Le dichiarazioni dei Vescovi di Sicilia

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LA RINUNCIA DI PAPA BENEDETTO XVI
Le dichiarazioni dei Vescovi di Sicilia
Il messaggio del card. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo. “Tutti abbiamo
appreso, con commozione ed interiore partecipazione, la notizia diffusa dai media e
confermata poi ufficialmente dalla Sala Stampa Vaticana che ha reso pubbliche le stesse
parole del Santo Padre Benedetto XVI davanti all’odierno Concistoro di Cardinali
convocato per alcune canonizzazioni. Con la sollecitudine di un Padre, desidero
riportarle ai figli di questa Chiesa pellegrina in Palermo:
“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto
alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in
modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la
sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma
non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi
mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare
la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo,
sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover
riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per
questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di
rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per
mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00,
la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro
a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”.
Nella dichiarazione, il Santo Padre ha anche voluto ringraziare tutti i Cardinali per
l’amore e il lavoro con cui lo hanno accompagnato nel portare avanti l’onere del
ministero petrino. Ha, inoltre, chiesto umilmente perdono per tutti i suoi difetti, e ha
concluso dicendo: “Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore,
con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio”.
Come Padre e Pastore di questa Santa Chiesa che è in Palermo, mi faccio interprete dei
sentimenti di tutta la Comunità Diocesana: accogliamo questa sovrana decisione del
Santo Padre, figlie e figli miei carissimi, con quella stessa fede che, in questo particolare
anno di grazia siamo tutti spronati a professare e confermare, specie nei momenti di
smarrimento e confusione.
Esprimiamo filiale vicinanza al Santo Padre Benedetto XVI, nel cui ministero abbiamo
sempre confidato per trovare in lui il Successore di Pietro che confermasse la nostra
fede. Ciò si è reso visibile nella memorabile Visita Pastorale che egli ha voluto
compiere il 3 ottobre 2010 a Palermo, nella quale, con volto gioioso, ha avuto modo di
affermare in Piazza Politeama: “Il Vescovo di Roma va dovunque per confermare i
cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato dalla vostra fede, dalla vostra
gioia, dalla vostra speranza!”.
Assicuriamo al Papa Benedetto XVI la nostra preghiera, perché il Signore lo ricolmi di
tutte le grazie necessarie per portare il peso di questa difficile e sofferta decisione, e
perché essa stessa non sia oggetto di superficiali strumentalizzazioni ma sia accolta
nell’unica prospettiva da tenere presente, quella del bene della Chiesa.
Proprio alla Chiesa vogliamo guardare, con occhi di gratitudine, perché in lei siamo nati
e in lei cresciamo continuamente, guardando al suo futuro, con quella serena fiducia che
le parole del Maestro le hanno continuato ad infondere nei secoli, e che ancora oggi ci
rassicurano della sua costante presenza: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo” (Mt 28,20)”.
Martedì 12 Febbraio, il Vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso, ha inviato al Santo
Padre Benedetto XVI un telegramma. Il testo: “Padre santo, mentre si diffonde la
notizia della Sua rinuncia al ministero di vescovo di Roma, sento il dovere – anche a
nome di questa comunità diocesana – di esprimerLe la nostra sincera gratitudine per la
chiara testimonianza di interiore libertà, grande responsabilità e coraggioso amore per la
Chiesa che ancora una volta offre davanti al mondo intero. Il Signore Le conceda ciò
che il Suo cuore di padre affettuoso, maestro lungimirante e pastore sicuro veramente
desidera”.
“È una notizia che ci ha sorpreso e ci ha scossi”. Sono le parole con le quali mons.
Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, commenta l’annuncio della rinuncia di Papa
Benedetto XVI al Ministero di Vescovo di Roma. “Il Papa - ha aggiunto mons. Peri - ha
dichiarato di aver “ripetutamente esaminato la [Sua] coscienza davanti a Dio” e di
essere pervenuto “alla certezza che le [Sue] forze, per l’età avanzata, non sono più
adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Da un punto di vista
ecclesiologico ci si presenta adesso una strada nuova, non sappiamo quali orizzonti si
apriranno, ma siamo sicuri che Dio Padre, Lui che ha il potere di legare e di sciogliere,
non farà mancare alla Sua Chiesa la consolazione e la guida dello Spirito Santo. Come
la prima comunità cristiana - conclude il Vescovo - ci mettiamo adesso in preghiera
affinché lo Spirito Santo, assista la Chiesa, e la guidi in questo nuovo e delicato
passaggio”.
