ALLA MESSA DI RINGRAZIAMENTO PER L’ELEZIONE DI PAPA BENEDETTO XVI. CATTEDRALE DI SAN GIUSTO, 21 APRILE 2005. IS 61, 1-3; 1PT 1, 3-9; GV 21, 15-17. Onorevoli Autorità, Fratelli e sorelle nel Signore, questa basilica cattedrale ci vede una volta ancora riuniti. Lo siamo stati nei giorni del dolore e del pianto quando accompagnammo in preghiera il ritorno di Giovanni Paolo II alla casa del Padre; lo siamo ora con il cuore che esulta nella gioia e canta al Signore l’inno di grazie per il dono del nuovo Papa. 1. “Lo Spirito del Signore Dio è su di me” (IS 61,1) 1.1. Entrato come suo solito, nel giorno di sabato, nella piccola sinagoga di Nazaret, Gesù lesse il passo dov’era scritto: “Lo spirito del Signore è su di me … per questo mi ha consacrato e mi ha mandato ad annunziare un lieto messaggio di liberazione e di grazia (CFR IS 61,1-3). Disse che quella profezia in lui s’era avverata: su di lui s’era posato lo spirito del Signore, a lui era stata affidata la parola di consolazione e di salvezza (CFR LC 4,14-19.21). Ho spontaneamente accostato alla voce profetica e alla pagina del vangelo di Luca l’evento che abbiamo vissuto. Nell’austero scenario della cappella Sistina i cardinali chiedevano allo Spirito di mostrare loro chi avesse scelto perché il loro voto potesse eleggere il nuovo Papa. Non erano soli. Da tutta la Chiesa saliva a Dio la preghiera per loro. Il mondo era in attesa. E lo Spirito scese su colui che ora succede a Pietro, Benedetto XVI. 1.2. Nella sua prima omelia egli ha confessato umilmente la sua inadeguatezza e il suo umano turbamento per la responsabilità che gli è stata affidata ed insieme ha espresso gratitudine perché Dio non abbandona il suo gregge e coloro che egli stesso ha eletto vicari del suo Figlio (CFR OMELIA DEL 20 APRILE 2005, N.1; PREFAZIO DEGLI APOSTOLI, I). In una nota di tenerezza esprime la convinzione che la grazia che l’ha rasserenato è dovuta al suo predecessore Giovanni Paolo II: «Mi sembra – egli dice - di sentire la sua mano forte che stringe la mia; mi sembra di vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole, rivolte in questo momento particolarmente a me: ‘Non avere paura’ » (OMELIA, N.1). 2. 17). “Simone di Giovanni, mi ami tu? Pasci le mie pecorelle” (GV 21, 2.1. Nella regione di Cesarea di Filippo a Pietro, che lo riconosce Figlio del Dio vivente, Gesù dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa … e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa … a te darò le chiavi del regno dei cieli” (MT 16,15-19). Al Santo Padre sembra di rivivere la stessa scena evangelica, ripete le parole trepidanti del pescatore di Galilea e riascolta la rassicurante promessa del Maestro perché sente l’enorme peso 2 della responsabilità che si è riversata sulle sue povere spalle e chiede al Signore di supplire alla povertà delle sue forze (OMELIA, 2). Sulle sponde del lago di Tiberiade Gesù, il risorto, chiederà a Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu?”. Perché questa domanda? E perché ripetuta tre volte? Pietro se ne addolora. Al Signore risponderà: “Tu lo sai che ti amo … tu sai tutto, tu sai che ti amo (GV 21,17). E a lui il Signore: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle” (GV 21,15-17). E colui che Gesù ha chiamato pietra diviene il pastore del gregge. Sono le due immagini che definiscono compiutamente il compito di Pietro e di chi a lui succede: pietra su cui salda si costruisce la Chiesa nella fede, e pastore che la guida e la custodisce nell’unità. 