Università degli Studi di Siena Scuola di Dottorato in Scienze Chimiche CICLO XXIV – a.a. 2008/09 Dottoranda:Donata Magrini - E-mail: [email protected] Curriculum: ambientale Docente Tutor: Prof.ssa Nadia Marchettini Titolo del progetto di ricerca: Sviluppi e applicazione integrata di metodologie non distruttive e microdistruttive per lo studio di Beni Culturali L’argomento del progetto di ricerca, da svolgersi all’interno della scuola di Dottorato in Scienze Chimiche, riguarda la possibilità di caratterizzare i materiali presenti in un opera d’arte tramite tecniche analitiche non-invasive e micro-distruttive. L’utilità dell’impiego di metodologie analitiche per lo studio dell’opera è evidenziata dai dati che possono fornire una comprensione più approfondita del modus operandi dell’artista, non solo riguardo ai materiali a lui disponibili, ma anche al loro impiego, consentendo di cogliere aspetti tecnico stilistici orientati a inquadrare, con miglior cognizione, l’artista nel contesto artistico del suo tempo. Per il conseguimento di tali obbiettivi, all’interno di questo progetto saranno impiegate tecniche analitiche di tipo noninvasivo supportate da metodologie invasive, micro-distruttive. Risulta infatti di fondamentale importanza che nel momento in cui ci si avvicina ad un’opera sia sempre preferibile ottenere informazioni nella più totale non-invasività e nel caso in cui persistano dei dubbi circa la corretta identificazione di alcuni materiali sarà allora necessario ricorrere ad altre tipologie di tecniche di natura invasiva. Tra le metodologie di indagine che non prevedono il prelievo di frammenti dall’opera, le tecniche spettroscopiche forniscono dati utili alla caratterizzazione dei materiali presenti, in particolare per quelli di natura inorganica. Il fatto che queste tecniche siano non invasive e prevedano l’impiego di una strumentazione portatile, consente l’ampia applicazione alle opere in studio e l’acquisizione di molti dati; anche se in alcuni casi i dati ottenuti non sono sufficienti ad una completa caratterizzazione, l’uso di tecniche non invasive è auspicabile come diagnostica preliminare a tecniche più specifiche che comportano il prelievo di frammenti dall’opera. Il protocollo di intervento più comunemente adottato, come fase di analisi successiva a quella delle metodologie non-invasive, prevede un campionamento con prelievo di un micro-frammento dalla superficie dell’opera. Questo viene successivamente inglobato in una resina per realizzare delle sezioni lucide o sottili che possono essere esaminate tramite differenti tipologie di strumenti. Dall’osservazione al microscopio ottico, è possibile ottenere informazioni morfologico-strutturali della stratigrafia e valutare lo stato di conservazione del campione. Un’altra tecnica analitica spesso associata a questo tipo di preparazione del campione è la microscopia elettronica a scansione accoppiata alla microanalisi elementale (SEM-EDS). Si possono ottenere infatti informazioni morfologiche, informazioni sulla distribuzione degli elementi a diverso peso atomico e dati composizionali grazie alla raccolta dei segnali prodotti dall’interazione di un fascio di elettroni con la superficie del campione. Con questa metodologia analitica ed altre di natura spettroscopica, si riesce a caratterizzare un gran numero di materiali presenti in una sezione lucida, ma ad oggi restano delle limitazioni circa la caratterizzazione di materiali di origine organica. Un ulteriore obiettivo di questo programma di ricerca è infatti testare nuove metodologie di analisi non ancora applicate nel campo dei beni culturali per l’identificazione di componenti organici come leganti, vernici o coloranti in sezione. Alcune metodologie come i tests micro-chimici sono stati già applicati per l’identificazione delle specie chimiche presenti in una sezione stratigrafica, sia di origine organica che inorganica, ma i risultati sono limitati alla caratterizzazione del gruppo di appartenenza del composto e raramente si arriva all’individuazione esatta dell’analita (ad esempio si individua la presenza di lipidi, ma non vengono identificati i tipi di olii siccativi). Stessa limitazione si ritrova nell’osservazione della fluorescenza ultravioletta al microscopio ottico, naturale o indotta da particolari reagenti; in genere ci si limita ad osservare il colore di fluorescenza con descrizione visiva attribuendo a classi di materiali i diversi colori di fluorescenza. L’obiettivo è riuscire a caratterizzare spettralmente la fluorescenza (naturale o indotta) di materiali organici tramite tecniche microscopiche le cui potenzialità saranno studiate durante il progetto di ricerca. In conclusione, l’impiego delle suddette tecniche analitiche permette di procedere alla stesura di un progetto analitico di intervento che vada ad integrare le informazioni che ad oggi si riescono ad ottenere sui materiali presenti in un’opera d’arte e in particolare in una sezione stratigrafica tramite le tecniche di più largo impiego, al fine di ottenere una conoscenza più profonda e completa dell’opera per indirizzare un intervento di restauro mirato.