Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Regione Toscana – Provincia di Pisa – Comune di Cascina – Comune di San Giuliano T.
L’ALTRO TEATRO
stagione serale 2011
La stagione della Città del Teatro, a Cascina e San Giuliano Terme, prosegue lungo quel filo
rosso che lega un gruppo crescente di spettatori ad un progetto artistico in controtendenza rispetto
ai cliché dei cartelloni convenzionali.
Sono gli appuntamenti di un teatro che, nell’era della volgarità, non vuole sottomettersi alla stupidità
plebea o allo snobismo intellettuale, orgoglioso di rappresentare ancora un’occasione irripetibile per
sconfiggere la solitudine, arricchire l’intelligenza, condividere con gli altri la propria sensibilità sociale
e personale.
Un teatro che nonostante le difficoltà resiste in un percorso d’arte e d’impegno civile, rappresentato
in un luogo di incontro/scontro tra le idee, un luogo che mescola segni e culture, proponendo le
diverse forme in cui l’immaginario contemporaneo manifesta necessità di bellezza, d’indignazione e
d’utopia.
In questo cammino alcuni artisti sfidano la crisi, la marginalità che, attraverso le televisioni, il potere
sembra imporre alla cultura, ridotta a strumento di manipolazione mediatica, di derisione politica e di
imbarbarimento sociale. Sono artisti che condividono visioni e narrazioni con un proprio pubblico: la
spietatezza della satira, i drammi dell’indifferenza contemporanea, le immagini violente o surreali di
un’epoca che ingarbuglia sapienza e follia, orrori, idee di futuro e nuove possibilità.
Come sempre, in un teatro rivolto al rischio culturale e all’innovazione generazionale, saranno
presenti maestri e giovani artisti, teatro contemporaneo e comico d’autore, ripercorrendo un
repertorio di presenze che si rinnovano attraverso le proprie invenzioni sceniche: Emma Dante,
Pippo Delbono, Alessandro Bergonzoni, Enzo Moscato, Lello Arena e Roberto Herlitzka,
Ascanio Celestini, per citarne solo alcuni e tacere i nomi di altri artisti e musicisti che, da new
entries, comporranno quello strano mix di sapori che identifica il nostro modello, sempre più
riprodotto da molti imitatori.
La stagione si inaugura in gennaio con Re Nudo, l’ultima produzione di Sipario Toscana scritta e
diretta da Alessandro Garzella. Un’opera di teatro politico che rappresenta gli inganni e le prigionie
delle nostre esistenze, sottoposte ad un bombardamento di immagini, alla falsificazione della nostra
stessa identità.
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
LA CITTA’ DEL TEATRO – CASCINA
11-12-13-20-21-22 gennaio La Città del Teatro
SIPARIO TOSCANA FONDAZIONE
logo sipario toscana
RE NUDO
messa in scena di una favola sull’inganno
liberamente ispirato a “ I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen e a “1984” di George Orwell
testo e regia di Alessandro Garzella
con Fabrizio Cassanelli, Irene Catuogno, Ivano Liberati, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Francesca Pompeo,
Marco Selmi, Anna Teotti
ideazione scene Luigi Di Giorno in collaborazione con Fabrizio Cassanelli e Alessandro Garzella
elaborazioni in video di Valentina Grigò - luci di Giuliano De Martini
Re Nudo è una favola teatrale sulle patologie dei nostri tempi.
Un popolo e un re sono imprigionati da un potere occulto nell’arena mediatica di un varietà fanta politico che,
processando gli ideali del novecento, ne ridicolizza i valori, assunti a simboli delle perversioni sociali di una umanità
sempre più egoisticamente sola e paradossale.
Re Nudo cerca di essere un’opera di sovversione poetica, la raffigurazione di una civiltà in declino spirituale, sottoposta
a un trattamento genetico di massa volto a condizionare gli immaginari, desertificare le emozioni, contrapponendo alle
vecchie utopie fascinazioni nuove: la realtà percepita, la semplificazione del pensiero, la simulazione virtuale, le visuali
dell’inganno.
