Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Regione Toscana – Provincia di Pisa – Comune di Cascina – Comune di San Giuliano T. L’ALTRO TEATRO stagione serale 2011 La stagione della Città del Teatro, a Cascina e San Giuliano Terme, prosegue lungo quel filo rosso che lega un gruppo crescente di spettatori ad un progetto artistico in controtendenza rispetto ai cliché dei cartelloni convenzionali. Sono gli appuntamenti di un teatro che, nell’era della volgarità, non vuole sottomettersi alla stupidità plebea o allo snobismo intellettuale, orgoglioso di rappresentare ancora un’occasione irripetibile per sconfiggere la solitudine, arricchire l’intelligenza, condividere con gli altri la propria sensibilità sociale e personale. Un teatro che nonostante le difficoltà resiste in un percorso d’arte e d’impegno civile, rappresentato in un luogo di incontro/scontro tra le idee, un luogo che mescola segni e culture, proponendo le diverse forme in cui l’immaginario contemporaneo manifesta necessità di bellezza, d’indignazione e d’utopia. In questo cammino alcuni artisti sfidano la crisi, la marginalità che, attraverso le televisioni, il potere sembra imporre alla cultura, ridotta a strumento di manipolazione mediatica, di derisione politica e di imbarbarimento sociale. Sono artisti che condividono visioni e narrazioni con un proprio pubblico: la spietatezza della satira, i drammi dell’indifferenza contemporanea, le immagini violente o surreali di un’epoca che ingarbuglia sapienza e follia, orrori, idee di futuro e nuove possibilità. Come sempre, in un teatro rivolto al rischio culturale e all’innovazione generazionale, saranno presenti maestri e giovani artisti, teatro contemporaneo e comico d’autore, ripercorrendo un repertorio di presenze che si rinnovano attraverso le proprie invenzioni sceniche: Emma Dante, Pippo Delbono, Alessandro Bergonzoni, Enzo Moscato, Lello Arena e Roberto Herlitzka, Ascanio Celestini, per citarne solo alcuni e tacere i nomi di altri artisti e musicisti che, da new entries, comporranno quello strano mix di sapori che identifica il nostro modello, sempre più riprodotto da molti imitatori. La stagione si inaugura in gennaio con Re Nudo, l’ultima produzione di Sipario Toscana scritta e diretta da Alessandro Garzella. Un’opera di teatro politico che rappresenta gli inganni e le prigionie delle nostre esistenze, sottoposte ad un bombardamento di immagini, alla falsificazione della nostra stessa identità. Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] LA CITTA’ DEL TEATRO – CASCINA 11-12-13-20-21-22 gennaio La Città del Teatro SIPARIO TOSCANA FONDAZIONE logo sipario toscana RE NUDO messa in scena di una favola sull’inganno liberamente ispirato a “ I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen e a “1984” di George Orwell testo e regia di Alessandro Garzella con Fabrizio Cassanelli, Irene Catuogno, Ivano Liberati, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Francesca Pompeo, Marco Selmi, Anna Teotti ideazione scene Luigi Di Giorno in collaborazione con Fabrizio Cassanelli e Alessandro Garzella elaborazioni in video di Valentina Grigò - luci di Giuliano De Martini Re Nudo è una favola teatrale sulle patologie dei nostri tempi. Un popolo e un re sono imprigionati da un potere occulto nell’arena mediatica di un varietà fanta politico che, processando gli ideali del novecento, ne ridicolizza i valori, assunti a simboli delle perversioni sociali di una umanità sempre più egoisticamente sola e paradossale. Re Nudo cerca di essere un’opera di sovversione poetica, la raffigurazione di una civiltà in declino spirituale, sottoposta a un trattamento genetico di massa volto a condizionare gli immaginari, desertificare le emozioni, contrapponendo alle vecchie utopie fascinazioni nuove: la realtà percepita, la semplificazione del pensiero, la