Politica, Aristotele

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Aristotele
La Politica di Aristotele, un’opera assente o presente a vicende alterne
1. La situazione politica: postulati e metodi.
1.1. Alcuni postulati, in forma preliminare, per rimarcare una specificità e una differenza
nell’impostazione. 1. universalità umana della condizione politica. 2. la relazione tra
uguaglianza e alternanza (turnazione). 3. pluralità interna e complessità della polis.
1.2. le basi filosofiche: la scoperta e l’elogio della plurivocità (pluralità)
1.2.1. plurivocità ontologica (della filosofia prima): l’essere è originariamente plurivoco
1.2.2. plurivocità del metodo e delle ragioni scientifiche (“le ragioni di Aristotele”)
1. le componenti del sapere scientifico. 2. catalogazione delle scienze: teoretiche, pratiche,
poietiche. 3. pluralità del metodo scientifico apodittico, dialettico, poietico.
2. la politica alla convergenza di metodi e di conoscenze.
Le esigenze di metodo della politica. La polis, lo stato, la «comunità statale» è «la comunità che è
la più importante di tutte e comprende in sé tutte le altre» e si contraddistingue per la particolare
complessità che la caratterizza, di conseguenza è la realtà che ha bisogno di essere studiata e gestita
con il ricorso alle diverse competenze di metodo e alle nozioni cui giungono le scienze.
2.1. il metodo scientifico (teoretico) per lo studio e la definizione di ciò che è naturale.
L’affermazione “biopolitica” di Aristotele che dichiara: «l’uomo è animale politico per natura»
(Etica Nicomachea 1097b11, Politica 1253a2), oltre a rimarcare la natura vivente dell’uomo e la
sua appartenenza al mondo animale, sottolinea la necessità che la politica faccia i conti con le
scienze della natura, le scienze del vivente e del suo divenire, con il loro metodo e risultati.
2.2. il metodo scientifico per lo studio dell’agire e la presentazione dell’etica
Il legame etica e politica in un segnalatore linguistico: «Le opere etiche non menzionano mai se
stesse come “opere di etica” né l’etica come disciplina. Invece l’Etica nicomachea fa spesso
riferimento alla politica come attività. A sua volta la Politica menziona i “discorsi etici” o l’“etica”
e non la politica. (Viano 2008, Aristotele, Politica p.23n)
2.2.1. azioni e virtù: un binomio etico naturale; 2.2.2. dall’azione alla virtù. 2.2.3. Alla virtù si
accompagnano il piacere e la felicità. L’etica di Aristotele è eudaimonistica. 2.2.4. le virtù
dianoetiche e le virtù etiche. Il tema delle virtù, fondamento, sostegno e fonte dell’agire morale,
diventa il contesto in cui Aristotele riformula l’intero piano della filosofia, o della propria ricerca
enciclopedica, da una prospettiva pratica: catalogando gli esiti cui giunge l’agire umano egli
cataloga le potenzialità e gli esiti conoscitivi della mente (virtù dianoetiche), i risultati e i modelli
del vivere sociale (virtù etiche)
2.2.4.1. le virtù dianoetiche e i modelli di vita: il “bios theoretikòs”
2.2.4.2. le virtù etiche e i modelli di vita: - lo stile della mesòtes (moderazione, non mediocrità, il
giusto mezzo, il mezzo giusto); - lo stile dello spoudàios (operoso, attivo, intraprendente, abile,
zelante, partecipe…).
2.2.4.3. il legame tra dianoetico ed etico: la centralità della phrònesis, la saggezza
2.3. il metodo scientifico per la produzione nel campo dell’arte e della tecnica (scienze
poietiche: le scienze che costruiscono il proprio oggetto) Retorica e Poetica.
3. la teoria politica «Ogni stato è una comunità e ogni comunità si costituisce in vista di un fine»
3.1. politica: un’attività e una forma di sapere
3.2. uno stato finalisticamente gerarchico e il tema della perfezione in politica
«Poiché vediamo che ogni città è una comunità e che ogni comunità è costituita in vista di un
qualche bene (perché tutti compiono ogni loro azione per raggiungere ciò che ad essi sembra essere
un bene), è chiaro che tutte tendono a qualche bene, ma soprattutto vi tende e tende al più
importante di tutti i beni la comunità che è la più importante di tutte e comprende in sé tutte le altre:
e questa è quella che si chiama città [pòlis] e comunità politica [koinonìa politiké].» Politica1252a1s.
3.2.1. Comunità, bene, complessità (e non è questione di numero ma di relazioni di inclusione) sono
i concetti con i quali Aristotele affronta il tema politico della vita degli uomini in società
organizzate secondo arte di governo, quindi secondo arte e scienza, e avvia l’analisi delle relazioni
che
ne
strutturano
i
diversi
livelli
e
il
loro
ordinamento.
