APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 1 di 14 1 . Vulcani Che cos’è un vulcano C'è un'isola piccola isola pochi chilometri a nord della Sicilia che ha dato il nome a tutti i vulcani del mondo: l'isola di VULCANO. Secondo gli antichi greci era su quest'isola che il Dio Vulcano abitava e lavorava nella sua mitica fucina. L'isola di Vulcano fa parte di uno degli arcipelaghi più spettacolari del pianeta: L'arcipelago delle isole Eolie. Un arcipelago formato da sette distinte isole vulcaniche: Alicudi, Filicudi, Panarea, Lipari, Salina, Stromboli e Vulcano. Attraverso le sonde si è potuto osservare l’aspetto dei vulcani e della loro attività anche nel Sistema solare. ll più grande vulcano finora conosciuto è su Marte e l’attività vulcanica più intensa è quella di Io, un satellite interno di Giove, le stesse rocce della crosta lunare sono dovute ad un’intensa attività vulcanica. Ma cosa sono i vulcani? Da molti anni l'uomo si interroga su queste domande e già nel 79 d.c. Plinio il Giovane descrisse in due lettere a Tacito l'eruzione del Vesuvio che provocò una delle più famose catastrofi naturali della Storia, quella di Ercolano e Pompei. Plinio il Giovane trasformò queste due lettere in una descrizione estremamente dettagliata dei fenomeni vulcanici da lui osservati tanto che molti dei termini scientifici usati oggi in materia di vulcanologia derivano e traggono ispirazione da questo inestimabile manoscritto. Anche nella classificazione che ad oggi viene usata per distinguere i diversi tipi di vulcani, introdotta dal geologo francese Lacroix nel 1908, si usano alcuni termini di Plinio il Giovane. Il vulcano è una spaccatura della crosta terrestre attraverso la quale vengono emessi, in modo continuo o discontinuo, materiali solidi , fluidi, aeriformi ad elevata temperatura. Risalita del magma Vulcano e attività vulcanica sono termini che evocano immagini a tutti abbastanza familiari, eppure la definizione del fenomeno vulcanico nel suo insieme è tutt'altro che semplice, sia per la complessità e la molteplicità dei processi che comprende, sia per le strutture e i prodotti cui da origine. Tuttavia, un aspetto almeno del vulcanismo appare comune a tutte le sue manifestazioni, ed è la risalita, dall'interno della Terra, di materiali rocciosi allo stato fuso mescolati a gas e vapori, tutti ad alte temperature, che, una volta giunti in superficie, si raffreddano rapidamente e si solidificano oppure si disperdono nell'atmosfera. APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 2 di 14 Tali masse fuse, chiamate magmi, provengono dalla parte alta del sottostante mantello (in genere tra i 15 e i 100 km di profondità). Il processo di fusione si verifica in presenza di particolari condizioni chimiche e fisiche (come aumento di temperatura, diminuzione di pressione, arrivo di fluidi). Il processo di fusione delle rocce avviene gradualmente: materiale in origine molto caldo, ma ancora solido, si trasforma in una massa pastosa, al cui interno sono presenti minuscole gocce di magma che si separano dal residuo refrattario. Quando un volume pari al 5-20 % del materiale originario è fuso, le singole gocce trovano spazio sufficiente per muoversi e fondersi con altre. La massa fusa, sotto forma di grosse gocce con la radice rivolta verso il basso dette diapiri, si muove verso l’alto per la sua minore densità rispetto ai materiali circostanti. A questo punto la risalita del magma è relativamente rapida e avviene attraverso le rocce solide sovrastanti, sfruttando ogni fessura che il magma stesso tende ad ampliare o a generare con la sua spinta. La velocità di risalita di un magma può variare moltissimo e dipende da molti fattori, come la maggiore o minore viscosità del magma (che dipende dalla composizione chimica), il volume di magma che si forma, la profondità della zona in cui si origina, la temperatura delle rocce attraverso cui risale e così via. La risalita del magma può quindi farsi più rapida o rallentare fino ad arrestarsi, per riprendere successivamente; ad ogni arresto la natura chimica del fuso può cambiare, ad esempio per assimilazione