simulazione virtuale, le visuali dell’inganno. La favola si ispira a “1984” di Orwell, a “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen e ad alcune esperienze di vita particolarmente oppresse, accostando i frammenti di queste fonti per analogia, come fossero i numeri di un varietà che, vaneggiando sul potere dell’immaginazione, provoca domande per astrazioni e somiglianze, sollecitando similitudini, corrispondenze percettive che lasciano agli spettatori lo spazio della visione critica e il compito della composizione narrativa. Un ruolo drammaturgico particolare è svolto dalla tecnologia che, seppur utilizzata nella forma più semplice possibile, qui rappresenta uno strumento d’assalto che oggi opprime la nostra vita quanto domani, forse, potrà renderla più libera e saggia. Abbiamo cercato di rappresentare le prigionie delle nostre esistenze. Nella mappa del novecento ci sono i focolai dell’infezione, le tracce degli inganni che ci hanno confuso il cervello, distruggendo le bandiere della nostra passione. Siamo noi il bombardamento di immagini che infetta le nostre coscienze e, goccia a goccia, porta il pensiero alla morbosità degli orrori e alla persuasione. Abbiamo spogliato i nostri corpi, come carciofi, come cipolle, come puttane, cercando la scintilla di una speranza dentro la nostra povera carne di cartone: inadeguati, perfino indifferenti, tra le misere della finzione, siamo diventati i tiranni della nostra ignoranza. Re nudi, come dei bambini marciti, come delle statuine di gesso, di un presepe in putrefazione. Alessandro Garzella Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] 5 febbraio La Città del Teatro ALESSANDRO BERGONZONI URGE di e con Alessandro Bergonzoni regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi scene Alessandro Bergonzoni Progetti Dadaumpa srl “Urge” il nuovo spettacolo di e con Alessandro Bergonzoni. Un allestimento che già dal titolo vuole chiaramente segnalarci un’allerta, una necessità artistica senza sosta e senza indugi. Ma cosa “Urge” a Bergonzoni, che arriva a questo nuovo testo dopo il pluripremiato “Nel”? Sicuramente segnalarci delle differenze che se trascurate possono realmente cambiare il senso delle cose, come quella tra sogno e bisogno. Ma anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. E soprattutto mettere sotto i nostri occhi il suo “voto di vastità” un vero e proprio canone artistico che lo obbliga a non distogliere mai gli occhi dal tutto. Un tutto composto dall’enormità e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. E in questo tutto è essenziale quindi anche lo spazio scenico, firmato sempre da Bergonzoni, che firma anche la regia in collaborazione con Riccardo Rodolfi. “Urge” quindi verificare dalla platea questa ulteriore e necessaria scrittura comica di quello che senza dubbio è uno dei più originali artisti contemporanei. 14 febbraio La Città del Teatro COMPAGNIA PIPPO DELBONO BARBONI ideazione e regia Pippo Delbono produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Compagnia Pippo Delbono con Bobò, Piero Corso, Armando Cozzuto, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Gustavo Giacosa, Simone Goggiano, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Julia Morawietz, Mr. Puma, Pepe Robledo Alla Città del Teatro ritorna Barboni, una scelta di repertorio per uno spettacolo storico della compagnia Pippo Delbono, creato a Napoli nel 1997 e vincitore del preio Ubu per "una ricerca condotta tra arte e vita”. Nel 1983 in Danimarca, nell’ambito di un atelier interdisciplinare diretto da Iben Nagel Rasmussen dell’Odin Teatret, inizia la collaborazione artistica tra l’attore e regista Pippo Delbono e l’attore argentino Pepe Robledo, tesa alla ricerca di un linguaggio che traduca il lavoro dell’attore danzatore in un’esperienza di vita. Dal loro primo spettacolo Il