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La Grande guerra e la perdita di centralità dell’Europa
In che senso si può dire che la Grande guerra segnò una svolta epocale? Non solo per le dimensioni
sconvolgenti del conflitto, ma anche per le sue conseguenze sulla forza economica e politica del
continente europeo, che in quell’occasione perse il primato mondiale esercitato durante il XIX
secolo.
La Grande guerra: l’inizio dell’età contemporanea
Gli storici sono ormai concordi nel considerare la Grande guerra una cesura epocale nella storia
recente dell’umanità, che non solo costituisce il vero spartiacque tra Ottocento e Novecento, ma
soprattutto segna l’inizio dell’età contemporanea.
Secondo la definizione, tuttora convincente, dello storico inglese Geoffry Barraclough, «la storia
contemporanea ha inizio quando i problemi che sono attuali nel mondo odierno assumono per la
prima vota una chiara fisionomia». In altre parole, le grandi questioni del XX secolo hanno assunto
una «chiara fisionomia» nel corso della Grande guerra.
Questa tesi è confermata da un altro storico inglese, Eric J. Hobsbawm, che ha visto nella Grande
guerra almeno tre «punti di non ritorno»: il mondo non è più eurocentrico o, per dirla in altre parole,
l’Europa non è più il centro indiscusso del potere, della ricchezza e della cultura della civiltà
occidentale; il mondo è diventato un campo d’azione molto più unitario di quanto non lo fosse
prima; infine, si sono imposti nuovi modelli delle relazioni umane e sociali che hanno, come prima
e più importante conseguenza, «la rottura dei legami tra le generazioni, vale a dire tra passato e
presente». Tentiamo dunque di rileggere la storia dell’immane conflitto alla luce delle definizione
di Barraclough e dei primi due «punti di non ritorno» segnalati da Hobsbawm.
Il “centro del mondo” si sposta fuori dall’Europa
Appare subito evidente che l’elemento distintivo della Grande guerra rispetto alle guerre precedenti
è il suo carattere mondiale. È con la guerra del 1914-18 che si delinea, infatti, la compiuta
integrazione del pianeta, l’interdipendenza dei diversi scenari regionali e continentali, ciò che
costituisce una delle caratteristiche fondamentali del mondo attuale. La crisi irreversibile
dell’equilibrio tra gli stati nazionali in Europa determinò infatti una reazione a catena che coinvolse
quasi tutti gli stati europei, le potenze extraeuropee (impero ottomano, Stati Uniti, Giappone), le
colonie afro-asiatiche, alcuni stati latinoamericani. E la dilatazione su scala planetaria delle
relazioni politiche comportò – e in certo modo rivelò – il venir meno della centralità europea nello
scenario mondiale: la Grande guerra, per citare ancora Barraclough, quanto più costituiva il primo
atto della «nuova età della politica mondiale», tanto più segnava la fine dell’«età europea», vale a
dire di quella lunga fase – che iniziò a metà Settecento ed ebbe il suo culmine nell’Ottocento –
caratterizzata dall’egemonia mondiale degli stati-nazione del vecchio continente.
Stati Uniti e Giappone, le due nuove potenze extraeuropee
L’intervento americano e giapponese contro la Germania nella prima guerra mondiale fu la prova
evidente della debolezza europea. La vittoria dell’Intesa, dopo un periodo di stasi durante il quale
nessuno dei due schieramenti in campo sembrava in grado di prevalere, fu infatti essenzialmente
determinata dall’intervento delle potenze extraeuropee.
Inoltre la guerra stessa, con il suo enorme dispendio di risorse umane e materiali, contribuì ad
accelerare il declino dell’Europa degli stati-nazione: alla fine delle ostilità, le principali economie
europee si ritrovarono gravemente dipendenti dai prestiti e dai finanziamenti americani; l’Estremo
oriente sfuggì completamente al controllo europeo, divenendo terreno di conquista e di scontro tra
l’imperialismo americano e quello nipponico; l’India e il Medio oriente diedero le mosse a un lungo
processo di decolonizzazione; infine, gli stessi stati vincitori – Francia e Gran Bretagna – non
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riuscirono a costruire le basi di un nuovo, duraturo equilibrio europeo com’era invece accaduto
nella seconda metà dell’Ottocento dopo la guerra franco-prussiana.
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