Fascicolo Precedente | Fascicolo Seguente | I Titoli Dei Fascicoli | Home © 2006 Urantia Foundation. All rights reserved. IL LIBRO DI URANTIA PARTE III - LA STORIA DI URANTIA Pagina 800 FASCICOLO 71 - LO SVILUPPO DELLO STATO LO stato è un’utile evoluzione della civiltà; esso rappresenta il guadagno netto che la società ha tratto dalle rovine e dalle sofferenze della guerra. Anche l’arte di governare è semplicemente la tecnica accumulata per dirimere l’accanita competizione di forza tra le tribù e le nazioni in lotta. Lo Stato moderno è l’istituzione che è sopravvissuta nella lunga lotta per il potere collettivo. Un potere superiore ha alla fine prevalso ed ha prodotto di fatto una creatura— lo Stato—assieme al mito morale dell’obbligo assoluto del cittadino di vivere e di morire per lo Stato. Ma lo Stato non è di origine divina; e nemmeno è stato prodotto da un’azione umana intelligente e voluta; esso è puramente un’istituzione evoluzionaria ed ebbe un’origine interamente automatica. 1. LO STATO EMBRIONALE Lo Stato è un’organizzazione territoriale sociale regolatrice, e lo Stato più forte, più efficiente e più duraturo è composto di una sola nazione la cui popolazione ha una lingua, dei costumi e delle istituzioni comuni. I primi Stati erano piccoli ed erano tutti il risultato di conquiste. Essi non ebbero origine da associazioni volontarie. Molti furono fondati da conquistatori nomadi che piombavano su pacifici pastori o su agricoltori stabili per soggiogarli e ridurli in schiavitù. Questi Stati risultanti da conquiste erano necessariamente stratificati; le classi erano inevitabili e le lotte di classe sono sempre state selettive. Le tribù nordiche degli uomini rossi americani non raggiunsero mai una reale condizione di Stato. Esse non progredirono mai oltre una vaga confederazione di tribù, una forma di Stato molto primitiva. Quella che si avvicinò di più ad uno Stato fu la federazione degli Irochesi, ma questo gruppo di sei nazioni non funzionò mai veramente come uno Stato e non riuscì a sopravvivere per la mancanza di certi elementi essenziali alla vita nazionale moderna, quali: 1. L’acquisizione e l’eredità della proprietà privata. 2. L’esistenza di città accompagnate da agricoltura ed industria. 3. Animali domestici utili. 4. Un’organizzazione pratica della famiglia. Questi uomini rossi rimanevano attaccati alla famiglia materna e all’eredità da zio a nipote. 5. Un territorio definito. 6. Un capo esecutivo forte. 7. La schiavitù di prigionieri—essi li adottavano o li massacravano. 8. Conquiste decisive. Gli uomini rossi erano troppo democratici; essi avevano un buon governo, ma questo fallì. Alla fine avrebbero dato origine ad uno Stato se non avessero incon- Pagina 801 trato prematuramente la civiltà più avanzata dell’uomo bianco, che impiegava i metodi di governo dei Greci e dei Romani. La riuscita dello Stato romano fu basata su: 1. La famiglia paterna. 2. L’agricoltura e l’addomesticamento degli animali. 3. La concentrazione della popolazione—le città. 4. La proprietà privata di beni e di terra. 5. La schiavitù—le classi di cittadini. 6. La conquista e la riorganizzazione dei popoli deboli ed arretrati. 7. Un territorio definito con delle strade. 8. Capi con una forte personalità. La grande debolezza della civiltà romana, ed uno dei fattori del disfacimento finale dell’impero, fu il provvedimento ritenuto liberale e progressista per l’emancipazione dei giovani a ventun anni e per la libertà incondizionata delle giovani, che furono così libere di sposare un uomo di loro scelta o di andare altrove dandosi all’immoralità. Il danno causato alla società non consisté tanto in queste riforme stesse, ma piuttosto nella maniera improvvisa ed estesa in cui furono adottate. La rovina di Roma dimostra che cosa ci si può aspettare quando uno Stato è sottoposto ad un’espansione troppo rapida associata ad una degenerazione interna. Lo Stato embrionale fu reso possibile dal declino dei legami di sangue a favore di quelli territoriali, e le federazioni di tribù