tempo degli assassini, Delbono e Robledo hanno continuato la loro ricerca confrontandosi con altri artisti e svolgendo un’intensa attività laboratoriale. Barboni rappresenta un prezioso tassello all’interno del loro percorso artistico verso un teatro che diventa sempre più essenziale, scena nuda che si crea soltanto grazie all’azione degli attori, attori che non recitano ma semplicemente “sono”, e che sempre di più va a coincidere con la vita. Da questo principio poetico su cui si sono fondati e sviluppati tutti i lavori della compagnia è nato anche Barboni: un lavoro che parte dall’incontro tra la compagnia ed alcune persone conosciute durante la permanenza a Napoli o in occasioni di lavoro particolari, come il laboratorio tenuto all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena di Aversa. Nell’arco delle ultime esperienze di lavoro della compagnia ho incontrato alcune persone che vivono l’arte non come “mestiere”, ma come esperienza fondamentale per la loro stessa sopravvivenza. Per queste persone l’espressione artistica non è un lavoro, una routine, ma una necessità di vita. Ora, in questo spettacolo, ho voluto creare un incontro fra due popoli di “barboni”: noi della compagnia (io, Pepe, Gustavo, Lucia, Pierino, Simone… persone che seguono il nostro lavoro da diverso tempo) che da sempre, per indole, per scelta o per vocazione (o per tutte queste cose insieme) viviamo un po’ ai margini di quello che è tutto il movimento teatrale italiano, portando avanti un discorso esclusivamente poetico ed artistico totalmente fuori da discorsi di politica, scambio mercato o altro, e i “barboni” che ho incontrato (Bobò, Mr. Puma, Armando…) con cui si è creato un legame, una poesia… Ecco, riunire queste esperienze e raccontare di quelle persone che, come barboni (e come noi), vivono l’arte come unica ragione per essere, per avere un’identità, per vivere… Pippo Delbono Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] 19 febbraio La Città del Teatro COMPAGNIA TEATRI D’IMBARCO INDAGINE D’AMORE testo e regia Nicola Zavagli con Beatrice Visibelli, Giovanni Esposito, Vania Rotondi e Marco Cappuccini, Giulia Attucci, Valentina Testoni, Marco Laudati, Chiara Martignoni musiche Vladimiro D'Agostino Una commedia in due atti, con protagonista Beatrice Visibelli e la compagnia Teatri d’Imbarco. Dopo L’armadio di famiglia e Un matrimonio quasi felice, Indagine d’amore di Nicola Zavagli costituisce l’ultimo capitolo di una trilogia dedicata alla famiglia, sentita come cuore rivelatore della condizione umana e specchio per una riflessione sul mondo contemporaneo. Protagonista una madre colta, democratica, impegnata nel sociale come psicoterapeuta, immune da qualsiasi forma di razzismo, finché un giorno la figlia non le porta in casa il “mondo nuovo” ovvero l’amore per un clandestino. Un meccanismo da commedia per raccontare le nostre paure, il nostro disordine amoroso, la nostra insicurezza. L’obbiettivo è quello di promuovere una riflessione sulla metamorfosi delle relazioni familiari nell’evoluzione di un contesto sempre più marcatamente multiculturale. Mettere a confronto il crollo della famiglia con il fenomeno dell’immigrazione; la confusione dei nostri rapporti sentimentali con il nutrimento ambiguo e vitale dello straniero. La storia si muove tra un paesaggio esterno, in quelle crepe dove forse s’annidano le ragioni di certi conflitti sociali, e un interno domestico, dove affiorano le dinamiche nevrotiche di una famiglia in bilico tra resa dei conti e separazione. Alla fine l’amore esplode lasciando non si sa cosa, forse solo altra solitudine. Del resto tentare di leggere un futuro per la famiglia è difficile, quasi impossibile. Per cui davanti all’asprezza dei tempi non ci resta che indagare ancora una volta miserie e meraviglie delle relazioni umane. 