FISIOPATOLOGIA Prof.sa Eboli Maria Luisa 7 GIUGNO 2006 ore10.30-12.30 Oggi completeramo la fisiopatologia epatica, delle prossime 2 lezioni una e mezza saranno dedicate allo studio del diabete nel resto del tempo cercherò di darvi delle dritte su quello che va studiato in merito alle malattie del metabolismo ereditarie e sulla gotta. Ricordo i punti focali della malattia epatica cronica che poi dal punto di vista istopatologico è marcata dalla cirrosi in cui c’è una duplice patogenesi che risulta riferibile sia alla massa epatocitaria, che ovviamente viene meno perché c’è questa pseudo rigenerazione di tipo nodulare, che alla fibrosi fascicolata ad aspetto cicatriziale che risulta essere la causa della ipertenzione portale. Nella malattia epatica cronica ci sono tre condizioni cardine che portano alla patologia di cui una è la più frequente : Alcolismo cronico(70%) (cirrosi alcolica); Infezioni virali (virus HBV o HCV); Composti tossici (veleni, xenobiotici, farmaci)(che possono però causare anche epatiti fulminanti). Risulta chiaro comunque che in tutti e tre i casi la cronicizzazione inizia con un riconoscimento antigenico degli epatociti quindi con uno switch immune che è diretto contro il parenchima epatico e che è indice del passaggio dallo stato cronico allo stato cronico attivo e riscontrabile da tutta una serie di analisi. Detto questo abbiamo strutturato quella che è una cirrosi dicendo come primo punto che può essere asintomatica anche se nel 70% dei casi mostra sintomi clinici di cui il primo è l’ascite ( di cui abbiamo parlato mettendo a confronto il quadro del tossico dipendente e quello dell’alcolista) ma il vero preblema della cirrosi sono la diatesi emorragica ( di cui il paziente cirrotico è il più caretteristico) e l’ipoalbuminemia. Queste serie di sintomi sono a volte accompagnati da una encefalopatia metabolica epatica alternante che nella parte cronica puo assumere forme lievi con fasi sintomatiche e periodi di ripresa ma che ovviamente in codizioni finali potrà portare al coma epatico (insufficienza epatica). Quando si parla di malattia epatica cronica bisogna considerare sia la parte epatocitaria che l’ ipertensione portale. Abbiamo caratterizzato 4 aspetti fondamentali della malattia: L’ipestenzione portale (che però non è causata solo dalla cirrosi); La diatesi amorragica; L’edema epatico (edema generalizzato come quello cardiaco che causa ascite o versamento peritoneale); L’insufficienza epatica. Diatesi emorragica. Come si è detto il paziente cirrotico è il soggetto più importante per emorragie tanto che sviluppa anche emorragie spontanee (Epistassi, emorragie gengivali). Le basi sono da ricercarsi, cercherò di parlare sopratrtutto dell’alcolista perché presenta delle aggravanti, nella parte epatocitaria in un deficit più o meno rilevabile (ricordiamo che il paziente cirrotico si misura con test di coagulabilità in quanto il quadro istologico non risulta proporzionale alla malattia) non dovuto solo a fattori di coagulazione ma la cirrosi fa parte del quadro dell’ittero colestatico il che vuol dire scarso apporto di bile a livello intestinale con mancato assorbimento di vitamina K (peggiorativo). A questo quadro si affianca una situazione architetturale (strutturale) di congestione splenica che causa un imponente sequestro piastrinico a livello della milza con conseguente aumento del rischio emorragico causato dal deficit piastrinico. Poi ricordiamo le varici, non solo la rottura (episodio acuto) ma soprattutto lo stillicidio importante nel processo di anemizzazione e come detto il sanguinamento spontaneo. Infine per quanto riguarda lo stomaco non solo le varici esofagee ma, soprattutto nell’alcolista, si nota una importante gastrite emorragica che causa ematemesi. Ipertensione portale. Innanzitutto l’ipertensione portale non è altro che un aumento della pressione nel circolo portale di cui si conoscono due meccanismi fondamentali dei quali uno ,il più importante poiché è il più frequente, è un ostacolo (per compressione o altro) lungo il percorso della vena porta sia in posizione extra-epatica che intra-epatica; l’altro sono gli shunt artero-venosi che si possono attivare in seguito a condizioni patologiche e che portano il sangue arterioso ad