Il messaggio di mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, in merito alle dimissioni
del Sommo Pontefice. “L’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI ci ha lasciato
tanta amarezza nel cuore, proprio perché in questo Papa abbiamo riconosciuto la
grandezza dell’umile “servitore della Vigna del Signore”. Così si definì Ratzinger
all’inizio del suo Pontificato, perché così aveva vissuto il lungo periodo del suo servizio
ecclesiale e pastorale come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.
Così è stato anche durante gli otto splendidi anni del suo Ministero Petrino come
vescovo di Roma e Capo della Chiesa Universale. L’amore alla Chiesa Cattolica è la
vera chiave di accesso per intrepretare giustamente l’esistenza di questo grande Papa.
Perciò, mentre accogliamo con rispetto le motivazioni ufficiali delle sue dimissioni,
riteniamo che anche questo gesto vada compreso come “gesto d’amore” alla sua Chiesa.
All’amatissimo Santo Padre che mi ha voluto alla guida come Vescovo della nobile
Chiesa di Noto, sento, anche a nome di questa Chiesa locale, di manifestare la
gratitudine del cuore e dell’intelligenza, per l’enorme amore cha ha profuso in tutti
questi anni. Abbiamo la certezza che, in forme diverse, attraverso il silenzio, la
contemplazione e la preghiera, saprà effondere ancora grazia e benedizione, affinché la
Chiesa Cattolica novo millennio ineunte possa fronteggiare le sfide delle trasformazioni
culturali ed evangelizzare, in maniera sempre più credibile, l’amore di Dio manifestato
in Cristo Gesù. E’ solo quest’Amore, infatti, umanizza la nostra vita e può rendere felici
e gioiosi su questa terra, nella speranza della resurrezione finale. Allora capiremo che
le dimissioni di Benedetto XVI lungi dall’essere “uno scendere dalla Croce”, ma
piuttosto un entrare più profondamente “nello spessore della croce”, abitandone
dimensioni nascoste, non appariscenti, eppure vere reali con quello stesso amore che
spinge il dono della vita fino all’estremo. Grazie Santo Padre per il dono della Sua vita”.
“Appena ricevuta la notizia della rinuncia di Sua Santità Benedetto XVI al suo servizio
apostolico sulla Cattedra di Pietro, il mio cuore è stato invaso da un sentimento di
meraviglia e di grande commozione, ricordando gli incontri avuti con il Santo Padre,
tre, di cui l’ultimo lo scorso 3 dicembre, in occasione dell’udienza concessa alla
Plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, del quale il Santo Padre
mi aveva qualche mese prima nominato membro”. Così mons. Michele Pennisi,
Arcivescovo eletto di Monreale e Amministratore diocesano di Piazza Armerina.
“Alcuni giorni fa, in risposta alla mia nomina ad Arcivescovo di Monreale – continua il
presule - gli avevo scritto che accettavo la sua nomina in spirito di obbedienza alla
volontà di Dio, anche se con comprensibile rammarico per dover lasciare la diocesi di
Piazza Armerina, che ho cercato di servire e di amare per oltre un decennio. Avevo
espresso a Sua Santità i sentimenti del mio devoto ossequio, della mia profonda
obbedienza, della mia ferma volontà di vivere in comunione col Successore di Pietro,
perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità, pienamente consapevole che il
legame col Vescovo di Roma, Capo del Collegio episcopale, e con i suoi membri è un
requisito essenziale della piena comunione ecclesiale. Avevo inoltre rassicurato Sua
Santità di voler dedicare tutte le mie energie all'espletamento, della missione affidatami
per il bene della Chiesa. Le parole con cui ha comunicato ai Cardinali la sua decisione
sono una testimonianza straordinaria di fedeltà a Gesù Cristo, di amore incondizionato
alla Chiesa, di grande umiltà e di indomito coraggio nel fare un gesto che avrà
ripercussioni in futuro. Preghiamo il Signore perché lo conservi a lungo alla sua Chiesa
come maestro di umanità, teologia e spiritualità. Esprimo al Santo Padre Benedetto XVI
filiale vicinanza e profonda riconoscenza per il suo altissimo magistero e il suo
istancabile servizio pastorale alla Chiesa di Roma e alla Chiesa universale. Invito
pertanto tutte le comunità della Diocesi a invocare lo Spirito santo per il buon esito del
prossimo Conclave”.
Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta. “Abbiamo appreso e seguito la
storica notizia dell’annuncio dato dallo stesso Sommo Pontefice Benedetto XVI, circa le
sue dimissioni dal ministero petrino fissate al 28 febbraio p.v. La notizia ci ha colti di
sorpresa e con sgomento e stupore abbiamo dovuto prendere atto della sua veridicità. Il
Papa, dopo prolungato discernimento e profonda preghiera, è arrivato alla conclusione
di non essere più in grado di sostenere il peso del pontificato, sia per la sua avanzata età
sia per il venir meno delle sue forze. L’età, lo stato di salute e la pesante fatica di
guidare la barca della Chiesa hanno dunque portato Benedetto XVI a questa libera
sovrana decisione, che testimonia non solo un agire coerente con il suo pensiero, ma
anche un grande coraggio, un alto senso di responsabilità e un profondo amore alla
Chiesa. L’ora del mondo è già grave, altrettanto arduo è il momento che la Chiesa sta
attraversando. Ma essa, nella misura in cui si pone in religioso ascolto della Parola di
Dio e in stretta unione al suo Signore con un comportamento coerente con il Vangelo,
rimane ancora – e lo dovrà essere sempre più – l’unico faro di orientamento del mondo
e lampada della Luce di Cristo, in grado di illuminare i passi incerti dell’umanità in
questa ora oscura della storia. Il Sommo Pontefice ha scelto di annunciare questa triste
rispettabile sua decisione nella odierna Giornata Mondiale del malato, quasi a volersi
egli stesso porre nella schiera degli infermi pienamente consegnati all’abbraccio della
divina Misericordia. Questo giorno per la Chiesa è anche memoria liturgica della
Madonna di Lourdes: a Lei vogliamo affidare il Papa e tutti coloro che con coraggio
portano il peso della sofferenza e del dolore. Servire e governare la Chiesa – a tutti i
livelli – è compito arduo e gravoso, per questo chiedo a tutti di pregare per Benedetto
XVI, ora che il suo cuore è ancora più appesantito da questa decisione, e anche per tutti
i Vescovi. In particolare vi chiedo di pregare per me, vostro Vescovo Mario, perché con
la forza della divina Grazia e la materna protezione di Maria Santissima, nostra celeste
Madre, sappia servire con gioia e coraggio d’amore il Signore in questa nostra
amatissima Chiesa nissena”.
“La decisione di Papa Benedetto XVI non mi meraviglia. La chiarezza, la lucidità
mentale ed il senso di servizio alla Chiesa sono caratteristiche del nostro Pontefice. E’
una scelta indubbiamente coraggiosa”. Lo ha dichiarato l’arcivescovo di Siracusa,
mons. Salvatore Pappalardo, dopo aver appreso la notizia delle dimissioni del Papa
Benedetto XVI che lascerà il pontificato dal prossimo 28 febbraio. Un annuncio dato
dallo stesso Pontefice, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri
di Otranto. Il pastore della Chiesa siracusana si trovava in Visita Pastorale a Lentini.
“Mi trovavo in Visita in ospedale quando mi hanno comunicato la notizia. Come
servitore della Chiesa, Benedetto XVI ha capito che in questo momento non poteva
servirla al meglio delle sue forze. E’ una decisione lineare nel suo modo di concepire il
servizio alla Chiesa in umiltà. Una decisione propria di Benedetto XVI, del suo modo di
pensare e servire la Chiesa con la lucidità che lo ha sempre contraddistinto”.
“Meraviglia” e “rispetto” per quello che è “un grande gesto d’amore”. Così mons.
Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, commenta al Sir (www.agensir.it)
le dimissioni di Benedetto XVI. “Grande meraviglia, quasi voglia di non credere”,
afferma l’arcivescovo, è stato il primo sentimento, seguito da “un grande rispetto verso
quest’uomo”. “Ritengo - prosegue mons. Montenegro - questa sua scelta coraggiosa e
coerente con ciò che lui, in questi anni, ci ha insegnato. Un gesto d’amore verso la
Chiesa, da un uomo che l’ha servita e che sta continuando a servirla”, “che ha avuto il
coraggio, in un mondo dove nessuno vuol mettersi da parte, perché tutti si ritengono
indispensabili, quasi in punta di piedi, appunto perché inatteso per tutti, di lasciare ad
altri il servizio che lui non è più in grado di portare avanti”. Mons. Montenegro rievoca
quindi l’ultimo incontro con il Santo Padre, il giorno in cui, in piazza San Pietro,
assieme a una rappresentanza della comunità ecclesiale di Lampedusa, fece dono a
Benedetto XVI di una croce costruita con il legno dei barconi dei tanti immigranti che
solcano il Mediterraneo. “In quell’occasione - ricorda il presule - ho visto il Papa
particolarmente contento di conoscere quanti si trovano ad aiutare quei nostri fratelli nel
momento del bisogno”, apprezzando “il dono di quella croce che racchiude in sé
speranze, sogni, sofferenza e morte”.
“Impagabile testimonianza di sincerità, distacco e realismo”: così l’arcivescovo mons.
Alessandro Plotti, amministratore apostolico di Trapani, descrive in una lettera ai
fedeli della sua diocesi “la notizia ‘bomba’ delle dimissioni di Benedetto XVI”. “Mi
sembra fuori luogo e velleitaria - sottolinea - ogni interpretazione di questo gesto così
coraggioso che purtroppo viene nutrito di illazioni, sospetti e chissà quali motivazioni
più o meno recondite. Il Papa è stato molto chiaro e inequivocabile nel manifestare le
ragioni di questa decisione, che rivela ancora una volta il suo radicale senso del dovere,
l’umiltà e la mitezza del suo comportamento ma soprattutto il suo amore incondizionato
alla Chiesa”. “In questo mondo dove pochi sono coloro che hanno il coraggio di lasciare
‘la poltrona’ - osserva - anche quando non sono più in grado di occuparla
dignitosamente ed efficacemente, il Papa ci offre ancora una volta l’esempio
straordinario di uno spirito evangelico dove l’urgenza dell’evangelizzazione viene
prima delle esigenze personali”
“La notizia del Papa che annuncia la sua rinuncia all’Ufficio di successore di Pietro
giunge inattesa ma non turba il mio animo”. L’ha detto mons. Domenico Mogavero,
vescovo di Mazara del Vallo, a proposito della rinuncia al ministero petrino da parte di
Benedetto XVI. La sua scelta, prosegue, “lascia una traccia profonda” in quanto è segno
dell’“alta intelligenza” e della “profonda sensibilità” di un uomo che “sente i propri
limiti spirituali e fisici per continuare a reggere il peso del ministero petrino”. Il presule
rivolge al Papa la vicinanza “come Chiesa locale” ed esprime “gratitudine per quanto è
stato oggetto del suo ministero papale”, auspicando “una rinnovata vicinanza spirituale
perché da Gesù buon pastore riceva quel conforto spirituale meritato nei lunghi anni di
servizio alla Chiesa”.
“L’inatteso annunzio del Papa ci ha sorpreso, ma dobbiamo accoglierlo con filiale seppure sofferto - rispetto, e leggerlo come parola che lo Spirito dice alla Chiesa”. Lo ha
detto monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, chiudendo i
festeggiamenti dedicati a Sant’Agata, patrona della città. “Una attenta riflessione su
questo annunzio chiede tempo prolungato: adesso non è possibile farlo. Nell’anticipare
al Pontefice un affettuoso grazie per tutto quello che ha fatto in questi anni, vogliamo
accogliere con rinnovato entusiasmo le parole con cui ci ha invitato ad aprire le porte a
Cristo, per metterle in pratica nella nostra vita”. “Alla nostra Santa patrona - ha
concluso mons. Gristina - affidiamo anche questi ultimi giorni di pontificato di Papa
Benedetto XVI e tutti i giorni di vita che il Signore gli concederà. All’intercessione di
Sant’Agata affidiamo la Chiesa intera ed anche la persona di colui che il Signore ci darà
come nuovo Papa”.
Mons. Salvatore Muratore, Vescovo di Nicosia, ha affidato al sito internet della sua
Diocesi questo messaggio.
“Ai primi attimi di sorpresa e di smarrimento, subito nel mio cuore sono subentrati
sentimenti di profonda gratitudine e di grande ammirazione. La prima cosa che mi son
detto è stata: è un grande gesto profetico, un gesto che mette a fuoco certezze di fede
che ad un tratto ti balzano straordinaria-mente evidenti.