27 febbraio La Città del Teatro GIUSEPPE BATTISTON e GIANMARIA TESTA 18 MILA GIORNI il pitone di Andrea Bajani musiche originali di Gianmaria Testa regia Giorgio Gallione Produzioni Fuorivia e Fondazione Teatro Stabile di Torino 18 mila giorni corrispondono a 50 anni. E’ curioso come la prospettiva e il senso del tempo possano cambiare a seconda del criterio col quale lo si organizzi: gli anni o i giorni. Il pitone è un animale che prima se ne sta buono e ti prende le misure e poi, quando ha raggiunto la tua stessa lunghezza o la tua stessa forza, ti fa fuori. Il nostro spettacolo parte da qui: dal tempo e da una metafora. Protagonista un uomo di 50 anni che perde il lavoro. Riflessioni personali e epocali si intrecciano a sottolineare come in soli 18 mila giorni siano radicalmente mutate le prospettive e le aspettative sociali in Italia. Dalla dignità del lavoro del gruista della “Chiave a stella” di Primo Levi, da un’epoca in cui il lavoro era un diritto e elemento fondante dell’umana dignità, al trionfo dell’odierno precariato, divenuto persino forma più o meno palese di ricatto sociale. Protagonista Giuseppe Battiston, pluripremiato attore del nostro cinema e del nostro teatro (recentissimo il Premio UBU come miglior attore italiano). Accanto a lui, a fare da contrappunto musicale, il cantautore Gianmaria Testa che ha composto canzoni nuove e inedite apposta per questo spettacolo. Il testo, originale, sarà dello scrittore torinese Andrea Bajani. La regia è di Giorgio Gallione, le luci di Andrea Violato. Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] C’è stato un momento in cui ci siamo svegliati, e ci siamo resi conto che quello che prima avevamo non c’era più, si era volatilizzato. Come tornare a casa, cercarsi il portafoglio dentro la tasca e sentire che dentro la tasca c’è un vuoto dove prima era pieno. Si resta così, con un senso di tradimento che brucia. Perché quello che ferisce di più, oltre al furto, è il non essersi accorti di nulla, l’inganno di una mano che si infila, ti deruba, e poi se ne va via impunita. Ecco, io quando penso a che cosa è successo al lavoro in Italia, e dunque all’Italia, penso a quella stessa sensazione di tradimento. Com’è possibile, mi chiedo ogni volta, che dopo tanti anni un giorno ci siamo svegliati, e quello che avevamo dato per scontato – il lavoro – non c’era più, si era volatilizzato? Com’è successo che un giorno ci siamo svegliati e il lavoro, da diritto che era, era diventato una concessione, e ciascuno era disposto a sbranare il vicino pur di salvarsi? Com’è successo che l’Italia una mattina si è svegliata, e tutto quel che aveva messo da parte non c’era più? Andrea Bajani 19 marzo La Città del Teatro MARGHERITA HACK E GINEVRA DI MARCO L’ANIMA DELLA TERRA (VISTA DALLE STELLE) idea e direzione Francesco Magnelli produzione NOMUSIC uno spettacolo di parole e musica Margherita Hack – voce Ginevra Di Marco – voce cantante Francesco Magnelli – piano e magnellophoni Andrea Salvadori – chitarra e tzouras Luca Ragazzo – batteria suono Mauro De Pietri scene Alessandro Marzetti produzione esecutiva Sergio delle Cese Il viaggio dell’uomo attraverso la terra, uno spettacolo che indaga il rapporto tra noi e l’universo che ci accoglie. L'incontro di due 'stelle' nate in Toscana diventa l'occasione per indagare su alcune tematiche sociali scottanti quali immigrazione/emigrazione, nuove energie, globalizzazione, lavoro, corruzione ... Ginevra Di Marco interpreterà alcune tra le melodie tradizionali più belle su queste tematiche: brani densi di significati, valori e storia; Margherita Hack alternerà alle canzoni i suoi testi di approfondimento, puntualizzando ed espandendo i concetti con la forza della sua immensa esperienza ed il suo carisma. Nello spettacolo ci sarà musica etnica, tradizionale e cantautorato di qualità da tutto il mondo, un viaggio verso tutti i continenti, con canti dalla Bretagna, da Cuba, dalla Macedonia, Albania, Italia del Sud, Toscana. 