erano di solito saldamente cementate da conquiste. Anche se un vero Stato è caratterizzato da una sovranità che trascende tutti i contrasti minori e le differenze di gruppo, tuttavia molte classi e caste persistono nelle organizzazioni di Stato più tardive come vestigia dei clan e delle tribù dei tempi antichi. Gli Stati territoriali successivi e più grandi sostennero una lunga ed aspra lotta contro questi gruppi di clan consanguinei più piccoli. Il governo tribale fornì una valida transizione dall’autorità della famiglia a quella dello Stato. In tempi più recenti molti clan hanno avuto origine dal commercio e da altre associazioni industriali. Quando uno Stato non riesce ad integrarsi, regredisce alle condizioni delle tecniche di governo antecedenti, quali il feudalesimo del Medio Evo europeo. Durante queste epoche oscure lo Stato territoriale crollò e vi fu un ritorno ai piccoli gruppi dei castelli, alla riapparizione degli stadi di sviluppo dei clan e delle tribù. Semistati simili esistono ancora oggi in Asia ed in Africa, ma non tutti sono dei regressi evoluzionari; molti sono nuclei embrionali di Stati del futuro. 2. L’EVOLUZIONE DEL GOVERNO RAPPRESENTATIVO La democrazia, benché sia ideale, è un prodotto della civiltà e non dell’evoluzione. Andateci piano! Scegliete con cura! Perché i pericoli della democrazia sono: 1. La glorificazione della mediocrità. 2. La scelta di capi meschini ed ignoranti. 3. L’incapacità di riconoscere i fatti fondamentali dell’evoluzione sociale. 4. Il pericolo del suffragio universale nelle mani di maggioranze incolte ed indolenti. 5. L’asservimento all’opinione pubblica; la maggioranza non ha sempre ragione. Pagina 802 L’opinione pubblica, l’opinione comune, ha sempre ostacolato la società; ciò nonostante essa è preziosa perché, pur frenando l’evoluzione sociale, preserva la civiltà. L’educazione dell’opinione pubblica è il solo metodo sicuro ed appropriato per accelerare la civiltà. La forza è solo un espediente temporaneo, e la crescita culturale sarà tanto più accelerata via via che le munizioni cederanno il posto alle votazioni. L’opinione pubblica, i costumi, è l’energia basilare e naturale dell’evoluzione sociale e dello sviluppo dello Stato, ma per essere di utilità allo Stato deve avere un’espressione non violenta. La misura del progresso di una società è direttamente determinata dal grado in cui l’opinione pubblica riesce a controllare la condotta personale e la regolamentazione dello Stato mediante espressioni non violente. La comparsa di un governo veramente civilizzato si ebbe quando all’opinione pubblica furono concessi i poteri del diritto di voto personale. Le elezioni popolari possono non decidere sempre le cose in modo giusto, ma rappresentano il modo giusto di commettere anche un errore. L’evoluzione non produce istantaneamente una perfezione superlativa, ma piuttosto un aggiustamento comparativo e progressivo pratico. Vi sono dieci tappe, o stadi, nell’evoluzione di una forma pratica ed efficace di governo rappresentativo, e sono: 1. La libertà della persona. La schiavitù, la schiavitù della gleba ed ogni altra forma di servitù umana devono scomparire. 2. La libertà della mente. A meno che un popolo libero non sia educato—istruito a pensare intelligentemente e a pianificare saggiamente—la libertà generalmente fa più male che bene. 3. Il regno della legge. La libertà può essere goduta solo quando la volontà ed i capricci dei dirigenti umani sono sostituiti da atti legislativi conformi alla fondamentale legge accettata. 4. La libertà di parola. Un governo rappresentativo è impensabile senza la libertà d’ogni forma di espressione per le aspirazioni e le opinioni umane. 5. La sicurezza della proprietà. Nessun governo può durare a lungo se non riesce ad assicurare il diritto di godere della proprietà personale in una qualunque forma. L’uomo anela al diritto di utilizzare, controllare, donare, vendere, affittare e lasciare in eredità i suoi beni personali. 