Essere Apostoli “Va‘ e racconta quello che il Signore ti ha fatto” G. Una definizione suggestiva dice che l’evangelizzazione è l’annuncio del Vangelo “della vita buona, bella e beata che i cristiani possono vivere sulle tracce del Signore Gesù “. Canto iniziale: Popoli tutti Mio Dio, Signore, nulla è pari a Te. ora e per sempre, voglio lodare il Tuo grande amor per noi.Mia roccia Tu sei, pace e conforto mi dai. Con tutto il cuore e le mie forze, sempre io Ti adorerò. Popoli tutti acclamate al Signore gloria e potenza cantiamo al re, mari e monti si prostrino a te, al tuo nome, o Signore. Canto di gioia per quello che fai, per sempre Signore con te resterò, non c'e' promessa, non c'è fedeltà che in te. Mio Dio, Creatore, tutto parla di Te, ora e per sempre voglio cantare la Tua presenza qui tra noi. Mia forza, Tu sei, scudo e difesa mi dai, con tutto me stesso e la mia vita, sempre io Ti amerò! Rit. G. Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo T. Amen Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14 In quel tempo, Gesù riprese a parlare in parabole ai capi dei sacerdoti e agli anziani e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. E disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Riflessione: Alla fine di ogni punto cantiamo insieme: Magnificat • Nel vangelo di Matteo, la prima parte della parabola (Mt 22,1-10) ha lo stesso obiettivo di Luca. Arriva a dire che il padrone della festa ordina di far entrare “buoni e cattivi” (Mt 22,10). Ma alla fine aggiunge un’altra parabola (Mt 22,11-14) sul vestito di festa, che insiste in ciò che è specifico dei giudei, la necessità di purezza per potere comparire dinanzi a Dio. • Matteo 22,1-2: L’invito a tutti. Questa affermazione iniziale evoca la speranza più profonda: il desiderio della gente di stare con Dio per sempre. Diverse volte nei vangeli si allude a questa speranza, suggerendo che Gesù, il figlio del Re, è lo sposo che viene a preparare le nozze (Mc 2,19; Ap 21,2; 19,9). • Matteo 22,3-6: Gli invitati non vogliono venire. Non ti salva la legge (e nemmeno le tante “leggi” che ti ingabbiano) ma la fede in Cristo; la relazione con una persona viva, non con una idea o – peggio – una ideologia. C’è poi un invito. Non un obbligo o un dovere, ma un invito. E questo invito dice ancora una volta la tua libertà immensa e la libertà di Dio che non costringe. Dio non invita ad un compito gravoso, ma ad una festa (!), eppure gli invitati non accettano. Vivono per il lavoro, per le cose… Non hanno tempo neppure per la gioia! Sono talmente presi dalla loro routine che non si lasciano prendere nemmeno dal pensiero che nella loro vita possa accadere qualcosa di diverso… In altri termini la routine ti chiude gli occhi e ti impedisce di trasfigurare la tua esistenza. E così facendo mortifichi la tua vita, ti dai la morte e rinneghi la finalità della tua creazione (v. 7)… • Matteo 22,8-10: Il banchetto non viene abolito. Il Re tuttavia non si scoraggia e invita tutti a partecipare alle nozze. “Non ha bisogno di gente che lo serva, ma che lo lasci essere servitore della vita” (E. Ronchi). Tutti sono invitati, buoni e cattivi. • Matteo 22,11-14: Non basta rispondere di ‘si’ all’invito del Re, occorre disponibilità alla volontà di Dio e fedeltà alla nostra chiamata. La vocazione battesimale non ti mette al sicuro, non è una garanzia magica di partecipazione al Regno. Per noi che abbiamo risposto di ‘si’ alla chiamata questo brano diventa una verifica della modalità concreta della nostra fedeltà. L’uomo senza abito nuziale non è peggiore degli altri, solo non ha portato alla festa il suo contributo, non credeva che il re invitasse davvero straccioni e poveracci. Si è sbagliato su Dio. L’abito