alta pressione direttamente nel circolo venoso. L’ipertenzione portale si divide, un po come l’ittero, in tre grandi capitoli: Pre-epatica, Epatica, Post-epatica e cercheremo di capire nei vari casi se la zona dei sinusoidi risulta compresa o meno perché ci possono essere casi in cui l’ostacolo si forma prima del distretto dei sinusoidi risparmiandolo dall’evento patologico. Iniziamo con delle considerazioni: 1. Il circolo protale non è provvisto di valvole (quindi non c’è ostacolo al reflusso) 2. La pressione arteriosa vale 90mmHg quella venosa 10mmHg (rapporto alto) 3. La quantità del sangue venoso è circa il 70% quella del sangue arterioso circa il 30% 4. L’ipertensione portale (che è venosa) non causa aumento della pressione arteriosa centrale 5. L’epatite fulminante (necrosi colliquativa massiva acuta con grossa perdita di parenchima epatico) non causa ipertensione portale La cirrosi rappresenta il 70% delle cause di ipertensione portale in questo ambito andiamo a definire quelle che sono le aree di anastomosi ricordando che le anastomosi sono del tipo: porta-cava superiore, porta-cava inferiore, cava-cava. La prima erea di anastomosi è a livello anorettale in particolare a livello del plesso emorroidario ciò è possibile perché la vena rettale superiore scarica nella vena porta (tramite la vena mesenterica inferiore), l’inferiore scarica in vena cava (tramite la pudenda interna), la media diciamo metà e metà. Diciamo che queste sono varici a sanguinamento e fanno parte del processo di stillicidio e diatesi emorragica. Andiamo al cardias come zona troviamo il plesso esofageo che connette cava superiore e porta tramite le azigos. Le varici sono visibili in gastroscopia e sono molto delicate non si rompono spontaneamente ma per localizzazione anatomica sono fortemente distese e sporgenti all’interno quindi basta una pressione del bolo alimentare per causarne la rottura. Passiamo alla parete addominale, qui troviamo le vene ombellicali (segno clinico il caput medusae) che connettono le due cave infine in posizione retroperitoneale abbiamo anastomosi tra la vena splenica e la vena renale sinistra. Trattiamo l’argomento dell’ipertensione considerando 4 casi: 2 cronici e 2 acuti: portale non su base cirrotica Schistosomiasi, tubercolosi miliale e sarcoidosi ovvero tre casi di flogosi cronica che sono causa di ipertensione portale di tipo epatico con un meccanismo che si basa su fibrosi causata dal processo riparativo Insufficienza cardiaca congestizia (detta anche impropriamente cirrosi cardiaca) il problema è sia a sinistra per quanto riguarda il fattore perfusione ma per il danno epatico ci concetriamo a destra. Si ha congestione in zona centrolobulare con ipertensione di tipo post epatico e ovviamente i sinusoidi che più risentono sono quelli in prossimità della vena centrolobulare. Si parla di fegato a nocemoscata in cui si evidenzia necrosi emorragica, steatosi da ipossia, a volte tralci cicatriziali (pochi). Passiamo a due casi di ipertensione portale di tipo acuto la causa di questi fenomeni è un trombo che collochiamo o in vena porta o nelle vene epatiche. Diciamo subito che in vene epatiche risulta drammaticamente più catastrofico perché non c’è deflusso di sangue dal fegato. Se si chiude l’epatica si ha un grosso problema idroelittrolitico con ascite intrattabile, il fegato diventa molle, entra in necrosi e c’è una forte congestione centrolobulare. Se si chiude il flusso in vena porta in acuto( livello pre-epatico) si ha un grosso ritorno splenico (splenomegalia) e rottura brusca delle varici. Le due situazione trovano come cause molte condizioni protrombotiche come coagulopatie, metastasi di tumori, policitemia però una delle due ha una causa epatica (quella della vena porta) che causa un acuto rallentamento del flusso….la cirrosi che è la causa più importante di trombosi della vena porta. Edema epatico. Come l’edema cardiaco risulta essere generalizzato. L’edema epatico ha una base nella modificazione della pressione oncotica dovuta all’ ipoalbuminemia che si accompagna ad ascite e compressione dei capillari epatici a carico dell’elemento fibrotico tipico della cirrosi ed è il sintomo clinico che accompagna la malattia epatica cronica. Dobbiamo impostare il problema