6. Il diritto di petizione. Un governo rappresentativo implica il diritto per i cittadini di essere ascoltati. Il privilegio della petizione è insito nella libera cittadinanza. 7. Il diritto di governare. Non è sufficiente essere ascoltati; la facoltà di petizione deve progredire fino alla direzione stessa del governo. 8. Il suffragio universale. Un governo rappresentativo presuppone un elettorato intelligente, efficiente ed universale. Il carattere di un tale governo sarà sempre determinato dal carattere e dalla levatura di coloro che lo compongono. Via via che la civiltà progredisce, il suffragio, pur restando universale per entrambi i sessi, sarà efficacemente modificato, raggruppato e differenziato in altri modi. 9. Il controllo dei funzionari pubblici. Nessun governo civile sarà utile ed efficace fino a che i suoi cittadini non possederanno ed utilizzeranno tecniche sapienti per dirigere e controllare i detentori di cariche ed i funzionari pubblici. 10. Una rappresentanza intelligente e preparata. La sopravvivenza della democrazia dipende da validi governi rappresentativi; e ciò è condizionato dalla pratica di eleggere alle cariche pubbliche solo gli individui tecnicamente preparati, intellettualmente competenti, socialmente leali e moralmente degni. Soltanto con tali misure il governo del popolo, per mezzo del popolo e per il popolo può essere preservato. Pagina 803 3. GLI IDEALI DELLO STATO La forma politica o amministrativa di un governo ha poca importanza purché fornisca gli elementi essenziali del progresso civile—libertà, sicurezza, istruzione e coordinamento sociale. Non è tanto ciò che lo Stato è ma quanto lo Stato fa che determina il corso dell’evoluzione sociale. Dopotutto nessuno Stato può trascendere i valori morali dei suoi cittadini quali sono esemplificati nei loro capi scelti. L’ignoranza e l’egoismo assicureranno la rovina anche del tipo più elevato di governo. Per quanto sia da deplorare, l’egotismo nazionale è stato indispensabile alla sopravvivenza sociale. La dottrina del popolo eletto è stata un fattore primario per rinsaldare delle tribù e costruire delle nazioni fino ai tempi moderni. Ma nessuno Stato può raggiungere livelli ideali di funzionamento fino a che ogni forma d’intolleranza non sia stata eliminata; l’intolleranza è l’eterna nemica del progresso umano ed è meglio combattuta dalla coordinazione della scienza, del commercio, del divertimento e della religione. Lo Stato ideale funziona sotto la spinta di tre potenti impulsi coordinati: 1. La lealtà amorevole derivata dalla realizzazione della fratellanza umana. 2. Il patriottismo intelligente basato su saggi ideali. 3. La percezione cosmica interpretata in termini di fatti, bisogni e scopi planetari. Le leggi dello Stato ideale sono poco numerose ed hanno superato l’epoca negativa dei tabù per entrare nell’era del progresso positivo della libertà individuale conseguente ad un migliore autocontrollo. Lo Stato progredito non solo obbliga i suoi cittadini a lavorare, ma li incita anche ad utilizzare in modo proficuo ed edificante il crescente tempo a disposizione, risultante dalla liberazione dal lavoro faticoso dovuto ai progressi dell’era meccanica. Il tempo libero deve produrre come pure consumare. Nessuna società è progredita molto quando permette la pigrizia e tollera la povertà. Ma la povertà e la dipendenza non potranno mai essere eliminate finché si sostengono largamente dei ceppi tarati e degenerati e si permette loro di riprodursi senza restrizioni. Una società morale dovrebbe mirare a preservare il rispetto di sé tra i propri cittadini e ad offrire ad ogni individuo normale opportunità adeguate di autorealizzazione. Un tale piano di compimento sociale produrrebbe una società culturale dell’ordine più elevato. L’evoluzione sociale dovrebbe essere incoraggiata da una supervisione governativa che esercita il minimo controllo regolatore. Lo Stato migliore è quello che coordina di più governando di meno. Gli ideali dello Stato devono essere raggiunti per evoluzione, con la lenta crescita della coscienza civica, con