La favola si ispira a “1984” di Orwell, a “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen e ad alcune esperienze di vita
particolarmente oppresse, accostando i frammenti di queste fonti per analogia, come fossero i numeri di un varietà che,
vaneggiando sul potere dell’immaginazione, provoca domande per astrazioni e somiglianze, sollecitando similitudini,
corrispondenze percettive che lasciano agli spettatori lo spazio della visione critica e il compito della composizione
narrativa.
Un ruolo drammaturgico particolare è svolto dalla tecnologia che, seppur utilizzata nella forma più semplice possibile,
qui rappresenta uno strumento d’assalto che oggi opprime la nostra vita quanto domani, forse, potrà renderla più
libera e saggia.
Abbiamo cercato di rappresentare le prigionie delle nostre esistenze.
Nella mappa del novecento ci sono i focolai dell’infezione, le tracce degli inganni che ci hanno confuso il cervello,
distruggendo le bandiere della nostra passione.
Siamo noi il bombardamento di immagini che infetta le nostre coscienze e, goccia a goccia, porta il pensiero alla
morbosità degli orrori e alla persuasione.
Abbiamo spogliato i nostri corpi, come carciofi, come cipolle, come puttane, cercando la scintilla di una speranza
dentro la nostra povera carne di cartone: inadeguati, perfino indifferenti, tra le misere della finzione, siamo diventati i
tiranni della nostra ignoranza.
Re nudi, come dei bambini marciti, come delle statuine di gesso, di un presepe in putrefazione.
Alessandro Garzella
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
5 febbraio La Città del Teatro
ALESSANDRO BERGONZONI
URGE
di e con Alessandro Bergonzoni
regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
scene Alessandro Bergonzoni
Progetti Dadaumpa srl
“Urge” il nuovo spettacolo di e con Alessandro Bergonzoni. Un allestimento che già dal titolo vuole chiaramente segnalarci
un’allerta, una necessità artistica senza sosta e senza indugi. Ma cosa “Urge” a Bergonzoni, che arriva a questo nuovo
testo dopo il pluripremiato “Nel”?
Sicuramente segnalarci delle differenze che se trascurate possono realmente cambiare il senso delle cose, come quella
tra sogno e bisogno. Ma anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al
rappresentato. E soprattutto mettere sotto i nostri occhi il suo “voto di vastità” un vero e proprio canone artistico che lo
obbliga a non distogliere mai gli occhi dal tutto. Un tutto composto dall’enormità e dall’invisibile, onirico, sciamanico e
trascendentale. E in questo tutto è essenziale quindi anche lo spazio scenico, firmato sempre da Bergonzoni, che firma
anche la regia in collaborazione con Riccardo Rodolfi. “Urge” quindi verificare dalla platea questa ulteriore e necessaria
scrittura comica di quello che senza dubbio è uno dei più originali artisti contemporanei.
14 febbraio La Città del Teatro
COMPAGNIA PIPPO DELBONO
BARBONI
ideazione e regia Pippo Delbono
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Compagnia Pippo Delbono
con Bobò, Piero Corso, Armando Cozzuto, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Gustavo Giacosa, Simone Goggiano, Ilaria
Distante, Mario Intruglio, Julia Morawietz, Mr. Puma, Pepe Robledo
Alla Città del Teatro ritorna Barboni, una scelta di repertorio per uno spettacolo storico della compagnia Pippo Delbono,
creato a Napoli nel 1997 e vincitore del preio Ubu per "una ricerca condotta tra arte e vita”.
Nel 1983 in Danimarca, nell’ambito di un atelier interdisciplinare diretto da Iben Nagel Rasmussen dell’Odin Teatret, inizia
la collaborazione artistica tra l’attore e regista Pippo Delbono e l’attore argentino Pepe Robledo, tesa alla ricerca di un
linguaggio che traduca il lavoro dell’attore danzatore in un’esperienza di vita. Dal loro primo spettacolo Il tempo degli
assassini, Delbono e Robledo hanno continuato la loro ricerca confrontandosi con altri artisti e svolgendo un’intensa
attività laboratoriale.