2.2. Non vi è dubbio alcuno che Benedetto XVI sarà strenuo difensore della purezza ed integrità della fede. Altrettanto certo è che saprà esserlo con l’amore di un pastore: chi lo conosce dice della sua sensibilità attenta e della sua disponibilità a farsi carico dei dubbi, dei problemi e della sofferenza dell’altro, ne rileva la semplicità, la familiarità, la dolcezza del suo sorriso. Sono segni che rivelano un cuore che sa amare. Forse non siamo usi a rilevarlo: ma Gesù non affida il suo gregge a chi ama le pecorelle, ma a chi ama Lui e in pienezza d’amore. È l’amore a Cristo che fa il pastore, come la fedeltà alla sua parola lo fa roccia sicura di verità. Appare di grande rilievo l’affermazione del Papa: «In Cristo coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe “un cembalo che tintinna”» (OMELIA IN MISSA PRO ELIGENDO PONTIFICE, 18.4.2005; CFR. 1COR 13, 1). Così come si fondono nel Pastore che deve guidare il suo popolo ad una fede adulta e matura, profondamente radicata in Cristo (OMELIA DEL 18.4.2005). Ed è a Cristo che il nuovo Papa rinnova la sua totale e fiduciosa adesione (OMELIA DEL 20.4.2005, N. 2). 3. Su quali vie il nuovo Papa guiderà la Chiesa? Giovanni Paolo II lascia al suo successore “una chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane” (OMELIA 20.4.2005, N.3). Su quali vie egli la guiderà? 3.1. Noi guardiamo con fede a Benedetto XVI, vicario di Cristo e pastore della Chiesa universale e lo accogliamo con gioia. Sappiamo che è lo Spirito da Cristo promesso ai suoi apostoli a guidarci alla pienezza della verità (CFR GV 16,13). E sappiamo che è Cristo a pascere la sua Chiesa nella persona di coloro che egli stesso ha costituito pastori (CFR PREFAZIO DEGLI APOSTOLI, I). Nella luce della fede ogni incertezza ed ogni apprensione da noi s’allontanano fino a scomparire per lasciare posto alla serena fiducia. Stampa e televisione hanno rilanciato nel mondo la notizia dell’elezione del nuovo Papa dando ampio spazio non solo all’entusiasmo della folla e ai convinti consensi ma anche ad affrettati commenti e a preoccupate previsioni. Avrà continuità il ministero apostolico di Giovanni Paolo II? E il suo dialogo con le Chiese cristiane e con le altre religioni e le diverse culture? 3 Parlando ai Cardinali nella prima Messa celebrata da Papa. Benedetto XVI ha dissipato ombre e timori esponendo, con determinazione e con chiarezza, le linee del suo servizio pontificale. 3.2. Ha affermato con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II i cui insegnamenti si rivelano particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata (OMELIA CIT., N. 3); ha richiamato alla collegialità episcopale che pur nella differenza dei ruoli e delle funzioni unisce in comunione il Papa e i Vescovi (OMELIA CIT., N. 2); con piena consapevolezza si è assunto come impegno primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo (OMELIA CIT. N.5); a coloro che seguono altre religioni o che semplicemente cercano una risposta alle domande fondamentali dell’esistenza e non l’hanno ancora trovata, ha assicurato di voler continuare a tessere con loro un dialogo aperto e sincero (OMELIA CIT., N. 6); ha detto che non risparmierà sforzi e dedizione per proseguire il promettente dialogo con le diverse civiltà perché dalla reciproca comprensione scaturiscano le condizioni di un futuro miglior per tutti (OMELIA CIT. N. 6). E una promessa ha fatto ai giovani, futuro e speranza della Chiesa e dell’umanità: “continuerò a dialogare con voi, ascoltando le vostre attese nell’intento di aiutarvi ad incontrare sempre più in profondità il Cristo vivente, l’eternamente giovane (OMELIA CIT., N, 6)”. 3.3 Ho lasciato volutamente la parola al Santo Padre da cui appare inequivocabile e chiara la volontà di dare continuità al pontificato di Giovanni Paolo II che, da qualche parte, si temeva venisse a mancare. Essa sarà decisamente e fedelmente perseguita nella piena fedeltà al Concilio e la Chiesa persevererà nel suo andare incontro all’uomo perché in Cristo abbia risposta la sua ansia di verità e di pace. A Dio salga ora la nostra riconoscente preghiera perché il Signore sostenga con la sua grazia il Papa che ha scelto per questo nostro tempo e per noi. E a lui promettiamo la nostra fedeltà ed offriamo il nostro amore.