il riconoscimento che il servizio sociale è un obbligo ed un privilegio. Dopo la fine dell’amministrazione da parte di politici lottizzati, gli uomini prima assumono gli oneri di governo come un dovere, ma in seguito cercano questo ministero come un privilegio, come un altissimo onore. Lo status di un livello qualunque della civiltà è fedelmente illustrato dalla levatura dei suoi cittadini che si offrono volontari per accettare le responsabilità dello Stato. In un vero Stato democratico gli affari di governo delle città e delle province sono condotti da esperti e sono diretti come tutte le altre forme di associazione di persone di carattere economico e commerciale. Negli Stati evoluti il servizio politico è tenuto nella più alta stima dalla cittadinanza. La più grande ambizione dei cittadini più saggi e nobili è di guada- Pagina 804 gnare il riconoscimento civile, di essere eletti o nominati ad un posto di fiducia nel governo, e tali governi conferiscono i loro più alti onori in riconoscimento del servizio dei loro funzionari civili e sociali. Gli onori sono poi concessi nel seguente ordine ai filosofi, educatori, scienziati, industriali e militari. I genitori sono debitamente ricompensati dall’eccellenza dei loro figli, ed i capi puramente religiosi, essendo ambasciatori di un regno spirituale, ricevono la loro vera ricompensa in un altro mondo. 4. LA CIVILIZZAZIONE PROGRESSIVA L’economia, la società ed il governo devono evolversi se vogliono sussistere. Le condizioni statiche su un mondo evoluzionario sono indice di decadenza; persistono solo quelle istituzioni che progrediscono con la corrente dell’evoluzione. Il programma progressivo di una civiltà in espansione comprende: 1. Preservazione delle libertà individuali. 2. Protezione delle famiglie. 3. Promozione della sicurezza economica. 4. Prevenzione contro le malattie. 5. Istruzione obbligatoria. 6. Impiego obbligatorio. 7. Utilizzazione proficua del tempo libero. 8. Assistenza agli sfortunati. 9. Miglioramento della razza. 10. Promozione della scienza e dell’arte. 11. Promozione della filosofia—della saggezza. 12. Accrescimento dell’intuizione cosmica—della spiritualità. Questi progressi nelle arti della civiltà portano direttamente alla realizzazione delle mete umane e divine più elevate cercate dai mortali—il raggiungimento sociale della fratellanza degli uomini e lo status personale di coscienza di Dio, che si rivela nel desiderio supremo di ogni individuo di fare la volontà del Padre che è nei cieli. L’apparizione di una vera fratellanza significa che si è pervenuti ad un ordine sociale in cui tutti gli uomini gioiscono nel portare i fardelli l’uno dell’altro; essi desiderano realmente praticare la regola d’oro. Ma una tale società ideale non può essere realizzata fino a che i deboli ed i malvagi sono in attesa di trarre vantaggi ingiusti ed empi da coloro che sono principalmente spinti dalla devozione al servizio della verità, della bellezza e della bontà. In una tale situazione non c’è che una via da seguire: i “praticanti della regola d’oro” possono instaurare una società progressista nella quale vivere secondo i loro ideali, mantenendo un’adeguata difesa contro i loro simili arretrati che possono cercare di sfruttare la loro predilezione per la pace o di distruggere la loro civiltà in progresso. L’idealismo non può mai sopravvivere su un pianeta in evoluzione se gli idealisti di ogni generazione si lasciano sterminare dagli ordini umani inferiori. Ed ecco il grande test dell’idealismo: può una società evoluta mantenere quell’apparato militare che garantisce la sua sicurezza contro ogni attacco dei suoi vicini Pagina 805 bellicosi senza cedere alla tentazione d’impiegare questa forza militare in operazioni offensive contro altri popoli per scopi egoistici o di espansione nazionale? La sopravvivenza nazionale esige una preparazione e solo l’idealismo religioso può impedire che la preparazione si prostituisca divenendo aggressione. Solo l’amore, la fratellanza, può impedire al forte di opprimere il debole. 