Barboni rappresenta un prezioso tassello all’interno del loro percorso artistico verso un teatro che diventa sempre più
essenziale, scena nuda che si crea soltanto grazie all’azione degli attori, attori che non recitano ma semplicemente
“sono”, e che sempre di più va a coincidere con la vita. Da questo principio poetico su cui si sono fondati e sviluppati tutti
i lavori della compagnia è nato anche Barboni: un lavoro che parte dall’incontro tra la compagnia ed alcune persone
conosciute durante la permanenza a Napoli o in occasioni di lavoro particolari, come il laboratorio tenuto all’interno dell’ex
Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena di Aversa.
Nell’arco delle ultime esperienze di lavoro della compagnia ho incontrato alcune persone che vivono l’arte non come
“mestiere”, ma come esperienza fondamentale per la loro stessa sopravvivenza. Per queste persone l’espressione artistica
non è un lavoro, una routine, ma una necessità di vita.
Ora, in questo spettacolo, ho voluto creare un incontro fra due popoli di “barboni”: noi della compagnia (io, Pepe,
Gustavo, Lucia, Pierino, Simone… persone che seguono il nostro lavoro da diverso tempo) che da sempre, per indole, per
scelta o per vocazione (o per tutte queste cose insieme) viviamo un po’ ai margini di quello che è tutto il movimento
teatrale italiano, portando avanti un discorso esclusivamente poetico ed artistico totalmente fuori da discorsi di politica,
scambio mercato o altro, e i “barboni” che ho incontrato (Bobò, Mr. Puma, Armando…) con cui si è creato un legame,
una poesia…
Ecco, riunire queste esperienze e raccontare di quelle persone che, come barboni (e come noi), vivono l’arte come unica
ragione per essere, per avere un’identità, per vivere… Pippo Delbono
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
19 febbraio La Città del Teatro
COMPAGNIA TEATRI D’IMBARCO
INDAGINE D’AMORE
testo e regia Nicola Zavagli
con Beatrice Visibelli, Giovanni Esposito, Vania Rotondi
e Marco Cappuccini, Giulia Attucci, Valentina Testoni, Marco Laudati, Chiara Martignoni
musiche Vladimiro D'Agostino
Una commedia in due atti, con protagonista Beatrice Visibelli e la compagnia Teatri d’Imbarco.
Dopo L’armadio di famiglia e Un matrimonio quasi felice, Indagine d’amore di Nicola Zavagli costituisce l’ultimo capitolo di
una trilogia dedicata alla famiglia, sentita come cuore rivelatore della condizione umana e specchio per una riflessione sul
mondo contemporaneo.
Protagonista una madre colta, democratica, impegnata nel sociale come psicoterapeuta, immune da qualsiasi forma di
razzismo, finché un giorno la figlia non le porta in casa il “mondo nuovo” ovvero l’amore per un clandestino.
Un meccanismo da commedia per raccontare le nostre paure, il nostro disordine amoroso, la nostra insicurezza.
L’obbiettivo è quello di promuovere una riflessione sulla metamorfosi delle relazioni familiari nell’evoluzione di un contesto
sempre più marcatamente multiculturale. Mettere a confronto il crollo della famiglia con il fenomeno dell’immigrazione; la
confusione dei nostri rapporti sentimentali con il nutrimento ambiguo e vitale dello straniero.
La storia si muove tra un paesaggio esterno, in quelle crepe dove forse s’annidano le ragioni di certi conflitti sociali, e un
interno domestico, dove affiorano le dinamiche nevrotiche di una famiglia in bilico tra resa dei conti e separazione.
Alla fine l’amore esplode lasciando non si sa cosa, forse solo altra solitudine.
Del resto tentare di leggere un futuro per la famiglia è difficile, quasi impossibile. Per cui davanti all’asprezza dei tempi
non ci resta che indagare ancora una volta miserie e meraviglie delle relazioni umane.
27 febbraio La Città del Teatro
GIUSEPPE BATTISTON e GIANMARIA TESTA
18 MILA GIORNI il pitone
di Andrea Bajani
musiche originali di Gianmaria Testa
regia Giorgio Gallione
Produzioni Fuorivia e Fondazione Teatro Stabile di Torino
18 mila giorni corrispondono a 50 anni.
E’ curioso come la prospettiva e il senso del tempo possano cambiare a seconda del criterio col quale lo si organizzi: gli
anni o i giorni.