clinico che riguarda l’equilibrio idrico salino considerando anche l’aspetto che riguarda la detossificazione di ADH e Aldosterone. Parliamo quindi di modificazione di liquidi ed elettroliti dovuta a malattia epatica cronica andando a considerare sia quello che è l’aspetto epatocitario e sia l’aspetto di ipertensione epatica. Per gli epatociti il preblema principale è quello della riduzione della produzione di proteine plasmatiche, in particolare dell’albumina e a causa di questo si manifestano l’edema epatico e la riduzione della pressione oncotica. Il secondo problema è che a causa della malattia abbiamo anche una minore inattivazione di ADH e Aldosterone per cui si instaura un meccanismo simile alla insufficienza cardiaca congestizia. Ciò porta una ritenzione di acqua con conseguente ipervolemia e ipopotassemia perché aumentando la ritenzione di sodio aumenta anche l’escrezione di potassio. Quindi il discorso epatocitario è prettamente ipervolemico. Siamo di fronte ad una sindrome da inappropriata attivazione secondaria dell’ ADH che porta ad un quadro di intossicazione da acqua. ↓ Inattivazione ADH/Aldosterone → ↑ Attività ADH + ↑ Attività Aldosterone ↓ ↓ ↓ ↑ ritensione idrica → Escrezione K ritensione Na ↓ ↓ ↓ Ipervolemia Andiamo adesso all’ipertensione portale che di per se causa una contropressione che si oppone alla fuoriuscita di sangue dal fegato con conseguente aumento della pressione idrostatica, quindi a livello dei capillari periferici noi abbiamo due forze una che è data dalla diminuzione della pressione oncotica e una seconda che è data dall’aumento della pressione idrostatica che insieme spingono ad un trasferimento di liquidi sia dai vasi sanguigni che da quelli linfatici, poiché c’è anche una elevata produzione di linfa, alla cavità peritoneale con conseguente ascite ampia, la più ampia degli edemi generalizzati, e ipotensione. Ipertensione portale → Contropressione → ↑Pressione idrostatica ↓ Trasferimento liquidi da vasi sanguigni → Ipotensione e linfatici a cavità peritoneale ↓ Ascite con iperventilazione e compressione Diaframmatica Ora un problema consistente risulta dal fatto che c’è una netta contrapposizione tra il quadro clinico di aumentata concentrazione delle catecolammine e la diminuzione delle pressione arteriosa (ipotensione) : per spiegare tale fenomeno sono state formulate varie teorie (nessuna pienamente accettata). Le teoria sono essenzialmente tre. Si inizia dal quadro di cirrosi e si deve arrivare al quadro di ascite: si passa attraverso una diminuzione dell’albumina con conseguente caduta della pressione oncotica e edema aggravato dall’ipertensione portale (aumento della pressione venosa epatica) che spinge verso l’ascite (I teoria). A causa dell’ascite abbiamo una diminuziuone del volume intravascolare (ipovolemia) che porta una diminuzione della perfusione renale con conseguente attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone che spinge verso una forte ritensione di Na e quindi si riattiva il ciclo anche se esistono delle vie preferenziali (ancora non completamente accettate) come la diminuzione della sensibilità tubulare renale o l’aumentata resistenza all’ANP (peptide natrio-uretico atriale)(II teoria). Ma questo non spiega il discorso dell’aumento delle catecolammine accompagnato da ipovolemia…partendo dall’ ipertensione portale e come conseguenza dal grosso sequestramento di sangue a livello splenico possiamo identificare due condizioni: da una parte l’attivazione del Locus Ceruleus (parte del sistema nervoso che produce catecolammine) ma dall’altra una forte produzione di NO a livello locale che causa una vasodiltazione arteriolare. Avremo quindi due produzioni di cui quella di NO potrebbe essere la base dell’ipovolemia (III teoria). Insufficienza epatica. Le situazioni che possono portare ad una insufficienza epatica acuta, concetto non istologico ma polifunzionale di grave ed estesa lesione non riscontrabile nella malattia epatica cronica dove per contro possono verificarsi episodi di Encefalopatia Epatica Metabolica, sono essenzialmente 3 : Epatite fulminante; Cirrosi ; Shok (isufficienza perfusionale). Ricordiamo che la funzionaltà epatica si misura in base ad esami clinici specifici: Protidemia (in