5. L’EVOLUZIONE DELLA COMPETIZIONE La competizione è indispensabile al progresso sociale, ma la competizione, se non è regolata, genera violenza. Nella società attuale la competizione sta lentamente rimpiazzando la guerra in quanto determina il posto dell’individuo nell’industria, così come decide la sopravvivenza delle industrie stesse. (L’omicidio e la guerra hanno posizioni diverse di fronte ai costumi; giacché l’omicidio è stato proscritto fin dai primi tempi della società, mentre la guerra non è ancora mai stata bandita dall’umanità nel suo insieme.) Lo Stato ideale s’impegna a regolare la condotta sociale solo quanto basta per eliminare la violenza nella competizione individuale e per impedire l’ingiustizia nell’iniziativa personale. Ecco un grande problema per uno Stato: come si può garantire la pace e la tranquillità nell’industria, far pagare le imposte per sostenere il potere dello Stato e allo stesso tempo impedire alla fiscalità di ostacolare l’industria e allo Stato di diventare parassita o tiranno? Durante le ere primitive di ciascun mondo la competizione è indispensabile al progresso della civiltà. Via via che l’evoluzione dell’uomo progredisce, la cooperazione diviene sempre più efficace. Nelle civiltà avanzate la cooperazione è più efficace della competizione. L’uomo primitivo è stimolato dalla competizione. L’evoluzione primitiva è caratterizzata dalla sopravvivenza degli esseri biologicamente idonei, ma le civiltà successive sono meglio favorite dalla cooperazione intelligente, dall’associazione comprensiva e dalla fratellanza spirituale. È vero, la concorrenza nell’industria comporta sprechi eccessivi ed è altamente inefficace, ma nessun tentativo di eliminare questa attività di perdita economica dovrebbe essere incoraggiato se tali aggiustamenti comportano anche la più piccola abrogazione di qualcuna delle libertà individuali fondamentali. 6. IL MOVENTE DEL PROFITTO L’attuale economia motivata dal profitto è condannata, a meno che ai moventi del profitto non si possano aggiungere i moventi del servizio. La concorrenza spietata basata sul gretto interesse personale finisce per distruggere anche quelle cose che cerca di conservare. La motivazione esclusiva ed egoistica del profitto è incompatibile con gli ideali cristiani—ed è ancor più incompatibile con gli insegnamenti di Gesù. In economia il movente del profitto è, per il movente del servizio, ciò che la paura è per l’amore nella religione. Ma il movente del profitto non deve essere distrutto o eliminato bruscamente; esso mantiene assiduamente occupati molti mortali altrimenti indolenti. Non è necessario tuttavia che questo stimolatore d’energia sociale abbia sempre obiettivi egoistici. Il movente del profitto nelle attività economiche è completamente egoistico e totalmente indegno di un ordine sociale avanzato; tuttavia esso è un fattore indispensabile nelle fasi iniziali della civilizzazione. Il fine del profitto non deve essere tolto agli uomini prima che essi abbiano fermamente incorporato tipi superiori di moventi non lucrativi nella conquista economica e nel servizio sociale—cioè il bisogno trascendente di una saggezza superlativa, di una fratellanza stimolante e della perfezione della realizzazione spirituale. Pagina 806 7. L’EDUCAZIONE Lo Stato durevole è fondato sulla cultura, dominato dagli ideali e motivato dal servizio. Lo scopo dell’educazione dovrebbe essere l’acquisizione di abilità, la ricerca di saggezza, la realizzazione dell’individualità ed il raggiungimento di valori spirituali. Nello Stato ideale l’educazione continua per tutta la vita e la filosofia diventa talvolta la meta principale dei suoi cittadini. I cittadini di una tale comunità cercano la saggezza per accrescere il discernimento del significato delle relazioni umane: i significati della realtà, la nobiltà dei valori, gli scopi della vita e le glorie del destino cosmico. Gli Urantiani dovrebbero avere una visione di una società culturale nuova e più elevata. L’educazione balzerà