di parte delle rocce con cui viene in contatto . Se il magma arriva in superficie si innescano i fenomeni vulcanici, con quella molteplicità di forme e di prodotti cui si parlerà e che si giustificano con le diverse condizioni in cui i magmi possono originarsi in profondità e risalire all'esterno. Struttura del vulcano I vulcani possono essere: lineari, se la lava eruttata proviene da fessure della crosta terrestre (esempi rappresentativi sono i vulcani di tipo islandese; APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 3 di 14 centrali, se la lava fuoriesce da una bocca eruttiva (esempi sono i vulcani a cono e a scudo); areali, con diverse bocche eruttive distribuite in un’area più o meno estesa. Gli edifici vulcanici si accrescono o in prossimità del cratere, estremità aperta in superficie di un condotto di forma, in genere, quasi cilindrica (vulcani centrali o areali), oppure lungo spaccature che penetrano profondamente nell'interno della Terra (vulcani lineari) e che permettono la risalita di materiale fuso. In un vulcano ad eruzione centrale il condotto o camino vulcanico mette in comunicazione l'edificio esterno con l'area di alimentazione, che può trovarsi da qualche decina fino a oltre 100 km di profondità. In genere, nella sua risalita il magma può ristagnare in un bacino magmatico o camera magmatica a debole profondità (fra 2-3 km e 10 km), da dove periodicamente, arriva all'esterno e alimenta un'eruzione. Il camino può ramificarsi in condotti secondari. Sul fianco del vulcano scorre la colata lavica, che può procedere più o meno velocemente, a seconda della sua viscosità. Oltre alla lava sono emessi gas e proiettati frammenti solidi. Viene usato il termine magma quando ci si riferisce al materiale fuso presente all'interno della crosta, mentre quando tale materiale fuoriesce in superficie e perde gran parte dei gas e dei vapori che conteneva si parla di lava; essa, quando viene emessa, ha una temperatura di 1000 °C . Svuotata la camera magmatica, si può avere il collasso del materiale e la formazione di una depressione nella parte centrale del vulcano, chiamata caldera. Forma del vulcano La forma di un edificio vulcanico dipende strettamente dal tipo dei prodotti eruttati. In base a tale morfologia si classificano in: vulcani a plateau; non generano dei veri edifici vulcanici perché la lava che esce dalle fratture della crosta terrestre è di tipo prevalentemente basaltico e povera di gas. Essa tende quindi a fluire velocemente, distribuendosi in senso orizzontale ed occupando vaste aree del territorio, formando una colata di tipo tabulare detta plateau tipica dei vulcani islandesi (dal francese vassoio o ripiano). I plateaux possono essere a strati, segno di eruzioni vulcaniche successive. Raramente dalle fessure può fuoriuscire magma acido di tipo riolitico con fuoriuscita di una nube ardente invece di lava. Successivamente la fusione e compattazione dei frammenti eruttati forma dei plateaux detti ignimbritici. APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 4 di 14 vulcani a scudo. La forma appiattita, leggermente bombata, come gli scudi degli antichi guerrieri, di grandi edifici vulcanici, come quelli delle Hawaii, è dovuta invece alla notevole fluidità delle lave eruttate (lave basiche, molto calde, che solidificano come basalti), in grado di scorrere per molti kilometri in larghe colate. Hanno eruzioni frequenti e prolungate, basti pensare che un singolo evento può durare anche mesi. Di questo tipo sono i vulcani più grandi della Terra. Il maggiore tra essi, il Mauna Loa, nell'Isola Hawaii, si alza per oltre 4 km sopra il livello del mare, ma la sua base è sul fondo dell'oceano, a oltre 5 km di profondità, per cui in definitiva il suo edificio è alto più di 9 km, con un diametro alla base di circa 250 kilometri. vulcano a cono o a strato. Si ha quando, in un vulcano, fasi di effusioni laviche si alternano con periodi di emissioni esplosive di frammenti sminuzzati di lava, che si depositano poi intorno al cratere, dando origine alle piroclastiti (scorie, lapilli, ceneri). L'edificio che ne risulta assume generalmente