da indossare è lo stesso Gesù Cristo, veste ricevuta fin dal giorno del Battesimo. Avere i suoi sentimenti, essere voce della sua Parola, lasciarci orientare dal suo modo di pensare, scegliere coloro che nella sua vita lui ha preferito, seminare i suoi gesti nel mondo. • Dal Progetto Formativo di Ac: “Perché sia formato Cristo in voi”. RESPONSABILITA’ -> fondamenta della casa: partire dall’essere responsabili nella vita facendo scelte coerenti e conforme al Vangelo. Il dono di Dio è la vita che egli ci ha dato; il mondo affidato alle nostre mani; la città in cui ci dà di vivere. La responsabilità si esercita innanzitutto verso noi stessi. Essere responsabili della nostra vita significa coltivare il senso del valore che essa ha e impegnarci a diventare donne e uomini secondo il disegno di Dio. Ciò chiede di vivere il corpo come realtà buona e grande, non come cosa esterna a noi; come primo strumento di relazione da mettere al servizio della carità, accogliendo la debolezza propria e altrui che proprio nel corpo si rivela in mille modi. Il corpo è anche luogo e simbolo di una diversità maschile e femminile che è ricchezza e compito, e chiama tutti a vivere la sessualità come dono straordinario di Dio. Dal punto di vista formativo, ciò significa alimentare la consapevolezza di questo dono e al tempo stesso coltivare quelle virtù umane che ci permettono di liberare nel modo più pieno possibile disegno di Dio Essere responsabile della vita del creato e della storia umana, nel frammento di mondo e di tempo in cui vive. Il Concilio ci ha insegnato a stimare questa dimensione secolare della nostra vita, affermando che a noi laici è affidato di “rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo” nostro (LG 33), essendo noi chiamati a vivere con spirito evangelico, a modo di fermento e quasi dall’interno, i nostri impegni familiari e sociali (cfr. LG 31). È questo il senso del lavoro, dello studio e di ogni attività umana come espressione di sé e servizio agli altri, realtà necessaria al senso della propria dignità di persone e alla costruzione di un mondo più fraterno e giusto, ma nello stesso tempo solo uno strumento, non un fine, che trova dunque senso dal riposo e non può diventare il centro della vita. Infine, Dio ci vuole responsabili della città degli uomini, cioè del contesto umano e organizzato di cui siamo parte, che ci è dato come dono e come compito. Essere cittadini significa conoscere e comprendere il nostro tempo, nella sua complessità, cogliendo significati e rischi insiti nelle trasformazioni sociali, economiche e politiche in atto, assumendo l’atteggiamento di chi queste trasformazioni non si limita a rifiutarle , ma le affronta come frutto del proprio tempo, ponendosi in esse e lavorando per indirizzarne gli sviluppi. Essere cittadini significa riscoprire il valore della partecipazione che contrasta ogni tentazione di delega – come modo normale di essere cittadini e non ospiti occasionali delle nostre città. Tutti preghiamo: O Dio, Signore del mondo e re di tutti i popoli, tu hai preparato da sempre una festa per i tuoi figli e ci vuoi radunare tutti attorno alla tua mensa per partecipare alla tua stessa vita. Ti ringraziamo per averci chiamati nella tua Chiesa per mezzo di Gesù tuo Figlio. Il tuo Spirito ci renda sempre attenti e disponibili per continuare ad accogliere il tuo invito e ci rivesta dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera, a immagine di Cristo, per poter entrare alla festa del tuo Regno insieme con una moltitudine di sorelle e fratelli. Serviti anche di noi, se lo desideri, per continuare a chiamare altri al banchetto universale del tuo Regno. MANDATO FINALE G: Abbiamo iniziato insieme il