15 aprile La Città del Teatro ASCANIO CELESTINI LA FILA INDIANA musiche Matteo D’Agostino - suono Andrea Pesce io cammino in fila indiana. io sono il numero 23724. non lo posso dire con certezza. è una cosa che ho dedotto dal fatto che quello che cammina davanti a me mi ha detto che lui è il 23723. Perciò se la matematica non è un’opinione io sarei proprio il 23724. Io cammino in fila indiana. Camminando vedo quello che cammina avanti a me. Gli vedo la nuca, il collo, le spalle e la schiena, il culo e le gambe e infine le scarpe. La faccia non posso vederla. Non gliel’ho mai vista. Io cammino in fila indiana. Ma il numero 1, il primo della fila, quello l’ho visto. Lo vedo sempre. Lo vedo in televisione. Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] E’ numero 1 che ci dice “andare piano” e noi tutti camminiamo piano. E’ numero 1 che ci dice “andare forte” e noi tutti camminiamo forte. Numero 1 ci dice anche “marciare” e noi tutti a marciare. Io cammino in fila indiana. E a un certo punto vedo uno che cammina a fianco a me. ___________________________________________________ Racconti detti a margine di altri spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l’incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio di una barca di emigranti. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle quali se ne aggiungono altre, di sera in sera, nel corso della tournée. 30 aprile La Città del Teatro EMMA DANTE LA TRILOGIA DEGLI OCCHIALI ACQUASANTA cap. I – IL CASTELLO DELLA ZISA cap. II prima toscana testo e regia Emma Dante scene Emma Dante, Carmine Maringola costumi Emma Dante disegno Luci Cristina Fresia coproduzione Compagnia Sud Costa Occidentale - Teatro Stabile di Napoli - CRT Centro di Ricerca per il Teatro con il sostegno di Théâtre du Rond Point – Paris Coordinamento produzione/distribuzione Fanny Bouquerel/ Amunì La trilogia è composta di tre spettacoli autonomi (Acquasanta, Il castello della Zisa, Ballarini) ma indissolubilmente legati da temi di marginalità: povertà, vecchiaia e malattia. Tutti i personaggi della trilogia inforcano gli occhiali. Sono mezzi cecati. Malinconici e alienati. Acquasanta, capitolo I con Carmine Maringola Un uomo si ancora sul palcoscenico, a prua di una nave immaginaria. Sta. Esperto nel manovrare gli ingranaggi che muovono la simulazione della nave, ‘o Spicchiato si salva dalla finta burrasca che mette in scena per rievocare i ricordi della sua vita di mozzo. È imbarcato dall’età di 15 anni e da allora non scende dalla nave. Non crede alla terraferma, per lui è ‘n’illusione. Sopra la sua testa pende il tempo del ricordo: una trentina di contaminati ticchettìano inesorabili. Poi suonano e tutto tace. Il mare smette di respirare e ‘o Spicchiato rivive l’abbandono. Un giorno la nave salpa senza di lui, lasciandolo solo e povero sul molo di un paese straniero: la terraferma. Proprio lui che senza la nave si sente perso, lui che ha votato la sua vita alla navigazione, lui che giorno e notte ha bisogno di parlare con il suo unico grande amore: il mare. Le voci della ciurma, del capitano, gli rimbombano nella testa e ‘o Spicchiato, cantastorie, tira i fili dei suoi pupi. Ma nell’attesa del ritorno della nave, il mozzo, a prua, diventa di legno come polena di un vecchio galeone. Emma Dante Il castello della Zisa, capitolo II Con Claudia Benassi, Stéphanie Taillandier, Onofrio Zummo Nicola ha gli occhi aperti ma non vede. Vive in un istituto assistito da due donne. La giovane e quella più anziana, tra una preghiera e l’altra lo puliscono, lo sfamano, lo rimproverano e lo stimolano con alcuni giocattoli, lanciandogli palle, palline e hula hoop. In uno stato catatonico, Nicola sta seduto su una piccola sedia, da quando, bambino, fu