la forma di cono, costituito da un'alternanza di"strati" di lava e di piroclastiti, e viene chiamato genericamente vulcano-strato (o vulcano composto) (Il Vesuvio, l’Etna, lo Stromboli, l’Isola di Vulcano) vulcano a cono di scorie. Se la lava è ricca di gas, l'attività eruttiva è estremamente violenta e favorisce la formazione di coni di scorie, costituiti da pendii molto inclinati formati da detriti piroclastici, oppure di diatremi, vulcani imbutiformi in cui il condotto vulcanico è riempito parzialmente da frammenti costituiti da piroclasti e da parti di un preesistente edificio vulcanico. APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 5 di 14 2 . Prodotti dell’attività vulcanica Sono di tre tipi, classificati in base al diverso stato fisico della materia: fluidi; rocce allo stato liquido sotto forma di lava aeriformi; gas e vapori che si sprigionano dal magma solidi; piroclasti Prodotti fluidi Viene usato il termine magma quando ci si riferisce al materiale fuso presente all'interno della crosta, mentre quando tale materiale fuoriesce in superficie e perde gran parte dei gas e dei vapori che conteneva si parla di lava; essa, quando viene emessa, ha una temperatura di 1000 °C . I magmi reali non sono quasi mai completamente liquidi , ma costituiti da una miscela di liquido e cristalli e con l’abbassarsi della temperatura la percentuale di cristalli aumenta fino a raggiungere lo stato solido. La zona di formazione dei magmi risiede principalmente nell’astenosfera, una porzione del mantello superiore posta a profondità comprese tra i 100 e i 250 km. Nulla raggiunge la superficie terrestre dal centro della Terra. Altre zone di produzione di magmi si trovano, in rari casi, all’interno della crosta terrestre (magmi anatettici). In rari casi il magma può risalire alla superficie dal mantello profondo (hot spots). La forma di un edificio vulcanico dipende strettamente dal tipo dei prodotti eruttati. Il termine ha origine dal dialetto napoletano, che con "lava" indica i torrenti di acqua mista a fango che scendono dalle colline intorno alla città dopo violenti acquazzoni Una delle caratteristiche fisiche più importanti di una lava è la viscosità. La viscosità è definita come la resistenza di un fluido allo scorrimento e dipende in modo particolare dalla composizione chimica e dalla temperatura del fluido. Una lava molta calda è poco viscosa e scorre velocemente, mentre una con temperatura più bassa è viscosa, scorre lentamente e tende ad accumularsi in colate molto spesse. Una lava molto viscosa può addirittura uscire a fatica dal cratere e formare ammassi quasi privi di movimento. A parità di temperatura, le lave derivanti da magmi basici sono in genere più fluide di quelle derivanti da magmi acidi. Con la distanza dal centro eruttivo diminuisce la temperatura e in ogni tipo di lava aumenta la viscosità. La velocità di scorrimento delle lave è generalmente di qualche chilometro all'ora e diminuisce ulteriormente nelle zone più lontane dalla bocca eruttiva. Proprio per la loro scarsa velocità, le colate di lava raramente rappresentano un pericolo per le vite umane. L'aspetto che assume una colata di lava può essere molto diverso a seconda della presenza di silicio, della temperatura e di altri fattori che influenzano la possibilità di movimento di un fuso in progressivo raffreddamento. Si distinguono due tipi di lave: quelle subaeree e quelle subacquee. APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 6 di 14 LAVE SUBAEREE Quando la lava che fuoriesce è molto fluida, di tipo basaltico e povera di gas, forma in superficie rapidamente una crosta levigata sotto la quale la lava continua a scorrere fino ad arrivare a grandi distanze. Tali lave assumono un aspetto liscio o segnato da deformazioni plastiche e vengono chiamate con un termine hawaiiano “pahoehoe” che tradotto vuol dire “che ci si può camminare a piedi nudi”. Tale lava, solida ma ancora plastica, trascinata da quella sottostante, può arricciarsi in pieghe e può essere detta, oltre che con il termine pahoehoe, anche lava a corde e lava a budella. Se la lava è più viscosa, la