particolare albumina), Birirubinemia, Coagulazione. Il danno epatico con le transaminasi, il danno biliale con la fosfatasi alcalina, il rapporto tra transaminasi a fosfatasi descrive la prevalenza del danno, infine l’insufficienza epatica…. con l’ ammonemia anche se non tutte le insufficienze epatiche sono caratterizzate dal dato ammonemico. L’insufficienza epatica ha due caratteristiche fondamentali: Sindrome epatorenale e Encefalopatia metabolica. La sindrome epatorenale è alquanto poco conosciuta risulta caratterizzata da insufficienza renale acuta ovvero un concetto funzionale che si identifica con una consistente diminuzione della diuresi ovvero un’ oliguria che scende improvvisamente sino ad essere inferiore a 400cc al giorno. Le cause si distinguono in pre-renali (problema di pressione); renali (problema glomerulare o tubulare) ; post-renali (occlusione a valle). Ma la sindrome epatorenale non presenta lesioni renali istopatoligiche (rene intatto) potrebbe mimare una causa pre-renale ma l’ipotensione del paziente non è sufficiente da poter giustificare il quadro di insufficienza pre-renale acuta. Per cui in realtà il fenomeno non è stato ancora giustificato. L’Encefalopatia metabolica si differenzia dall’encefalopatia metabolica lieve che si manifesta nei pazienti con malattia epatica cronica e che è caratterizzata da lieve aumento ammonemico, disturbi dell’attenzione, rallentamento della fase esecutiva ma mai perdita di coscienza ed è seguita da pronta ripresa della attività intellettive. L’encefalopatia metabolica acuta si caratterizza di un quadro di coma con corrispettivo edema cerebrale, vasogenico ed istotossico sostenuto dall’ammonemia (simile a coma glucidico). Recentemente è uscito un lavoro che ha dimostrato che il disturbo cognitivo lieve potrebbe essere associabile all’aumento di siti di binding periferici delle benzodiazepine in sede encefalica fronale e nei nuclei della base. La via centrale delle benzodiazepine risulta essere collegata al sistema Gabaergico che causa depressione dell’attività encefalica mentre normalmente i recettori periferici sono stati trovati in cellule immuni in fase infiammatoria. Questi recettori sarebbero localizati in sede mitocondriale e promuoverebbero il trasporto di colesterolo per formare mediatori dell’infiammazione. Sembrerebbe che l’encefalopatia lieve associata alla malattia epatica cronica sia sostenuta dalla comparsa di questi siti di binding periferici per le benzodiazepine su astrociti e microglia (mai su i neuroni) appunto a livello del lobo frontale e dei nuclei della base permettendo la formazione di neurotrasmettitori anomali che medierebbero una sindrome locale di neuroinfiammazione. Quindi un meccanismo glia dipendente che si svilupperebbe in parallelo alla base di ammoniaca che è l’altro meccanismo di tossicità. La comparsa di questi siti di binding potrebbe creare dei focolai di infiammazione locale su base immune responsabili dell’encefalopatia lieve e della ripresa. Chiaramente nel quadro acuto, che è un quadro finale, l’ammoniaca, che passa la barriera ematoencefalica, è tossica. La base soprattutto è di origine intestinale e quindi una dieta iperproteica esacerba la situazione ammonemica mentre trattamenti antibiotici (che depauperano la flora intestinale) migliorano la situazione. L’ammoniaca non va al fegato a causa del blocco epatico quindi non c’è produzione di urea che permetta la detossificazione dell’organismo causando quadri peggiorativi di acidosi che portano a iperventilazione (incrementata dalla pressione ascitica sul diaframma) che in cronico porta ad alcalosi, per contro il rene per un meccanismo di compensazione inizia a produrre ammoniaca dalla glutammina aumentando invece l’ammonemia. Il quadro di alcalosi è funzionale all’ammoniaca perché il pk NH3/NH4+ è intorno a 8.4, all’encefalopatia possono contribuire anche neurotrasmettitori a partenza da aminoacidi a base aromatica che non utilizzati a livello epatico rimangono in circolo. Tutto questo quadro spinge verso l’aumento dei recettori centrali per il GABA causando un quadro finale di coma GABA dipendente. Grandi dubbi restano soprattutto sulla sindrome epatorenale e sull’encefalopatia metabolica acuta non sorretta da iperammonemia. Igor