SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE - XVI secolo
La chiesa è situata in fondo alla via Cappuccini. Ad essa è annesso il convento dei Padri
Cappuccini. Nella piazza antistante, una bellissima statua in bronzo, molto venerata, di San Pio
benedice i pellegrini. Alla sua base si legge “GESUALDO A PADRE PIO A. D. 25-6-2005”.
Sia la chiesa che il convento furono fatti erigere dal principe Carlo Gesualdo nel 1592, come si
legge sulla lapide murata a fianco all’ingresso del convento. Il convento fu ampliato nel 1629 da
Nicolò Ludovisi, nipote del papa Gregorio XV, e sopra la porta di ingresso vi è lo stemma di
Casa Ludovisi e Casa Gesualdo in quanto Nicolò sposò Isabella Gesualdo nipote abiatica di
Carlo.
La chiesa, nel rispetto della “regola francescana”, è molto semplice ed austera. La
facciata presenta sopra l'arco di ingresso lo stemma di Casa Gesualdo e Casa d’Este, perché il
principe Carlo, in seconde nozze, sposò Eleonora d’Este. In questo stemma vi è un particolare
curioso: intorno al leone rampante, che rappresenta Casa Gesualdo, vi sono nove gigli, anziché
cinque. Il complesso fu gravemente danneggiato dal sisma del 23 novembre 1980.
La chiesa fu restaurata e riaperta al pubblico con solenne liturgia di riconsacrazione. “ A DIO
DEDICATA QUESTA CHIESA IN ONORE DI MARIA SANTISSIMA DELLE GRAZIE PER VOLERE DEL
PRINCIPE CARLO GESUALDO ERETTA NELL’ANNO DEL SIGNORE 1592 AFFIDATA AI PADRI
CAPPUCCINI FEDELI CUSTODI DEL SANTUARIO DAL TERREMOTO DEL 1980 SEMIDISTRUTTA CON
CURA ED ARTE RESTAURATA ESSENDO SUPERIORE PADRE MARIO MANGANELLI, S.E. MONS.
ANTONIO FORTE O.F.M. VESCOVO DI AVELLINO SOLENNEMENTE CONSACRATA E RIAPRIVA AL
CULTO IVI PRESENTI AUTORITA’ RELIGIOSE – CIVILI – MILITARI POPOLO GESUALDINO E FEDELI
ESULTANTI. ADDI’ 4 MAGGIO 1996”.
L’interno è ad una sola navata. L'altare maggiore e quelli
laterali erano in marmo policromo, ma furono distrutti dal terremoto del 1980. Dopo il sisma
l'altare maggiore è stato ricostruito con porfido rosso antico del Taburno. Sopra l’altare si
conserva la celebre pala (cm 481 x cm 310) intitolata “Il Perdono” di Giovanni Calducci (1609),
ritenuta l'icona del pentimento di Carlo Gesualdo. In essa il principe, accompagnato dallo zio
San Carlo al cospetto di Cristo, avrebbe fatto rappresentare la sua macerazione interiore per il
duplice assassinio. Più in generale è da ritenere che la tela votiva raffiguri la richiesta di perdono
per tutta l'umanità peccatrice, così come il principe musicista, nel 1585, scriveva nel suo primo
mottetto "Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra" (Perdona, Signore, i nostri peccati).
Il convento fu restaurato nel 2004. Una lapide ne ricorda l’evento: “ Dalle rovine del terremoto
del 1980 l’amore, l’arte e la devozione hanno ricostruito questo antico convento ricco di
memoria francescana-cappuccina abitato dal giovane Fra Pio da Pietrelcina. Il Ministro
Provinciale Fra Paolo Maria Cuvino nel tripudio grato dei frati dell’intera Provincia di
Sant’Angelo e Padre Pio al generoso popolo di Gesualdo alle tenaci genti dell’Irpinia e alla loro
antica fede che si rinnova, affida. A.D. 6 giugno 2004”
Il complesso ha costituito nei secoli un punto di riferimento per la comunità. In esso i padri
Cappuccini, nel rispetto della “Regola”, con umiltà, povertà e preghiera, hanno tenuto accesa la
fiaccola della fede ed oggi il santuario è meta di pellegrinaggio religioso per i devoti della
Madonna delle Grazie e di San Pio. Quivi, il frate delle stimmate, ha studiato teologia, come
ricorda la targa che si trova sotto la sua statua: “In questa chiesa dei Padri Cappuccini tra
preghiere e visioni celesti si preparò al suo straordinario apostolato; qui visse nell’anno 1909
divorato dall’amore di Dio e dei fratelli”.
Tratto da " CARLO GESUALDO l’albero genealogico e la sua città" di Michele Zarrella.
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