la
percentuale di riserva obbligatoria (quest’ultima doveva
rimanere comunque elevata per contrastare l’espansione
dei flussi di cassa del Tesoro).
Dopo aver raggiunto il livello più alto alla fine degli anni
’80 (22,5%), la percentuale di riserva obbligatoria è
progressivamente discesa, soprattutto in vista del
processo di unificazione monetaria europea.
2) La cassa contanti è costituita dalle giacenze di banconote,
da
vaglia
cambiali
emessi
dalla
Banca Centrale e dai biglietti e le monete di stato emessi dal
tesoro. La cassa contante è predisposta in funzione del
flusso di entrate e di uscite giornaliere dei generi monetari
suddetti ed è utilizzata essenzialmente per l’amministrazione
giornaliera della transazioni. Il volume complessivo e la
composizione della cassa contanti è influenzato dalla
propensione del pubblico verso il circolante. Il circolante è
richiesto dal pubblico essenzialmente per eseguire le
transazioni correnti (movente delle transazioni) e per
costituire scorte monetarie destinate a fronteggiare spese
impreviste (movente precauzionale). Un indice significativo
delle preferenze del pubblico nel medio-lungo periodo è dato
dal rapporto fra il circolante in possesso dello stesso
pubblico e il prodotto interno lordo.
3) Le linee di credito concesse dalla Banca Centrale e non
utilizzate sono la componete più importante delle riserve
delle banche.
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Queste possono effettuare liberamente prelievi e versamenti
secondo le necessità del momento. La parte non utilizzata
costituisce un’effettiva e pressoché sicura riserva di liquidità
con accentuate caratteristiche precauzionali.
Mentre le riserve di liquidità del sistema bancario sono
costituite esclusivamente dalla base monetaria disponibile,
cioè dalle passività a vista delle autorità monetarie, quelle
delle singole banche comprendono anche le disponibilità
intercreditizie a vista.
Tra le riserve volontarie della banca si possono distinguere le
riserve libere di prima linea e le riserve libere di seconda
linea.
 RISERVE LIBERE DI PRIMA LINEA
Le riserve libere di base monetaria, dette di prima linea fungono da
fonte di liquidità immediata ed incondizionata.
Sono costituite da attività finanziarie caratterizzate da una
disponibilità immediata, dall’assenza d’incertezze e da un costo
opportunità elevato essendo il loro reggimento praticamente nullo
poiché ad esse non è corrisposta nessuna remunerazione. Esse
possiedono un grado di liquidità (attitudine ad essere convertiti in
moneta legale in qualsiasi momento senza dover sostenere costi di
transazione o perdite in conto capitale) inferiore a quello della base
monetaria.
In particolare i suddetti crediti sono rappresentati da:
- cedole, vaglia e altri titoli esigibili a vista quali componenti
della cassa contante;
- attività liquide presso anche ed istituti di categoria nella forma
di C/C.
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In generale i conti di deposito interbancari sono costituiti da fondi
liquidi negoziati tra banche in concomitanza al formarsi di surplus
e di deficit di liquidità.
Tali negoziazioni sono dirette essenzialmente:
- A riequilibrare temporanei avanzi e disavanzi di tesoreria;
- ad integrare la raccolta o gli impieghi bancari in relazione alle
eccedenze o carenze di fondi di natura strutturale.
In sintesi, la liquidità primaria della singola banca è idealmente
costituita da:
1) La componente della base monetaria delle passività a vista
delle autorità monetarie configura una riserva di liquidità
sulla quale la banca può fare affidamento sempre,
immediatamente ed incondizionatamente;
2) La componente dei crediti a vista nei confronti di altre
istituzioni creditizie evidenzia una riserva di liquidità il cui
utilizzo può essere condizionato dalla posizione di liquidità del
debitore.
 RISERVE LIBERE DI SECONDA LINEA
Oltre che sulla liquidità primaria, le banche possono fare
affidamento anche su un secondo ordine di riserva. Queste riserve
sono costituite da:
a) Crediti interbancari a breve termine, essenzialmente depositi
con vincolo temporale di scadenza da un minimo di 7 gg ad un
massimo di 6/12 mesi. Queste ultime sono in particolar modo
rappresentante dai conti corrente di corrispondenza in cui
confluiscono le posizioni di debito e di credito che vengono
regolate senza l’intervento della stanza di compensazione
(clearing house). Quest’ultima è un centro gestito dalla Banca
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d’Italia con la funzione di rendere più agevole alle banche la
liquidità delle reciproche posizioni debitorie e creditorie.
In Italia le funzioni di “clearing house” sono assolte dalla
cassa di compensazione e garanzia ( CG&G).
Ad avvalersi di tali servizi sono soprattutto le banche che
presentano un’inadeguata articolazione territoriale rispetto
alle zone ove estendono la loro presenza. Sotto il profilo più
strettamente finanziario la soluzione di problemi relativi alla
liquidità trova riferimento nei depositi che ogni azienda di
credito può intrattenere con le corrispondenti, o in veri e
propri finanziamenti, caratterizzati da operazioni di fido con
una determinata struttura tecnica e conseguentemente con
tempi ben prestabiliti l’erogazione ed estinzione.