strappato alla zia nel quartiere popolare della Zisa dove viveva davanti a un favoloso castello... in quel castello è rinchiusa la sua infanzia, la sua spensieratezza… dalla mattina alla sera davanti alla finestra se ne stava a contare i diavoli appollaiati sul tetto e a difendere il castello che di notte diventava d’argento cu tutti ‘i stedduzzi che ci facevano da coroncina. Ma un giorno, Nicola, guardiano del castello con la maschera di drago e i guanti di artigli, viene spodestato. Allora s’incanta, per sempre. Siamo noi che gli vediamo alzare gli occhi al cielo, emettere un urlo, quell’urlo imprigionato nel suo corpo, siamo noi che lo sentiamo parlare, raccontare, accendersi di passione. Dura il tempo di un fiammifero questo nostro risveglio. Emma Dante Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] TEATRO ROSSINI – PONTASSERCHIO 29 gennaio - fuori programma – Teatro Rossini In onore del patto di amicizia con il Comune di Stazzema il Comune di San Giuliano Terme celebra il Giorno della Memoria con lo spettacolo ad ingresso libero (fino ad esaurimento posti) ELISABETTA SALVATORI SCALPICCII SOTTO I PLATANI l’estate del ’44 a Sant’Anna di Stazzema narrazione di e con Elisabatta Salvatori al violino Matteo Ceramelli Si tratta della ricostruzione dell'estate del '44 a Sant' Anna di Stazzema, fino al giorno dell'eccidio, raccontata attraverso la testimonianza di 4 superstiti. Sant' Anna, in Versilia, nel '44 era un piccolo centro, dove molti sfollati avevano provato rifugio per scappare agli orrori della guerra. Il racconto è sereno, perchè si narra dei giorni che precedettero il 12 agosto: si parla di donne che aspettavano con fiducia, di ragazze che preparavano il corredo, di tanti bimbi per le piazze a giocare, perchè a Sant'Anna non ce n'erano di pericoli, della notte di San Lorenzo, il 10, appena due giorni prima, le stelle cadenti, i desideri, fino a quel sabato mattina, quando le donne avevano già acceso il fuoco per cuocere il pane. Poi su per la salita che porta al paese, tre colonne di nazisti, guidati da fascisti versiliesi, cantando con un organetto, irrompono nel paese con brutalità inaudita: in poco meno di tre ore vengono uccise 560 persone soprattutto donne e bambini. 12 febbraio Teatro Rossini ROBERTO HERLITZKA E LELLO ARENA DON CHISCIOTTE di Ruggero Cappuccio - regia di Nadia Baldi liberamente ispirato all’opera di Miguel de Cervantes musiche di Paolo Vivaldi progetto scene Nicola Rubertelli Nella versione scenica prodotta da Teatro Segreto Srl, Don Chisciotte è Michele Cervante, studioso di letteratura epica che vive in una profonda solitudine. Emarginato da una società che lo respinge quotidianamente, perde contatto con il mondo reale, attivando una crescente energia visionaria che lo porterà a dialogare con i fantasmi della classicità. L’apparizione di un singolare personaggio che Don Chisciotte trasforma nel suo Salvo Panza innesca il tentativo di riportare il professore entro i confini di una ritualità sociale cosiddetta normale. Il protagonista, posseduto dall’anima immortale dell’hidalgo de la Mancha, continua, però, ad alterare la relazione tra passato e presente, inseguendo una visione disperata e poetica dell’esistenza. Il fragilissimo eroe cerca un’ipotetica Dulcinea, che nel suo desiderio si configura come definitivo incontro di salvezza e di pace. Il testo di Ruggero Cappuccio si concentra sul conflitto tra modernità efferata e umanità poetica, sulla solitudine, l’illusione, l’alienazione nel lirismo di una realtà che non è più o che non è mai stata, ma vive fresca nella memoria come ricordo presente. La regia di Nadia Baldi si attesta su confini immutabili, ma non per questo facilmente rintracciabili, quelli che da millenni vivono invariati nel cuore degli uomini. La messinscena, nell’interpretazione di Roberto Herlitzka e Lello Arena, utilizza una delicata indagine interiore a specchio per svelare il rapporto tra dolore e bellezza. 