Il pitone è un animale che prima se ne sta buono e ti prende le misure e poi, quando ha raggiunto la tua stessa
lunghezza o la tua stessa forza, ti fa fuori.
Il nostro spettacolo parte da qui: dal tempo e da una metafora.
Protagonista un uomo di 50 anni che perde il lavoro.
Riflessioni personali e epocali si intrecciano a sottolineare come in soli 18 mila giorni siano radicalmente mutate le
prospettive e le aspettative sociali in Italia. Dalla dignità del lavoro del gruista della “Chiave a stella” di Primo Levi, da
un’epoca in cui il lavoro era un diritto e elemento fondante dell’umana dignità, al trionfo dell’odierno precariato, divenuto
persino forma più o meno palese di ricatto sociale.
Protagonista Giuseppe Battiston, pluripremiato attore del nostro cinema e del nostro teatro (recentissimo il Premio UBU
come miglior attore italiano). Accanto a lui, a fare da contrappunto musicale, il cantautore Gianmaria Testa che ha
composto canzoni nuove e inedite apposta per questo spettacolo. Il testo, originale, sarà dello scrittore torinese Andrea
Bajani. La regia è di Giorgio Gallione, le luci di Andrea Violato.
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
C’è stato un momento in cui ci siamo svegliati, e ci siamo resi conto che quello che prima avevamo non c’era più, si era
volatilizzato. Come tornare a casa, cercarsi il portafoglio dentro la tasca e sentire che dentro la tasca c’è un vuoto dove
prima era pieno. Si resta così, con un senso di tradimento che brucia. Perché quello che ferisce di più, oltre al furto, è il
non essersi accorti di nulla, l’inganno di una mano che si infila, ti deruba, e poi se ne va via impunita. Ecco, io quando
penso a che cosa è successo al lavoro in Italia, e dunque all’Italia, penso a quella stessa sensazione di tradimento. Com’è
possibile, mi chiedo ogni volta, che dopo tanti anni un giorno ci siamo svegliati, e quello che avevamo dato per scontato –
il lavoro – non c’era più, si era volatilizzato? Com’è successo che un giorno ci siamo svegliati e il lavoro, da diritto che era,
era diventato una concessione, e ciascuno era disposto a sbranare il vicino pur di salvarsi? Com’è successo che l’Italia una
mattina si è svegliata, e tutto quel che aveva messo da parte non c’era più? Andrea Bajani
19 marzo La Città del Teatro
MARGHERITA HACK E GINEVRA DI MARCO
L’ANIMA DELLA TERRA (VISTA DALLE STELLE)
idea e direzione Francesco Magnelli
produzione NOMUSIC
uno spettacolo di parole e musica
Margherita Hack – voce
Ginevra Di Marco – voce cantante
Francesco Magnelli – piano e magnellophoni
Andrea Salvadori – chitarra e tzouras
Luca Ragazzo – batteria
suono Mauro De Pietri
scene Alessandro Marzetti
produzione esecutiva Sergio delle Cese
Il viaggio dell’uomo attraverso la terra, uno spettacolo che indaga il rapporto tra noi e l’universo che ci accoglie.
L'incontro di due 'stelle' nate in Toscana diventa l'occasione per indagare su alcune tematiche sociali scottanti quali
immigrazione/emigrazione, nuove energie, globalizzazione, lavoro, corruzione ...
Ginevra Di Marco interpreterà alcune tra le melodie tradizionali più belle su queste tematiche: brani densi di significati,
valori e storia; Margherita Hack alternerà alle canzoni i suoi testi di approfondimento, puntualizzando ed espandendo i
concetti con la forza della sua immensa esperienza ed il suo carisma.
Nello spettacolo ci sarà musica etnica, tradizionale e cantautorato di qualità da tutto il mondo, un viaggio verso tutti i
continenti, con canti dalla Bretagna, da Cuba, dalla Macedonia, Albania, Italia del Sud, Toscana.
15 aprile La Città del Teatro
ASCANIO CELESTINI
LA FILA INDIANA
musiche Matteo D’Agostino - suono Andrea Pesce
io cammino in fila indiana.
io sono il numero 23724.
non lo posso dire con certezza.