Ciò che mi colpisce di Benedetto XVI è la fede. Rassicuranti le parole che ha
pronunciato nella prima udienza dopo l’annuncio della sua rinunzia. Prima di tutto lo
sguardo a Cristo e alla sua Chiesa. Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è
di Cristo, che non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. E subito ci ha portato
oltre la sua persona, all’unico vero centro della nostra fede: Cristo Gesù, il pastore bello
di sempre, che per sempre sarà compagno di strada della sua Chiesa.
Parole portate all’essenziale con l’austerità del latino e collocate nel cuore della Chiesa
quelle proferite al Concistoro, parole che fanno intravedere l’abisso del travaglio e la
serenità profonda del cuore: dopo aver esaminato ripetutamente la mia coscienza
davanti a Dio. È Dio che conta. È la fiducia smisurata in lui che fonda la scelta. È la
certezza di avere scandagliato davanti a Dio la propria coscienza che adesso restituisce
la pace a lui e alla Chiesa.
Ecco! La Chiesa! L’amore altrettanto smisurato per la Chiesa è la ragione definitiva
della rinunzia, perché a fondamento della sua scelta c’è il suo grande amore per la
Chiesa e per il suo bene, al di sopra di tutto. E questo radicando nel suo e nel nostro
cuore la certezza che il soffio dello Spirito continuerà a gonfiare le vele della barca di
Pietro e indicherà orizzonti ancora nuovi e inauditi per un futuro di speranza.
Ricordare le ricchezze che ha versato nel grembo della Chiesa e del mondo e raccontare
la nostra gratitudine è l’unica cosa possibile e significativa di questo momento.
L’ 11 febbraio Avvenire titolava: L’umiltà di Pietro. Non è semplice farsi da parte! Non
è nelle logiche umane del potere, rinunziare! Benedetto XVI ha sottolineato con forza
che l’unica cosa che conta è la fede in Gesù, il suo Vangelo, la sua Chiesa e non gli
uomini; è necessario che Lui cresca ed io diminuisca suggerirebbe Giovanni Battista. Il
resto è affidamento al flusso della preghiera, quella preghiera silenziosa che adesso sarà
più pienamente lo stile del suo amore. Pregare per la Chiesa vale tanto quanto l’azione e
così lascia quest’ultima a chi può meglio di lui portarla avanti. Per lui rimane la volontà
di consegnarsi a un servizio a Dio e ai fratelli fatto di silenzio, di nascondimento, di
contemplazione e di preghiera.
Il suo rimarrà nella storia come un grande gesto profetico, perché i gesti parlano più di
mille parole. E questo congedo è destinato a diventare lezione di stile per ogni
ministero: nella Chiesa e per la Chiesa si è servitori e non padroni. Ma è anche un gesto
che fa trionfare una logica diversa da quella del mondo. Il Papa ha sempre dimostrato
che l’unico consenso che bisogna ricercare è quello di Dio, Padre della verità, e della
coscienza, riflesso e sacrario della sua immagine.
Deus caritas est, Spe salvi, Caritas in veritate sono i pilastri del suo magistero, ci ha
portato al cuore della Trinità e al cuore del mistero dell’uomo. Parola ricca, profonda,
limpida, semplice, fondata sempre sulla bellezza della paternità di Dio e dell’amore per
Gesù: una parola sempre chiara, illuminante e straordinariamente audace in tempi di
pensiero debole e di rassegnati orizzonti.
Ci ha insegnato con intensità e forza uniche il legame vitale tra fede e ragione, tra la vita
degli uomini e le donne di questo tempo e la verità sull’uomo e la donna di ogni tempo.
Lui che vive tutto ciò che accade con uno sguardo di fede ci ha indicato la via del
dialogo con il mondo e con i non credenti, frontiera sempre aperta per condividere i
valori del Vangelo.
Nell’ultimo incontro con il clero romano, ricordando il Concilio, Benedetto XVI ha
detto che lo slancio che era nel cuore di tutti era quello di essere Chiesa che cammina
insieme. Un sogno che non si chiude mai e che ha bisogno di essere sempre rigenerato e
in ogni tempo riproposto e reincarnato. Il suo defilarsi silenzioso si chiude con queste
belle parole di speranza e di fiducia: Ed è nostro compito, cominciando da questo “anno
della fede” , lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si
realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò
sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il
Signore! Grazie!
Grazie a te, Papa Benedetto”.
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