superficie della crosta, più rigida, si spezza in numerosi frammenti spigolosi e taglienti e assume un aspetto scabroso. Tale lava viene chiamata lava a scaglie o “aa” (in hawaiano indica che “non ci si può camminare sopra a piedi nudi”) Quando la lava è molto viscosa si raffredda formando la lava a blocchi, che vengono fatti rotolare dalla spinta del materiale ancora fluido che avanza. LAVE SUBACQUEE La lava che fuoriesce e si trova a diretto contatto con l’acqua, solidifica velocemente e la sua superficie si riveste di una crosta vetrosa, che la pressione, esercitata dall’arrivo sottostante di nuova lava fa rompere in vari punti. Fiotti di lava escono da tali fessure, solidificano velocemente, formando in superficie un guscio vetroso. Alla fine l’aspetto è quello di tante focacce sovrapposte e la lava prende il nome di pillow lava o lava a cuscino. Prodotti aeriformi Tutti i magmi contengono rilevanti quantità di gas disciolti che vengono liberati sia nel corso delle eruzioni che in periodi di apparente quiescenza. L'importanza degli aeriformi nei processi vulcanici è duplice: da un lato essi hanno contribuito a formare gran parte dell'atmosfera e continuano ad alimentarla, dall'altro la loro presenza favorisce la risalita e l'innesco delle eruzioni del magma, entro cui si trovano disciolti. I gas sciolti in un magma sono analoghi all'anidride carbonica sciolta in uno spumante: quando si comincia a togliere il tappo dalla bottiglia, la pressione all'interno dì quest'ultima diminuisce e subito l'anidride carbonica comincia a liberarsi dal vino sotto forma di bollicine; togliendo com-pletamente il tappo, l'anidride carbonica si libera in APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 7 di 14 gran quantità tumultuosamente e fuoriesce dalla bottiglia, trascinando con sé gran parte del liquido. La composizione dei gas vulcanici varia comunque sensibilmente da vulcano a vulcano e in ogni vulcano varia nel tempo. La distribuzione dei gas vulcanici è fondamentalmente determinata dal regime dei venti. I gas vulcanici sono costituiti da: acqua, CO, CO2, composti dello Zolfo, del Cloro, del Fluoro, dell'Idrogeno e dell'Azoto. Il monossido di Carbonio (CO) è tossico anche per piccole concentrazioni ed è pericoloso perché inodore. Anche l'anidride carbonica (CO2) è inodore e, in concentrazioni superiori al 3-4%, diventa estremamente pericolosa in quanto può provocare asfissia senza sintomi premonitori; essendo più pesante dell'aria, essa tende a fluire e concentrarsi nelle zone morfologicamente depresse. L'anidride solforica (SO3) e l'anidride solforosa (SO2) sono tossici ma generalmente avvertibili prima di raggiungere concentrazioni pericolose a causa del loro odore intenso ed irritante. La reazione con goccioline di acqua nell’atmosfera può indurre piogge acide. L'acido solfidrico (H2S) è ben riconoscibile in piccole concentrazioni per il tipico odore di uova marce; a concentrazioni elevate esso diventa però pressoché inodore ed è pericoloso in quanto tossico per le vie respiratorie. Azoto ed Idrogeno si combinano a dare ammoniaca (NH3) che è tossica, ma in genere reagisce rapidamente con gas acidi (HCl, HF, ecc.) a dare composti innocui. Il Fluoro, che in alte concentrazioni è tossico, può essere assorbito nella cenere vulcanica che cade al suolo e può contaminare gravemente i pascoli e le falde acquifere . Il 26 Agosto del 1986 un enorme volume di anidride carbonica fu emesso dal Lago Nyos in Camerun e uccise circa 1700 persone. Due anni più tardi un fenomeno simile si manifestò nel lago Monoum, sempre in Camerun, e 37 persone persero la vita Prodotti solidi . I prodotti solidi di derivazione vulcanica possono essere o colate laviche emesse per eruzione effusiva dal cratere e poi solidificate o piroclastiti, frammenti solidi espulsi per attività esplosiva dal vulcano. Vengono proiettati in alto dall’attività esplosiva per poi ricadere a una distanza più o meno grande, che dipende da: dimensioni dei materiali emessi, energia che li ha proiettati, velocità del vento. COME SI FORMANO I PIROCLASTI Il fuso magmatico contiene in soluzione una