è una cosa che ho dedotto dal fatto che
quello che cammina davanti a me mi ha detto che lui è il 23723.
Perciò se la matematica non è un’opinione io sarei proprio il 23724.
Io cammino in fila indiana.
Camminando vedo quello che cammina avanti a me.
Gli vedo la nuca, il collo, le spalle e la schiena, il culo e le gambe e infine le scarpe.
La faccia non posso vederla.
Non gliel’ho mai vista.
Io cammino in fila indiana.
Ma il numero 1, il primo della fila, quello l’ho visto.
Lo vedo sempre. Lo vedo in televisione.
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
E’ numero 1 che ci dice “andare piano” e noi tutti camminiamo piano.
E’ numero 1 che ci dice “andare forte” e noi tutti camminiamo forte.
Numero 1 ci dice anche “marciare” e noi tutti a marciare.
Io cammino in fila indiana.
E a un certo punto vedo uno che cammina a fianco a me.
___________________________________________________
Racconti detti a margine di altri spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l’incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio
di una barca di emigranti. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle
quali se ne aggiungono altre, di sera in sera, nel corso della tournée.
30 aprile La Città del Teatro
EMMA DANTE
LA TRILOGIA DEGLI OCCHIALI
ACQUASANTA cap. I – IL CASTELLO DELLA ZISA cap. II
prima toscana
testo e regia Emma Dante
scene Emma Dante, Carmine Maringola
costumi Emma Dante
disegno Luci Cristina Fresia
coproduzione Compagnia Sud Costa Occidentale - Teatro Stabile di Napoli - CRT Centro di Ricerca per il Teatro
con il sostegno di Théâtre du Rond Point – Paris
Coordinamento produzione/distribuzione Fanny Bouquerel/ Amunì
La trilogia è composta di tre spettacoli autonomi (Acquasanta, Il castello della Zisa, Ballarini) ma indissolubilmente legati
da temi di marginalità: povertà, vecchiaia e malattia. Tutti i personaggi della trilogia inforcano gli occhiali. Sono mezzi
cecati. Malinconici e alienati.
Acquasanta, capitolo I
con Carmine Maringola
Un uomo si ancora sul palcoscenico, a prua di una nave immaginaria. Sta. Esperto nel manovrare gli ingranaggi che
muovono la simulazione della nave, ‘o Spicchiato si salva dalla finta burrasca che mette in scena per rievocare i ricordi
della sua vita di mozzo. È imbarcato dall’età di 15 anni e da allora non scende dalla nave. Non crede alla terraferma, per
lui è ‘n’illusione. Sopra la sua testa pende il tempo del ricordo: una trentina di contaminati ticchettìano inesorabili. Poi
suonano e tutto tace. Il mare smette di respirare e ‘o Spicchiato rivive l’abbandono. Un giorno la nave salpa senza di lui,
lasciandolo solo e povero sul molo di un paese straniero: la terraferma. Proprio lui che senza la nave si sente perso, lui
che ha votato la sua vita alla navigazione, lui che giorno e notte ha bisogno di parlare con il suo unico grande amore: il
mare. Le voci della ciurma, del capitano, gli rimbombano nella testa e ‘o Spicchiato, cantastorie, tira i fili dei suoi pupi. Ma
nell’attesa del ritorno della nave, il mozzo, a prua, diventa di legno come polena di un vecchio galeone. Emma Dante
Il castello della Zisa, capitolo II
Con Claudia Benassi, Stéphanie Taillandier, Onofrio Zummo
Nicola ha gli occhi aperti ma non vede. Vive in un istituto assistito da due donne. La giovane e quella più anziana, tra una
preghiera e l’altra lo puliscono, lo sfamano, lo rimproverano e lo stimolano con alcuni giocattoli, lanciandogli palle, palline
e hula hoop. In uno stato catatonico, Nicola sta seduto su una piccola sedia, da quando, bambino, fu strappato alla zia
nel quartiere popolare della Zisa dove viveva davanti a un favoloso castello... in quel castello è rinchiusa la sua infanzia,
la sua spensieratezza… dalla mattina alla sera davanti alla finestra se ne stava a contare i diavoli appollaiati sul tetto e a
difendere il castello che di notte diventava d’argento cu tutti ‘i stedduzzi che ci facevano da coroncina. Ma un giorno,
Nicola, guardiano del castello con la maschera di drago e i guanti di artigli, viene spodestato. Allora s’incanta, per
sempre. Siamo noi che gli vediamo alzare gli occhi al cielo, emettere un urlo, quell’urlo imprigionato nel suo corpo, siamo
noi che lo sentiamo parlare, raccontare, accendersi di passione. Dura il tempo di un fiammifero questo nostro risveglio.