a nuovi livelli di valori con il superamento del sistema economico puramente motivato dal profitto. L’educazione è stata troppo a lungo nazionalista, militarista, esaltando l’ego e mirando al successo personale; essa deve divenire infine mondiale, idealistica, autorealizzativa e di portata cosmica. L’educazione è recentemente passata dal controllo del clero a quello degli uomini di legge e degli uomini d’affari. Alla fine essa dovrà essere affidata ai filosofi e agli scienziati. Gli insegnanti devono essere individui liberi, veri conduttori, affinché la filosofia, la ricerca della saggezza, possa diventare la meta principale dell’educazione. L’educazione è l’impegno di tutta una vita; essa deve continuare per tutta la vita in modo che l’umanità possa fare gradualmente l’esperienza dei livelli ascendenti della saggezza umana, che sono: 1. La conoscenza delle cose. 2. La comprensione dei significati. 3. L’apprezzamento dei valori. 4. La nobiltà del lavoro—il dovere. 5. La motivazione degli scopi—la moralità. 6. L’amore per il servizio—il carattere. 7. L’intuizione cosmica—il discernimento spirituale. E poi, grazie a questi successi, molti si eleveranno al massimo livello umano di realizzazione mentale, la coscienza di Dio. 8. IL CARATTERE DELLO STATO Il solo carattere sacro di ogni governo umano è la divisione dello Stato nei tre domini delle funzioni esecutiva, legislativa e giudiziaria. L’universo è amministrato secondo un tale piano di separazione delle funzioni e dell’autorità. A parte questo concetto divino di regolamentazione sociale o di governo civile efficaci, poco importa quale forma di Stato un popolo possa scegliersi, purché la cittadinanza progredisca sempre verso la meta di un controllo migliore di se stessa e di un servizio sociale accresciuto. L’acume intellettuale, la saggezza economica, l’intelligenza sociale ed il vigore morale di un popolo si riflettono tutti fedelmente nello Stato. L’evoluzione dello Stato comporta dei progressi da livello a livello come segue: 1. La creazione di un triplice governo con rami esecutivo, legislativo e giudiziario. 2. La libertà di svolgere attività sociali, politiche e religiose. Pagina 807 3. L’abolizione di tutte le forme di schiavitù e di servitù umana. 4. La capacità dei cittadini di regolamentare l’imposizione delle imposte. 5. L’istituzione di un’educazione universale—l’istruzione estesa dalla culla alla tomba. 6. L’aggiustamento appropriato tra governo locale e governo nazionale. 7. La promozione della scienza e la vittoria sulle malattie. 8. Il dovuto riconoscimento della parità dei sessi e la funzione coordinata degli uomini e delle donne nella famiglia, nella scuola e nella chiesa, con servizi specializzati femminili nell’industria e nel governo. 9. L’eliminazione della schiavitù dei lavori pesanti mediante l’invenzione di macchine ed il susseguente controllo dell’era meccanica. 10. La vittoria sui dialetti—il trionfo di un linguaggio universale. 11. La fine delle guerre—il giudizio internazionale delle controversie nazionali e razziali da parte di tribunali continentali di nazioni, presieduti da un tribunale supremo planetario composto in modo automatico dai capi dei tribunali continentali che via via vanno in pensione. Le decisioni dei tribunali continentali sono definitive; il ruolo del tribunale mondiale è consultivo—morale. 12. La tendenza nel mondo intero a cercare la saggezza—l’esaltazione della filosofia. L’evoluzione di una religione mondiale che lasci presagire l’entrata del pianeta nelle fasi iniziali di stabilizzazione in luce e vita. Queste sono le condizioni preliminari di un governo progressista ed i segni distintivi di uno Stato ideale. Urantia è lontana dalla realizzazione di questi ideali elevati, ma le razze civilizzate hanno iniziato il loro cammino—l’umanità è in marcia verso destini evoluzionari più elevati. [Patrocinato da un Melchizedek di Nebadon.] Fascicolo Precedente | Fascicolo Seguente | I Titoli Dei Fascicoli | Home © 2006 Urantia Foundation. All rights reserved.