quantità di gas che dipende dalla sua composizione chimica e dalle condizioni di temperatura e pressione alle quali si trova. APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 8 di 14 Man mano che il magma risale, diminuisce la pressione esterna e di conseguenza la solubilità del gas nel liquido, per cui il gas inizia ad uscire dal magma formando delle bolle. Continuando a salire, le bolle di gas in seno al magma si formano sempre in numero maggiore, risalendo ed espandendosi. Fanno così aumentare il volume del magma e la sua velocità di risalita. Espandendosi, le bolle vicine si uniscono. Oltre una certa dimensione l'espansione termina e la pressione del gas all'interno delle bolle riprende ad aumentare, perché continuamente riscaldate dal magma che le circonda. Quando la pressione interna è più alta di quella esterna, la bolla esplode. L'esplosione delle bolle avviene in parte all'interno del condotto vulcanico, prima che il magma arrivi in superficie. Altre bolle scoppiano all'uscita dalla bocca eruttiva, quando la pressione esterna è quella dell'aria. L'esplosione delle bolle frammenta il magma in pezzi più o meno grandi che vengono scagliati in alto. Le bolle che non hanno una pressione interna sufficiente per esplodere, restano intrappolate nei brandelli di magma che raffreddano al contatto con l'aria. Quanto più è alto il numero di bolle che esplode, tanto più il magma è frammentato. Le piccole dimensioni dei frammenti favoriscono un raffreddamento rapido che è la causa della struttura vetrosa di molti piroclasti. Le bolle inesplose all'interno dei frammenti danno ai piroclasti l'aspetto poroso tipico delle pomici. Parte del materiale piroclastico può essere lanciato o spostarsi nell’atmosfera (caduta di piroclastiti), altro materiale può raccogliersi sui fianchi del vulcano dove può essere ripreso da processi legati alla gravità e/o all’acqua, originando fenomeni collaterali distruttivi e letali (flussi piroclastici, surge o lahar). CADUTA DI PIROCLASTITI Un’eruzione esplosiva scaglia nell’atmosfera frammenti di roccia solida e di magma fuso insieme a gas vulcanici con forza che può essere tremenda. In relazione alle dimensioni le piroclastititi si classificano in: - bombe (emesse allo stato liquido) e blocchi (emessi allo stato solido) di diametro maggiore di 64 mm - lapilli di diametro compreso tra 64 mm e 2 mm - ceneri grossolane di diametro compreso tra 2 mm e 62 micron - ceneri fini o polveri vulcaniche di diametro minore o uguale a 62 micron I frammenti più grossi a p illi tra2e6 4m mB C e n e ri < 2m mL lo c c h i >6 4m m (bombe e blocchi) di norma ricadono lungo traiettorie balistiche a distanze non superiori ai 2-3 km dalla bocca. I frammenti più piccoli, ceneri e lapilli, vengono trascinati in alto e formano imponenti colonne eruttive che possono facilmente superare i 20 km di altezza. Anche le piroclastiti possono assumere aspetti diversi. Se il magma che fuoriesce è molto fluido e presenta gas, possono dare origine al lancio di brandelli di APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 9 di 14 lava che, ricadendo ancora incandescenti e raffreddandosi formano delle scorie vulcaniche. Quando sono di grandi dimensioni, tali brandelli solidificando in superficie generano le bombe vulcaniche. Nelle fasi esplosive del vulcano i gas che fuoriescono possono trascinare grandi quantità di rocce strappate dalle pareti del camino e di lava sotto forma di minute goccioline, che solidificano in vetro vulcanico. L’espulsione e la ricaduta di questi materiali dà origine a vere e proprie coltri di piroclastiti, che a seconda delle loro dimensioni si diversificano in blocchi, lapilli, cenere e polveri vulcaniche. Se la brusca liberazione di gas avviene in un magma acido si forma una sorta di schiuma vetrosa che l’eruzione esplosiva riduce in frammenti. Trascinati a grande altezza, questi ricadono e si accumulano in livelli di pomici. FLUSSO PIROCLASTICO Sono colate di masse molto calde e secche di materiali vulcanici che si muovono a contatto con il terreno ad alte velocità. Le aree investite dai flussi piroclastici vengono