Emma Dante
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
TEATRO ROSSINI – PONTASSERCHIO
29 gennaio - fuori programma – Teatro Rossini
In onore del patto di amicizia con il Comune di Stazzema il Comune di San Giuliano Terme celebra il Giorno della Memoria
con lo spettacolo ad ingresso libero (fino ad esaurimento posti)
ELISABETTA SALVATORI
SCALPICCII SOTTO I PLATANI l’estate del ’44 a Sant’Anna di Stazzema
narrazione di e con Elisabatta Salvatori
al violino Matteo Ceramelli
Si tratta della ricostruzione dell'estate del '44 a Sant' Anna di Stazzema, fino al giorno dell'eccidio, raccontata attraverso la
testimonianza di 4 superstiti.
Sant' Anna, in Versilia, nel '44 era un piccolo centro, dove molti sfollati avevano provato rifugio per scappare agli orrori
della guerra.
Il racconto è sereno, perchè si narra dei giorni che precedettero il 12 agosto: si parla di donne che aspettavano con
fiducia, di ragazze che preparavano il corredo, di tanti bimbi per le piazze a giocare, perchè a Sant'Anna non ce n'erano di
pericoli, della notte di San Lorenzo, il 10, appena due giorni prima, le stelle cadenti, i desideri, fino a quel sabato mattina,
quando le donne avevano già acceso il fuoco per cuocere il pane.
Poi su per la salita che porta al paese, tre colonne di nazisti, guidati da fascisti versiliesi, cantando con un organetto,
irrompono nel paese con brutalità inaudita: in poco meno di tre ore vengono uccise 560 persone soprattutto donne e
bambini.
12 febbraio Teatro Rossini
ROBERTO HERLITZKA E LELLO ARENA
DON CHISCIOTTE
di Ruggero Cappuccio - regia di Nadia Baldi
liberamente ispirato all’opera di Miguel de Cervantes
musiche di Paolo Vivaldi
progetto scene Nicola Rubertelli
Nella versione scenica prodotta da Teatro Segreto Srl, Don Chisciotte è Michele Cervante, studioso di letteratura epica
che vive in una profonda solitudine. Emarginato da una società che lo respinge quotidianamente, perde contatto con il
mondo reale, attivando una crescente energia visionaria che lo porterà a dialogare con i fantasmi della classicità.
L’apparizione di un singolare personaggio che Don Chisciotte trasforma nel suo Salvo Panza innesca il tentativo di
riportare il professore entro i confini di una ritualità sociale cosiddetta normale. Il protagonista, posseduto dall’anima
immortale dell’hidalgo de la Mancha, continua, però, ad alterare la relazione tra passato e presente, inseguendo una
visione disperata e poetica dell’esistenza. Il fragilissimo eroe cerca un’ipotetica Dulcinea, che nel suo desiderio si
configura come definitivo incontro di salvezza e di pace.
Il testo di Ruggero Cappuccio si concentra sul conflitto tra modernità efferata e umanità poetica, sulla solitudine,
l’illusione, l’alienazione nel lirismo di una realtà che non è più o che non è mai stata, ma vive fresca nella memoria come
ricordo presente.
La regia di Nadia Baldi si attesta su confini immutabili, ma non per questo facilmente rintracciabili, quelli che da millenni
vivono invariati nel cuore degli uomini. La messinscena, nell’interpretazione di Roberto Herlitzka e Lello Arena, utilizza una
delicata indagine interiore a specchio per svelare il rapporto tra dolore e bellezza.