24 febbraio Teatro Rossini GIPI/I SACCHI DI SABBIA/FERDINANDO FALOSSI ESSEDICE tratto da “S.” di Gipi con Gabriele Carli, Annalisa Cercignano, Giulia Gallo, Gipi, Giovanni Guerrieri, Vincenzo Illiano, Giuria Solano. maschere di Ferdinando Falossi Produzione I Sacchi di Sabbia/Teatro Sant’Andrea in collaborazione con la Compagnia Sandro Lombardi, con il sostegno della Regione Toscana. S. è Sergio, il padre di Gipi. Nel fumetto è la vita di S. che viene raccontata insieme agli scorci dell'infanzia dell'autore. Una storia di un uomo di provincia, di un padre di famiglia, di un uomo che fugge dai bombardamenti del '43 insieme alla "fidanzata di S." che non è altro che la futura mamma di Gipi stesso. Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] "S. " è un insieme di racconti, ambigui, fantasiosi, reali: attraverso improvvisi e cinematografici salti temporali il nostro presente si incrocia con l'orrore della guerra e una memoria individuale attraversa continuamente quella collettiva. Lo spettacolo - oltre ad essere il tentativo di coniugare la poetica della compagnia, con l'immaginario di un grande autore di fumetti, sperimentando divertenti ed originali tecniche da cartoon artigianale – è anche una profonda riflessione sul Tempo. Un lavoro non solo sulla Memoria (intesa in più sensi: la guerra, il lutto personale), ma anche sui baratri che in essa si spalancano e che ci lasciano attoniti. 5 marzo Teatro Rossini JACK AND JOE THEATRE THE OFFICE con Adriano Miliani e Alexey Merkushev Tutte le mattine ci alziamo e andiamo in ufficio, non c’è un pensiero, una riflessione in proposito: ci alziamo e andiamo in ufficio! Ci mettiamo in macchina, autobus, treno e facciamo sempre lo stesso percorso, non c’è un pensiero, una riflessione in proposito: lo si percorre automaticamente! Anche le ore di lavoro scorrono senza che venga richiesto un pensiero: ore, giorni, mesi, anni passati senza pensare …. ma la vita dov’è finita? Viviamo senza vivere! La folle velocità contemporanea, la conseguente repressione delle necessità e dei bisogni originari, è il male del nuovo secolo. Jack and Joe con The Office ci propongono una via di fuga, accompagnandoci per mano a riscoprire quel fantastico mondo parallelo che fisiologicamente tutti noi abbiamo e con il quale possiamo ritornare a vivere pienamente e liberamente. Un mondo bianco e azzurro, pareti che danzano, oggetti che arrivano dal cielo o che si muovono di vita propria, catene di diamanti, figure di esseri umani, quadri che non sono solo quadri, letti che si animano, anime che volano, immagini di luce e suoni, tutto questo è il fantastico mondo di Jack and Joe .... Il fantastico ritorno del duo italo-russo Adriano Miliani (Joe) e Alexey Merkushev (Jack), che dopo le esperienze internazionali degli anni novanta con la compagnia russa Derevo e i successivi lavori a due, con The Office ci presentano la parodia iperealistica della vita d’ufficio dei protagonisti, contrapposta ai sogni, ai desideri e alle fantasie che scorrono nelle loro menti. 26 marzo Teatro Rossini PAOLO HENDEL IL TEMPO DELLE SUSINE VERDI scritto da Paolo Hendel con Piero Metelli musiche originali di Ranieri Sessa eseguite dal vivo da Ranieri Sessa alla chitarra produzione Agidi Filo conduttore di questo nuovo monologo di Paolo Hendel è il tema dell’amore: ricordi di scuola, suggestioni, favole rivisitate, versi immortali, battute da osteria, invenzioni surreali e bizzarre storie di quotidiana umanità. Da Platone a Neruda passando per Amedeo Minghi. Dell’attualità politica si occupa Carcarlo Pravettoni, l’industriale cinico e baro, il noto personaggio televisivo di Mai dire Gol che bene sa interpretare l’arroganza e l’ignoranza dei nostri tempi. Recentemente nominato dal governo consulente speciale agli Affari Sporchi, Pravettoni si presenta come candidato sindaco in tutte le città italiane con le sue soluzioni estreme per risolvere i problemi del momento. A fare da contrappunto, le musiche dal vivo eseguite dall’autore Ranieri Sessa alla chitarra. Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] 2 aprile Teatro Rossini ENZO MOSCATO TOLEDO-SUITE di e con Enzo Moscato immagini sceniche Mimmo Paladino direzione musicale Pasquale Scialò luci Cesare Accetta costumi Tata Barbalato foto Pasquale Palmieri organizzazione Claudio Affinito prima toscana ‘Toledo-Suite’… ovvero ‘Recital’ o ‘Serata-Voce’. Viaggio nel flusso canoro-migratorio dei generi vocali più diversi. Ovvero ancora - ed è forse la cosa più calzante - ‘Enzo Moscato, una sera, e quel suo canto/carezza/pugnale; quell’indefinibile assenza/presenza, sulla scena, affidata alla sua gola’. Quel duttile, affascinante gioco, che fa a meno di arredo, di orpelli, di costumi, di finzioni. Che fa a meno di tutto, tranne che della Voce. Forte e fragile pigmento. Forte e fragile epidermide del suo essere ‘così’: antico, moderno, aspro, dolce, smarrito, evocativo, adulto, bambino, terribile e infrangibile Assoluto, che tutto consegna alla forma-canzone, dai trovatori ai coevi cantautori. Per intensamente mandarci dei segnali, forse. Per più, fisicamente e mentalmente, lasciarci una ferita. Enzo Moscato 6 maggio Teatro Rossini LORENZO GLEIJESES CERIMONIA progetto per una nuova messa in scena con Anna Redi, Manolo Muoio, Lorenzo Gleijeses regia Lorenzo Gleijeses produzione Teatro Stabile di Calabria Cerimonia (per un negro assassinato), è un testo dello scrittore spagnolo contemporaneo Fernando Arrabal, “autore di un teatro geniale, brutale, sorprendente e gioiosamente provocatorio.” Gli interpreti principali, costretti nello spazio claustrofobico di una stanza, non possono evitare di giocare al teatro, in una girandola di personaggi sorprendenti e stranianti, che nascono, si trasformano e scompaiono senza soluzione di continuità, sotto lo sguardo rapito dello spettatore. Nella nostra visione specifica della messa in scena, il lavoro è diventato, da un lato, uno studio minuzioso su una serie di artisti che non sono riusciti a coniugare la loro visione dell'arte con la vita quotidiana, e che sono rimasti feriti a morte dalla propria stessa arte, potremmo chiamarli: poeti maledetti (Vladimir Majakovskij, Antonin Artaud, Vincent Van Gogh, Ian Curtis...). Per un altro verso, si tratta di un indagine sulle distorsioni grottesche con cui la società dello spettacolo - nel suo stadio avanzato - ci costringe a fare i conti: l’esperienza dissociante e spasmodicamente esclusiva, che i nervi scoperti della nostra percezione vivono, a contatto con lo spazio mediatico contemporaneo. Il paradossale solipsismo autistico della dimensione cibernetica e lo scontro/incontro con le mille culture in movimento, con le quali la cultura globale ci obbliga a confrontarci, come mai prima d’ora, anche nella vita concreta. Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected] Inizio spettacoli ore 21.00 La sera di spettacolo apertura biglietteria ore 20.00 CAMPAGNA ABBONAMENTI E CARNET dal 4 dicembre 2010 presso la Città del Teatro e il Teatro Rossini PREVENDITA BIGLIETTI dal 17 dicembre presso La Città del Teatro e il Teatro Rossini circuito greenticket botteghino Teatro Verdi di Pisa on line su www.greenticket.it La cittadelteatro via toscoromagnola 656 cascina (pi) tel. 050.744400 Teatro Rossini p.zza Togliatti Pontasserchio – San Giuliano T. (pi) tel. 050.861499 (nei giorni di spettacolo) Informazioni: www.lacittadelteatro.it – tel. 050.744400 – [email protected] Fondazione Sipario Toscana via toscoromagnola 656 cascina 56021 pisa Tel.050.744400 fax 050.744233 www.lacittadelteatro.it – [email protected]