totalmente devastate: queste valanghe ad alta velocità di cenere, frammenti di roccia e gas caldi abbattono, frantumano,seppelliscono o trascinano via qualunque ostacolo si frapponga al loro cammino. Le velocità oscillano in genere tra 50 e 150 km/h in funzione soprattutto del loro volume e dell’inclinazione del pendio sul quale scorrono. Le elevate temperature della nube (sopra i 200 e fino a 700°) possono bruciare il materiale combustibile (legno e carburanti), la vegetazione, le case. I flussi piroclastici tendono a seguire le valli o altre depressioni anche se possono avere sufficiente momento d’inerzia per superare colline o altre alture. Oggetti e strutture vengono distrutti dall’impatto del detrito e dai forti venti che caratterizzano la turbolenza del flusso, tutto il materiale combustibile viene istantaneamente bruciato. Persone e animali possono anche essere uccisi nelle vicinanze del flusso dalle esalazioni di gas e ceneri ad alta temperatura. L’alta velocità dei flussi preclude la fuga e l’unica strategia possibile è l’evacuazione prima della loro formazione. SURGE Quando nel materiale piroclastico la fase gassosa è più abbondante di quella solida, il flusso si dice surge. Il gas si muove vorticosamente tra i piroclasti che sono mediamente di piccole dimensioni (ceneri e lapilli). Mentre scorrono sul terreno, i surge si espandono perché la turbolenza del gas dilata la nube e, nello stesso tempo, mantiene in sospensione le particelle solide, così la nube, pur spostandosi nell’atmosfera, segue la topografia del terreno su cui si muove ad alta velocità; possono superare i 100km/h. LAHAR Nell'attività vulcanica l'acqua è spesso presente in abbondanza, sia per la fusione di neve che ricopre eventualmente la sommità del vulcano, sia per la sua espulsione da APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 10 di 14 un lago che occupi un cratere quando vi risalga della lava, sia, infine, per la condensazione del vapore acqueo emesso in gigantesche nubi assieme ai gas. Come conseguenza i detriti piroclastici incoerenti (cioè formati da granuli "sciolti", non attaccati tra loro) assorbono acqua fino a diventare saturi e, soprattutto quelli che si sono accumulati sulle pendici più ripide del vulcano, finiscono per diventare instabili e per trasformarsi in colate di fango, chiamate lahar, che si incanalano lungo le valli scendendo con forza distruttiva per parecchi kilometri. Quando si arresta, il fango indurisce rapidamente e si trasforma in una solida roccia che imprigiona tenacemente tutto quello che ha travolto e sepolto. I lahar possono formarsi anche molto dopo l'eruzione, per l'instabilità dei grossi accumuli di ceneri lungo le pendici più alte del vulcano, ma possono innescarsi anche lungo le pendici dei rilievi circostanti, raggiunti dalle piroclastiti che ne hanno colmato le numerose incisioni. Prolungate precipitazioni, finiscono per imbibire quei materiali trasformandoli in colate di fango che scivolano veloci verso la pianura, lasciando a nudo le valli che avevano colmato durante vecchie eruzioni. Quanto è successo, per esempio, a Sarno, in Campania, nella primavera del 1998, investita da numerose colate di fango formate a spese delle piroclastiti che hanno ricoperto le pendici dei rilievi appenninici nel corso delle eruzioni del vicino Vesuvio. 3 . Tipi di eruzione Si potrebbero classificare i vulcani in base al tipo di eruzione, se queste non si associassero allo stesso vulcano. Tuttavia la definizione dei tipi di eruzioni ha portato a considerazioni interessanti che saranno esaminate di seguito. Il fattore che più direttamente influenza il tipo di attività vulcanica e, quindi, di eruzione, è la viscosità del magma in risalita. Come si ricorderà, la viscosità varia moltissimo con la natura del magma. Distinguiamo le seguenti attività: Attività effusiva dominante (magma fluido e contenuto in aeriformi variabile): - eruzioni di tipo hawaiiano; eruzioni di tipo islandese; Attività effusiva prevalente (magma meno fluido): - eruzioni di tipo stromboliano. APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 11 di 14 Attività