La carità purifica la giustizia - Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

La carità purifica la giustizia
La Dottrina sociale della Chiesa
nella “Deus caritas est”
S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi
Segretario del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace
Nel cuore stesso della Deus caritas est di papa Benedetto XVI – specialmente nei
paragrafi 26-29 – è collocata la Dottrina sociale della Chiesa, espressamente richiamata nel
paragrafo 27 anche nella sua articolazione storica dalla Rerum novarum alla Centesimus
annus. Nello stesso luogo, inoltre, si ricorda la pubblicazione nel 2004 del Compendio della
Dottrina sociale della Chiesa, redatto dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che
ha “presentato in modo organico” l’intero insegnamento sociale della Chiesa. Si può dire,
quindi, che l’enciclica accolga in sé non solo qualche aspetto della Dottrina sociale, ma
l’intero moderno magistero sociale della Chiesa. Proprio per questo, è utile approfondire il
rapporto tra la Dottrina sociale della Chiesa e l’intero messaggio dell’enciclica di Benedetto
XVI.
Vorrei ricordare che anche le tre prime encicliche di Giovanni Paolo II accoglievano
importanti elementi di Dottrina sociale dentro le riflessioni su Cristo Redentore dell’uomo, su
Dio Padre ricco di misericordia e sullo Spirito vivificante. In quel modo la Dottrina sociale,
secondo il programma tracciato dalla Gaudium et spes, veniva inserita dentro l’annuncio del
messaggio cristiano e non alla sua periferia. Ugualmente, ora, la Dottrina sociale viene
collocata dentro – e non a margine – dell’annuncio cristiano che “Dio è amore”. La Dottrina
sociale viene quindi organicamente collegata con la carità che, come virtù teologale, è la
stessa vita divina che nutre la Chiesa in servizio al mondo, e come virtù umana è
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quell’amicizia sociale senza di cui i legami comunitari tra gli uomini si indeboliscono e
vacillano. L’enciclica annuncia la carità come l’essenza stessa di Dio, e proprio per questo
non tralascia di considerare gli aspetti umani e sociali dell’amore, che da quella luce sono
illuminati e purificati. Dentro questo dialogo tra il Divino e l’umano si colloca la Dottrina
sociale della Chiesa, che deve continuamente appellarsi alla carità della vita divina e nello
stesso tempo chinarsi amorevolmente sui bisogni dell’umanità.
Il collegamento tra Dottrina sociale della Chiesa e carità è quindi molto intimo. Tale
Dottrina è “servizio alla singola persona conosciuta e amata nella pienezza della sua
vocazione” (Centesimus annus 59) e ha come scopo la cura e la responsabilità per l’uomo
affidato da Cristo stesso alla Chiesa (cfr. ivi 53). Del resto, il nesso originario della Dottrina
sociale della Chiesa con la carità di Dio - o con Dio che è carità - sta nel fatto decisivo ed
essenziale che tale Dottrina “proclama la verità su Cristo, su se stessa e sull’uomo”
(Sollicitiduo rei socialis 41) e la verità di questo annuncio è che Dio è amore. Non è per caso
che il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa comincia proprio dal “Disegno di amore
di Dio per l’umanità” e termina con l’invito a promuovere la civiltà dell’amore.
E’ assai significativo, in questo senso, che il primo documento sociale del magistero
nell’età moderna, la Rerum novarum, si concluda con un inno alla carità, “regina di tutte le
virtù” (n. 45): “La salvezza desiderata dev’essere principalmente frutto di una effusione di
carità, intendiamo qui quella carità cristiana che compendia tutto il Vangelo e che, pronta
sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l’orgoglio e l’egoismo del
secolo”. L’intera Dottrina sociale della Chiesa può e deve essere vista come espressione della
carità cristiana, come bene indicato dalla Mater et magistra secondo la quale, la Dottrina
sociale ha per luce la verità, per obiettivo la giustizia e per forza propulsiva l’amore (n. 209).
Anche da un altro punto di vista si può approfondire l’essenziale rapporto della
Dottrina sociale della Chiesa con la carità. Mi riferisco alla sua formalità disciplinare di
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“teologia morale”, come chiarito dalla Sollcitudo rei socialis al n. 41. Orbene, cosa sta al
centro della morale cristiana se non la carità? Se, quindi la Dottrina sociale della Chiesa
appartiene alla teologia morale come ambito disciplinare, significa che essa è in vista di un
agire animato dalla carità. La teologia della carità non è da vedersi, quindi, come separata
dalla Dottrina sociale della Chiesa. Questa è “teologia” e, in quanto tale, è in relazione con
tutti gli ambiti di questo sapere, compresa la teologia della carità. E’ poi “teologia morale” e,
in questo ambito più specifico, a maggior ragione essa si colloca dentro una teologia della
carità, dalla quale si distingue ma non si separa. L’enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est
ci invita ad approfondire gli stretti rapporti tra teologia della carità e Dottrina sociale della
Chiesa.
La carità è pervasiva della vita cristiana e non si aggiunge a posteriori alla vita
umana. Anche la creazione, dice la Deus caritas est, è carità. Allo stesso modo, la carità non si
aggiunge alla giustizia ma la anima “purificandola”, ossia aiutandola ad essere se stessa, a
venire adeguatamente perseguita. Non c’è una separazione tra i due piani, né si può parlare di
una successione o contiguità tra loro. La carità non si giustappone alla giustizia, ma la fa
respirare meglio e, così facendo, le permette di essere pienamente se stessa senza correre il
rischio di sostituirvisi. Il piano della giustizia, dice il papa, appartiene alla politica, ma la
politica stessa ha bisogno della “purificazione” della carità. Ed è interesse della stessa politica
ammettere sussidiariamente l’esistenza di “forze vive” nella società, tra le quali la Chiesa, atte
a suscitare energie spirituali capaci di purificare l’etica sociale, l’impegno per la giustizia e la
ricerca politica del bene comune. In un rapporto di vera laicità, la politica chiede proprio
questo alla Chiesa e la Chiesa evita di trasformarsi in mera agenzia etica perché la carità
cristiana non si limita alla ragione pratica.
La Deus caritas est, quindi, non separa un ambito della carità, cui sarebbe interessata
una “teologia della carità” e un ambito della politica cui sarebbe interessata la Dottrina sociale
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della Chiesa. Distingue, certamente, tra la carità svolta direttamente e in proprio dalla Chiesa,
e l’ambito laicale ove, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, ci si assume la
responsabilità della costruzione della città degli uomini. La Dottrina sociale della Chiesa,
tuttavia, è essa stessa carità, non si occupa solo dei meccanismi strutturali ma dell’uomo, non
anima solo progetti sociali ma anche forme di “testimonianza a Cristo salvatore” (Centesimus
annus 5) ossia di amore incarnato. La politica, del resto, come diceva Paolo VI, non riguarda
solo il funzionamento delle strutture, ma
è “una maniera esigente di vivere l’impegno
cristiano a servizio degli altri” (Octogesima adveniens 46), ossia è carità. La carità anima, in
modo diverso, sia le opere di carità direttamente ecclesiali, sia l’agire nel mondo alla luce
della Dottrina sociale della Chiesa.
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