24 febbraio Teatro Rossini
GIPI/I SACCHI DI SABBIA/FERDINANDO FALOSSI
ESSEDICE tratto da “S.” di Gipi
con Gabriele Carli, Annalisa Cercignano, Giulia Gallo, Gipi, Giovanni Guerrieri, Vincenzo Illiano, Giuria Solano.
maschere di Ferdinando Falossi
Produzione I Sacchi di Sabbia/Teatro Sant’Andrea in collaborazione con la Compagnia Sandro Lombardi, con il sostegno
della Regione Toscana.
S. è Sergio, il padre di Gipi. Nel fumetto è la vita di S. che viene raccontata insieme agli scorci dell'infanzia dell'autore.
Una storia di un uomo di provincia, di un padre di famiglia, di un uomo che fugge dai bombardamenti del '43 insieme alla
"fidanzata di S." che non è altro che la futura mamma di Gipi stesso.
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
"S. " è un insieme di racconti, ambigui, fantasiosi, reali: attraverso improvvisi e cinematografici salti temporali il nostro
presente si incrocia con l'orrore della guerra e una memoria individuale attraversa continuamente quella collettiva.
Lo spettacolo - oltre ad essere il tentativo di coniugare la poetica della compagnia, con l'immaginario di un grande autore
di fumetti, sperimentando divertenti ed originali tecniche da cartoon artigianale – è anche una profonda riflessione sul
Tempo.
Un lavoro non solo sulla Memoria (intesa in più sensi: la guerra, il lutto personale), ma anche sui baratri che in essa si
spalancano e che ci lasciano attoniti.
5 marzo Teatro Rossini
JACK AND JOE THEATRE
THE OFFICE
con Adriano Miliani e Alexey Merkushev
Tutte le mattine ci alziamo e andiamo in ufficio, non c’è un pensiero, una riflessione in proposito: ci alziamo e andiamo in
ufficio!
Ci mettiamo in macchina, autobus, treno e facciamo sempre lo stesso percorso, non c’è un pensiero, una riflessione in
proposito: lo si percorre automaticamente!
Anche le ore di lavoro scorrono senza che venga richiesto un pensiero: ore, giorni, mesi, anni passati senza pensare ….
ma la vita dov’è finita? Viviamo senza vivere!
La folle velocità contemporanea, la conseguente repressione delle necessità e dei bisogni originari, è il male del nuovo
secolo.
Jack and Joe con The Office ci propongono una via di fuga, accompagnandoci per mano a riscoprire quel fantastico
mondo parallelo che fisiologicamente tutti noi abbiamo e con il quale possiamo ritornare a vivere pienamente e
liberamente.
Un mondo bianco e azzurro, pareti che danzano, oggetti che arrivano dal cielo o che si muovono di vita propria, catene di
diamanti, figure di esseri umani, quadri che non sono solo quadri, letti che si animano, anime che volano, immagini di
luce e suoni, tutto questo è il fantastico mondo di Jack and Joe ....
Il fantastico ritorno del duo italo-russo Adriano Miliani (Joe) e Alexey Merkushev (Jack), che dopo le esperienze
internazionali degli anni novanta con la compagnia russa Derevo e i successivi lavori a due, con The Office ci presentano
la parodia iperealistica della vita d’ufficio dei protagonisti, contrapposta ai sogni, ai desideri e alle fantasie che scorrono
nelle loro menti.
26 marzo Teatro Rossini
PAOLO HENDEL
IL TEMPO DELLE SUSINE VERDI
scritto da Paolo Hendel con Piero Metelli
musiche originali di Ranieri Sessa eseguite dal vivo da Ranieri Sessa alla chitarra
produzione Agidi
Filo conduttore di questo nuovo monologo di Paolo Hendel è il tema dell’amore: ricordi di scuola, suggestioni,
favole rivisitate, versi immortali, battute da osteria, invenzioni surreali e bizzarre storie di quotidiana umanità.
Da Platone a Neruda passando per Amedeo Minghi.
Dell’attualità politica si occupa Carcarlo Pravettoni, l’industriale cinico e baro, il noto personaggio televisivo di Mai dire Gol
che bene sa interpretare l’arroganza e l’ignoranza dei nostri tempi. Recentemente nominato dal governo consulente
speciale agli Affari Sporchi, Pravettoni si presenta come candidato sindaco in tutte le città italiane con le sue soluzioni
estreme per risolvere i problemi del momento.