mista (effusiva-esplosiva) (magma viscoso e contenuto in aeriformi elevato ): - eruzioni di tipo vulcaniano; - eruzioni di tipo pliniano; - eruzioni di tipo peléeano. Attività solo esplosiva (interazione tra magma e acqua): - eruzioni di tipo idromagmatico Attività effusiva dominante ERUZIONI DI TIPO HAWAIANO Sono caratterizzate da abbondanti effusioni di lave molto fluide, che danno origine ai tipici vulcani a scudo. In tali edifici la sommità è spesso occupata da un'ampia depressione, chiamata caldera (dallo spagnolo, "pentolone"), formatasi per collasso delle pareti laterali del cratere dovuto allo svuotamento completo della camera magmatica. Sul fondo della caldera, fenomeni di collasso molto minori possono originare un cratere di forma nettamente cilindrica, con pareti verticali, chiamato cratere a pozzo, sul cui fondo può ristagnare un lago di lava. Dalle lave fluide i gas si liberano in genere tranquillamente, anche se talvolta, liberandosi dal resto del magma possono generare getti di lava emessi con più pressione, colonne che si sollevano per metri, dette fontane di lava. ERUZIONI DI TIPO ISLANDESE La lava, sempre molto fluida, fuoriesce da lunghe fessure invece che da un edificio centrale. Il ripetersi di tali eruzioni dalla stessa fessura porta alla formazione di vasti espandimenti lavici basaltici quasi orizzontali detti plateaux basaltici. Attività effusiva prevalente ERUZIONI DI TIPO STROMBOLIANO Tipiche dell'Isola di Stromboli, nelle Eolie, in cui predomina un'attività esplosiva più o meno regolare. In tali eruzioni la lava, abbastanza fluida, ma meno che nei casi precedenti (a Stromboli è una varietà di basalto), ristagna periodicamente nel cratere, dove inizia a solidificare. Al di sotto della crosta solida che così si forma si vanno accumulando, però, i gas che continuano a liberarsi dal magma; nel giro di un breve intervallo (un'ora o anche solo pochi minuti), la pressione di questi gas, che si trovano ad alta temperatura, cresce fino a APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 12 di 14 far saltare la crosta con modeste esplosioni che lanciano in aria brandelli di lava fusa. Esaurita la spinta dei gas che hanno innescato l'eruzione, la lava torna a ristagnare sul fondo del cratere e si forma una nuova crosta solida, finché un nuovo accumulo di gas farà ripetere il fenomeno. Attività mista ERUZIONI DI TIPO VULCANIANO Tipiche dell'Isola di Vulcano, nelle Eolie. Sono caratterizzate da un meccanismo simile a quello stromboliano, solo che la lava risulta molto più viscosa in quanto acida, per cui i gas si liberano con molta più difficoltà, mentre la lava solidifica nella parte alta del condotto, dove forma un "tappo" di grosso spessore. Di conseguenza, i gas impiegano tempi più lunghi per raggiungere pressioni sufficienti a vincere l'ostruzione; quando ciò avviene, l'esplosione è violentissima. ERUZIONI DI TIPO PLINIANO Viene indicato come vesuviano un tipo di attività vulcanica caratterizzato dall'estrema violenza dell'esplosione iniziale, che svuota rapidamente un gran tratto del condotto superiore: il magma può allora risalire con grande velocità da zone profonde, fino a espandersi in maniera esplosiva uscendo dal cratere, dissolvendosi in una gigantesca nube di minutissime goccioline. Quando tali esplosioni raggiungono il loro aspetto più violento vengono definite eruzioni di tipo pliniano (da Plinio il Giovane, che per primo descrisse l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.). La colonna di vapori e gas fuoriesce dal condotto con tale forza e velocità da salire diritta verso l'alto per alcuni km, prima di perdere energia ed espandersi in una gran nuvola, che assume così una caratteristica forma di un pino marittimo. Dalla nuvola ricadono su un'ampia area grandi quantità di frammenti di lava vetrificata, sotto forma di pomici. ERUZIONI DI TIPO PELEEANO Tipiche della Montagna Pelée, sull'Isola della Martinica sono caratterizzate dall'emissione di lava ad altissima viscosità e a temperatura relativamente bassa (600-800 0C), che viene spinta fuori dal condotto già quasi solida e forma cupole o torri alte