3.2.2. In tal senso la comunità della polis è definita perfetta: la rende tale il fine che Aristotele
indica con queste parole «sorge per rendere possibile la vita e sussiste per produrre le condizioni di
una buona esistenza», in efficace versione latina: «facta quidam igitur vivendi gratia, existens autem
gratia bene vivendi», la polis ha dunque per fine non tanto garantire la vita (zen) ma la vita buona,
felice (eu zen): l’eudaimonia, la felicità. ... una situazione di endofinalismo; la sua complessità.
3.3. politica e antropologia: natura e storia. 3.3.1. il rapporto politica antropologia come rapporto
di metodo; permette di narrare la scoperta e l’organizzazione del politico. 3.3.2. Il metodo è retto da
un postulato di fondo più volte ribadito: la società è natura. È la tesi della tendenza naturale
dell’uomo all’associarsi: «l’uomo per natura è un essere socievole». 3.3.3. le varie forme di
comunità rispondono alle diverse tendenze dell’uomo; tendenze che solo nella associarsi vengono
scoperte, trovano sostegno, conoscono sviluppo, diventano realtà. La polis è allora il luogo naturale
in cui l’umanità in ogni individuo prende forma nella concretezza del proprio definirsi storico.
3.4. «…tutte le cose sono definite dalla funzione che compiono e dalla loro potenza»
(potenzialità, capacità, dynàmei) (Aristotele Politica 1253a23); la teoria dello stato.
3.5. le costituzioni e la costituzione migliore (costituzione = politèia) La costituzione è la
naturale conseguenza della natura architettonica dell’arte politica. «La costituzione è l’ordine della
città [èsti dé politéia pòleos tàxis]» Politica 1278b8) e la città è tale in forza di una costituzione.
3.5.1. una costituzione ideale: «Proprio per il suo carattere «architettonico» la politica si configura
come la ricerca della costituzione migliore possibile per una città.» (Viano 2008,Aristotele,Politica)
3.5.2. una costituzione reale: Occorre conoscere quel modello ideale, occorre tuttavia sapere che la
costituzione è l’armonia del reale e del possibile in vista di un fine quale la felicità. Occorre parlare
della politica e della sua costituzione non solo a partire da condizioni ideali, sociali ed etiche, ma a
partire da un nuovo soggetto: la società, le sue forme aggregative, il loro fondamento e il loro fine.
3.5.3. Una costituzione ideale è reale: sono (auspicabili ed efficaci) le costituzioni costruite con
saggezza (phrònesis), misura (metròn) e giuste mediazioni (mesòtes) in relazione a ciò che è
possibile nell’ideale.
3.5.4. la costituzione migliore non c’è, ma… «Tutte le costituzioni hanno qualcosa di giusto, ma in
assoluto sono sbagliate» (Aristotele, Politica 1301a35) (la contingenza del politico)
3.6. la vita delle costituzioni o le costituzioni, meccanismi viventi: origini, cambiamenti e
degenerazione. 3.6.1. le costituzioni: è bene che cambino ma che cambino con cautela
3.6.2. le costituzioni non è bene che cambino per degenerazione.
3.6.3. la costituzione migliore è una costituzione mista? «e quanto meglio è stata miscelata, tanto
più la costituzione è salda» (Aristotele, Politica 1297a6-7) . È come se la mesòtes, virtù somma in
campo etico, venisse trasferita nel campo politico e si scopre che qui produce giustizia e stabilità.
3.7. lo stato nelle costituzioni: le leggi e la giustizia: 1. le leggi e la costituzione, 2. l’arte di
governo, 3. l’educazione. Il rispetto delle leggi da parte dei cittadini non è garantita dal rigore del
governo o dalle asprezze delle pene di fronte alle trasgressioni ma dal un piano educativo che
introduce la convinta abitudine (l’ethos) alla piena partecipazione al bene comune; senza la
convinzione etica fallisce ogni misura di controllo basata sulla minaccia. La motivazione ultima
della sobrietà delle leggi: è l’ethos, non la legge, che rende il cittadino un buon cittadino. 4. La
giustizia è regolamentazione. Quando le virtù specifiche delle diverse componenti sociali non
garantiscono autonomamente l’armonia e l’autosufficienza, visto l’incremento delle differenze,
prende forma la regolamentazione di ciò che può determinare contrasti (la proprietà, la
partecipazione e l’esclusione dalla vita politica, la durata delle cariche, i criteri della loro
assegnazione, la schiavitù e le sue forme…)
La centralità della giustizia muta il criterio di individuazione e costruzione della costituzione
migliore. E qui è la virtù della medietà, la massima virtù etica propria del mondo delle relazioni
sociali, che si trasferisce dal campo etico al campo politico (aree molto vicine per Aristotele) e ad
esercitare una funzione “costituente”.
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