A fare da contrappunto, le musiche dal vivo eseguite dall’autore Ranieri Sessa alla chitarra.
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
2 aprile Teatro Rossini
ENZO MOSCATO
TOLEDO-SUITE
di e con Enzo Moscato
immagini sceniche Mimmo Paladino
direzione musicale Pasquale Scialò
luci Cesare Accetta
costumi Tata Barbalato
foto Pasquale Palmieri
organizzazione Claudio Affinito
prima toscana
‘Toledo-Suite’…
ovvero ‘Recital’ o ‘Serata-Voce’.
Viaggio nel flusso canoro-migratorio dei generi vocali più diversi.
Ovvero ancora - ed è forse la cosa più calzante - ‘Enzo Moscato, una sera, e quel suo canto/carezza/pugnale;
quell’indefinibile assenza/presenza, sulla scena, affidata alla sua gola’.
Quel duttile, affascinante gioco, che fa a meno di arredo, di orpelli, di costumi, di finzioni.
Che fa a meno di tutto, tranne che della Voce.
Forte e fragile pigmento.
Forte e fragile epidermide del suo essere ‘così’:
antico, moderno, aspro, dolce, smarrito, evocativo,
adulto, bambino, terribile e infrangibile Assoluto,
che tutto consegna alla forma-canzone, dai trovatori ai coevi cantautori.
Per intensamente mandarci dei segnali, forse.
Per più, fisicamente e mentalmente, lasciarci una ferita.
Enzo Moscato
6 maggio Teatro Rossini
LORENZO GLEIJESES
CERIMONIA progetto per una nuova messa in scena
con Anna Redi, Manolo Muoio, Lorenzo Gleijeses
regia Lorenzo Gleijeses
produzione Teatro Stabile di Calabria
Cerimonia (per un negro assassinato), è un testo dello scrittore spagnolo contemporaneo Fernando Arrabal, “autore di un
teatro geniale, brutale, sorprendente e gioiosamente provocatorio.”
Gli interpreti principali, costretti nello spazio claustrofobico di una stanza, non possono evitare di giocare al teatro, in una
girandola di personaggi sorprendenti e stranianti, che nascono, si trasformano e scompaiono senza soluzione di
continuità, sotto lo sguardo rapito dello spettatore.
Nella nostra visione specifica della messa in scena, il lavoro è diventato, da un lato, uno studio minuzioso su una serie di
artisti che non sono riusciti a coniugare la loro visione dell'arte con la vita quotidiana, e che sono rimasti feriti a morte
dalla propria stessa arte, potremmo chiamarli: poeti maledetti (Vladimir Majakovskij, Antonin Artaud, Vincent Van Gogh,
Ian Curtis...).
Per un altro verso, si tratta di un indagine sulle distorsioni grottesche con cui la società dello spettacolo - nel suo stadio
avanzato - ci costringe a fare i conti: l’esperienza dissociante e spasmodicamente esclusiva, che i nervi scoperti della
nostra percezione vivono, a contatto con lo spazio mediatico contemporaneo. Il paradossale solipsismo autistico della
dimensione cibernetica e lo scontro/incontro con le mille culture in movimento, con le quali la cultura globale ci obbliga a
confrontarci, come mai prima d’ora, anche nella vita concreta.
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]
Inizio spettacoli ore 21.00
La sera di spettacolo apertura biglietteria ore 20.00
CAMPAGNA ABBONAMENTI E CARNET dal 4 dicembre 2010
presso la Città del Teatro e il Teatro Rossini
PREVENDITA BIGLIETTI dal 17 dicembre
presso La Città del Teatro e il Teatro Rossini
circuito greenticket
botteghino Teatro Verdi di Pisa
on line su www.greenticket.it
La cittadelteatro via toscoromagnola 656 cascina (pi) tel. 050.744400
Teatro Rossini p.zza Togliatti Pontasserchio – San Giuliano T. (pi) tel. 050.861499 (nei
giorni di spettacolo)
Informazioni: www.lacittadelteatro.it – tel. 050.744400 – [email protected]
Fondazione Sipario Toscana
via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa
Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]