qualche centinaio di metri. Dalla base di queste possono sfuggire grandi nuvole di gas e vapori caldissimi, che portano in sospensione notevoli quantità di ceneri e di lava APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 13 di 14 fine-mente polverizzata che rotolano come valanghe lungo le pendici del vulcano e si espandono su vaste aree con grande velocità dette nubi ardenti discendenti. Attività solo esplosiva ERUZIONI DI TIPO IDROMAGMATICO Sono dovute all'interazione tra magma e l'acqua che permea le rocce (acqua di falda). Il brusco passaggio dell'acqua allo stato di vapore genera enormi pressioni che possono far saltare l'intera colonna di rocce sovrastanti, aprendo un condotto verso l'esterno. Dal cratere esce con grande violenza una colonna di vapore che trascina con sé frammenti di rocce e lava finemente polverizzata. Dalla base di tale colonna parte con violenza un base-surge, una specie di onda d'urto concentrica, tipica di esplosioni violente, che dà origine a una densa nuvola, a forma di anello, di vapore e materiali solidi, che si espande a grande velocità (oltre 150 km/h) a partire dal perimetro del cratere. Dalle pendici del vulcano scendono rapidamente flussi roventi di materiali piroclastici che investono e distruggono le zone intorno. Il Vesuvio ne è un esempio: la sua eruzione del 79 d.C. ebbe tragiche conseguenze proprio per l'innescarsi di una forte attività idromagmatica. 4 . Manifestazioni tardive I fenomeni vulcanici non si esauriscono con la fine delle eruzioni ma continuano con l’emissione di gas caldi e vapore acqueo, a questi fenomeni si dà il nome di vulcanesimo secondario. L’attività può essere prolungata nel tempo oppure può essere caratterizzata da brevi periodi eruttivi. Spesso si alternano tra una fase di attività e l’altra , lunghi periodi di riposo , o quiescenza , durante i quali il vulcano appare spento ( ma in realtà non lo è). Nella fase finale della vita di un vulcano si manifestano i fenomeni di vulcanesimo secondario, caratterizzato da emissioni di gas e vapori. Le sorgenti termali sono un esempio di manifestazioni tardive. Molto diffuse in Italia, sono costituite da acque calde, ricche di gas e sali minerali, spesso sfruttate per le loro proprietà terapeutiche esse sono costituite da acque calde che risalgono in superficie. Derivano dal vapore acqueo, proveniente dal magma che si condensa, oppure dal riscaldamento delle acque sotterranee per contatto con rocce calde. Si pensi alle terme di Abano e dintorni(Colli Euganei, APPUNTI DI SCIENZE della TERRA Prof.ssa Patrizia Moscatelli Liceo Scientifico Statale Vito Volterra I vulcani Pagina 14 di 14 Padova), dove il vulcanismo è estinto addirittura da 30 milioni di anni, agli impianti di cura di Ischia e a tante altre località termali di cui l'Italia è ricca. Fenomeni legati a queste manifestazioni tardive sono i geyser, che abbondano nell'America Settentrionale e in Islanda e che costituiscono un'attrazione turistica; essi si manifestano quando da una cavità aperta in superficie viene emessa, a intervalli quasi regolari, un'alta colonna d'acqua (molto calda e ricca di sostanze minerali), che viene spinta a grandi altezze, come un'enorme fontana. Altro esempio sono i soffioni boraciferi, getti caldissimi di vapor d'acqua, di acido borico e di altri gas (CO2, H2SO4, NH3 etc.) che fuoriescono ad alta pressione e temperatura di circa 200 °C attraverso fessure del terreno, raggiungendo fino a 20 m di altezza. I soffioni boraciferi di Larderello, in Toscana, erano un tempo sfruttati per l'estrazione dell'acido borico; oggi sono utilizzati per la produzione di energia. Le solfatare sono emissioni di vapori d'acqua surriscaldato assieme all'anidride carbonica e ad acido solfidrico: da queste si libera zolfo libero che si deposita come incrostazione attorno alle bocche di emissione. La più importante solfatara in Italia è quella di Pozzuoli, situata all'interno del cratere di un vulcano estinto. Le fumarole sono emissioni di acqua e anidride carbonica ad alta temperatura. Sono presenti nei Campi Flegrei, a Ischia, alle pendici dell'Etna e nelle Isole Eolie