Un’altra componente di riserva secondaria è costituita da:
b) Tutte quelle attività fruttifere che possono essere assimilata
alla liquidità secondaria.
La loro utilizzazione implica l’attivazione di processi di
conversione i quali prevedono:
o L’estinzione anticipata di un’operazione attiva (quali
utilizzo di disponibilità bancarie, incassi di crediti,
vendite e rimborsi di titoli), o l’accensione d’operazioni
passive (quali i risconti, anticipazioni e riporti);
o L’intervento di una controparte il cui ruolo attivo
condizioni l’efficacia delle suddette operazioni.
Mentre le disponibilità ottenibili tramite conto corrente sono di
norma connesse ad esigenze derivanti dal normale svolgimento
della gestione, i finanziamenti a scadenza fissa si riferiscono
essenzialmente alla necessità di allargare la base monetaria per far
fronte a situazioni di carattere diverse riconducibili a fluttuazioni
stagionali o a fenomeni manifestatesi in periodi di tempo più ampi.
Bisogna tener presente la netta distinzione tra le diverse tipologie di
fluttuazioni della liquidità che interessano il sistema bancario.
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A tal proposito, si possono anzitutto distinguere:
- Le oscillazioni di carattere stagionale che riguardano tutte le
aziende di credito;
- Le oscillazioni di carattere congiunturale che sono limitate ad
alcune di esse, soprattutto dovute alla loro localizzazione nel
territorio.
In entrambi i casi le autorità monetarie si limitano a facilitare la
trasformazione delle riserve secondarie in primarie mediante
operazione di mercato aperto, ossia acquistando e vendendo titoli
pubblici.
Ben diversa è l’attenzione che le autorità pubbliche, e quelle
monetarie, prestano alle fluttuazioni nella liquidità di natura
ciclica, cioè in relazione alle fasi di espansione e depressione
economica.
Infatti, è possibile che la liquidità del sistema bancario si muova in
posizione opposta a quella del sistema economico nel suo
complesso, per cui agli interventi di politica monetaria bisogna
affiancare interventi di politica fiscale adeguati.
Il risconto bancario rappresenta l’operazione più tradizionale
compiuta ai fini di finanziamento. La convenienza delle banche
commerciali ad avvalersi di tale forma di finanziamento è connessa
in particolar modo ad esigenze di natura periodica. Variazioni
intense nella domanda di risconto si hanno soprattutto da parte di
aziende di credito di grandi dimensioni che raccolgono le
disponibilità finanziarie delle banche piccole e medie; quindi nelle
fasi di restrizione della liquidità le richieste di risconto si
concentrano negli istituti di grandi dimensioni, i quali sono costretti
a ricorrere al finanziamento oltre che per soddisfare le proprie
esigenze, anche e soprattutto per far fronte agli innumerevoli ritiri
di fondi liquidi simultaneamente richiesti da numerose banche
depositanti.
Altre fonti di finanziamento sono rappresentate dall’anticipazione a
scadenza fissa la cui durata è stabilita in 8, 15, 22 giorni, soluzione
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adottata in quanto tendente a favorire i fabbisogni di disponibilità
delle aziende di credito durante il periodo mensile. Le anticipazioni
costituiscono uno strumento sempre più impiegato per sopperire ad
esigenze di liquidità dovute a motivi più disparati.
Per quanto concerne la struttura dell’anticipazione è da tenere
presente la liquidazione posticipata degli interessi. Caratteristica è
la modalità di applicazione del tasso, differenziato in funzione della
frequenza con cui ciascuna azienda ricorre all’operazione, più si
ricorre al finanziamento, minore sarà il tasso. Le disposizioni
relative, contenute nel D.M. 22 marzo 1969 è successivamente
riviste prevedono infatti che il saggio esistente venga maggiorato
per le operazioni effettuate ad intervalli inferiori a 150 giorni: in
particolare la maggiorazione di 3,2,1 punto, se rispettivamente
dalla precedente richiesta siano trascorsi 90, 120, 150 giorni. Tale
disposizione dovrebbe assicurare il mantenimento del carattere
tipico dell’operazione, inteso essenzialmente a sanare squilibri di
tesoreria di natura temporanea o comunque a limitare il ricorso a
tale fondo di finanziamento a casi d’effettivo fabbisogno escludendo
eventuali momenti speculativi.
SAGGIO DI RISERVA DI LIQUIDITA’
Esiste un rapporto desiderato R tra le riserve liquide, libere (RL) ed
obbligatorie (RO), ed il totale dei depositi (DBO).
Tale rapporto prende il nome di “saggio di riserva di liquidità”.
Esso sintetizza in media il comportamento della banche
nell’espletamento della loro normale attività d’intermediazione
creditizia. Un valore relativamente alto di R manifesta una
maggiore avversione al rischio del sistema bancario nel suo
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complesso, mentre un valore di R relativamente basso manifesta la
propensione da parte del sistema delle banche a perseguire
maggiori profitti riducendo le riserve e allargando il credito.
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