cammino di questo anno associativo, che ora ci impegniamo a vivere. Invito a pregare i ragazzi, gli educatori, i giovani e i giovanissimi e infine gli adulti. I ragazzi dell’ACR pregano: Signore, la mia vita è semplice, è la vita di un ragazzo: famiglia, scuola, amici…cose piccole e sempre uguali. Non ho case e campi da vendere per i poveri. Non posso andare in paesi lontani a predicare il Vangelo. Non posso nemmeno fuggire sul monte a fare l’eremita. Signore, quasi quasi stavo per credere che la fede in te non fosse per la mia vita semplice, per la mia vita di ragazzo. Ma poi ho capito, Signore, che Tu non mi chiami a fare cose straordinarie. Tu vuoi, Signore, che io renda straordinaria la vita di ogni giorno. Gli educatori pregano: Eccomi, Signore, sono pronto a servire manda me. Col tuo aiuto vorremmo dire: “Eccoci, siamo pronti a servire: manda noi!” Siamo nelle tue mani, portatori della tua voce. Offriamo tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che siamo e, poveri, umili e liberi, andiamo a tutti. Ora andiamo: nelle nostre famiglie portiamo la tua bontà, ai bambini più piccoli il tuo abbraccio, ai ragazzi il tuo coraggio e la tua semplicità, agli adolescenti la tua passione e la tua felicità, a tutti il tuo Vangelo. Siamo pronti perché tu ci stai chiamando annunciatori della tua Parola. Eccoci, siamo pronti a servire ora, dappertutto. I giovanissimi e i giovani pregano: O Gesù, ti ringraziamo della gioia che ci dai di poter stare con Te. Aiutaci a vedere il Tuo volto buono e i tuoi occhi pieni di luce che ci chiamano: “Seguimi! Seguimi!”. Signore Gesù, tu hai un sogno nel cuore… Tu hai un progetto per la nostra vita… Non vogliamo deluderti! Concedici, o Gesù, il desiderio dell’ascolto della Tua Parola, il desiderio di incontrarti nell’eucaristia e nei sacramenti…O Maria, aiutaci a dire “sì”, come Te e insieme a Te, per seminare la gioia nella vita di tutti. Gli adulti pregano: Chiamati ad annunciare la tua Parola, aiutaci, Signore, a vivere di Te, a essere strumento della tua pace. Toccaci il cuore e rendimi trasparente la vita, perché le parole, quando veicolano la tua, non suonino false sulle nostre labbra. Esercita su di noi un fascino così potente che, in ogni cosa della vita, noi abbiamo a pensare come Te, ad amare la gente come Te, a giudicare la storia come Te. Aiutaci, o Signore, a lavorare l’uno con l’altro, in comunione e rispetto, per rispondere con gioia e responsabilità alla Tua chiamata. G: preghiamo insieme. O Dio, Signore del mondo e re di tutti i popoli, tu hai preparato da sempre una festa per i tuoi figli e ci vuoi radunare tutti attorno alla tua mensa per partecipare alla tua stessa vita. Ti ringraziamo per averci chiamati nella tua Chiesa per mezzo di Gesù tuo Figlio. Il tuo Spirito ci renda sempre attenti e disponibili per continuare ad accogliere il tuo invito e ci rivesta dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera, a immagine di Cristo, per poter entrare alla festa del tuo Regno insieme con una moltitudine di sorelle e fratelli. Serviti anche di noi, se lo desideri, per continuare a chiamare altri al banchetto universale del tuo Regno. Canto finale: Resta accanto a me RIT. Ora vado sulla mia strada con l’amore tuo che mi guida o Signore, ovunque io vada resta accanto a me Io ti prego, stammi vicino ogni passo del mio cammino ogni notte, ogni mattino resta accanto a me. Il tuo sguardo puro sia luce per me e la tua parola sia voce per me. Che io trovi il senso del mio andare solo in te, nel tuo fedele amare il mio perché. RIT. Fa’ che chi mi guarda non veda che te fa’ che chi mi ascolta non senta che te e chi pensa a me, fa’ che nel cuore pensi a te e trovi quell’amore che hai dato a me. RIT.